Consente di sperimentare l'energia che muove la propria vita e ciò che la limita.
Permette di imparare a essere il proprio corpo, e a lasciare andare credenze, paure e attitudini che lo isolano e lo danneggiano.
IL FLUSSO DELLA PAURA
L'energia che ci muove è una forza fisica, concreta e percepibile nel corpo.
È energia che viene dalla terra, è un flusso che si sperimenta nel coraggio di agire nel mondo, che sgorga con l'obiettivo della conservazione ed espansione della vita.
Un flusso naturale che appartiene a tutti gli esseri viventi, senza il quale resterebbero immobili.
L'altro "lato della luna" di questa energia è la paura della perdita della vita: nelle situazioni di pericolo è la paura a fare divampare impetuoso questo flusso.
Ma anche per ogni piccola cosa che avvenga, la paura è il motore dell' agire.
Un'energia che ci fa osare a nascere, a piangere la prima volta, a muovere le braccia e le gambe, e poi anche ad alzarci in piedi, e se un ostacolo non ci permette di avanzare nei primi passi, ci dà la forza di spostarlo o girarci intorno.
Possiamo immaginarci come dei contenitori che contengono questo flusso, e quando nasciamo siamo piccole scatole pronte per crescere e contenerne sempre di più.
Se l'ostacolo che si frappone all'espansione della vita necessita di un'energia che la nostra scatola può contenere, il flusso della paura si muove liberamente e noi possiamo con coraggio spostare l'ostacolo e avanzare di un passo.
Se invece l'ostacolo è troppo grande, tanto da necessitare un flusso più intenso di quello che può contenere la nostra scatola ancora in formazione (quale quella di un bambino), ecco che questa "trabocca", e noi sperimentiamo quella sensazione che è panico, che immobilizza e congela, e ci troviamo d'improvviso a non sapere gestire qualcosa che appare più grosso di noi.
Come un bambino che si vede saltare addosso un gatto inviperito, e con occhi sbarrati e muscoli contratti, come congelato si trova a non saper nè difendersi, né scappare.
Questi istanti possono essere molto dolorosi e drammatici, e il congelamento equivale a uno stato di anestesia per disconnettere l'insostenibile.
In questo stesso istante il corpo risponde immediatamente a livello biologico/fisiologico attivando i suoi programmi speciali di sopravvivenza collaudati nell'evoluzione della vita, in accordo con le leggi biologiche della natura.
LE ROUTINE: ATTITUDINI AUTOMATICHE PER NON SENTIRE LA PAURA
Ma potrebbe avvenire in futuro che, anche quando il contenitore fosse ormai molto più grande e capace di contenere l'energia necessaria ad affrontare una situazione simile, l'individuo sperimenti il ricordo, impresso nel corpo, di quel dolore e di quel terrore incontenibili, e quindi reagire con la stessa disconnessione che aveva funzionato la prima volta (poiché malgrado tutto, ha permesso la sopravvivenza).
Le modalità di disconnessione possono essere diverse e multiformi, escogitate proprio per non affrontare più quel dolore che fu "troppo grande, ingestibile".
Il tentativo di tagliare quell'esperienza richiede molte energie, così si strutturano attitudini che diventano routine automatiche, funzionali allo stesso modo delle routine motorie che si imparano per andare in bicicletta e per le quali, a un certo punto, non serve più mettere attenzione ma vanno da sè.
Un sistema per addomesticarsi e convivere apparentemente senza fatica con l'insostenibile.
Le routine assorbono costantemente energia, instaurando un cuscinetto di separazione dal dolore e dalla paura, che vengono percepite come entità esterne da evitare, come se non fossero parte di noi, ma che in realtà sono fonte di energia vitale.
Con il tempo impariamo a esercitare così bene questo modo di reagire, che ci convinciamo che sia il migliore e unico modo di fare, facendo diventare l'attitudine stessa una componente del nostro esistere.
Tutte le esperienze che assomigliano e richiamano quel dolore, tenderemo a evitarle con questa attitudine che così si conferma e consolida ogni volta di più.
RIPETERE IL PASSATO DENTRO UNA GABBIA INVISIBILE
E non ci sarebbe nulla di male se le cose fossero sempre uguali a se stesse. Invece ogni istante è completamente diverso da quello precedente, come anche il nostro contenitore è sempre diverso e più capiente.
Continuare a reagire all'antico dolore in modo identico, limita drasticamente il contatto con la realtà di ciò che è, qui e ora.
