L'apologia del colesterolo di una scienza volubile

Mauro Sartorio

"30 anni di esortazioni ufficiali da parte delle istituzioni sanitarie, che hanno invitato le persone ad adottare diete a basso contenuto di grassi per ridurre il colesterolo, stanno avendo conseguenze disastrose", dice un rapporto del National Obesity Forum e del Public Health Collaboration britannico.
Fonte: The Telegraph

"Gli attuali sforzi sono falliti, la prova è che i livelli di obesità sono più alti di quanto non siano mai stati, e non si mostra alcuna possibilità di essere ridotti nonostante gli sforzi del governo e degli scienziati."
E gli annunci allegati: "Mangiare grassi non fa ingrassare", "Mangia grassi per dimagrire", "Non temere il grasso; il grasso è tuo amico".

Il rapporto sostiene anche che i grassi saturi non abbiano alcuna correlazione causale con i disturbi cardiaci, anzi, addirittura sostiene che prodotti ricchi di grassi come latticini, formaggi e yogurt possono prevenirli (una recente ricerca sul BMJ riporta addirittura un effetto protettivo anti-cancro per l'ex colesterolo "cattivo").
Gli autori chiedono un ritorno ai "cibi integrali" come carne, pesce e latticini, così come ai cibi sani ad alto contenuto di grassi tipo l'avocado.
"Gli alimenti etichettati a basso contenuto di grassi, light e a basso contenuto di colesterolo, devono essere evitati e le persone con diabete di tipo 2 dovrebbero seguire una dieta ricca di grassi piuttosto che una a base di carboidrati"

Sappiamo che il grasso alimentare non produce ingrassamento (piuttosto in genere ci si riferisce alla ritenzione idrica che è il processo biologico preponderante) e che il colesterolo alimentare non ha alcun effetto sul colesterolo nel sangue: lo sappiamo non solo all'interno del modello particolare delle 5 Leggi Biologiche, ma si tratta di dati ormai acquisiti dalla comunità scientifica in generale.
Infatti non solo il governo britannico sta ripensando le proprie linee guida nutrizionali, ma gli Stati Uniti lo hanno già fatto ufficialmente 365 giorni fa.

E ancora "Le nostre popolazioni per quasi 40 anni sono state sottoposte ad un esperimento globale incontrollato che è stato drasticamente sbagliato".
"Il messaggio sulle diete a basso contenuto di colesterolo è costruito sulle basi di una scienza imperfetta.". Questo "aggiornamento del modello nutrizionale è stato condotto apertamente con robusti approcci scientifici".

Eppure ne eravamo certissimi, e c'è chi metterebbe una mano nelle braci per sostenere che non vi è alcun dubbio che i grassi saturi siano nocivi.
Più di 30 anni di diete speciali e farmaci "a vita" che ancora oggi rincorrono l'obiettivo di abbattere il colesterolo, perché la scienza ha certificato che è pericoloso.
Non solo per ridurre il rischio di obesità, ma anche e soprattutto per le gravi correlazioni di tipo cardio-vascolare.

Ora, invece, qualcuno nella comunità scientifica sostiene che questo approccio è ed è stato disastroso.
Certo, la scienza è scienza proprio perché è sempre capace di mettersi in discussione, una qualità intrinseca nell'essenza del metodo scientifico. Chiamarla "imperfetta" diventa in effetti una provocazione...la scienza è semmai mutevole e flessibile, in una continua ed eterna metamorfosi.

Il pericolo dell'imperfezione allora non alberga nella scienza in sè, bensì nell'uomo, quando resiste rigidamente, per pulsioni interiori, al mettere in discussione se stesso e la propria posizione.
Il pericolo allora si insinua quando l'uomo di scienza, e riconosciuto tale, brandisce il vessillo dell'autorevolezza scientifica, con l'intento di adornare di verità inoppugnabile una certa teoria in cui si identifica, ostacolando la discussione che dovrebbe essere metodica.

Ci si sarà resi conto che non c'è un ambito scientifico tanto incerto e ricco di ipotesi postulate ma non pienamente verificate quanto quello della medicina.
Non ci dovremmo quindi stupire quando, da un giorno all'altro, un'idea che ci ha accompagnato per decenni e ci ha convinto a condurre una vita secondo certe regole, improvvisamente crolla su se stessa lasciandoci orfani.

Dunque il problema diventa strettamente personale, e si pone quando io mi identifico completamente con quell'idea: in questo modo se l'idea muore, con essa muoio anche io.
Vuoi che un organismo non reagisca alla morte, con un istinto di sopravvivenza biologicamente sensato?
Per questo motivo le nuove teorie che entrano nella discussione scientifica, anche quando risultano avere contenuti sorprendentemente evidenti, hanno bisogno di tempo e persistenza, spesso almeno un paio di generazioni, per essere "digerite" e socialmente integrate.