Partorire in casa o in ospedale? Le linee guida.

Mauro Sartorio
5 minuti di lettura
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Il parto non è la prima esperienza "intensa" che il bambino vive (già in utero ne può fare di continue), ma è certamente una tra le più forti, anche rispetto a tutto il resto della vita futura.
Data l'estrema fragilità e, allo stesso tempo, forza, entrambe condensate nell'istante della nascita, la biologia mette in campo tutti gli strumenti che ha a disposizione, specialmente se le cose si complicano o deve affrontare degli ostacoli che non sono previsti dal programma naturale.

GLI SHOCK BIOLOGICI DURANTE IL PARTO

In effetti la quasi totalità delle DHS, quelle 3 o 4 che ognuno richiama quotidianamente con i propri binari, sono vissute nel ventre della mamma fino al primo anno di vita, cioè in un periodo in cui il bambino percepisce ogni cosa che gli succede enormemente e drammaticamente.
Durante il parto può vivere una speciale difficoltà a uscire dall'utero; può rimanere strozzato dal suo stesso cordone ombelicale; in ospedale può sentirsi strappato dalla madre mentre fa il giro tra ostetriche, fasciatoio, bilancia, culla; può sentirsi attaccato dalle pinze, dalle iniezioni e dai prelievi... in base a ciò che il corpo registra, metterà in campo i programmi biologici adeguati per rispondere alla situazione.

Parto in ospedale 5 leggi biologiche
Non si può sapere a priori, ma nemmeno a posteriori, cosa il bambino percepisca in quegli attimi. 
Di certo le interferenze in un processo naturale e spontaneo come il parto possono diventare montagne, per la percezione dell'organismo: in questo senso un parto cesareo non è di certo indifferente per una creatura che si vede scoperchiare d'improvviso il tetto sopra la testa, ed è per questo motivo che è e deve rimanere un intervento di emergenza.

COME SI PARTORISCE E COME INVECE SI DOVREBBE

Eppure negli ultimi tempi la medicalizzazione di ciò che non sarebbe da considerare una malattia, la gravidanza, si è spinta probabilmente oltre certi limiti, tanto che diverse associazioni di medici e ricercatori stanno provando a rimettere in ordine le cose, secondo evidenza scientifica.
Esemplare e di grande valore è il lavoro della fondazione italiana Gimbe, che ha creato un documento ad hoc sulle "linee guida per l’assistenza a partorienti sane e neonati, e per la scelta del setting del parto".

Riporto l'introduzione di questo documento, che è distribuito da Gimbe e ridistribuibile con licenza Creative Commons - Attribution, esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

"L’assistenza durante il travaglio può influenzare la donna a livello fisico e psicologico, oltre che la salute del suo bambino a breve e lungo termine.
Parto in casa naturale Una comunicazione efficace, il supporto e l’empatia da parte dell’equipe, così come il rispetto delle preferenze della donna, può aiutarla ad avere il controllo di quanto accade, rendendo la nascita una esperienza positiva per lei e per chi l’accompagna in questo percorso.
La maggior parte delle donne che partoriscono sono sane, hanno una gravidanza fisiologica, vanno incontro a travaglio spontaneo e danno alla luce un neonato dopo la 37a settimana di gestazione.
Nella maggior parte di queste donne con gravidanza a basso rischio non ci sono evidenze di benefici materni e neonatali per la nascita in sala parto, oggi caratterizzata da troppi interventi ostetrico-ginecologici in fase di travaglio, divenuti routinari, ma spesso inappropriati.

Per tali ragioni e per la disponibilità di nuove evidenze, sono state aggiornate le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) del 2007 sull’assistenza intrapartum. Questo articolo sintetizza le più recenti raccomandazioni NICE sull’assistenza alle donne sane che vanno incontro a travaglio a termine di gravidanza (37°-41° settimana).
Le raccomandazioni NICE si basano su una revisione sistematica delle migliori evidenze disponibili e sull’esplicita considerazione del costo-efficacia degli interventi sanitari. 
Quando le evidenze sono limitate, le raccomandazioni si basano sull’esperienza del gruppo che ha prodotto la linea guida — Guidelines Development Group (GDG) — e sulle norme di buona pratica clinica su cosa rappresenti una pratica idonea. [...]"

Le linee guida proseguono indicando la necessità di spiegare alla donna il fatto che, nelle gravidanze a basso rischio, il parto è molto sicuro sia per la madre sia per il nascituro, ed è quindi libera di scegliere qualunque luogo per partorire e va supportata nella sua scelta.
Inoltre, sia per chi ha già figli sia per chi sta avendo il primo, con gravidanza a basso rischio è fortemente raccomandato partorire a casa o in un centro per le nascite "free-standing" o "alongside", perché la percentuale di interventi ostetrico-ginecologici è più bassa e gli esiti neonatali sono sovrapponibili a quelli della sala parto.
Se si sceglie di partorire al proprio domicilio, c’è tuttavia un rischio statistico leggermente aumentato di eventi neonatali avversi (vedere le tabelle 3 e 4  nel documento originale).
Aggiornamento 2019: secondo la prima rigorosa revisione sistematica di questo genere: "Sempre più donne in paesi con risorse adeguate scelgono il parto in casa, ma persistono preoccupazioni per la sicurezza" ha affermato Eileen Hutton, professore emerito di ostetricia e ginecologia presso McMaster, direttore fondatore del McMaster Midwifery Research Center e primo autore dello studio . "Questa ricerca dimostra chiaramente che il rischio non è diverso quando la nascita è programmata a casa o in ospedale."
Fonte: Science Daily  

Dunque, una donna dovrebbe poter fare ricadere la propria scelta su 4 luoghi in cui partorire, e dovrebbe essere supportata nella sua scelta:

1- La propria casa.
2- un centro "free-standing": è gestito esclusivamente da ostetriche e dispone di ambulanza per un eventuale trasferimento in ospedale in caso di complicanze che richiedono intervento medico.
3- un centro "alongside": collocato all’interno di una struttura di ricovero, generalmente accanto alla sala parto; è gestito esclusivamente da ostetriche e in caso di complicanze che richiedono intervento medico la donna viene trasferita nella sala parto adiacente.
4- Sala parto: si trova sempre all’interno di una struttura di ricovero ed è gestito dal personale medico insieme alle ostetriche.

Consiglio di leggere l'intero documento, specialmente per conoscere le condizioni in cui è invece richiesta la pianificazione del parto in ospedale.

È evidente che le condizioni sociali e sanitarie odierne sono spesso lontane dall'ideale, e che la scelta, per quanto desiderata, non è sempre libera.
Queste linee guida sono infatti state scritte per gli operatori del settore e per le istituzioni, in modo che possano avere un riferimento e prendere atto delle lacune del Servizio Sanitario Nazionale, per aiutarli ad adottare pratiche fondate sulle evidenze scientifiche disponibili, e non solo su convenzioni e interventi di routine che possono essere inappropriati.


Se vuoi approfondire la situazione della sovra-medicalizzazione in Italia, guarda il video “NASCERE PER MIRACOLO – la medicalizzazione dal concepimento alle cure postnatali”, dalla conferenza della dott.ssa Susanna Marroccu, medico membro dell'Associazione Salute Attiva Onlus.