MEMORIA E STORIA
Una cicatrice è il segno nel corpo di un trauma.
È la memoria del trauma: in quel segno risiede la storia del frenetico processo cellulare che ha reagito a un certo evento.
Quella cicatrice conserva quindi anche la memoria del colore emotivo che ha caratterizzato l'evento, poiché - abbiamo visto - l’emozione è una proiezione della fisiologia dei tessuti.
Quella stessa cicatrice rappresenta e conserva le informazioni sensoriali ricevute che, nella mappa mentale, si traducono in ricordi e immagini connessi al fatto doloroso. Ricordi e emozioni non sono cose che vengono dalla testa: il cervello non è altro che un organo di controllo costituito da un agglomerato immenso di interruttori (la famosa stanza dei bottoni).
Ricordi e emozioni sono, nell’essenza, registrati in tutto il corpo.
Quando tocchi una ferita, stai toccando la memoria nel corpo di un evento traumatico, a tutti i livelli. Stai toccando il dolore fisico, stai toccando indirettamente tutti i tessuti, in altre aree del corpo, che hanno reagito in modo corale all'evento, stai toccando la paura che ha vibrato nel sostenere il corpo in pericolo per la sopravvivenza, stai toccando i ricordi.
Questo non è un concetto simbolico: il nostro corpo è né più né meno che il risultato della somma di tutte le esperienze vissute, delle nostre reazioni agli eventi e delle relative memorie sensoriali.Tratto da Fenomenologia della Percezione - Noi Siamo il Nostro Corpo - Mauro Sartorio 2015
Questo scrivevo nel 2015. Perché mi permettevo di dire tali eresie?
Da una parte ho una educazione maturata all'interno della tradizione funzionalista, con riferimenti alla teoria periferica delle emozioni di W. James (1884), che grossomodo sostiene proprio questa concezione dell'emozione; dall'altra parte ho fatto esperienze di vita e di lavoro con le persone che mi hanno permesso di sperimentare questi fatti: da praticante del Metodo Grinberg posso dire di aver visto con i miei occhi le emozioni sgorgare dalle cicatrici.
Nel mezzo di queste esperienze, nel 2015 scrivevo "l'emozione è una proiezione della fisiologia dei tessuti" e, non a caso, intitolavo il volume Noi Siamo Il Nostro Corpo, ma non avevo molto indagato studi e ricerche in questa direzione.
Poi nel 2020 ho incontrato Paolo Renati, il suo lavoro di integrazione della elettrodinamica della materia vivente nel modello 5LB, e ho iniziato a fondare su basi scientifiche più solide la spiegazione di questi fenomeni, comunicandoli anche con un linguaggio sempre più preciso.
Oggi, leggendo i quotidiani, ho avuto un sussulto quando mi sono imbattuto nella notizia di uno studio del 2024 che ha portato alcune prove eclatanti di questa concezione dell'emozione.
“Chi riceve un trapianto di organi ‘eredita’ anche le emozioni, i ricordi e le preferenze sessuali del donatore”: ecco cos’è la memoria del cuore
Fonte: Il Fatto Quotidiano, PubMed
Altre fonti di approfondimento sull'argomento: Bunzel 1992, Pearsall 2000, Shildrick BMJ 2009, Liester 2019
WOW!
Me lo sono sempre chiesto: cosa succede alla percezione generale di un organismo quando si asporta un organo? E cosa succede quando ne importi uno che apparteneva ad un'altra persona?
“Il campo dei trapianti di organo – in particolare del cuore – ha portato alla luce interessanti fenomeni che sfidano le tradizionali comprensioni di memoria, identità e consapevolezza”, scrivono i ricercatori, secondo cui “evidenze emergenti suggeriscono che il trapianto di cuore possa implicare il trasferimento al ricevente di ricordi e di tratti della personalità del donatore”.
Secondo gli autori, ciò sarebbe spiegabile con il trasferimento della memoria cellulare e con lo stretto rapporto tra cuore e cervello.
Succede così, come riportano i casi-studio citati dagli autori della review, che si modifichino i gusti relativi a musica, cibo, arte, o che si verifichino cambiamenti emozionali e alterazioni del temperamento.
