Una visione 5LB sull’aggressività intorno all’argomento vaccini

Eleonora Meloni
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L’aggressività è difesa di un’identificazione. 
La biologia ce lo spiega, ma l’etica non lo giustifica.

Un tema scottante, di supremo valore, è certamente quello delle decisioni nel campo della salute per sè, ma lo è ancora di più se i soggetti in questione sono i figli. 
La violenza e l'aggressività dei toni e delle parole durante un confronto tra due opinioni contrarie su un argomento delicato come quello delle vaccinazioni è direttamente proporzionale al valore messo in gioco, al grado di coinvolgimento personale, e al senso di responsabilità che si vive per le scelte fatte, o prossime future. 
Valore, coinvolgimento personale e senso di responsabilità in realtà sono parametri strettamente correlati che possiamo raggruppare sotto il medesimo cappello dal titolo: ruolo di genitore

Perchè c’è tanta aggressività in questo dibattito?

Non certo l'unico, ma uno tra i motivi si osserva attraverso le 5 Leggi Biologiche e ha a che fare con la costellazione cerebrale aggressiva, che si manifesta quando una persona sente che la propria identità, in questo caso di genitore, viene messa in discussione.
D'altra parte è uno schema che conosciamo, in cui non possiamo non riconoscerci quando siamo schierati in due fronti politici, due squadre di calcio, due credi religiosi ecc.

L'aggressività nelle discussioni intorno all’argomento vaccini, palesa suscettibilità e ira non di personalità borderline o "cattive", ma di individui spaventati che devono difendere qualcosa di prezioso: un proprio ruolo.
Reagiscono d’istinto aggredendo verbalmente perchè il ruolo principe della loro vita, “Il Genitore”, in cui ripongono massima identificazione, viene messo in discussione dagli altri membri della società. 

Nella frase di accusa “sei un disgraziato perchè non vaccini tuo figlio e metti a rischio lui e la società” e nella risposta ”sei un ignorante perchè vaccinando tuo figlio lo metti a rischio di avvelenamento o di potenziali reazioni avverse” si avverte il bisogno viscerale di affermare e confermare che le scelte, in merito alla salute del proprio bambino, sono quelle giuste, ovvero che “Io sono un bravo genitore”.

La propria identità genitoriale, fino ad allora costruita e mantenuta con impegno e con non poche difficoltà, viene giudicata e attaccata a tal punto che si percepisce la sottile (ma non troppo) accusa di mettere "volontariamente" in pericolo la vita stessa del proprio figlio (sia quando lo si vaccina, sia quando non lo si vaccina), e questo per un genitore non è tollerabile. 

Non sto entrando nel merito della questione sull'efficacia o la sicurezza dei vaccini; è un’osservazione su un piano che di solito non si guarda, quello delle reazioni e dei comportamenti umani quando qualcuno viene giudicato inadeguato in uno dei ruoli più importanti. 

Se poi il genitore ha vissuto sulla propria pelle delle esperienze scioccanti (a causa di una mancata vaccinazione o a causa di un vaccino, è la stessa cosa) il livello di aggressività si può fare ancora più intenso. Ricordiamoci che spesso il più estremo "antivaccinista" è qualcuno che ha riposto fiducia nei vaccini, e in qualche modo è stata tradita.
Altra condizione è quella di impotenza di un genitore che non può vaccinare anche volendolo: ma questo è un argomento che merita uno spazio dedicato.
Da qui si esprime la violenta partita di botta e risposta in cui ciascuna delle parti (pro o contro i vaccini) non fa altro che salvaguardare e affermare con veemenza, anche a scapito delle buone maniere (e in alcuni casi si passerebbe anche alle mani), quella identificazione che gli permette di sentire di essere (o di essere stato) un buon genitore. 

Se osserviamo la cosa dal punto di vista delle 5LB e delle costellazioni cerebrali, abbiamo più spazio per permetterci di sentire che in fondo in fondo ogni genitore sta rispondendo dalle sue ferite profonde e insolute e con le risorse di cui dispone, facendo il proprio meglio.
Allo stesso modo, l'osservazione su se stessi permette di limitare comportamenti violenti, comprensibili dal punto di vista biologico, ma non  giustificabili da quello etico e morale.