È noto che molti tumori, non coinvolgendo organi vitali, non siano pericolosi per la vita (seno, prostata, melanoma ecc.), ma siano invece le successive metastasi a causare il peggioramento clinico. Fonti: Nature, PubMed
Se non esistesse la "metastasi", la prevenzione spasmodica, la guerra ai mostri maligni, il panico per una corsa contro il tempo non avrebbero ragione di essere.
Non saremmo terrorizzati per un melanoma o per il risultato di uno screening mammografico: come farei a morire con una macchia sulla pelle o con una pallina nel seno?
Dunque, cosa sappiamo di questa cosa minacciosa, incontrollabile e innominabile che immobilizza in uno scacco matto la paura?
Quali le evidenze scientifiche?
Cosa sono le metastasi?
Iniziamo da un rapido riassunto: la storia dell'ipotesi, che ha dato origine all'idea di "metastasi", maggiormente sostenuta al nostro tempo:
Analizzando i dati delle autopsie di 735 casi di carcinoma mammario avanzato, Paget rilevava modelli prevedibili di metastasi viscerali e alle ossa. Introduceva quindi il concetto di ambiente ricettivo, e la sua ipotesi proponeva che una cellula tumorale (seme) per crescere richiedesse il microambiente locale adeguato (suolo).
Il primo rompicapo da risolvere era: ammettendo che l'ipotesi sia vera, in che modo si spostano i "semi" nell'organismo?
Ewing nel 1928 proponeva che gli spostamenti avvenissero in base alla costituzione anatomica del sistema vascolare, ma empiricamente l'ipotesi discorda rispetto alla scelta del luogo di annidamento di molti tipi di metastasi.
Infatti, se è vero che la casistica vede una certa tendenza del cancro alla prostata a produrre "metastasi ossee" nelle zone adiacenti, o il cancro al seno a produrre "metastasi polmonari", non è però vero che l'irrorazione dei vasi tra i due organi sia diretta, ma le cellule tumorali dovrebbero prima percorrere tutto il circuito vascolare (cuore-polmoni, o quello linfatico).
Nel 1980 Fidler produceva uno studio che confermava che, sebbene le cellule tumorali circolanti si trovino nel sistema vascolare di numerosi organi, queste non danno luogo a "malattia metastatica" casuale. Altre aree particolari invece sviluppano depositi di tumore, e quindi questi tali siti dovevano essere più favorevoli alla colonizzazione delle cellule tumorali (il "suolo" adatto).
Sono stati fatti ripetuti esperimenti di mutazione tumorale delle cellule, i quali falliscono nel tentativo di produzione di metastasi a distanza dall'organo (2003 - Minna JD, Kurie JM, Jacks T). Allo stesso modo le cellule tumorali, che sono rilevate essere diffuse per tutto il corpo della persona, falliscono nella formazione casuale di metastasi.
Modelli sperimentali del 2000 (Chang YS, di Tomaso E, McDonald DM, Jones R, Jain RK, Munn LL) mostrano come ogni giorno si "sgancino" dal tumore primario un milione di cellule tumorali per ogni grammo di massa, e che viaggino per tutto il corpo attraverso i vasi SENZA annidarsi con "metastasi".
Poichè la ricerca non può verificare l' "annidamento" casuale, il secondo rompicapo da risolvere diventa: come si crea la predisposizione dell'ambiente a ricevere l'annidamento?
Nel 2002 e nel 2005 viene lanciata da Hiratsuka e Kaplan l'ipotesi a sostegno della "seme e suolo", con la fondazione del concetto di "nicchia pre-metastatica", terreno di studio su cui i laboratori stanno focalizzando grandi sforzi al fine di trovare il meccanismo secondo il quale il tumore primario prepari anticipatamente, in un altro organo, il suolo adatto per colonizzare il tessuto.
A che punto siamo: ammesso che l'ipotesi delle cellule itineranti in cerca di terreno fertile sia valida, non conosciamo come funzioni una "metastasi", come e perchè una cellula si possa staccare e annidare in un organo particolare piuttosto che un altro, e da lì avviare un processo tumorale diffuso.
