La prevenzione mammografica può essere inutile se non dannosa

Mauro Sartorio
Quando si parla di sovradiagnosi, di questi tempi è piuttosto frequente che si tratti di screening mammografico, un tipo di medicina preventiva su persone sane molto promosso dal marketing sanitario.
In 5LB Magazine abbiamo spesso trattato l'argomento sovra-medicalizzazione, e oggi una notizia foriera di polemiche è apparsa sui giornali, riportando i risultati di uno studio canadese (il più vasto nel suo genere):

La mammografia non abbassa la mortalità, dubbi sugli screening mammografici

[...]Complessivamente, secondo lo studio, il 22% delle diagnosi di cancro invasivo eseguite con la mammografia è sovradiagnosticato.

E’ un dato sorprendente anche se in alcuni paesi, come ad esempio la Svizzera, questo dubbio sulla validità dello screening già esisteva e gli screening sono stati sospesi da un lato perché non incidono sulla sopravvivenza, e dall’altro portano quasi sempre a trattamenti che sono inutili e pertanto dannosi.[...]
[...]dicono gli autori dello studio, nei paesi tecnicamente avanzati, i nostri risultati supportano le opinioni di alcuni esperti che affermano che le ragioni per lo screening della mammografia dovrebbero essere urgentemente rivalutate da chi si occupa di politica sanitaria.[...]
Fonte: Il Corriere
Lo studio originale sul BMJ

Una mammografia su 4 è inutile e dannosa.
Da una parte per il danno materiale di interventi invasivi non necessari, dall'altro conosciamo molto bene, alla luce delle 5 Leggi Biologiche, quanto in realtà l'effetto nocebo e iatrogeno della sovradiagnosi sia molto sottostimato, e quanto pesi una diagnosi fatta senza considerarne le conseguenze psichiche e la relativa cascata di risposte fisiologiche.
Tanto che possiamo ritenere questo fenomeno il primo fattore di causa di morte.

Questo studio tratta anche la differenziazione dei sintomi, rilevando una questione fondamentale per il problema dell'eccesso di medicalizzazione: il fatto che si consideri "cancro al seno" una vastità di manifestazioni organiche che "hanno in comune solo il fatto di manifestarsi nello stesso organo: la mammella", non hanno alcuna relazione una con l'altra e tuttavia vengono trattate allo stesso modo protocollato.
Anche in questo, l'approccio alla differenziazione embrionale con le leggi biologiche mette finalmente chiarezza sui diversi processi organici, i quali richiedono attenzioni diverse e profondamente personali.

Questa notizia ha avuto una bassa risonanza, ma dovrebbe essere ricordata durante le prossime campagne pubblicitarie sugli screening a tappeto (come l'Ottobre Rosa), per potere discernere meglio e con senso critico certi messaggi, spesso aggressivi, che omettono i rischi e che non lasciano molto spazio alle scelte in coscienza riguardo alla propria salute.

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