Il taglio di 208 esami: un maldestro tentativo di applicare l'evidenza scientifica.

Mauro Sartorio
Fonte IlTempo
In questi giorni, in opposizione al famoso elenco dei 208 "esami inutili", ossia quelle indagini diagnostiche su cui il governo vorrebbe imporre tagli alle risorse con vincoli di necessità e appropriatezza alle prescrizioni e sanzioni per i medici che non li rispettano, viene sollevata una obiezione:

"Se i tagli alla sanità ci tolgono la possibilità di fare gli esami, come facciamo a sapere se siamo malati? 
Questi tagli si tradurranno in una condanna per molti cittadini che non potranno permettersi le cure a pagamento."

Al di fuori della polemica politica e restando alle conseguenze dirette sui cittadini, l'equazione "se non faccio gli esami sono in pericolo" è un'allucinazione.

Un esame non è una cosa buona a priori perchè comporta dei rischi, ed è quindi "appropriato" quando questi ultimi sono superati dai potenziali benefici per il paziente.
"Infatti, fare tutti gli esami a tutti i pazienti nella speranza di identificare tutte le malattie è una strategia perdente dal punto di vista clinico perchè lo stato di salute della popolazione peggiora, dal punto di vista economico perchè si genera un immane spreco di risorse, e dal punto di vista culturale perchè determina la progressiva medicalizzazione della società. 
Considerato che le evidenze scientifiche dimostrano l’inefficacia dei check-up per ridurre malattie e mortalità, il medico che continua a praticare questa strategia diagnostica dimostra tutta la sua incapacità a prescrivere i test realmente appropriati in relazione a età, sesso, fattori di rischio, segni e sintomi. 
Altrimenti, che bisogno avremmo dei medici se, per diagnosticare le malattie, fosse sufficiente prescrivere “tutti gli esami” a “tutti i pazienti”?
[..]Un servizio sanitario pubblico non deve rimborsare con il denaro pubblico prestazioni inappropriate: se queste sono definite tali significa che comportano rischi maggiori dei benefici e i cittadini devono esserne resi consapevoli."*

Nonostante l'obiezione ai tagli degli esami possa apparire di buon senso in base al "dogma della prevenzione e della diagnosi precoce", in realtà si tratta del frutto di un polverone mediatico, sollevato dall'errore politico di mescolare un criterio non ben definito di appropriatezza dell'esame diagnostico con delle sanzioni amministrative, senza avere intrapreso un confronto preliminare con i medici.
"La politica poteva e doveva fare meglio, sia prevedendo adeguate modalità di coinvolgimento delle società scientifiche, sia rendendo esplicito il metodo utilizzato per ricercare, valutare, selezionare e sintetizzare le evidenze a supporto dei criteri di appropriatezza.
Le istituzioni per parte loro hanno il dovere di informare sulla inutilità delle prestazioni inappropriate e tutelare i cittadini attraverso campagne informative, con il fine ultimo di demedicalizzare la società."*

*Tutte le precedenti citazioni in corsivo appartengono al Dott. Nino Cartabellotta, attivo esponente e riferimento della "evidence based medicine" in Italia.