Oggi inauguro una nuova rubrica dal nome "vivere biologico", che tratta la differenza tra il vivere puramente biologico di un animale selvatico, e il vivere "civilmente" e sempre meno biologicamente dell'essere umano.
Questa distanza tra i due crea esattamente lo spazio in cui l'organismo umano ha necessità di reagire con fisiologia speciale a questa posizione scomoda (contro la vita), manifestando le cosiddette malattie.
Il sistema sociale che abbiamo creato è sì molto efficiente, ma spesso produce condizioni tutt'altro che adatte alla vita, e soprattutto molto diverse da ciò che l'evoluzione ha programmato in 4 miliardi di anni.
Costumi, morale, convenzioni, regole, credenze, interpretazioni... sono necessarie alla nostra civiltà moderna, ma possono sovente mettere in scacco strategie di sopravvivenza, individuali e di branco, collaudate in milioni di anni.
Si badi che vivere in modo "biologico" in questo contesto non ha mai il significato salutistico del mangiare bene o fare attività fisica. Anzi, queste sono condizioni ininfluenti rispetto alle cause delle patologie dell'organismo. E lo vedremo chiaramente.
Così quando pensiamo all'animale selvatico come un essere "molto biologico", lo facciamo in considerazione del fatto che non deve sottostare a condizionamenti diversi da quelli della sua sopravvivenza.
Ecco allora l'esperimento che cercherò di fare in questa rubrica: verificare come un essere libero di vivere secondo leggi di natura si ammali di meno o per nulla (per la precisione: non si trascina a lungo nella fisiologia speciale dei programmi biologici) rispetto a quello "civile" (uomo e animale domestico), e come queste patologie non siano correlate ai luoghi comuni di inquinamento ambientale, alimentazione e il genericamente detto "stile di vita errato".
Iniziamo da qui, con il buon studio americano pubblicato oggi:
Ci siamo ripetuti fino alla nausea e ci sembra scontato che un certo modo di mangiare provochi malattie cardiovascolari e diabete, così tanto che quando la natura ci mostra il contrario, rimaniamo stupefatti come di fronte ad un prestigiatore: "ma come è possibile, il colesterolo tappa le arterie e poi fa venire l'infarto! E l'eccesso di calorie fa diventare obesi!"
Non parlo del mangiare sano per sentirsi più o meno in forma, ma restando nell'argomento "malattie", queste non possono avere le proprie cause (nè le soluzioni) nel tipo di alimentazione.
A proposito di ciò e del sangue dell'orso, abbiamo già visto come le tesi rispetto alla nocività del colesterolo siano ormai decadute e prive di fondamenti scientifici.
Ma l'evidenza è a disposizione osservando gli esseri viventi nel loro ambiente naturale, come l'esempio di un orso che non ha davvero nessun motivo per alterare la propria produzione di insulina, avviare intasamenti coronarici o esasperare la ritenzione idrica (obesità), anche con una dieta ipercalorica che gli fa assumere la bellezza di 58.000 calorie al giorno. Allo stesso modo un corpo umano non avrebbe di per sè motivi per farlo.
Posso ora immaginare come la forma mentis di un ricercatore, fondata sulle odierne supposizioni, spingerebbe non a mettere in discussione il postulato convenzionale "dieta ipercalorica=malattia", ma piuttosto ad avviare una ricerca spasmodica per trovare il meccanismo segreto che permette all'orso, apparente eccezione nel mondo naturale, di non diventare obeso morendo di infarto.
Questo pensiero dominante è lo stesso che mi permetterebbe di fantasticare su una possibile terapia genica, che fosse in grado di modificare o incollare qualche porzione di gene di orso nel corpo umano.
Purtroppo non si è ancora integrata la prospettiva - ma lentamente si fa strada - in cui esiste un senso biologico, straordinariamente semplice, per tutti i processi dell'organismo, che anche se li chiamiamo diabete o scompensi cardiaci, sono tutt'altro che disfunzioni, guasti, errori genetici, ma piuttosto precise risposte dell'organismo che non hanno alcuna relazione eziologica con la dieta.
Continuerò a collezionare altri studi su animali allo stato brado, con l'intento di verificare se e come questi siano esenti dall' "epidemia di cancro" (e di altre malattie sempre più diffuse) che sembra dilagante nell'uomo, malgrado siano soggetti al medesimo inquinamento ambientale (elettromagnetico, atmosferico, delle acque ecc.), ritenuto oggi il principale fattore di causa.
Altri elementi importanti da verificare saranno l'incidenza della sovra-diagnosi (assente nell'animale), e alcuni comportamenti ripetitivi usuali per l'uomo ma rari nell'animale che producono curve bifasiche un po' speciali.
Ringrazio e incoraggio chi volesse dare contributi e riferimenti di studi che vadano in questa direzione, a riportarli nei commenti qui sotto.