Quindi sembra proprio che trasferire un organo comporti anche il trasferimento di memorie di esperienze.
Vediamo alcuni dei casi studiati:
Tra le storie raccontate nella review – tutte incentrate sul cuore – c’è quella di un bambino di 9 anni, che aveva ricevuto l’organo di una bimba annegata a 3 anni.
Pur ignorando questo avvenimento, il piccolo cominciò a temere l’acqua.
Un docente, cui fu trapiantato il cuore di un poliziotto morto per un colpo di pistola in faccia, dichiarò di sentire bruciare il viso e di vedere un lampo davanti agli occhi.
Sono state riferite perfino modificazioni del comportamento sessuale, osservate in un gay a cui era stato trapiantato il cuore di un’artista lesbica, e in una lesbica che aveva ricevuto l’organo di una eterosessuale. Come interpretare tutto ciò?
“Un organo - e a maggior ragione il cuore - che è stato parte integrante di un organismo, contiene certamente informazioni di tipo genetico ed epigenetico, frutto della connessione che ha stabilito nello sviluppo e nel corso della vita con gli altri organi e sistemi, tra cui il cervello e la psiche.
Su questo abbiamo studi interessanti che vengono dal cosiddetto trauma transgenerazionale, e cioè dall’evidenza che la prole di persone traumatizzate non solo aumenta il rischio di sviluppare un disturbo da stress post-traumatico o altri disturbi psichici, ma presenta anche delle segnature epigenetiche particolari trasmesse per via inter- e transgenerazionale” [del fatto che i conflitti si tramandano per via epigenetica abbiamo parlato in un nostro articolo dedicato], spiega al Fatto Quotidiano il prof. Bottaccioli – psicologo clinico neurocognitivo, Fondatore e Presidente onorario della Società Italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia (SIPNEI).
Che dire...eccezionale. E nella ricerca si elencano numerosi casi di acquisizione di preferenze alimentari, musicali e di ricordi che appartenevano al donatore. Pare fantascienza.
Certo, questa ricerca ha studiato solo il cuore, e ciò non basta a dichiarare che per tutti gli organi valga la stessa cosa.
Inoltre ci sono questioni sospese importanti, che riguardano la suggestione che le persone possono vivere con un trapianto e tutte le elaborazioni emotive e cognitive dell'esperienza, le quali da sole potrebbero comportare dei cambiamenti nelle abitudini, nei gusti, nei comportamenti, nella percezione delle cose.
Tuttavia questo filone di ricerca è estremamente interessante perché ci restituisce una visione dell'organismo, della percezione e delle emozioni perfettamente coerente con il nostro paradigma bio-fisico.
COSA SONO LE EMOZIONI E DOVE RISIEDONO
Infatti, mentre molti nelle attuali neuroscienze cercano di collocare le emozioni in qualche angolo del cervello, come nel sistema limbico, nell'amigdala... i sostenitori della teoria periferica concepiscono l'emozione come una percezione diffusa in tutto il corpo, coincidente con la sensazione delle modificazioni fisiologiche e bio-chimiche.
Noi oggi, in coscienza dell'elettrodinamica della matrice acquosa di cui siamo costituiti, diciamo che l'emozione è la sensazione che registriamo delle modificazioni oscillatorie delle nostre cellule, o meglio, del cambiamento nell'assetto delle frequenze di lavoro.
NEL PARADIGMA DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE
Perché questo argomento complicato è così significativo?
Perché, traducendo tutto questo in 5LB, significa che la rabbia, ad esempio, sarebbe la sensazione che ho della propagazione oscillatoria del processo SBS attraverso tutte le mie cellule, che si riconfigurano adattandosi alla situazione, proprio come un suono è la sensazione della propagazione della vibrazione della corda attraverso l'aria.¹
Quindi una cicatrice nel fegato sarebbe il segno memorizzato nel corpo di quell'esperienza in cui ho sentito rabbia, e quella configurazione strutturale, con tutte le sue ripercussioni epigenetiche, è precisamente e concretamente la memoria di quel fatto.
