Anche i parassiti hanno il loro senso biologico: quando, come e perchè

Mauro Sartorio
5 minuti di lettura
[Preferisci ascoltare piuttosto che leggere? Ascolta il video-podcast (durata 8 minuti) e iscriviti al canale YouTube]

Se con un po' di fatica sei riuscito a liberarti dell'idea di un biologo che per circostanze fortuite è divenuta dominante in questi ultimi due secoli (la Teoria Dei Germi Della Malattia di Louis Pasteur); se hai quindi digerito il fatto che i microbi sono parte integrante dell'organismo, non sono patogeni, ma al contrario sostengono la guarigione; ecco che ora è il momento di affrontare un altro scoglio piuttosto arduo.

I parassiti sono buoni o cattivi?
Esatto, proprio i parassiti: perchè se i microbi non sono la causa della malattia, anche mosche e vermi non sono la causa della spazzatura, ma sono esseri viventi che cercano un habitat adeguato a nutrirsi e riprodursi.
Così amebe, vermetti, tenie, pidocchi, piattole, zecche
Parassiti 5 Leggi Biologiche Hamer
... ognuna di queste forme viventi si presenta nel corpo durante lo sviluppo di particolari processi fisiologici, è simbiotica con un tessuto di determinata origine embriologica, e prolifera e si attiva nei modi analoghi ai funghi, batteri e virus che conosciamo grazie alla quarta legge biologica.
In effetti se non c'è "il terreno adatto", il parassita non può nutrirsi: un po' come il verme che entra nella mela solo quando è matura o in decomposizione, o prolifera nel formaggio quando è in fase di stagionatura.

Allora qual è la "fase di stagionatura" dei tessuti corporei, per cui un parassita può iniziare il suo mestiere?

LE FASI DI AZIONE DEI PARASSITI

Per i tessuti del paleoencefalo, esattamente come per funghi e micobatteri, in Fase Attiva i parassiti mettono le uova e proliferano senza dare sintomi particolari: si preparano solo ad attivarsi, quindi non ci si accorge un granchè.
Nel momento in cui il tessuto inizia a riparare (PCL), il parassita opera e si nutre del prodotto residuale del processo (ad esempio un processo di caseificazione), provocando pizzicori e fastidi tipici.
Come fanno iene, sciacalli e avvoltoi che si aggregano dove c'è la carogna, ripulendo per bene la savana.

Di questo genere fanno parte per esempio i vermi intestinali, come tenia e ossiuri, che operano su tessuti di origine endodermica.
Piattole e zecche operano invece su tessuti di origine paleo-mesodermica, quindi su ghiandole sebacee e derma.
Spesso i sintomi che vengono addebitati al parassita sono in realtà i sintomi della fase PCL, che si sarebbero manifestati anche senza la sua presenza (per esempio i disturbi intestinali in presenza di ossiuri).

Per i tessuti del neoencefalo, esattamente come per batteri e virus, i parassiti si sviluppano con sintomi all'inizio della fase PCL-A.
Di questo gruppo fanno parte per esempio la scabbia e i pidocchi che operano su tessuti ectodermici.

Si può dire che una situazione stia degenerando nel momento in cui i parassiti sono troppi, una quantità eccessiva, il che avviene soprattutto quando un tessuto continua a recidivare e quindi rimane a lungo "terreno fertile".
È un fenomeno analogo ai microbi: è normale avere la candida nell'intestino, ma se ce n'è tanta significa che si è ingabbiati in uno schema in cui si recidiva il processo. 
E questo non è "normale", nel senso che si sta ripetendo una curva di soluzione in sospeso.

PERCHÈ ALCUNE PERSONE E ALTRE MENO?

Avrete notato che non tutte le persone sanno accogliere questi ospiti allo stesso modo, malgrado il "rischio di trasmissione" sia lo stesso. Ci sono, diciamo, persone "più predisposte", in base ai propri processi di fisiologia speciale attivi in quel momento.
Per esempio, anche in una stessa famiglia i bambini possono avere i pidocchi, ma quasi mai tutti insieme o allo stesso modo: magari due fratelli sì e uno no. Perchè quello mai e gli altri sempre? O uno tantissimo e l'altro pochissimo?
Perchè i pidocchi non saltano da una testa all'altra...o meglio: possono sì transitare temporaneamente per contiguità ma si annidano e proliferano abbondantemente soltanto là dove c'è la percezione ripetuta di "non sentirsi accarezzato" da mamma e papà, per cui la cute del cuoio capelluto è in una continua altalena di fasi attive e soluzioni.
Può anche capitare che lo stesso bambino alterni giorni più intensi ad altri meno, in base proprio all'oscillazione di questa percezione: per esempio un figlio di genitori separati che sente fortemente la separazione dalla mamma, e quando sta con lei ha i pidocchi (soluzione), mentre i giorni che passa con papà non ne ha (fase attiva di separazione).

Così anche le zanzare, le cimici dei letti... prediligono pelli molto irrorate e calde, forse perché più o meno in fase PCL.
Un parassita ectodermico che lavora a un livello più profondo della pelle è la scabbia, che dunque trova terreno dove permane una forte percezione di "separazione ingiusta".

I parassiti sono un sintomo di un processo biologico in corso, come lo sono i batteri.

INTERVENTO SINTOMATICO E CAUSALE

Quando si è in una situazione in cui il microbo o il parassita prende il sopravvento generando disturbi, è certamente una buona idea intervenire con un qualsiasi metodo efficace, dall'asportazione meccanica, al medicamento fino alla chirurgia.
Si sia coscienti che quello che si sta facendo è un intervento sintomatico che permette di togliere il fastidio, limitare gli eccessi e i peggioramenti da conflitto locale: è quindi necessario ma potrebbe non essere sufficiente
Un intervento causale in seguito e con tutta calma può occuparsi del processo biologico che si trascina da tempo nel tessuto.
Oggi praticamente tutte le terapie esistenti, anti-parassitarie o antibiotiche, sono sintomatiche, chiaramente.

Lo sappiamo: l'idea spaventosa che ci sia qualcosa di maligno che ti vuole eliminare, che il fungo fa il cancro e che il microbo ti mangia da dentro, genera panico. Un qualcosa che non c'è in natura, al di fuori dell'essere umano, e che complica molto le cose nella loro gestione.

L'argomento "parassiti" è forse un po' più duro del solito da accettare, lo capisco, per questo spesso è solo la prova provata sulla propria pelle quella che consente concretamente il cambio di prospettiva.