L'omosessualità è scritta nelle leggi biologiche della natura

Mauro Sartorio
L'omosessualità è uno stato ormonale configurato dalla Natura con il fine della stabilità sociale.
In questo senso l'omosessualità è necessaria alla sopravvivenza della specie.

Abbiamo già visto qualcosa rispetto alla filogenesi nella terza legge biologica, e qualcos'altro in tema di mancinismo.
In effetti l'orientamento sessuale non è, come il mancinismo o il genere sessuale, qualcosa che si riceve alla nascita: i connotati fisici di genere sono definiti in maschi e femmine, con più rare alternative di ermafroditismo, e distribuiti in una proporzione di 1:1 circa.
L'orientamento sessuale dipende invece da una "bilancia ormonale", che si muove durante la vita dell'individuo in modo più o meno accentuato.
Per comprendere veramente a fondo questo tema, è necessario acquisire alcune nozioni che riguardano la corteccia cerebrale perinsulare, ma essendo un tema molto vasto mi riservo di trattarlo altrove in futuro.

Il principio di base da cui si parte è questo: tutti i processi sociali complessi, quelli che si svolgono all'interno di una famiglia, di un branco, di una società, sono scritti e programmati nella corteccia perinsulare.
La corteccia corrisponde alla più recente area cerebrale in termini evolutivi, così possiamo spiegarne il funzionamento guardando ad esseri biologici di pari livello ma organizzati più linearmente.
Tenterò quindi di fare una sintesi semplificata per comprendere senza troppi tecnicismi il concetto.

Nel branco di lupi c'è sempre il capobranco, che è quello che si è dimostrato più forte e in grado di guidare il gruppo: è lui che ha, di conseguenza, il diritto di fecondare le femmine per rinforzare la stirpe.
In questa condizione tutti gli altri lupi del branco (secondi lupi) vanno, come si dice, in "conflitto di territorio", che fisiologicamente agisce su alcuni organi specifici, ma fondamentalmente riduce il livello di testosterone nel corpo.

I "secondi lupi" sono tutti maschi omosessuali, nel senso che non hanno diritto all'accoppiamento con le femmine, sono dominati dal capo, e l'abbassamento di testosterone gli consente di non sentire di doversi vendicare del lupo vincitore, ma piuttosto lo adorano a vita e sono disposti a "buttarsi sul fuoco" per lui.
Questo meccanismo permette al branco di mantenersi coeso ed efficace nella lotta per la sopravvivenza, senza rischi di guerre intestine che metterebbero in pericolo il gruppo e in definitiva la specie.

Il programma biologico speciale che quindi si attiva nell'organismo con i "conflitti di territorio", viene sfruttato dalla Natura per fare una sorta di "castrazione" che diventa una necessità biologica, permettendo di affiancare i secondi lupi al lupo capo e agli eventuali lupi di riserva (mancini).
Questo programma è così efficiente che i secondi lupi mantengono comunque la capacità di riprodursi in caso di bisogno.

Ci sono inoltre sia lupi dominati dal lupo capo o dal padre (omosessuali per il padre), sia lupi dominati dalla lupa alfa o dalla madre (omosessuali per la madre, edipici).
Questo ultimo attaccamento e sottomissione omosessuale ha una qualità diversa rispetto all'amore che ogni essere ha per la propria madre.
Un rapporto edipico dove l'uomo ha solo la madre e non potrà mai avere una donna pari a lei, e dove andare con un'altra donna corrisponde a farle le corna, si può considerare in termini biologici un tipo di omosessualità da lupo sottomesso.

Stiamo parlando dunque di una bilancia ormonale, di livelli di testosterone che non sono predefiniti, ma sono mobili.
E quando un maschio abbassa il testosterone sarà più femminile e percepirà anche il mondo "più femminilmente", in modo più remissivo e depressivo (ci si immagini il lupo dominato con le orecchie basse).
Le femmine, che hanno più estrogeni e meno testosterone, anche loro fanno conflitti che riducono i livelli ormonali, che riguardano sempre il territorio ma inteso in modo più femminile, nel senso del territorio "interno", quello della tana; territorio inteso anche come lo stesso maschio capo, quindi il "conflitto di territorio" ha una connotazione più sessuale di "non essere presa dal maschio", "non sapere se sono o non sono la sua femmina".
Abbassando i livelli di estrogeni, la femmina in conflitto sessuale si trova in proporzione con più ormoni maschili, comportandosi in modo più iperattivo, aggressivo, più da matrona al comando.

foto di Chris Potter
In questa bilancia ormonale, che è variabile durante la vita in base alle situazioni che si creano "nel branco", sia maschi che femmine si muovono allo stesso modo fluttuando tra due estremi: uno di forte mascolinità, aggressività, iperattività, leadership (estrogeni abbassati, conflitti del tipo "ruolo, identità sessuale", soprattutto nel proprio "branco di origine" = famiglia di origine), e l'altro di femminilità, remissività, dolcezza, depressione (testosterone abbassato, conflitti del tipo "sottomissione nel territorio" soprattutto nel proprio "branco di origine").

Possiamo quindi dire che nella nostra complessa società, dove ognuno ha anche diversi territori in cui si muove, nessuno è solo una cosa o solo l'altra, una sola identità di un genere o dell'altro, ma siamo un mix di tutto questo con infinite sfumature che, indipendentemente dai connotati sessuali, vanno da un estremo a quello opposto: esiste quindi il maschio furioso e capobranco, esiste il maschio più dolce con un po' meno testosterone, esiste quello così femminile da iniziare a cercare un compagno maschio.
Esiste la femmina estremamente remissiva, esiste quella più aggressiva con un po' meno estrogeni che tenderà a cercare un uomo dolce e tenero, esiste quella tanto più maschile da iniziare a cercare la femmina.
E questi livelli sono tecnicamente variabili in ogni momento durante la vita.
Tuttavia, siccome viviamo tendenzialmente come abbiamo imparato a vivere (nei primi mesi di vita principalmente), le fluttuazioni sono sì continue, ma è raro e difficile che siano così ampie da muoversi avvicinando i due estremi. Difficile ma non impossibile.

I mancini, a causa dell'inversione nel funzionamento della corteccia cerebrale, sono più propensi ad accentuare i propri caratteri di genere, perchè le femmine in conflitto tendono a essere ancora più remissive e femminili, e i maschi a essere più maniacali e iperattivi.
La cosa certa è che non scappa nessuno: sulla bilancia ormonale siamo tutti in una certa misura femminili e maschili, quindi omosessuali, chi più e chi meno.

Questo genere di omosessualità è quella, diciamo, di fisiologia normale, e riflette lo stratagemma che la biologia ha escogitato per il funzionamento dei branchi e anche della società umana.

Esistono altre possibilità come cause per l'abbassamento del livello ormonale, ma in questi casi non si parla di omosessualità ma di asessualità, condizione in cui gli organi preposti alla produzione di ormoni femminili e maschili perdono o riducono la loro funzionalità.
Così una donna può diventare più mascolina con l'asportazione delle ovaie, o in seguito a lunghe necrosi delle ovaie per forti "conflitti di perdita", con la pillola anticoncezionale, con veleni...
Un uomo può diventare più femminile con l'asportazione dei testicoli, con i conflitti di perdita, con la castrazione ormonale, con i veleni...

In definitiva il genere sessuale maschio/femmina è un attributo biologico, e quindi non è opinabile.
Il comportamento e l'orientamento sessuali, che a volte sono ritenuti un prodotto socio-psicologico, in realtà sono comunque un attributo biologico, quindi non opinabile.