E se il mesoderma...? - PT.3 Come il sistema muscolare sfrutta il sistema miofasciale in condizioni conflittuali

Alessandro Brocculi
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[Questa è la parte 3 dell'articolo, qui trovi la parte 1]

Il dott. Hamer, nonostante il suo titanico e incredibile lavoro per il quale tutti noi gli siamo grati, pare avere ignorato la presenza, il significato e l’importanza del tessuto connettivale di origine arcaica all’interno dell’apparato locomotore. 
Questo fatto mi ha sempre colpito perché si tratta probabilmente del più ubiquitario e fondamentale tra tutti i tessuti del corpo umano: è presente in ogni organo e addirittura in tutte le ossa del corpo, nelle articolazioni sottoforma di capsule articolari, ma soprattutto in ogni singolo muscolo e in ogni tendine sotto forma di guaine e borse sierose.

Non ne comprendo la ragione, ma nella Tabella Scientifica da lui elaborata non ne fa menzione: appare unicamente riferito ai soli organi interni e al derma sottocutaneo, ma in nessuna parte compare la sua componente osteoarticolare e muscolo tendinea.


Proprio come ogni organo di ogni singolo apparato, anche la muscolatura scheletrica possiede il suo substrato di protezione fatto di tessuto connettivo arcaico, il cosiddetto sistema miofasciale, che avvolge come una fascia l’intera struttura muscolare. 
Esso costituisce l’elemento portante della struttura statica in posizione eretta dell’intero apparato locomotore, plasma e ricopre ogni singolo muscolo e ogni tendine, connettendo ogni struttura meccanica alla successiva, da un’estremità all’altra del corpo.

Questo importantissimo tessuto ingloba al suo interno tutto l’apparato muscolo-scheletrico, come un insieme di cinte che donano all’intera struttura la cosiddetta tensegrità, un termine coniato dalla fusione delle parole tensione e integrità, una proprietà che viene attribuita a strutture meccaniche le cui componenti usano trazione e compressione in modo combinato, al fine di fornire stabilità e resistenza all’intero sistema.

Il tessuto mio-fasciale, in anatomia, è uno strato di tessuto fibroso connettivale che ricopre: muscoli, gruppi di muscoli, vasi sanguigni e nervi, unisce e protegge le strutture muscolari, mentre permette ad altre di scivolare delicatamente una sull'altra. A livello muscolare è costituito da tessuto connettivo contenente fasci ravvicinati di fibre di collagene ondulate, orientate parallelamente alla direzione di trazione. Le fasce sono quindi strutture flessibili in grado di resistere a grandi forze unidirezionali di tensione.

  • Ogni fibrocellula è rivestita da una guaina di connettivo chiamata endomisio
  • Le fibrocellule sono raggruppate in fascetti o lacerti a decorso parallelo e sono rivestite a loro volta di connettivo chiamato perimisio
  • Più fascetti raggruppati danno origine al ventre muscolare ed il connettivo che li avvolge viene chiamato epimisio
  • Ed infine la totalità del tessuto che avvolge l’intero sistema muscolare viene appunto chiamato fascia.


La descrizione funzionale di questo tessuto diviene necessaria per spiegare che esso, è l’unico ad essere coinvolto nell’attivazione conflittuale della muscolatura scheletrica a seguito di una DHS ed è anche l’unico ad essere in grado di fornire, grazie ad un inspessimento della sua struttura, già nella fase attiva del conflitto, un valido aiuto al sistema muscolare in difficoltà.
Il tessuto così aumentato, incrementa la pressione intramuscolare di uno o più muscoli o di un’intera fascia. Questo creerà un aumento dei parametri di forza e di resistenza alla forza, grazie ad una facilitazione della contrazione muscolare. In poche parole sarà necessaria una minore intensità di contrazione per sprigionare la medesima intensità di forza.

Il vero conflitto biologico attivante per questo tessuto è l’impossibilità di mantenere una contrazione muscolare prolungata a causa dell’acidosi lattacida, in uno sforzo principalmente anaerobico. 
Com’è presumibile, questa attivazione avrà i suoi relè cerebrali ubicati nel cervelletto: lo stesso Hamer faticava a spiegarsi perché una struttura cerebrale così estesa avesse così pochi relè. 
In realtà sono quantitativamente molti di più se consideriamo la vastità del sistema miofasciale e dell’apparato scheletrico, che vanno quindi a sommarsi agli interruttori già localizzati di: corion, pleura, pericardio, peritoneo e ghiandola mammaria.

