Informazione o marketing? I rischi della comunicazione nel campo della salute

Mauro Sartorio
Marketing della salute
È uno dei propositi di questo il sito: riprendere la comunicazione dominante sulla salute e rivederla sulla base delle prove, degli studi clinici disponibili, per potervi poi innestare senza vizi il paradigma delle 5 leggi biologiche.

Parlo spesso di Evidence Based Medicine nello stesso modo in cui ne parlava Archibald Cochrane, secondo il quale gli operatori sanitari tendono spesso a non fare utilizzo pratico dei dati dell’evidenza sperimentale, preferendo piuttosto pratiche consolidate dalla consuetudine ma non sempre di accertato valore scientifico.

Oggi le campagne di informazione e le polemiche politiche forzano spesso un principio che si dà per scontato: "più prevenzione = più salute".
In realtà, a ben vedere i dati concreti sperimentali, questo aforisma si rivela spesso senza basi scientifiche. Eppure è diventato un postulato indiscutibile, una bandiera che trasforma le campagne di informazione in campagne di marketing, e i dibattiti pubblici in campagne elettorali.

Questo avviene in modo eclatante durante l' "Ottobre Rosa", ma ciclicamente anche in altri periodi dell'anno, come durante la più ampia "Settimana Nazionale della Prevenzione Oncologica" (a marzo) e in numerose altre occasioni. Il bombardamento mediatico sul tema cancro e screening è incessante.

I più illustri esponenti dell'oncologia mondiale alzano il tiro:

L'oncologo: "Il cancro colpisce quasi una persona su due"
Ma la mortalità si è ridotta anche se la popolazione invecchia
Prevenire è la strada per sconfiggere i tumori. 

Fonte: TGCom

La giornalista scopre in diretta TV di aver un cancro al seno
Fonte: NewsInDies

I personaggi famosi diventano spesso testimonial dei propri problemi di salute. Abbiamo analizzato il fenomeno della spettacolarizzazione delle malattie in questo nostro articolo: Quando la TV si arreda a macelleria dell'anima.

Ogni giorno si fa largo un titolo nuovo con un effetto leva prorompente sulla paura popolare: sei in pericolo, tutti lo siamo e sempre di più. Fai prevenzione!
Farò ora uno sforzo per riportare sui binari dell'evidenza questo abuso violento della comunicazione di massa.

SE TI TOGLI L'ORGANO TI TOGLI IL RISCHIO

Al giorno d'oggi tocchiamo il parossismo nel principio di prevenzione.
Come ha detto l'oncologo Veronesi, se tutte le donne prevenissero il cancro al seno, tutte pre-guarirebbero.

“La probabilità di guarigione del tumore del seno è proporzionale alla tempestività della diagnosi, cioè prima si scopre, meglio si cura e si guarisce […] l’opportunità che abbiamo oggi per la salute della donne è straordinaria: se riuscissimo ad aumentare questa percentuale fino alla quasi totalità dei casi, con la partecipazione in massa delle donne, è ragionevole ipotizzare che anche la guaribilità si avvicinerebbe alla quasi totalità dei casi”. 
Umberto Veronesi, Huffington Post, 1 ottobre 2013

Questo viene detto in un contesto, l'oncologia, in cui prevenzione in una grande maggioranza dei casi ha il significato di asportazione dell'organo.
È evidente che un organo che non c'è non si può ammalare. 
Abbiamo recentemente assistito alle risonanti notizie dei molti Vip sottoposti a mastectomia, come Anastacia, per culminare nel caso di "prevenzione perfetta" di Angelina Jolie, straordinariamente emulato ad ogni latitudine.

Se consideriamo che l'incidenza di processi tumorali è molto comune e in certi organi pressoché inevitabile (per esempio il 100% degli individui sopra i 50 anni manifesta segni di "fisiologia speciale" alla tiroide), la questione degli screening di massa e delle conseguenti mutilazioni ci porta quanto meno a riflettere.
Spesso anche resti cicatriziali molto vecchi vengono considerati sospetti, aumentando la probabilità di interventi inutili.

I DANNI NOTI DELLA COMUNICAZIONE INTORNO ALLA PREVENZIONE

Chi mastica le 5 Leggi Biologiche si renderà conto di come, in questo paradigma, la medicina preventiva sia un controsenso concettuale: infatti non si può prevenire un evento che prende in contropiede (DHS), per definizione. Sarebbe quindi futile discuterne, semmai si potrebbe parlare di prevenzione quaternaria
Voglio però portare all'attenzione come, nello stesso ambiente medico odierno, ci sia malumore nei confronti di una comunicazione che prende troppo spesso forme propagandistiche: cito il presidente della fondazione GIMBE, un gruppo di medici e ricercatori italiani dediti a promuovere un'informazione sulla salute basata sull'evidenza scientifica, il quale interviene precisamente sull'argomento della diagnosi precoce fatta su individui sani:

"... tutti i test utilizzati per gli screening oncologici e la diagnosi precoce presentano il rischio di overdiagnosis, ovvero l’identificazione di lesioni non evolutive che soddisfano i criteri diagnostici di forme cancerose e pre-cancerose, ma che non porteranno mai a patologie sintomatiche, né saranno causa di mortalità precoce. Individui sani vengono improvvisamente trasformati in pazienti oncologici che accettano senza esitazione qualunque intervento terapeutico, anche se i benefici sono incerti e gli effetti collaterali inevitabili..."

Nino Cartabellotta
Articolo originale che invito a leggere integralmente su FiveHundredWords


Estremamente concreta e chiara, inoltre, la ricerca di Cochrane, dove si evidenzia senza ombra di dubbio come la prevenzione con lo screening mammografico abbia "very little or no reduction in the incidence of advanced cancers" (nessuna riduzione nell'incidenza dei tumori), e anzi un forte impatto in termini di overdiagnosi.

Se supponiamo che lo screening riduca la mortalità per cancro al seno del 15% e che l'eccesso di diagnosi e di trattamento siano al 30%, ciò significa che ogni 2000 donne invitate allo screening in 10 anni, una sola eviterà la morte per cancro al seno e 10 donne sane, che non sarebbero state diagnosticate se non avessero fatto lo screening, saranno trattate inutilmente. 
Inoltre, più di 200 donne sperimenteranno per anni importanti problemi psicologici, tra cui ansia e incertezza a causa di risultati falsi positivi. 
Per garantire che le donne siano pienamente informate prima di decidere se partecipare o meno allo screening, abbiamo scritto un opuscolo divulgativo basato su evidenze che è disponibile in diverse lingue su www.cochrane.dk.

A causa dei sostanziali progressi nel trattamento e della maggiore consapevolezza intorno al carcinoma mammario da quando sono stati condotti gli studi, è probabile che l'efficacia assoluta dello screening oggi sia inferiore rispetto agli studi precedenti. 
Recenti studi osservazionali mostrano un maggiore eccesso di diagnosi e una riduzione minima o nulla dell'incidenza di tumori attraverso gli screening.

Qui trovi l'opuscolo di Cochrane citato nella ricerca, in italiano


Se è vero che gli esami diagnostici sono molto utili nella comprensione dei processi organici in corso, è invece necessario che l'idea esclusivamente mediatica "più prevenzione c'è, meglio è" sia oggi ridimensionata, se non si vuole rischiare di trasformare una campagna di informazione sacrosanta in una campagna di marketing.

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