Come stiamo procedendo: la ricerca sta provando a considerare acquisita l'ipotesi di Paget "seme e suolo", e su questa base è necessario che i "semi" abbiano un modo particolare per andare a "piantarsi" in un terreno a loro predisposto.
Su questo "come" si continuerà a studiare nei prossimi anni.
Uno studio recente sul "suolo pre-metastatico" è pubblicato sulla rivista Nature (nuovo link)
Proviamo allora a supporre che l'ipotesi "seme e suolo" sia vera e comprovabile: assumiamo che ci sia un meccanismo che prepara anticipatamente il suolo per lo sviluppo di un secondo tumore, che verrà chiamato "metastatico".
La prendiamo così com'è, ma cambiamo il punto di osservazione sul fenomeno.
Il corpo reagisce fisiologicamente con l'intento di restare vivo, regolando "i livelli della macchina" in base all'ambiente e alle prove a cui la vita lo sottopone.
Queste regolazioni sono automatiche, non sono sotto il controllo della coscienza (battito cardiaco, livelli ormonali, processi chimici ecc.) e vengono eseguite in base alla percezione biologica degli accadimenti nell’ambiente.
Mentre i processi organici sono ampiamente studiati e analizzati nei dettagli dai laboratori, sia la percezione biologica ma anche quella emotiva sono elementi che solitamente non vengono presi in esame (e non è neanche possibile perchè si lavora in vitro e non sono comunque misurabili in vivo).
Ciò nonostante, la percezione biologica e la funzione del tessuto coinvolto sono elementi imprescindibili per la comprensione dei processi corporei, e quindi anche per la comprensione dell'oscuro enigma che avvolge le "metastasi".
Se si osserva che il cancro alla prostata ha la tendenza a formare "metastasi" alle ossa (specie nel bacino), vediamo allora come funziona il "meccanismo di preparazione del suolo metastatico", osservando non tanto il dettaglio bio-chimico, quanto quello psichico.
Quando le sue cellule proliferano, sono nella fase di aumento funzionale (Fase Attiva) per produrre maggiore quantità di liquido seminale.
La percezione biologica, molto viscerale e connessa con la riproduzione, è "non potere fecondare abbastanza", "non potere continuare la stirpe".
Un essere umano dei nostri giorni potrebbe trovarsi in una situazione in cui, per esempio, la figlia non riesce ad avere figli, o ha molte donne ma non riesce a fecondarle tutte, o la moglie ha un altro uomo ecc.
Situazioni, insomma, in cui è necessario fare di più, dal punto di vista della fecondazione.
L'atmosfera psichica profonda in cui è immerso è questa.
Ora quest'uomo scopre di avere un adenocarcinoma, definito "maligno", alla prostata.
La situazione e l'atmosfera psichica sono le stesse, ma vi si aggiunge un grosso elemento: sono danneggiato, menomato.
Dovrà anche asportare la massa chirurgicamente, e questo comporterà il rischio di non essere più valido, di non funzionare più. Proprio in questo momento di grande necessità.
La percezione di "non essere abile" innesca precisamente la reazione della struttura muscolare e ossea, ed è in effetti quella a iniziare il processo di osteolisi a livello del bacino.
Infatti le cellule delle ossa, in Fase Attiva della curva bifasica, fanno necrosi (osteolisi) mentre proliferano in fase PCL-A.
Quello appena descritto è ciò che viene considerato un "tumore metastatico" alle ossa di "derivazione" dalla prostata, che a livello chimico si comporta come viene visto nei laboratori, mentre a livello psichico e funzionale segue questo percorso abbastanza usuale.
La frequenza con cui un uomo può svalutarsi a causa dell'impotenza, è sufficientemente alta da lasciare immaginare una certa relazione statistica tra carcinoma prostatico e osseo, e supporre modelli prevedibili per le "metastasi" (come quelli di Paget - 1889).
Ma tale nesso sarà possibile quando la scienza compirà studi in questa prospettiva allargata.
Si osserva che il cancro al colon ha la tendenza statistica ad "estendersi" al fegato: non avendo un caso concreto e reale da osservare (che è l'unico modo sensato di procedere), possiamo comunque fare un esempio immaginato: un uomo ha un adenocarcinoma al colon, che gli viene diagnosticato dopo molto tempo dalla sua origine.
