Il procedere casuale nella ricerca delle cause: ennesimo studio sulla caffeina

Mauro Sartorio
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Si fa spesso polemica intorno alle insufficienti risorse pubbliche destinate alla ricerca scientifica, ritenendo che più risorse si stanziano e più aumenti l'efficienza, portando come conseguenza risultati eclatanti.
Al di là di una valutazione quantitativa che è certamente importante, il "mondo della ricerca" sembra avvolto da un'aura di magia e impenetrabilità, in cui le risorse entrano sì con una ambizione di efficienza, ma apparentemente senza un orientamento all'efficacia e un coordinamento nella diversificazione degli studi.

Questo discorso è valido in special modo in un campo, quello della salute, in cui il modello eziologico è assente perché mancano riferimenti solidi e, in definitiva, un sistema teoretico eziologico coerente. 
Per questo motivo la ricerca medica sembra spesso avanzare con affanno per tentativi casuali, ripetendo pedissequamente se stessa in un circolo vizioso.

L'ennesimo studio sugli effetti della caffeina (caffè, té e cioccolato) contraddice le tesi precedenti e le credenze popolari, che addebitano ad essa un effetto nocivo sul cuore che causerebbe tachicardie e aritmie. 
Al contrario, sembra che "Le raccomandazioni cliniche contro il consumo regolare di prodotti contenenti caffeina per prevenire disturbi del ritmo cardiaco dovrebbero essere riconsiderate - sostiene Gregory Marcus, il coordinatore del lavoro - dato che potremmo aver scoraggiato senza motivo il consumo di alimenti come il cioccolato, il caffè e il tè, che invece potrebbero avere benefici cardiovascolari"

La notizia:
Caffè, tè e cioccolato non fanno male al cuore. Anzi, forse fanno bene

Lo sappiamo bene, specialmente nell'attività di revisione delle notizie compiuta sul 5LB Magazine, che i risultati nella ricerca delle cause, soprattutto quella ricerca "religiosa" imperniata sul maligno e il benigno, sul "fa bene/fa male", si contraddicono a cicli regolari.
Il fenomeno è inevitabile quando alla base il sistema teoretico è confuso e incoerente perchè, con tutta la tecnologia avanzata a disposizione, non c'è una bussola che indichi la direzione in cui si deve cercare.

Così, prendo una canna da pesca e lancio l'esca su un prato fiorito, con l'ambizione di acciuffare qualche ostrica.
Senza grandi risultati, penso di non avere fatto abbastanza. Forse non ho usato l'esca giusta e mi industrio a spargere pastura per tutto il giardino.
Forse è necessario potenziare gli strumenti: acquisto una canna di ultima generazione, estremamente sensibile alle micro-vibrazioni.
Prima o poi avrò qualche risultato.

Nonostante gli esiti degli studi siano tanto contraddittori da finire in "pari e patta", abbiamo ancora la sensazione di non avere studiato abbastanza la relazione tra "malattie" e caffeina, e dovremo quindi farlo meglio.
Quanto tempo ci servirà ancora per certificare la definitiva colpevolezza o innocenza del caffè? 
Quanto per condannare o assolvere qualche altro alimento o sostanza?
Passato questo lasso di tempo, saremo così stanchi che ci accorgeremo non solo che abbiamo cercato nel posto sbagliato, ma anche che con la "canna da pesca" non abbiamo alcuna speranza di catturare un'ostrica!

Foto sotto licenza CC BY di Steren Giannini