Imparare attraverso il corpo - Introduzione

Mauro Sartorio

INTRODUZIONE
Conoscere il linguaggio del proprio corpo - Le Leggi Biologiche.

Non si tratta di un nuovo metodo di cura alternativo, non è una teoria che aggiunge qualcosa di nuovo a ciò che è conosciuto, ma è un radicale cambio di punto di vista, un ribaltamento dei presupposti fondamentali rispetto a cos'è la malattia.
Non le chiamerò Nuova Medicina e Vecchia Medicina, perchè la medicina è unica, è quella che si prende cura della persona nella sua unicità, e purtroppo oggi questa distinzione impedisce a chi si sente parte di una, di avere accesso all'altra. Inoltre i due supposti ambiti non si escludono ma si completano meravigliosamente.
Le fondamenta di questo nuovo punto di vista scoperto dal dott. Hamer sono rivoluzionarie: dalla medicina religiosa del "mi ammalo perchè non sono stato abbastanza fedele", o "non sono abbastanza spirituale", fino alla medicina meccanicistica del "mi ammalo per la cellula impazzita, per l'errore del corpo, per il difetto del sistema immunitario, o per l'attacco esterno di agenti patogeni"...giungiamo oggi al cambio di paradigma e delle premesse di fondo, una struttura logica completa, che permette di leggere in modo coerente tutti i fenomeni nel campo della salute e di ciò che viene chiamata malattia.
Non si può quindi comprendere le 5LB a partire dai paradigmi precedenti, ma vanno completamente destrutturati e non sono possibili mediazioni o accomodamenti.





LA REAZIONE BIOLOGICA

Il concetto di reazione biologica non è istantaneamente chiaro soprattutto per noi che viviamo in una cultura altamente psicologizzata, che considera quasi esclusivamente ciò che la mente elabora, analizza e organizza.
La reazione biologica è una funzione vegetativa, immediata (non mediata) dalla mente, perchè l'organismo non ha il tempo di pensare o elaborare nelle situazioni di sopravvivenza.
Immaginiamo un coniglietto che, vista la volpe, si mettesse a pensare "cosa faccio, è meglio scappare, e da che parte?".
L'evoluzione ha costruito e consolidato questo set di programmi di fisiologia speciale (vasocostrizione, scariche ormonali, contrazioni muscolari) che permettono in tempo 0 al coniglietto di correre all'impazzata fino alla tana senza fermarsi, anche quando la volpe si fosse fermata. 
Questa reazione dell'organismo non ha niente a che vedere con la mente e la psicologia, e si ritrova in tutto il mondo biologico, da quello umano a quello animale a quello vegetale.


PERCEZIONE

Per questo motivo il sentito biologico di cui si parla con le 5 leggi si codifica con un linguaggio "animale" e molto viscerale, che ricalca le funzioni dell'organismo e dei suoi organi: non poter afferrare il boccone, non potere marcare il territorio, sentirsi attaccato ecc.
Questi sono esempi di percezione dell'organismo che producono una reazione adeguata attraverso l'organo preposto alla funzione: in caso di percezione di attacco l'organismo reagisce con un ispessimento dei tessuti di protezione come il derma (mesoteliomi), in caso di percezione di non riuscire a marcare il proprio territorio sarà l'apparato urinario ad attivarsi con fisiologia speciale ecc.
Quando trattiamo l'essere umano, tutto questo va calato nell'ambiente in cui vive oggi, quello sociale, in cui per esempio il boccone vitale da afferrare non è più tanto il boccone di cibo, ma può diventarlo il lavoro, o la casa...
In effetti è la percezione della cosa, e non la cosa in sé ad attivare la risposta biologica, così se per un arcaico verme d'acqua il boccone è l'alimento, per l'uomo può essere sì l'alimento, ma anche altri bocconi vitali in senso traslato.
La cosa molto importante da comprendere è che non è l'evento DHS a generare una risposta, ma il percepito biologico di quell'evento.
Non è quindi possibile dire "hai preso quel nuovo lavoro e poi ti sei accorto che era molto meglio dove stavi prima" e quindi dedurre che lo stomaco attiverà un processo per elaborare questo boccone indigesto...è invece sicuro al 100% il fatto che, se una persona ha un adenocarcinoma gastrico, si trova immersa in un vissuto del tipo "non potere digerire un boccone indigesto".
Ogni persona va quindi presa nella sua unicità percettiva, sempre diversa anche a parità di evento traumatico.
Mi spiace, ma non è più possibile fare protocolli sanitari.
Ogni individuo ha il suo modo unico di percepire il mondo, e quella percezione è la sua realtà, unica e irripetibile.
Una realtà costruita su una somma di strategie di sopravvivenza che si sono rivelate efficaci in altrettante situazioni del passato, e che per questo si tende anche a ripetere con un certo grado di sicurezza. 


IDENTITÀ

La ripetizione consolida questi comportamenti nel tempo, creando quella che potremmo chiamare personalità, e che diventa la propria identità.
La percezione di sé è l'identità che tende a conservarsi (perchè efficace a farmi sopravvivere fino qui) rispetto a quella particolare percezione di mondo. "io con gli altri sono sempre corretto" "io non mi arrabbio mai" "io non ho paura" "io sono timido" ecc.


