Eccomi qua con un testo importuno, specie di questi tempi, come il mio ruolo nel 5LB Magazine richiede.
É importuno perché mi rivolgo a chi in questo contesto storico sente una spinta interiore al cambiamento, e non una speranza di "ritorno alla normalità".
Se osserviamo il mondo solo attraverso le nostre idee e memorie genitoriali, e ne siamo identificati, confermiamo le nostre peggiori paure perché ciò che è altro è per noi sbagliato. Ci perdiamo così le possibilità che la vita ci propone quotidianamente perchè non guardiamo la realtà con i nostri propri occhi ma con le lenti dei nostri avi.
Non c' è più tempo, è ora di ascoltare quella Spinta interiore che abbiamo tenuta in prigione (il nostro Sè più autentico) e liberarla verso il nuovo mondo che tanto bramiamo e che è già in mezzo a noi, ma non riusciamo ancora a scorgere.
Con questo articolo vorrei riprendere in forma più concreta, e contestualizzata al momento attuale, il tema dell' ereditarietà delle memorie genealogiche che troverai spiegate in questo altro mio articolo qui: Come i conflitti dei genitori si tramandano ai figli.
Premesso e assodato che l'epigenetica ci sta sempre più spiegando i meccanismi biochimici dell'ereditarietà, ritengo che sia estremamente importante che questo fenomeno venga compreso da chiunque nella sua peculiare funzione di regolatore delle nostre modalità reattive nella vita pratica quotidiana.
Siamo esseri automatici che vivono di reazioni per la maggior parte della giornata, ma davanti ad un medesimo evento ciascuno reagisce con modalità differenti in base alla sua personale memoria di pericolo.
Ecco perché ciascuno attiva programmi biologici SBS differenti rispetto agli altri individui, ed ecco perché il singolo individuo tende ad attivare sempre gli stessi programmi come se avesse in memoria solo quelli.
Gli eventi scioccanti della vita slatentizzano a diverse età queste memorie di pericolo ereditate, e la nostra biologia attiva i programmi più idonei per permettere di superare la criticità in corso come avevano fatto il papà o il nonno o il bis nonno o lo zio etc…
Quante volte vi siete sentiti dire "fai come il tuo nonno", "sembri tuo zio", "reagisci come la nonna"...
Ma cerchiamo di vedere come diverse memorie agiscono in modo differente sugli individui e come accade che due memorie diverse portino due individui a un tale grado di disapprovazione reciproca da arrivare ad odiarsi e aggredirsi come topi in gabbia... come osserviamo ormai quotidianamente in questo momento storico.
Se ho ereditato memorie di morte per malattia, ho paura del virus e reagisco anche fino all'uso della violenza contro colui che non prova questa paura, perché io lo percepisco minaccioso per la mia sopravvivenza.
Allo stesso modo, se ho ereditato memorie di morte per costrizioni e prigionie, ho paura delle costrizioni e reagisco fino anche all'uso della violenza contro colui che non prova la mia stessa paura, perché io lo percepisco una minaccia per la mia sopravvivenza.
Se ho ereditato memorie di morte per emarginazione, isolamento, discriminazione, ho paura di non essere più appartenente al clan e mi schiero dove posso sentirmi ancora appartenente.
In tutti i casi si tratta di memorie non consapevoli, e restano tali finché non si inizia ad indagare le proprie paure e le si rapporta con certi drammatici episodi avvenuti nella propria genealogia e, per risonanza, nella propria vita.
Non è una colpa avere una paura.
La nostra responsabilità come esseri umani sta nel riconoscerla, capire da dove arriva, accoglierla e.... lasciarla andare. (fosse facile!)
Si tratta di un lavoro individuale che richiede una disponibilità interiore.
Anche un primo passo può essere sufficiente a darci una piccola capacità di gestione.
Il primo passo consiste nel comprendere che l'altro oltre me è diverso da me e probabilmente non prova la mia stessa paura.