Si perde ogni possibilità di scelta, si trasforma la vita in qualcosa di sempre uguale, ripetitivo, la si spoglia dell'intensità, del colore, del piacere, dell'eccitazione, trovandosi senza rendersi conto a combattere contro se stessi per non voler sentire quella paura e quel dolore.
Ci si costruisce una gabbia in cui si ha l'impressione di poter essere al sicuro.
Ma è pur sempre una gabbia.
Una persona può rimanerci per anni, ed essendo sopravvissuta fino a quel momento, se vuole può continuare benissimo a farlo per il resto della vita.
Forse fino al punto in cui dovesse iniziare a percepire fatica, limitatezza, frustrazione per la sensazione che tutto è sempre uguale, e che una certa sofferenza sembra non finire mai.
O fino a che l'organismo, chiuso in uno spazio angusto che non gli permette di vivere secondo leggi di natura, non reagisse con programmi biologici tanto prolungati da diventare debilitanti (malattie) e mettere in apprensione la persona.
OSARE APRIRE LA GABBIA
In questi due casi può convenire disporsi nella posizione di fare qualcosa di diverso per affrontare dolore e paura e osare mettere un piede fuori dalla gabbia.
Si dovesse osare, si inizierebbe ad affrontare quel dolore con le risorse attuali del proprio contenitore, ricontattando tutta l'energia bloccata e impegnata nell' evitarlo e nel mantenimento della gabbia stessa.
È un piccolo passo, che equivale a crescere.
Come un uomo che si rendesse improvvisamente conto che, quando era bambino, il picchiare la testa sullo spigolo del tavolo era molto doloroso e pericoloso, ma oggi che è grande lo spigolo gli picchia sulla coscia; e quindi con energia rinnovata e senza terrore potesse finalmente rimettersi a correre allegramente intorno al tavolo.
Le attitudini-gabbia che ci costruiamo sono registrate nei muscoli, nelle tensioni, nelle ossa, nelle atmosfere emotive, nelle catene di pensieri... in una parola: nel corpo.
Prestando attenzione a tutto quello che si crea nel corpo come reazione per evitare quel dolore/paura, col tempo si impara la forma precisa della gabbia, il modo in cui ce la si costruisce da soli, si inizia a prenderne le misure, si comincia a vedere come è fatta e, soprattutto, a percepire che fuori c'è qualcosa.
Una volta che si ha la padronanza di questo, osare aprirla diventa possibile: in quel momento si sperimenta qualcosa di totalmente nuovo nel proprio corpo (nei muscoli, nei vari organi, nelle atmosfere emotive, nei pensieri...), con la liberazione del flusso della paura.
Questa è un'energia pervasiva molto fisica e tangibile, che fluisce libera in tutto il corpo, finalmente disponibile per l'espansione della vita nella direzione del proprio potenziale, qualunque esso sia.
Se non si riconosce la sensazione fisica di cui si parla, si provi a ricordare quei momenti in cui si è percepito un coraggio inusuale e prorompente nel compiere un atto importante nella propria vita: non si percepiva "paura" come viene comunemente intesa, ma quella forza totalizzante è effettivamente paura "allo stato brado", libera di fluire senza ostacoli.
IL CORPO CHIUSO NELLA GABBIA REAGISCE: PROGRAMMI BIOLOGICI
Quando un organismo vive uno shock improvviso che non sa gestire, reagisce sensatamente a livello fisiologico per sopravvivere.
Ad esempio, se inaspettatamente inciampo su un gradino, il corpo attiva un set di programmi automatici di fisiologia speciale, come scariche ormonali, vasocostrizione, aumento della frequenza cardiaca, tensioni muscolari ecc... con l'obiettivo di portare avanti le braccia in tempo zero per proteggermi dalla caduta, correggere l'equilibrio, e in definitiva sopravvivere all'incidente.
Questi processi avvengono continuamente nel corpo, sono del tutto sensati, necessari, e seguono regole naturali che sono riassunte nelle 5 Leggi Biologiche.
Il meccanismo lineare senza alterazioni avviene così: un organismo si trova in scacco, diciamo a rischio di sopravvivenza, quindi reagisce fisiologicamente in modo da uscire dalla situazione critica; in seguito le funzioni di fisiologia speciale possono rientrare nelle funzioni normali.
In questo caso il processo fisiologico è breve, a volte può anche passare inosservato senza sintomi, mentre a volte possono essere forti ma "una tantum". Quasi mai è necessario intervenire a sostegno del decorso.
