Il fanatismo tecnologico in medicina e la produzione seriale di malati

Mauro Sartorio
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Il progresso tecnologico è irrefrenabile. 
Se, per esempio in chirurgia, tale sviluppo ha dato risultati straordinari e inimmaginabili, nell'ambito diagnostico galoppa a ritmi che non sono di certo gli stessi del lento progresso nella comprensione di che cosa è "malattia".
Anzi, disponiamo essenzialmente di un esercito di mezzi che spesso complica le cose.

Dalle 2.400 malattie descritte nella Nosologica Methodica di Boissier de Sauvages nel 1763, oggi abbiamo prodotto una classificazione internazionale (ICD) che ne elenca oltre 40.000.
Questo risultato può apparire anche molto positivo, perchè crediamo che "molto è sempre meglio di poco", “nuovo è meglio di vecchio”, “complesso è meglio di semplice”, “sapere è meglio di non sapere”, ed è credenza diffusa che una diagnosi precoce è meglio di una tardiva.

Sovradiagnosi
In effetti, in certi casi la tecnologia ha aiutato la diagnostica a migliorare il rilevamento di processi biologici che sfuggivano all'identificazione.
Tuttavia, molto più spesso, la corsa all'armamento tecnologico e l'interesse (mediatico ed economico) che gli si trascina al cospetto, producono eccesso di diagnosi e interventismo non giustificati, con la tendenza a trattare persone che non sarebbero mai state considerate "malate", o persone che non sarebbero andate incontro ad esiti clinici di alcun tipo.
E ciò avviene anche quando lo stesso intervento non mostra prove concrete di efficacia, sicurezza ed efficienza, e talvolta addirittura quando si rivela del tutto inefficace.


Il trattamento di casi meno gravi, se non perfino sani, 
"migliora complessivamente i risultati, rafforzando la percezione di successo, che a sua volta incoraggia nuovi investimenti da destinare ad ulteriori innovazioni della tecnologia"*.

Il fanatismo tecnologico, inserito nell'odierno quadro del monoteismo finanziario e della mercificazione di ogni cosa, ha trasformato sempre più la tecnologia medica in un "fine a se stesso", piuttosto che in un mezzo concepito per migliorare la qualità della vita.
Questa è una distorsione che non è limitata al mondo della salute, è evidente: si tratta di un processo storico e culturale.

*"L’imperativo tecnologico spinge l’innovazione oltre le necessità di cura, fino al punto in cui è la tecnologia a definire le malattie e a fornire le cure" conseguenti.
Oggi la tecnologia costruisce il concetto di malattia, la determina e la crea.

Non si osserva più il sintomo o il disagio nella persona, ma si osserva la macchina misuratrice: anche in una condizione di assoluta asintomaticità, in cui diremmo "mi sento bene!", oggi ci può venire diagnosticata una sclerosi multipla per la rilevazione di macchie nel cervello, una celiachia per la rilevazione di marcatori nel sangue, un pre-diabete per il progressivo abbassamento delle soglie diagnostiche di riferimento.
La tecnologia sta modificando il significato di malattia, fornendo nuovi parametri che la definiscono: analizzatori biochimici, citometri, sequenziatori di DNA, criteri diagnostici che sono sempre più frequentemente identificati dalle tecnologie e sempre meno dal rapporto umano ed etico con la persona.
Così, tutto ciò che è misurabile da una macchina tende inevitabilmente a diventare esso stesso "la malattia": ad esempio, l'ipertensione e la colesterolemia non sarebbero rilevanti da un punto di vista clinico e non avrebbero conseguenze sulla vita della persona, se non fosse possibile misurarle e "correggerle"*.

