Lo stress può lasciare il segno anche nei neonati?

Mauro Sartorio
 
Oggi l'idea psicosomatica dello "stress" è molto fossilizzata e resiste a evolversi, e in medicina si considera un fenomeno secondario che agisce accidentalmente sul corpo in modi ignoti o poco chiari.
Senza permetterci di considerare le reazioni sensate della biologia all'ambiente, così ben mappate dalle 5 Leggi Biologiche, permaniamo in un recinto concettuale (sempre più fuori dal tempo) in cui l'uomo è visto come una somma di piani a compartimenti stagni: la sociologia / la psicologia / l'emozione / l'anima / la chimica / la mente / il corpo ecc.

Immersi come siamo in questa concezione tanto radicata nella cultura, anche con il miglior intento ci risulta inevitabile partorire studi stupefacenti rispetto all'ingenuità delle conclusioni:

Pediatria: stress lascia il segno, anche bebe' di 4 mesi lo ricordano


"Questi risultati confermano che già a 4 mesi i bambini hanno memoria di un evento stressante anche a distanza di due settimane e che questo ricordo si manifesta sul piano fisiologico invece che comportamentale - afferma il responsabile del team di ricerca, Rosario Montirosso - [...] La cosa più sorprendente è stato rilevare che, anche a questa età, il ricordo di un'esperienza emotivamente stressante perdura per un tempo così lungo".

Fonte: AdnKronos


Appare dunque sorprendente il fatto che un bambino abbia memoria di un evento traumatico per un periodo "lungo" di 2 settimane, e appare ancora più sorprendente che questo possa pure fare qualcosa sul piano fisiologico
(quell' "invece che" è emblematico).
Trattandosi di bambini, si presuppone che questi non abbiano una memoria o una percezione abbastanza sviluppati da registrare un evento per lungo tempo: 
"Se è ormai riconosciuta la capacità, anche di bambini molto piccoli, di ricordare oggetti o azioni - spiegano gli esperti - si sa molto poco della loro memoria di eventi sociali ed emozioni".


Lo studio è interessante per le prove concrete che fornisce ma il tono della notizia, osservato con "gli occhiali" delle leggi biologiche, fa sembrare il mondo capovolto.
La sorpresa che emerge da questi studi è perfettamente coerente e frutto della esasperata frammentazione della conoscenza, così tipica del nostro tempo.

Provo ora a ristrutturare la conclusione dello studio in senso puramente biologico: per cominciare, lo "stress" genericamente inteso non ha una propria rilevanza nella particolare reazione dell'organismo, e lo abbiamo già commentato con la prima legge biologica.
Osserviamo dunque nel dettaglio l'esperimento: i bambini non rispondono a un generico stress, ma all'inaspettato comportamento della mamma nel test Face-To-Face-Still-Face, un test che coinvolge la coppia madre-bambino in un'interazione viso a viso, nel corso della quale la madre è istruita a sospendere momentaneamente la comunicazione, guardando suo figlio senza parlare o toccarlo e mantenendo un'espressione neutra del volto.
I bambini reagiscono a questo stimolo con un innalzamento del cortisolo: questo è il primo sintomo, che indica che l'organismo è entrato immediatamente in Fase Attiva della curva bifasica, come risposta al pericolo (la mamma è improvvisamente assente!).

Per un neonato un tale (apparentemente insignificante) evento può essere vissuto in modo altamente drammatico, poichè l'organismo è in una condizione di grande fragilità (e in totale simbiosi con la mamma), in un periodo di disposizione massima ad apprendere tutte le strategie di sopravvivenza che gli siano utili a superare le difficoltà che la vita gli presenta e gli presenterà in futuro.
È proprio nel ventre della mamma e fino ai primi mesi di vita che impariamo la quasi totalità delle reazioni alle situazioni conflittuali (è quindi lì che facciamo la quasi totalità delle famose DHS).
Per il resto dei nostri giorni applichiamo quel primo bagaglio di esperienze a tutto ciò che assomiglia a quelle difficoltà.

Ora, come meravigliarsi che il neonato abbia memoria per 2 settimane di un evento drammatico? Quella memoria ha buona probabilità di agire sull'individuo, in modo più o meno profondo, per tutta la sua vita. Noi lo chiameremmo binario.

Con la revisione di questa notizia voglio portare l'attenzione su come la frammentazione dell'essere in emozione, psicologia, coscienza, ragione, fisiologia ecc. sia un punto di partenza che non può portare a conclusioni di valore.

Come può un bambino a 4 mesi essere stressato?? E pure ricordarselo? Sembra dire il lettore.
(Come a dire: pensavate, cari genitori, di essere al sicuro, tanto è un bambino e non capisce o comunque dimentica facilmente?)
Ma soprattutto: "perchè il suo corpo dovrebbe reagire fisicamente a una emozione?"

A tutto ciò è impossibile rispondere finchè si considerino corpo, mente ed emozione come entità separate che possono influenzarsi vicendevolmente. Ma non si influenzano, sono semplicemente la stessa cosa.
Diventa infatti tutto chiaro ed evidente quando è quella sola cosa ad agire in termini di pura conservazione della vita.
Diventa così anche naturale e ragionevole che la fisiologia reagisca ad un evento pericoloso e shockante, anche in un bambino. E che questo bambino tenda a ricordarselo per affrontarlo meglio in futuro.
E risulta perfettamente logico che lo faccia, allo stesso modo, anche un feto, un animale, una cellula e il primissimo protozoo apparso sul pianeta.

foto di Ariel Camilo