Se invece la situazione critica perdura o si ripete frequentemente, la fisiologia speciale viene mantenuta attiva per trovare al più presto una soluzione.
È questo il caso delle attitudini-gabbia, routine dentro le quali molto spesso il corpo si trova in posizioni anti-biologiche (anti vita), in continui tentativi di reazione con fisiologia speciale.
Tutte le cosiddette malattie sono fasi di fisiologia speciale, e non ci sono sintomi forti e notevoli senza che si sia in presenza di una situazione di attitudine-gabbia che faccia perdurare la fisiologia speciale, con la conseguente cumulazione di sintomi cronici anche molto gravi.
Per fare un esempio surreale ma semplice, è come se dopo avere inciampato sul gradino, continuassi a farlo senza soluzione di continuità: tutte le funzioni di fisiologia speciale si manterrebbero attive diventando "croniche", per esempio mi ritroverei in una tachicardia costante.
OSTACOLI COMUNI ALL'APERTURA DELLA GABBIA
L'attitudine che si ripete costantemente, abbiamo visto, si consolida tanto da diventare parte della propria identità: "Io sono fatto così", "io non ho paura", "io sono timido", "io sono buono ma se mi arrabbio.." ecc.
Così il tentativo di fermare la routine può essere percepito come uccidere una parte di sè.
Per questo motivo a volte può risultare molto difficile affrontarne l'istinto di conservazione. È una lotta con se stessi, perchè la paura di perdere la propria identità equivale a sentirsi morire.
L'unica via di uscita non è lottare, ma mollare e lasciare andare le credenze su di sé.
Inoltre molto spesso le routine che ci si costruisce si innestano all'interno di un sistema di attitudini e comportamenti altrui, e la loro esistenza sostiene una serie di vantaggi a livello relazionale per la persona, che evidentemente può non essere disposta a perdere.
IMPARARE ATTRAVERSO IL CORPO
Vivere nelle routine, le proprie attitudini-gabbia, è un vivere nel passato ripetendo se stessi, non concedendosi la possibilità di percepire il presente. E quando uno è uguale a se stesso, ricrea nella sua vita sempre la stessa realtà.
Imparare attraverso il corpo come si costruiscono queste attitudini ripetitive, permette di darsi l'occasione di fermare l'automatismo e scegliere il meglio che si può in base alla situazione in quel preciso istante, e non in base a una reazione che viene dal passato.
Imparare non è necessariamente comodo, anzi al contrario è comodo ciò che si conosce, è comodo restare nella propria gabbia sicura.
In effetti molti percepiscono le cose nuove della vita come un problema da risolvere più che un'opportunità per imparare.
Accorgendosi però, in certi momenti, di vivere una vita che non gli appartiene, con un potenziale che non può esprimersi, così limitato che a volte il corpo cerca di compensare al suo livello, quello fisiologico (con patologie).
Si può invece imparare a scegliere la propria vita, a mettere in campo tutte le proprie qualità in ogni occasione, ad approcciare le situazioni con sempre più se stessi, a permettere al proprio potenziale di esprimersi.
Imparare a crescere ci è concesso in ogni attimo.
L' abilità di imparare è direttamente connessa con l'abilità di lasciare fluire la paura, per abbandonare la vecchia attitudine-gabbia e guadagnare qualcosa di nuovo e ignoto.
Questo imparare si ottiene non con la mente, ma con atti concreti e con tutto il corpo.
Tornare a essere il proprio corpo significa sperimentare ciò che è, qui e ora, riducendo la distanza da sè, riavvicinandosi alle proprie risorse.
Imparare Attraverso Il Corpo consente di imparare con il proprio corpo e gli strumenti del Metodo Grinberg, quali limiti si impongono alla propria vita e, se si è disposti, a porre le condizioni per rimuoverli.
Imparare Attraverso Il Corpo consente inoltre, alla luce delle leggi biologiche della natura, di imparare dalle manifestazioni del proprio corpo e dai sintomi quali sono quelle gabbie percettive spesso invisibili; uno strumento per entrare in connessione con quello che si è e si sente visceralmente, spesso molto diverso da quello che si pensa e si crede di sé; e, non ultimo, consente di lasciare andare quelle paure indotte dai luoghi comuni sulla salute che possono limitare drammaticamente le funzioni vitali di guarigione dell' organismo.
Mauro Sartorio
V. 2.1.1 in adattamento crescente
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L'evoluzione pratica di quello che hai appena letto la trovi qui.
Un'esposizione più approfondita la trovi nel libro Noi Siamo Il Nostro Corpo.