Dimostrateci che SARS-CoV-2 esiste. Nuovo assalto alla virologia dalla Nuova Zelanda

Mauro Sartorio
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Sfida virologia Nuova Zelanda
Oggi è al lancio una nuova sfida alla virologia dalla Nuova Zelanda (nelle cui retrovie troviamo anche una nostra vecchia conoscenza, Stefan Lanka!): dimostrateci che il virus SARS-CoV2 esiste.

Avevamo detto che ci rallegriamo del fatto che Covid-19 stia accelerando l'emersione della 4° Legge Biologica...

Di seguito la dichiarazione pubblica, tradotta da Mauro Sartorio.
Video esplicativo della dott.ssa Sam Bailey


14 luglio 2022

DICHIARAZIONE PER LA RISOLUZIONE DEL DIBATTITO SUI VIRUS
"Un piccolo parassita costituito da acido nucleico (RNA o DNA) racchiuso in un rivestimento proteico che può replicarsi solo in una cellula ospite suscettibile".

Sono passati più di due anni dall'inizio della crisi del "coronavirus", la quale ha cambiato la traiettoria del nostro mondo. 
Il principio alla base di questa crisi è che un "virus" nuovo e mortale, SARS-CoV-2, si sia diffuso in tutto il mondo e abbia avuto un impatto negativo su ampi segmenti dell'umanità. 
Al centro di questo principio c'è l'opinione accettata secondo cui i virus, definiti come frammenti di materiale genetico, DNA o RNA, replicanti e rivestiti di proteine, esistono come entità indipendenti nel mondo reale e sono in grado di agire come agenti patogeni. 
Cioè, si ritiene comunemente che la cosiddetta particella con il rivestimento proteico e l'interno genetico infetti i tessuti e le cellule viventi, si replichi all'interno di questi tessuti, li danneggi mentre ne fuoriesce e, così facendo, si crede anche che provochi la malattia e talvolta la morte del suo ospite - la cosiddetta teoria della causalità virale della malattia. 
Si dice quindi che le presunte particelle virali siano in grado di trasmettersi ad altri ospiti, causando malattie anche in loro.

Dopo un secolo di sperimentazioni e studi, oltre agli incalcolabili miliardi di dollari spesi per questa “guerra contro i virus”, dobbiamo chiederci se sia il momento di riconsiderare questa teoria. 
Per decenni molti medici e scienziati hanno sostenuto che questa comprensione comunemente accettata dei virus si basa su errori fondamentali. 
In sostanza, piuttosto che vedere i "virus" come entità patogene, esogene e indipendenti, questi medici e scienziati hanno suggerito che si tratti semplicemente di normali e inevitabili particelle derivate dalla distruzione di tessuti stressati, morti o morenti. 
Non sono quindi agenti patogeni, non sono dannosi per altri esseri viventi e non esistono ragioni scientifiche o razionali per adottare misure con il fine di proteggere se stessi o gli altri contro di loro. 
Gli errori alla base sui "virus" sembrano derivare in gran parte dalla natura degli esperimenti che vengono utilizzati come prova per sostenere che tali particelle esistono e agiscono nel modo patologico di cui sopra. 
In sostanza, le pubblicazioni in virologia sono in gran parte di natura descrittiva, piuttosto che esperimenti guidati da ipotesi, controllati e falsificabili, che sono il cuore del metodo scientifico.

Forse l'evidenza principale che la teoria del virus patogeno è problematica è che nessun articolo scientifico pubblicato ha mai dimostrato che le particelle che soddisfano la definizione di virus sono state direttamente isolate e purificate da qualsiasi tessuto o fluido corporeo di qualsiasi essere umano o animale malato. 
Utilizzando la definizione comunemente accettata di "isolamento", che è la separazione di una cosa da tutte le altre cose, vi è un consenso generale sul fatto che ciò non è mai stato fatto nella storia della virologia. 
Le particelle che sono state isolate con successo attraverso la purificazione non hanno dimostrato di essere capaci di replicazione, di essere infettive e di causare malattie, quindi non si può dire che siano virus. 
Inoltre, la "prova" offerta per dimostrare la presenza di virus attraverso "genomi" e esperimenti sugli animali deriva da metodologie con controlli insufficienti.


I seguenti esperimenti dovrebbero essere completati con successo prima che la teoria virale possa essere considerata fattuale:

  1. una unica particella con le caratteristiche di un virus viene purificata dai tessuti o dai fluidi di un essere vivente malato. Il metodo di purificazione da utilizzare è a discrezione dei virologi, ma devono essere fornite micrografie elettroniche per confermare la riuscita purificazione di presunte particelle virali morfologicamente identiche;
  2. la particella purificata è caratterizzata biochimicamente per le sue componenti proteiche e per la sequenza genetica;
  3. è dimostrato che le proteine ​​sono codificate da queste stesse sequenze genetiche;
  4. è dimostrato che le sole particelle virali purificate, attraverso una via di esposizione naturale, provocano la stessa malattia nei soggetti del test, utilizzando validi controlli;
  5. le particelle devono quindi essere re-isolate con successo (attraverso la purificazione) dal soggetto del test al punto 4 e devono essere dimostrate esattamente le stesse caratteristiche delle particelle trovate nella fase 1.
Tuttavia, ci rendiamo conto che i virologi potrebbero non eseguire i passaggi sopra descritti, probabilmente perché tutti i tentativi fino ad oggi sono falliti. 
Ora semplicemente evitano questo esperimento, insistendo sul fatto che quelli che dicono essere "virus" non possono essere trovati in quantità sufficienti nei tessuti di qualsiasi persona malata o animale per consentire tale analisi. 
Pertanto, abbiamo deciso di venire incontro ai virologi. 
In primo luogo, proponiamo di mettere alla prova i metodi attualmente in uso. 
I virologi affermano che questi virus patogeni esistono nei nostri tessuti, cellule e fluidi corporei perché affermano di vedere gli effetti di queste presunte particelle in una varietà di colture cellulari. Questo processo è ciò che chiamano "isolamento" del virus.