La massa è infatti molto grande, ma riesce comunque a mangiare come ha sempre fatto: tuttavia gli è stato riferito che c'è il forte rischio che vada ad ostruire l'intestino.
Che ora il colon venga asportato o no, con complicazioni o meno, diciamo che l'uomo ha la chiara sensazione che il suo intestino non funzioni bene.
Visceralmente il corpo percepisce che c'è difficoltà nel nutrirsi adeguatamente.
Dunque, come si prepara psichicamente il "suolo metastatico" proprio nel fegato?
Il fegato, tra le tante, ha la funzione di riserva di nutrienti, che vengono accumulati o smobilitati in base alle necessità.
Un adenocarcinoma epatico, ossia la proliferazione cellulare del tessuto ghiandolare del fegato, cresce esattamente con il fine di sopperire alla necessità di accumulare di più, nel momento in cui c'è il rischio di restare denutrito.
La percezione, anche questa molto viscerale, è "paura di restare senza alimento", "paura di morire di fame".
Quello appena descritto è proprio ciò che viene considerato un "tumore metastatico al fegato, colonizzato da un tumore primario al colon": il processo è però osservato a livello psichico.
Il cancro al seno, si osserva, ha la tendenza statistica a "generare metastasi" alle ossa e al polmone.
Per quanto riguarda le ossa, la percezione biologica ha la stessa colorazione di "svalutazione" vista nel caso della prostata.
Per il polmone non sarà necessario fare nuovi esempi: la percezione biologica che innesca un adenocarcinoma polmonare è "panico di morire", una sensazione netta e soffocante per chi porta il peso di una sentenza di "malato terminale".
foto sotto licenza CC non commerciale di zen Sutherland
Se non esistesse la "metastasi", la prevenzione spasmodica, la guerra ai mostri maligni, il panico per una corsa contro il tempo non avrebbero ragione di essere.
Non saremmo terrorizzati per un melanoma o per il risultato di uno screening mammografico: come farei a morire con una macchia sulla pelle o con una pallina nel seno?
Dunque, cosa sappiamo di questa cosa minacciosa, incontrollabile e innominabile che immobilizza in uno scacco matto la paura?
Quali le evidenze scientifiche?
Cosa sono le metastasi?
Iniziamo da un rapido riassunto: la storia dell'ipotesi, che ha dato origine all'idea di "metastasi", maggiormente sostenuta al nostro tempo:
STORIA DELLA TEORIA DELLE METASTASI
Nel 1889 per primo il chirurgo inglese Paget propose l'ipotesi "seme e suolo" per spiegare la diffusione apparentemente prevedibile dei tumori solidi.Analizzando i dati delle autopsie di 735 casi di carcinoma mammario avanzato, Paget rilevava modelli prevedibili di metastasi viscerali e alle ossa. Introduceva quindi il concetto di ambiente ricettivo, e la sua ipotesi proponeva che una cellula tumorale (seme) per crescere richiedesse il microambiente locale adeguato (suolo).
Il primo rompicapo da risolvere era: ammettendo che l'ipotesi sia vera, in che modo si spostano i "semi" nell'organismo?
Ewing nel 1928 proponeva che gli spostamenti avvenissero in base alla costituzione anatomica del sistema vascolare, ma empiricamente l'ipotesi discorda rispetto alla scelta del luogo di annidamento di molti tipi di metastasi.
Infatti, se è vero che la casistica vede una certa tendenza del cancro alla prostata a produrre "metastasi ossee" nelle zone adiacenti, o il cancro al seno a produrre "metastasi polmonari", non è però vero che l'irrorazione dei vasi tra i due organi sia diretta, ma le cellule tumorali dovrebbero prima percorrere tutto il circuito vascolare (cuore-polmoni, o quello linfatico).
Nel 1980 Fidler produceva uno studio che confermava che, sebbene le cellule tumorali circolanti si trovino nel sistema vascolare di numerosi organi, queste non danno luogo a "malattia metastatica" casuale. Altre aree particolari invece sviluppano depositi di tumore, e quindi questi tali siti dovevano essere più favorevoli alla colonizzazione delle cellule tumorali (il "suolo" adatto).
