Perchè gli scimpanzè non si ammalano di cancro? La biologia dell'animale selvatico.

Mauro Sartorio
Una scimmia in cattività avrà probabilità
molto maggiori di una libera di trovarsi
per lungo tempo in un ambiente
in condizioni non-biologiche, e quindi
probabilità maggiori di dover
"reagire a livello biologico".
Ecco una notizia di un anno fa, ma che rientra nell'argomento del "vivere secondo biologia" che ho lanciato da qualche settimana.


Perché gli scimpanzé non si ammalano di cancro?
Fonte: Galileo
Studio: Cell

La cosa più interessante di questo studio è primariamente lo spostamento dell'attenzione nell'eziologia della "malattia" dalla genetica classica all'epigenetica, argomento fondamentale nell'ambito delle 5 Leggi Biologiche.

"Cancro, autismo e altre patologie comuni nell'essere umano sembrano invece virtualmente assenti negli scimpanzè. E per spiegare questa differenza non basta quel 4 per cento di patrimonio genetico non in comune. "
Quindi gli studiosi giungono alla conclusione che la causa della "malattia" potrebbe essere "una modifica epigenetica del Dna, che altera cioè l'espressione dei geni senza mutare il materiale genetico della cellula". Lo studio "suggerisce che un grande numero di malattie umane, cancro compreso, potrebbero avere un'origine evolutiva epigenetica".

Il discorso, in parole povere, va nella direzione di ridimensionare fortemente il peso dell'errore genetico ereditato, per anni sul banco degli imputati come causa delle "malattie", spostando l'indagine su una modificazione prettamente umana del modo di esprimersi del DNA.
Cioè: se la causa non sono i geni, allora devono esserlo gli "epi-geni", sui quali ha influenza diretta l'adattamento all'ambiente. Ancora in altre parole: la "malattia" dipende strettamente dalle reazioni agli eventi esterni, che noi diciamo essere percepiti a livello biologico.
Questo aspetto non è marginale, perchè mette sottosopra l'ipotesi fatalistica della predeterminazione delle "malattie".
Un noto promotore dell'epigenetica, Bruce Lipton, avrebbe da dire molto sul tema.

Tali studi biochimici sono molto precisi e ragionevoli, tuttavia ci costringono ad analizzare le più piccole funzioni cellulari, con un dettaglio straordinario, a scapito della prospettiva più larga e completa. 
Un'indagine mirata sul dettagliatissimo "come" (nella fattispecie la metilazione di certe molecole), che però distoglie l'attenzione dal semplice "perchè" avvengono quei processi rispetto alle più basilari necessità della vita.

Poichè la cosiddetta malattia si manifesta come prodotto di un processo di recidive fisiologiche, possiamo supporre che l'animale libero, che vive esclusivamente in funzione del suo corpo e dei suoi bisogni, permanga molto meno in certi vincoli che alimentano routine, molto frequenti nell'uomo, che possono far crescere a dismisura la massa conflittuale.
Così il suo organismo si troverebbe a fare molto meno sforzo di quello umano, che deve adattarsi a un ambiente sovrastrutturato.
E quando si dice che l'animale domestico, o comunque in cattività, prende le malattie umane... in effetti l'animale in cattività reagisce a condizioni che non sono coerenti con la sua natura.

A onor del vero non è possibile dire che gli animali selvatici non facciano tumori o "malattie", perchè tutti gli organismi attivano continuamente processi biologici per sopravvivere.
Ma è evidentemente più raro e difficile per loro permanere inerti e per lungo tempo in condizioni di pericolo per la vita (non-bio-logiche), atteggiamento che invece è ben comune nell'uomo civile per aderenza alle proprie sovrastrutture. 
Questo immobilismo può generare grandi masse conflittuali, ovvero lunghe Fasi Attive della curva bifasica.

Restando ora in un generico ben poco scientifico ma uscendo dall'ambito del microscopico, proviamo a rispondere alla domanda: "Perchè gli scimpanzè non si ammalano di cancro?".
Diciamo che l'animale allo stato naturale, come lo scimpanzè, fa sicuramente tumori e "malattie" proprio come l'uomo, ma è probabile che tenderà a farli con minore incidenza e spesso con sintomatologie non rilevabili, o che regrediscono più rapidamente.
Per lo scimpanzè si tratta di un quadro molto lontano da quello drammatico che oggi dipingiamo per noi, immersi in un fiorire di malattie "autoimmuni" ed "epidemie di cancro". E, affrontando queste considerazioni, non si può dimenticare la grandissima incidenza della sovradiagnosi, fattore esclusivamente umano.

Se escludiamo dunque dalla eziologia la "genetica difettosa" e certi fattori ambientali (gli inquinamenti elettromagnetici, dell'acqua, del suolo e dell'aria che sono comuni ai selvatici e ai domestici) resterebbe l'argomentazione del cibo, secondo cui la nostra alimentazione cotta, carnivora e altri nutrizionismi intaccherebbero la nostra salute.
Non ho intenzione di trattare qui il tema dal punto di vista delle 5LB, l'ho fatto ampiamente su questo sito.

Quello che cerco di mettere in evidenza è:
- che ogni studio di laboratorio porta dati reali e concreti, che assumono significati molto diversi in base al paradigma dal quale si osservano.
- la chiarezza che le leggi biologiche offrono sull'ignoto e l'incerto, aprendo a prospettive di ricerca straordinarie, apportando una precisione mai vista nella storia della scienza medica, tanto da non poter più parlare di teorie, ipotesi e fattori di rischio.
Oggi è fondamentale riconoscere come in biologia non ci siano fattori di rischio, ma precisi e semplici programmi di adattamento evolutivo che si attivano per andare incontro ai bisogni primari della vita, i quali davvero non necessitano, da parte di chi volesse approfondire l'argomento, di grandi sofisticazioni per essere compresi.

Epigenetica e 5 Leggi Biologiche