ROUTINE

Le strategie in reazione alle rispettive DHS le facciamo praticamente già tutte nel primo anno di vita. Quando da adulti ci capita qualcosa che assomiglia a quelle DHS, tendiamo a mettere in atto le stesse strategie.
In effetti è raro fare nuove DHS, quasi sempre sono riattivazioni.
Questa tendenza alla conservazione delle attitudini, di queste strategie risultate efficaci, genera delle routine automatiche di comportamento, che mettiamo in atto in diversi ambiti del vivere.
Riassumendo: una DHS mette in allerta l'organismo, che con fisiologia speciale attiva la strategia di sopravvivenza, quindi risolve il problema, e infine ritorna alla funzionalità normale. Questo è il procedimento naturale e teorico.
Quel che invece capita spesso nella pratica, abbiamo detto, è che la routine consolidata tende ad attivarsi ogni volta che la percezione riconosce una situazione già vista, ripetendo una risposta che può essere tutt'altro che coerente con la situazione di quel momento.

Esempio: da bambino sono stato aggredito da un cane, e da quel momento ogni volta che ne incontro uno il cuore mi batte fortissimo, irrigidisco tutti i muscoli, mi si chiude la gola e respiro male. Si attiva una routine, che la prima volta mi è stata utile e necessaria per la gestione della situazione (la gola pronta a gridare), ma che è del tutto fuori contesto quando incontro un piccolo e innocuo chiwawa.

Finché la curva è monociclica c'è un' alterazione di funzione che si ripristina rapidamente, ma quando le recidive sono ripetute per lungo tempo possono verificarsi sintomatologie più complesse e croniche che chiamiamo malattie.
Di fatto solo in questo caso ci si trova nella condizione di dovere intervenire per evitare le ricadute conflittuali che si susseguono all'interno della routine.


IL CORPO IN OPPOSIZIONE

Le routine diventano così come delle gabbie di percezione (del mondo e di sè) in cui ci si rinchiude da soli, e dentro le quali l'organismo reagisce sensatamente per sopravviverne.
Esempio: marito e moglie insieme da 40 anni, ma che da almeno 20 quotidianamente si beccano uno con l'altro bisticciando e rimproverandosi, ma che non si separano perchè "non è corretto", o "chissà cosa direbbe la gente", o "cosa penserebbe mio padre fosse qui", o "come faccio a vivere io con una sola pensione" ecc...è una situazione molto adeguata alle regole del sistema in cui viviamo, ma invero molto poco biologica (in natura o contrattacchi, o scappi). Si crea una gabbia in cui ci si chiude ma nella quale il corpo si trova a dover continuamente compensare, per esempio cercando di espellere le continue piccole contrarietà indigeste, con un probabile risultato patologico a lungo termine come i cosiddetti diverticoli.

Se quindi il fulcro è la percezione del mondo e di sè, tutto si riduce a una questione di posizione che si assume all'interno del mondo così come è percepito.
Resto dentro la gabbia, appare molto sicura, ha sempre funzionato stare lì, altrimenti non potrei raccontarlo, e questo stare fermo mi permette di non sentire più la paura, quella prima paura che mi ha fatto attivare questa strategia.
Il ricordo di quel dramma (DHS) sta tutto nel corpo, registrato, e ogni volta che riaffiora, il corpo reagisce per cercare di non sentire quel dolore e quella paura. La reazione fisica e fisiologica è riconosciuta e tradotta dalla psiche in quella stessa emozione provata la prima volta, ed essendo un'esperienza fisica per me può essere tutto molto reale, anche se non sta avvenendo là fuori nella "realtà". Ma per la mia percezione è completamente reale, totalizzante, e io reagisco come ho sempre fatto.
Ma è chiaro che stare fermo limita molto le mie possibilità, e rende la vita sempre uguale a se stessa, mentre la realtà è in ogni occasione diversa, non è mai "uguale a quella volta", e anche io non lo sono.
Sapersi adattare con flessibilità agli eventi significa vivere pienamente la realtà per quello che è in quel momento, senza condizionamenti, al massimo del proprio potenziale. Significa poter scegliere, e non essere ancorati ad identità che non sono più efficaci nel mondo presente.
In una parola significa "crescere", accorgersi che il dolore nel picchiare la testa sullo spigolo del tavolo che provavo da bambino, oggi che sono cresciuto è molto più gestibile, perchè picchio sulla coscia, e in effetti non è poi così drammatico come lo ricordavo.


METODI PER FERMARE LE ROUTINE

Una persona, per affrontare i suoi schemi, dovrà necessariamente entrare essa stessa nella totale disponibilità a fare qualcosa di diverso, anche solo spostarsi di quel millimetro che cambia tutta la percezione delle cose, per poi fermare le sue reazioni automatiche.
È irrispettoso e anche pericoloso forzare qualcuno a cambiare le proprie credenze e abitudini, se non ne ha in quel momento la possibilità o la disponibilità.
Solo la persona può mettersi in moto per scegliere consapevolmente il meglio per se stessa.
"Imparare attraverso il corpo" mette a disposizione le conoscenze utili a entrare in un primo contatto con una rivoluzione nel modo di percepire sè e il mondo, e a potere verificare nella vita quotidiana queste nozioni.
E per chi fosse pronto e disposto a iniziare a sondare i propri schemi, reazioni automatiche, routine, mette a disposizione i formidabili strumenti del Metodo Grinberg, che alzano il livello di energia e attenzione nel proprio corpo e insegnano a fermare le attitudini automatiche che limitano la propria vita.

- ver 1.0.2 (in adattamento crescente) - 
Mauro Sartorio


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L'evoluzione pratica di quello che hai appena letto la trovi qui.
Un'esposizione più approfondita la trovi nel libro Noi Siamo Il Nostro Corpo.