Affermano inoltre che, utilizzando la microscopia elettronica, possono vedere queste particolari particelle nei risultati delle loro colture cellulari. 
Infine, affermano che ogni “specie” di virus patogeno ha il suo genoma unico, che può essere sequenziato sia direttamente dai fluidi corporei della persona malata sia dai risultati di una coltura cellulare. 
Chiediamo ora che la comunità della virologia dimostri che queste affermazioni sono vere, scientifiche e riproducibili. 
Piuttosto che impegnarci in inutili duelli verbali, mettiamo fine a questa questione facendo esperimenti scientifici, chiari e precisi che dimostreranno, senza alcun dubbio, se queste affermazioni sono valide.

Proponiamo il seguente esperimento come primo passo per determinare se un'entità come un virus umano patogeno effettivamente esiste...


PRIMO PASSO

Cinque laboratori di virologia in tutto il mondo parteciperebbero a questo esperimento e nessuno conoscerebbe le identità degli altri laboratori partecipanti. 
Verrà nominato un supervisore per controllare tutti i passaggi. 
Ciascuno dei cinque laboratori riceverà cinque campioni nasofaringei da quattro categorie di persone (cioè 20 campioni ciascuno), che:

  1. non sono attualmente in cura o in cura per una diagnosi medica;
  2. hanno ricevuto una diagnosi di cancro ai polmoni;
  3. hanno ricevuto una diagnosi di influenza A (secondo le linee guida riconosciute); o che
  4. hanno ricevuto una diagnosi di "COVID-19" (attraverso un "test" PCR o un test rapido LFA)

La diagnosi di ogni persona (o la "non diagnosi") sarà verificata in modo indipendente e i referti patologici saranno resi disponibili nel referto dello studio. I laboratori saranno "ciechi" rispetto alla natura dei 20 campioni che riceveranno.

Ogni laboratorio tenterà quindi di "isolare" i virus in questione (influenza A o SARS-CoV-2) dai campioni o concluderà che non è presente alcun virus patogeno. 
Ogni laboratorio mostrerà fotografie che documentano il CPE (effetto citopatico), se presente, e spiegherà chiaramente ogni fase del processo di coltura e dei materiali utilizzati, compresi i dettagli completi dei controlli o "infezioni fittizie". 
Successivamente, ogni laboratorio otterrà immagini al microscopio elettronico verificate in modo indipendente del virus "isolato", se presente, nonché immagini che mostrano l'assenza del virus (presumibilmente, nelle persone sane o con cancro ai polmoni). 
Il microscopista elettronico sarà anche "cieco" sulla natura dei campioni che sta analizzando. Tutte le procedure saranno accuratamente documentate e monitorate.

SECONDO PASSO

TUTTI i campioni verranno quindi inviati per il sequenziamento genomico e ancora una volta gli operatori rimarranno ciechi sulla natura dei loro campioni. 
Ci si aspetterebbe che, se cinque laboratori hanno ricevuto materiale dallo stesso campione di un paziente con diagnosi di COVID-19, ogni laboratorio dovrebbe riportare sequenze IDENTICHE del presunto genoma SARS-CoV-2. 
D'altra parte, questo genoma non dovrebbe essere trovato in nessun altro campione.

(Nota: questa è una breve descrizione degli esperimenti suggeriti - un protocollo completamente dettagliato dovrebbe ovviamente essere sviluppato e concordato con i laboratori e con i firmatari.)

Se i virologi non riuscissero a ottenere un risultato soddisfacente dallo studio di cui sopra, le loro affermazioni sulla rilevazione dei "virus" si riveleranno infondate. 
Tutte le misure sanitarie poste in essere a seguito di queste affermazioni dovrebbero essere sospese immediatamente. 
Se riuscissero in questo primo compito, li incoraggeremmo a procedere agli esperimenti di purificazione richiesti per ottenere l'evidenza probatoria dell'esistenza di virus.

È nell'interesse di tutti affrontare la questione dell'isolamento e dell'esistenza stessa di presunti virus come SARS-CoV-2. 
Ciò richiede la prova che l'ingresso in cellule viventi di particelle morfologicamente e biochimicamente simili a virus sia necessario e sufficiente a causare la comparsa di particelle identiche, che siano contagiose e che causino malattie.

Accogliamo con favore il vostro supporto e feedback per questa iniziativa.

Firmatari:

Thomas Cowan, MD
Mark Bailey, MD 
Samantha Bailey, MD
Jitendra Banjara, MSc 
Kelly Brogan, MD 
Kevin Corbett, PhD
Mufassil Dingankar, BHMS 
Michael Donio, MS 
Jordan Grant, MD
Andrew Kaufman, MD 
Valentina Kiseleva, MD 
Christine Massey, MSc
Paul McSheehy, PhD 
Prof. Timothy Noakes, 
MD Sachin Pethkar, BAMS
Saeed Qureshi, PhD 
Stefano Scoglio, PhD 
Mike Stone, BEXSc
Amandha Vollmer, NDoc 
Michael Yeadon, PhD

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