Questa distanza tra i due crea esattamente lo spazio in cui l'organismo umano ha necessità di reagire con fisiologia speciale a questa posizione scomoda (contro la vita), manifestando le cosiddette malattie.
Il sistema sociale che abbiamo creato è sì molto efficiente, ma spesso produce condizioni tutt'altro che adatte alla vita, e soprattutto molto diverse da ciò che l'evoluzione ha programmato in 4 miliardi di anni.
Costumi, morale, convenzioni, regole, credenze, interpretazioni... sono necessarie alla nostra civiltà moderna, ma possono sovente mettere in scacco strategie di sopravvivenza, individuali e di branco, collaudate in milioni di anni.
Si badi che vivere in modo "biologico" in questo contesto non ha mai il significato salutistico del mangiare bene o fare attività fisica. Anzi, queste sono condizioni ininfluenti rispetto alle cause delle patologie dell'organismo. E lo vedremo chiaramente.
Così quando pensiamo all'animale selvatico come un essere "molto biologico", lo facciamo in considerazione del fatto che non deve sottostare a condizionamenti diversi da quelli della sua sopravvivenza.
Ecco allora l'esperimento che cercherò di fare in questa rubrica: verificare come un essere libero di vivere secondo leggi di natura si ammali di meno o per nulla (per la precisione: non si trascina a lungo nella fisiologia speciale dei programmi biologici) rispetto a quello "civile" (uomo e animale domestico), e come queste patologie non siano correlate ai luoghi comuni di inquinamento ambientale, alimentazione e il genericamente detto "stile di vita errato".
Iniziamo da qui, con il buon studio americano pubblicato oggi:
Orsi ciccioni e voraci ma senza problemi di obesità o scompensi cardiaci come gli umani
Abbiamo quindi una prima prova: "l' animale selvatico non soffre di attacchi di cuore o diabete" e non diventa obeso. Eppure gli scienziati se lo aspetterebbero a quelle condizioni.
Ci siamo ripetuti fino alla nausea e ci sembra scontato che un certo modo di mangiare provochi malattie cardiovascolari e diabete, così tanto che quando la natura ci mostra il contrario, rimaniamo stupefatti come di fronte ad un prestigiatore: "ma come è possibile, il colesterolo tappa le arterie e poi fa venire l'infarto! E l'eccesso di calorie fa diventare obesi!"
Non parlo del mangiare sano per sentirsi più o meno in forma, ma restando nell'argomento "malattie", queste non possono avere le proprie cause (nè le soluzioni) nel tipo di alimentazione.
A proposito di ciò e del sangue dell'orso, abbiamo già visto come le tesi rispetto alla nocività del colesterolo siano ormai decadute e prive di fondamenti scientifici.
Ma l'evidenza è a disposizione osservando gli esseri viventi nel loro ambiente naturale, come l'esempio di un orso che non ha davvero nessun motivo per alterare la propria produzione di insulina, avviare intasamenti coronarici o esasperare la ritenzione idrica (obesità), anche con una dieta ipercalorica che gli fa assumere la bellezza di 58.000 calorie al giorno. Allo stesso modo un corpo umano non avrebbe di per sè motivi per farlo.
Posso ora immaginare come la forma mentis di un ricercatore, fondata sulle odierne supposizioni, spingerebbe non a mettere in discussione il postulato convenzionale "dieta ipercalorica=malattia", ma piuttosto ad avviare una ricerca spasmodica per trovare il meccanismo segreto che permette all'orso, apparente eccezione nel mondo naturale, di non diventare obeso morendo di infarto.
Questo pensiero dominante è lo stesso che mi permetterebbe di fantasticare su una possibile terapia genica, che fosse in grado di modificare o incollare qualche porzione di gene di orso nel corpo umano.
Purtroppo non si è ancora integrata la prospettiva - ma lentamente si fa strada - in cui esiste un senso biologico, straordinariamente semplice, per tutti i processi dell'organismo, che anche se li chiamiamo diabete o scompensi cardiaci, sono tutt'altro che disfunzioni, guasti, errori genetici, ma piuttosto precise risposte dell'organismo che non hanno alcuna relazione eziologica con la dieta.
Continuerò a collezionare altri studi su animali allo stato brado, con l'intento di verificare se e come questi siano esenti dall' "epidemia di cancro" (e di altre malattie sempre più diffuse) che sembra dilagante nell'uomo, malgrado siano soggetti al medesimo inquinamento ambientale (elettromagnetico, atmosferico, delle acque ecc.), ritenuto oggi il principale fattore di causa.
Altri elementi importanti da verificare saranno l'incidenza della sovra-diagnosi (assente nell'animale), e alcuni comportamenti ripetitivi usuali per l'uomo ma rari nell'animale che producono curve bifasiche un po' speciali.
Ringrazio e incoraggio chi volesse dare contributi e riferimenti di studi che vadano in questa direzione, a riportarli nei commenti qui sotto.