Sono stati fatti ripetuti esperimenti di mutazione tumorale delle cellule, i quali falliscono nel tentativo di produzione di metastasi a distanza dall'organo (2003 - Minna JD, Kurie JM, Jacks T). Allo stesso modo le cellule tumorali, che sono rilevate essere diffuse per tutto il corpo della persona, falliscono nella formazione casuale di metastasi.
Modelli sperimentali del 2000 (Chang YS, di Tomaso E, McDonald DM, Jones R, Jain RK, Munn LL) mostrano come ogni giorno si "sgancino" dal tumore primario un milione di cellule tumorali per ogni grammo di massa, e che viaggino per tutto il corpo attraverso i vasi SENZA annidarsi con "metastasi".
Poichè la ricerca non può verificare l' "annidamento" casuale, il secondo rompicapo da risolvere diventa: come si crea la predisposizione dell'ambiente a ricevere l'annidamento?
Nel 2002 e nel 2005 viene lanciata da Hiratsuka e Kaplan l'ipotesi a sostegno della "seme e suolo", con la fondazione del concetto di "nicchia pre-metastatica", terreno di studio su cui i laboratori stanno focalizzando grandi sforzi al fine di trovare il meccanismo secondo il quale il tumore primario prepari anticipatamente, in un altro organo, il suolo adatto per colonizzare il tessuto.
A che punto siamo: ammesso che l'ipotesi delle cellule itineranti in cerca di terreno fertile sia valida, non conosciamo come funzioni una "metastasi", come e perchè una cellula si possa staccare e annidare in un organo particolare piuttosto che un altro, e da lì avviare un processo tumorale diffuso.
Come stiamo procedendo: la ricerca sta provando a considerare acquisita l'ipotesi di Paget "seme e suolo", e su questa base è necessario che i "semi" abbiano un modo particolare per andare a "piantarsi" in un terreno a loro predisposto.
Su questo "come" si continuerà a studiare nei prossimi anni.
Uno studio recente sul "suolo pre-metastatico" è pubblicato sulla rivista Nature (nuovo link)
CAMBIO DI PROSPETTIVA
Questi sono studi molto dettagliati e sono anche molto più complessi di come li ho riassunti, ma siccome sono focalizzati sul livello chimico di cui non mi occupo nel mio mestiere, vorrei provare ad allargare la prospettiva in modo da osservare il fenomeno dal punto di vista di Fenomenologia della percezione e delle 5 Leggi Biologiche.Proviamo allora a supporre che l'ipotesi "seme e suolo" sia vera e comprovabile: assumiamo che ci sia un meccanismo che prepara anticipatamente il suolo per lo sviluppo di un secondo tumore, che verrà chiamato "metastatico".
La prendiamo così com'è, ma cambiamo il punto di osservazione sul fenomeno.
Il corpo reagisce fisiologicamente con l'intento di restare vivo, regolando "i livelli della macchina" in base all'ambiente e alle prove a cui la vita lo sottopone.
Queste regolazioni sono automatiche, non sono sotto il controllo della coscienza (battito cardiaco, livelli ormonali, processi chimici ecc.) e vengono eseguite in base alla percezione biologica degli accadimenti nell’ambiente.
Mentre i processi organici sono ampiamente studiati e analizzati nei dettagli dai laboratori, sia la percezione biologica ma anche quella emotiva sono elementi che solitamente non vengono presi in esame (e non è neanche possibile perchè si lavora in vitro e non sono comunque misurabili in vivo).
Ciò nonostante, la percezione biologica e la funzione del tessuto coinvolto sono elementi imprescindibili per la comprensione dei processi corporei, e quindi anche per la comprensione dell'oscuro enigma che avvolge le "metastasi".
Se si osserva che il cancro alla prostata ha la tendenza a formare "metastasi" alle ossa (specie nel bacino), vediamo allora come funziona il "meccanismo di preparazione del suolo metastatico", osservando non tanto il dettaglio bio-chimico, quanto quello psichico.