Si spiegherebbe così che organi trapiantati, i quali portano in sé i segni delle proprie fisiologie speciali, farebbero ricordare esperienze mai vissute e vissute dai donatori.
DIFFERENZA TRA EMOZIONI E PERCEZIONE BIOLOGICA
L'emozione è in sostanza una sensazione interiore di cambiamenti biologici.
Ma attenzione, l'emozione non è ciò che muove la fisiologia speciale, e questo l'ho ripetuto spesso: non è l'emozione a fare sintomi, bensì il contrario (in accordo con la teoria periferica).
Dunque secondo questa prospettiva, quando una DHS costringe l'organismo ad adattarsi alla situazione, vi è una percezione biologica istantanea che attiva il programma speciale dei tessuti e degli organi adeguati alla risposta adattativa.
E perché proprio quel programma e non un altro? Perché quella configurazione del sistema corpo-ambiente è la più adatta e parsimoniosa dal punto di vista termodinamico, cioè energetico. Non potrebbe essere altrimenti.
In seguito a tutto questo movimento, noi abbiamo la sensazione interna del nuovo stato corporeo e la chiamiamo emozione.
Allora i termini lessicali che usiamo sono percezione biologica ad indicare la risposta immediata dell'organismo alla necessità di adattamento, mentre emozione ad indicare la sensazione enterocettiva dello stato corporeo.
In questo senso le emozioni sono sia positive che negative, in quanto sensazioni di cambiamenti piacevoli o spiacevoli.
In realtà ciò che popolarmente chiamiamo emozione è un costrutto che subisce anche una elaborazione cognitiva e culturale, tuttavia la sua base biologica sarebbe quella descritta.
IL CAMBIO DI PARADIGMA
Sembrerà senz'altro tutto molto complicato e filosofico, ma non se ne può fare a meno: infatti non per niente abusiamo spesso della parola paradigma, perché questa è una rottura epistemologica che mette a soqquadro non solo la concezione della salute, ma anche numerose domande esistenziali.
Lo scrivono gli stessi ricercatori dello studio sui trapianti: "Questioni etiche e filosofiche riguardanti le implicazioni di queste scoperte, tra cui la definizione di morte e la natura dell'identità personale, rimangono irrisolte.
Sono necessarie ulteriori ricerche interdisciplinari per svelare le complessità del trasferimento della memoria, della neuroplasticità e dell'integrazione degli organi, offrendo approfondimenti sia sul trapianto di organi che su aspetti più ampi della neuroscienza e dell'identità umana.
La comprensione di queste complessità promette di migliorare l'assistenza ai pazienti nel trapianto di organi [si tratta pur sempre di ricerche rivolte a scopi sanitari NDR] ma anche approfondisce la nostra comprensione degli aspetti fondamentali dell'esperienza e dell'esistenza umana."
Vorrei che fosse sempre più chiaro che le 5 Leggi Biologiche non sono una conoscenza isolata senza alcun collegamento con la scienza e la ricerca passata e presente, bensì sono un tassello fondamentale di un quadro molto ampio, interdisciplinare, che sta emergendo con profili sempre più netti e chiari.
Ma bisogna educare gli occhi ad osservarli.
¹Ho semplificato con una metafora il fenomeno, che Paolo Renati descriverebbe in modo più articolato mettendo l'accento sull'identità di struttura e funzione a livello biologico:
"L'emozione che provo durante una circostanza, che esperisco come "rancorosa" ossia in cui provo quel "emozione-rancore", è la configurazione oscillatoria del mio soma, è il nuovo assetto di frequenze di lavoro (ed contestuale fisiologia) che si inverano nell'attivazione di quella fase attiva dell'SBS. Configurazione che cambierà nuovamente, quando inizierà la PCL. E' un po' come il diapason: la sua struttura implica che la sua frequenza propria sia quella e non altra e, viceversa, quella frequenza è esprimibile proprio da quella struttura in quanto tale, con quelle masse oscillanti e quelle costanti elastiche.... il suono, il vibrare, è la dinamica comune a questi due estremi descrittivi (struttura-funzione) è quella dinamica che è la qualità implicata in quella condizione d'esistenza."