Potrebbe provarne un'altra che a me appare invece inconcepibile, assurda, addirittura ridicola.
Entrambi avremo paura di morire, ma per ragioni opposte!
Ecco perché arriviamo ad odiarci: perché l'altro rappresenta il peggiore pericolo per la mia sopravvivenza che la mia genealogia conosce fin troppo bene!
L’altro diventa automaticamente il nemico, senza rendermi conto che il nemico è la memoria genealogica con la quale sono identificato e che inconsapevolmente difendo, per una forma di fedeltà al clan.
Quando riusciamo ad essere consapevoli di questo meccanismo di trasmissione epigenetica, possiamo arrivare a gestire e a governare il nostro impulso reattivo nei confronti di una paura per la sopravvivenza che non è reale, e possiamo comprendere che l'altro non é un reale pericolo.
Le nostre percezioni degli eventi dipendono in grande misura da queste memorie familiari epigenetiche.
Un passo successivo consiste nel cominciare a guardare la realtà non più con quella parte di me che è immersa nella antica memoria, ma inforcando gli occhiali di chi la osserva per quello che realmente é: un messaggio di allerta ereditato che ha il potere di sequestrarci in comportamenti aggressivi spesso fuori contesto.
Se ho ereditato la memoria epigenetica di un nonno sbranato da un leone, la mia "bestiolina" vorrà sparare con un fucile alla televisione quando ci vede dentro un leone.
Non vi ricorda qualcosa circa alcuni scambi feroci di opinioni che vediamo, ascoltiamo, leggiamo quotidianamente nei media e nei social?
Se riconosciamo i meccanismi biologici che regolano la nostra reattività, possiamo avere il potere di gestire e attenuare quelle forme di odio che abbiamo sempre aborrito, ma che in questo periodo storico molti stanno esercitando senza freni.
Se ci diamo la possibilità di conoscere le costellazioni cerebrali secondo il modello delle 5 Leggi Biologiche, possiamo comprendere meglio i comportamenti reattivi da cui siamo sequestrati con quel forte senso di malessere e di impotenza. Immagino che alcuni di voi lo riconosceranno.
Le costellazioni cerebrali sono super-programmi biologici che hanno il fine di farci sopravvivere, ma attenzione a non farne una giustificazione per certi nostri comportamenti…
Chiediamoci: quanto siamo realmente in pericolo di morte?
Chiediamoci: non é che sto vivendo l'allucinazione di una memoria ereditata?
Osserviamoci quando reagiamo come bestioline spaventate... ci sorprenderemo della misericordia che potremo sentire per noi stessi, e anche di qualche intuizione che sarà libera di emergere per dare risposte diverse e più funzionali al contesto attuale.
Le memorie ereditate ad una prima impressione possono sembrare il bastone tra le ruote per impedirci di vivere una bella vita ma non é così: sono un fuoco tormentoso che ci forgia per liberare le nostre potenzialitá ed essere ciò che siamo venuti a portare con la nostra parte umana.
La bella notizia é che la trasmissione epigenetica di un conflitto genealogico ha la precisa funzione di sviluppare talenti nelle generazioni future (dove per talento intendo un comportamento innovativo in adeguamento alla realtà presente)
Quindi, che ci piaccia oppure no, l'eredità epigenetica non va intesa come l’errore di qualcuno che ci ha preceduto, bensi è una precisa strategia evolutiva di specie!
Aggiornamento 27 gennaio 2022, Giornata della Memoria:
A proposito di memoria... che, piombati come siamo in un totalitarismo sanitario, ci appare corta... ma in realtà ciò che si manifesta oggi è proprio la spontanea attualizzazione del nazifascismo, specialmente nei popoli che lo hanno generato e difeso.
Semmai ora c'è un problema di consapevolezza, che è quella che ci permette di prendere una certa distanza dalle reazioni automatiche per osservarle, rispettarle, e riconoscere che sono riflessi epigenetici che non appartengono a noi e al nostro tempo.
Come per gli individui, così per i popoli.