UNA "METASTASI PSICHICA"
La prostata, dunque, è una ghiandola che ha la precisa funzione biologica di produrre il liquido seminale.Quando le sue cellule proliferano, sono nella fase di aumento funzionale (Fase Attiva) per produrre maggiore quantità di liquido seminale.
La percezione biologica, molto viscerale e connessa con la riproduzione, è "non potere fecondare abbastanza", "non potere continuare la stirpe".
Un essere umano dei nostri giorni potrebbe trovarsi in una situazione in cui, per esempio, la figlia non riesce ad avere figli, o ha molte donne ma non riesce a fecondarle tutte, o la moglie ha un altro uomo ecc.
Situazioni, insomma, in cui è necessario fare di più, dal punto di vista della fecondazione.
L'atmosfera psichica profonda in cui è immerso è questa.
Ora quest'uomo scopre di avere un adenocarcinoma, definito "maligno", alla prostata.
La situazione e l'atmosfera psichica sono le stesse, ma vi si aggiunge un grosso elemento: sono danneggiato, menomato.
Dovrà anche asportare la massa chirurgicamente, e questo comporterà il rischio di non essere più valido, di non funzionare più. Proprio in questo momento di grande necessità.
La percezione di "non essere abile" innesca precisamente la reazione della struttura muscolare e ossea, ed è in effetti quella a iniziare il processo di osteolisi a livello del bacino.
Infatti le cellule delle ossa, in Fase Attiva della curva bifasica, fanno necrosi (osteolisi) mentre proliferano in fase PCL-A.
Quello appena descritto è ciò che viene considerato un "tumore metastatico" alle ossa di "derivazione" dalla prostata, che a livello chimico si comporta come viene visto nei laboratori, mentre a livello psichico e funzionale segue questo percorso abbastanza usuale.
La frequenza con cui un uomo può svalutarsi a causa dell'impotenza, è sufficientemente alta da lasciare immaginare una certa relazione statistica tra carcinoma prostatico e osseo, e supporre modelli prevedibili per le "metastasi" (come quelli di Paget - 1889).
Ma tale nesso sarà possibile quando la scienza compirà studi in questa prospettiva allargata.
Si osserva che il cancro al colon ha la tendenza statistica ad "estendersi" al fegato: non avendo un caso concreto e reale da osservare (che è l'unico modo sensato di procedere), possiamo comunque fare un esempio immaginato: un uomo ha un adenocarcinoma al colon, che gli viene diagnosticato dopo molto tempo dalla sua origine.
La massa è infatti molto grande, ma riesce comunque a mangiare come ha sempre fatto: tuttavia gli è stato riferito che c'è il forte rischio che vada ad ostruire l'intestino.
Che ora il colon venga asportato o no, con complicazioni o meno, diciamo che l'uomo ha la chiara sensazione che il suo intestino non funzioni bene.
Visceralmente il corpo percepisce che c'è difficoltà nel nutrirsi adeguatamente.
Dunque, come si prepara psichicamente il "suolo metastatico" proprio nel fegato?
Il fegato, tra le tante, ha la funzione di riserva di nutrienti, che vengono accumulati o smobilitati in base alle necessità.
Un adenocarcinoma epatico, ossia la proliferazione cellulare del tessuto ghiandolare del fegato, cresce esattamente con il fine di sopperire alla necessità di accumulare di più, nel momento in cui c'è il rischio di restare denutrito.
La percezione, anche questa molto viscerale, è "paura di restare senza alimento", "paura di morire di fame".
Quello appena descritto è proprio ciò che viene considerato un "tumore metastatico al fegato, colonizzato da un tumore primario al colon": il processo è però osservato a livello psichico.
Il cancro al seno, si osserva, ha la tendenza statistica a "generare metastasi" alle ossa e al polmone.
Per quanto riguarda le ossa, la percezione biologica ha la stessa colorazione di "svalutazione" vista nel caso della prostata.
Per il polmone non sarà necessario fare nuovi esempi: la percezione biologica che innesca un adenocarcinoma polmonare è "panico di morire", una sensazione netta e soffocante per chi porta il peso di una sentenza di "malato terminale".
foto sotto licenza CC non commerciale di zen Sutherland
- Il testo è un estratto del libro La Fisiologia Speciale - Mauro Sartorio
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