Calo delle nascite e sterilità sono causate dall'inquinamento chimico?

Mauro Sartorio
5 minuti di lettura
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Se gli indiziati di un crimine sono una cerchia ristretta e se, dopo che quei 2 o 3 li hai ribaltati come calzini con interrogatori estenuanti e ispezioni di ogni angolo della loro vita non trovi prove schiaccianti, o ti inventi qualche capo di imputazione o forzi qualche testimonianza, altrimenti l'indagine rischia di finire in un nulla di fatto.
E allora toccherebbe ricominciare tutto daccapo, andando a cercare il vero colpevole chissà dove, perchè di certo non è presente lì tra i sospettati.

Chi è il colpevole della progressiva riduzione delle nascite in Europa?
Microbi, difetti genetici, inquinamento chimico o elettromagnetico?

Sterilità raddoppiata in 20 anni e pene più corto, cosa succede agli uomini?
La nostra società sembra non essere più in grado di riprodursi. Nel nostro Paese, ad esempio, la sterilità maschile è raddoppiata in 20 anni. 
Infatti, in Italia in 50 anni abbiamo perso il 50% delle nascite. I demografi, ogni anno, ci ricordano che il numero dei morti supera quello dei nati. Se continuiamo cosi, con 1,3 figli in media a donna, siamo destinati a veder sparire il 60% dei giovani nel giro di tre generazioni.
[...]Le cause della femminilizzazione del maschio e, di conseguenza, della sempre più scarsa capacità riproduttiva si deve alla diffusione di sostanze chimiche presenti in oggetti di uso quotidiano che stanno interferendo sul nostro sistema ormonale.
Fonte: La Stampa


Allora chi è che sta femminilizzando il maschio?
L'imputato da incastrare questa volta, come accade quasi sempre nella nostra epoca, sembra essere la chimica.
Non so se esistano sociologi, psicologi, ricercatori nelle scienze umane che stiano indagando l'argomento nei propri ambiti, ma è evidente che oggi il riduzionismo molecolare domini incontrastato sulle risorse della ricerca scientifica.
Se c'è una qualche correlazione tra le concentrazioni di certe molecole e il calo della natalità/diagnosi di sterilità, ciò non è certo sufficiente a relegare in secondo piano le innumerevoli variabili sociali che possono influenzare questo fenomeno.

LA BILANCIA ORMONALE CONTROLLA I COMPORTAMENTI SESSUALI E LA FERTILITÀ

Ma alla luce delle 5 Leggi Biologiche il sospetto che la chimica possa avere un ruolo marginale diventa anche più forte.
Sappiamo molto bene, infatti, che le aree cerebrali della corteccia perinsulare influenzano profondamente gli equilibri ormonali
Aree che, nello specifico, controllano i tessuti che reagiscono ad eventi che riguardano i ruoli sociali, la gestione del "territorio", le relazioni sessuali.
Interruttori cerebrali che possono rendere sterili - sensatamente - uomini e donne (amenorrea).
Equilibri ormonali che possono virilizzare la donna e femminilizzare l'uomo, in base alle necessità richieste dalle circostanze.
Tuttavia, portando all'estremo e con un assurdo questo fenomeno, se l'inversione ormonale dei ruoli fosse totalmente compiuta (cioè uomini completamente femminili e donne virili), il processo non porterebbe con sé anche l'inversione delle funzioni procreative che, volente o nolente, si estinguerebbero nel grembo di una donna virilizzata e non più fertile.
È proprio per questo motivo che la natura "ha inventato" le donne mancine per la salvaguardia della specie. Ma questa è un'altra storia.

IL CONDIZIONAMENTO SOCIALE SULLA BILANCIA ORMONALE

D'altra parte non vi è dubbio che le condizioni sociali negli ultimi 50 anni si siano stravolte, caratterizzate da una profonda infiltrazione dell'individualismo e di una inarrestabile virtualizzazione dei rapporti umani; non vi è dubbio che i ruoli, sia in famiglia che nel lavoro, si siano riconfigurati in diverse forme; non c'è nemmeno il dubbio che le civiltà "evolute" tendano verso la condizione ideale delle pari opportunità, che come spinta collaterale agevola il livellamento delle differenze tra uomo e donna; per non parlare della più recente cultura della fluidità di genere.
Sul tema della "modernizzazione" delle società evolute, è esemplare il provocatorio documentario La teoria svedese dell'amore, che dipinge gli aspetti più desolanti e alienanti della società svedese, nei quali l'intera civiltà occidentale non può che rispecchiarsi con preoccupazione.
Questa qui sotto è una playlist di clip, ma consiglio la visione della versione integrale.



In aggiunta a questo processo storico, si sovrappone anche una condizione europea economico-sociale piuttosto oppressiva che, anche restando nella pura teoria, è ben plausibile che sortisca almeno 2 effetti: 
- l'influenza sulla bilancia ormonale degli individui, abbattendo gli ormoni maschili (con l'attivazione delle aree della corteccia perinsulare destra)
- una precarietà diffusa nei "nidi" (cioè nei nuclei familiari), sulla base della quale la biologia non trova le condizioni adatte alla procreazione.
Infatti, quando la politica parla di difficoltà delle persone che vivono nell'incertezza e non riescono a metter su famiglia ha ragione, ma di certo non si rende conto che gli effetti sono non solo sociali, ma anche propriamente biologici sulla fertilità.

Si potrebbero fare numerose altre considerazioni su cui varrebbe la pena di studiare e fare ricerca. 


UN APPROCCIO RIDUZIONISTICO PERVASIVO

Per contrasto nelle notizie balza all'occhio quel riduzionismo di cui siamo anche un po' assuefatti, che lascia una sensazione di inaccettabile superficialità molto simile a quella che, qualche mese fa, traspariva dalla infelice campagna del ministero della salute. 
Ricordi? Il Fertility Day, che ha avuto l'ardire di ascrivere il calo della natalità in Italia ad una insinuante e surreale "pigrizia" delle donne...
Davvero?? Ma non sarà forse l'inquinamento?
Un approccio ai fenomeni del tutto omologo a quel riduzionismo chimico molecolarista nei confronti delle "malattie" che critichiamo aspramente da queste pagine.

Non voglio trarre conclusioni senza fondamento, ma voglio portare all'attenzione che le leggi biologiche possono aprire nuovi e straordinari orizzonti, di ampio respiro sistemico, per tutti i ricercatori di buona volontà che si sentano pronti ad accogliere la sfida.