Una patologia classica che descrive in maniera incontrovertibile quanto esposto è la sindrome compartimentale, un’attivazione ripetuta nel tempo che colpisce principalmente i maratoneti a livello del tricipite surale e i motociclisti a livello dell’avambraccio. Essa costituisce unicamente un sostegno all’eccessivo carico applicato a quei muscoli durante lo sforzo.

La recidiva di questo conflitto può causare una strozzatura cilindrica che può ridurre il flusso ematico in maniera molto importante, tanto da richiedere, nei casi più gravi, un intervento chirurgico d’urgenza in cui viene tagliata longitudinalmente la fascia, per evitare conseguenze necrotiche dei tessuti periferici.

Esistono altre patologie ben note riconducibili ad una attivazione del tessuto fasciale: 
  • Morbo di Dupuytren
    : colpisce la struttura fasciale di uno o più dita della mano, costringendo a mantenere una flessione costante delle stesse come un uncino, con lo scopo di ancorare meglio una presa da trattenere.

  • Fascite plantare: impatta la fascia della struttura plantare. Un’attivazione necessaria a sostenere un grande sforzo muscolare prolungato nel tempo, come nel caso di saltatori, camminatori, podisti o ballerini in cui le fibre muscolari sono spesso lesionate perché portate all’estremo. 

  • Sindrome retto-adduttoria
    : nota anche come pubalgia, una patologia classica dei calciatori ma non solo. Come dice la parola stessa colpisce la fascia dei muscoli retto dell’addome e adduttore. In alcuni casi questa patologia può essere anche causata all'attivazione di un programma sulla struttura fasciale del muscolo ileo-psoas.
    La causa è più che ovvia e la funzione del programma biologico pure.

In tutti questi casi è sempre e solo la recidiva conflittuale, ripetuta per lunghi periodi sullo stesso gruppo muscolare, a creare una vera e propria limitazione funzionale, vanificando così l’efficacia della primaria attivazione biologica.

L’innesco di un programma sulla fascia di uno specifico muscolo è possibile anche in maniera traslata, metaforica, qualora fosse necessario renderlo più potente per favorire una specifica funzione biologica fondamentale per questioni di sopravvivenza. Cosicché ogni muscolo potrà subire l’attivazione di un programma specifico in relazione alla sua particolare funzione biologica. 

Nella fase di risoluzione di un SBS sul tessuto fasciale di uno specifico muscolo verrà indotta la necrosi del tessuto connettivo eccedente, tramite edemizzazione dello stesso, anche ad opera di batteri e micobatteri. Essendo il muscolo una camera stagna, l’aumento di liquido al suo interno farà scollare le fibrocellule dal connettivo (endomisio) che sommato all’aumento di pressione intrafasciale, potrebbe causare danni consistenti alle fibre muscolari anche con l’applicazione di un carico non eccessivo. 
Le lesioni muscolari quali: elongazioni, stiramenti e strappi, saranno quindi da attribuirsi unicamente ad una fase di riparazione del tessuto arcaico e non del tessuto miofibrillare di origine mesodermale recente.

In base alle mie osservazioni sia teoriche che empiriche, questa è la modalità con cui il sistema muscolare scheletrico, tramite un’attivazione di fisiologia speciale cerebellare, sfrutta la potenza del sistema mio-fasciale per favorire un incremento della forza nella Fase Attiva del conflitto. 

Con questa visione delle cose - che propongo al dibattito pubblico - riporteremmo il vantaggio biologico nell’unica fase della curva in cui ha un senso effettivo e obiettivo: la Fase Attiva, come già argomentato nella prima parte di questo lungo articolo.
Sono aperto al confronto con studiosi, professionisti e ricercatori di questa materia.
Per contattarmi e per confronti sono disponibile via FB Messenger al mio profilo.

Tra il 18 e il 21 maggio 2023 puoi incontrarmi come docente alla scuola Daleth a Padova, nel corso di formazione dedicato agli operatori sanitari La medicina scientifica: da arte a scienza.


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