Di seguito alcuni esempi* di "malattie" in cui la tecnologia ha mutato drasticamente i criteri diagnostici, apportando sostanzialmente un danno alla sanità, sia in termini di costi monetari per la forte espansione della "clientela", sia in termini di salute dell'individuo a causa dell'eccesso di medicalizzazione:

- Embolia polmonare: dal 1930 al 1998, esami "troppo efficienti" con un aumento dell' 80% delle diagnosi a fronte di una limitata riduzione della mortalità.
- Tumore della tiroide: dal 1980 al 2002, aumentata identificazione e rimozione di piccoli noduli, che risultano interventi troppo "zelanti" e non coerenti con la prognosi.
- Diabete gestazionale: la soglia di riferimento è stata ridotta, triplicando le diagnosi di diabete gestazionale con effetti non chiari sugli esiti clinici.
- Pre-diabete: le modifiche tecnologiche, associate all'abbassamento della soglia, aumentano le diagnosi dal doppio al triplo. 
In questo modo il 50% dei cinesi adulti può essere definito "malato".
- Carcinoma del colon-retto: l'identificazione e la rimozione di polipi è molto più frequente, nonostante i rischi e le incertezze sugli esiti clinici.
- Dissezione della carotide o arterie vertebrali: aumento delle diagnosi da 3 a 10 volte.
- Carcinoma della mammella: abbiamo già approfondito più volte l'argomento, il passaggio da esame clinico a screening mammografico ha esasperato pesantemente il rischio di sovradiagnosi poichè, ogni 1000 donne (di 50 anni), più di 500 ricevono un risultato falso-positivo.
- Insufficienza renale cronica: con l'estensione della definizione di malattia attraverso la rilevazione dei livelli ematici, circa il 14% della popolazione può essere definita "malata" da insufficienza renale cronica.
- Osteoporosi: l'abbassamento delle soglie di riferimento fa sì che oltre il 50% delle donne di 65+ anni di età siano sottoposte a trattamenti medici.
- Carcinoma della prostata: lo screening attraverso l'analisi del PSA genera sovradiagnosi dal 22% al 67% dei casi.
- Ipertensione: sovradiagnosi elevata quando le decisioni terapeutiche sono prese su misurazioni isolate.
Inoltre, recenti revisioni dei dati disponibili riportano rischi di overtreatment, a causa dell'assenza di evidenza che l'abbassamento di una moderata alta pressione (140-159 su 90-99) possa dare benefici. 
- Asma bronchiale: esami con stetoscopio e spirometria producono il 30% di sovradiagnosi a persone etichettate come "asmatiche"

Aggiungiamo a questo elenco:
- Melanoma: "I patologi stanno chiamando "melanoma" cose che non hanno mai chiamato "melanoma" 30 anni fa", ciò ha comportato una impennata delle diagnosi (10x in 10 anni) e ad un evidente eccesso di medicalizzazione.
- Colesterolo: la categoria dei cardiologi tende a tirare verso il basso le soglie di tolleranza, persino in contrasto con le linee guida, ampliando drammaticamente l'esercito dei cardiopatici.

Sfiducia sanità

L’utilizzo indiscriminato delle tecnologie diagnostiche contribuisce all’eccesso di medicalizzazione della società, generando numerosi atti di fede che, sconfessati nel tempo, minano la fiducia delle persone verso i medici e verso il sistema sanitario.

Aggiornamento marzo 2021: come possiamo oggi non citare il caso Covid19?
Una pandemia di proporzioni catastrofiche per l'intera popolazione mondiale, generata da niente altro che una interpretazione distorta, a tratti dolosa, di uno strumento di laboratorio.
Così, a 5 anni dalla stesura di questo articolo, tutti hanno potuto vivere sulla propria pelle l'apoteosi del fanatismo tecnocratico, l'acme di una medicina allo sbando persa negli eccessi di diagnosi e trattamenti, che è riuscita nella più grande e perfetta impresa per l'industria: trasformare qualsiasi persona perfettamente sana in un malato consumatore di medicine.

Guarda anche: 



*Il testo di questo articolo è un tentativo di sintesi, integrato da commenti personali, di un lavoro di revisione della fondazione Gimbe sulla rivista Evidence (La corsa all’armamento tecnologico: affannosa, costosa e rischiosa), che naturalmente invito a leggere integralmente nel dettaglio.

LE 5 LEGGI BIOLOGICHE RIDUCONO IL NUMERO DI MALATI

Se oggi abbiamo circa 40.000 nomenclature di "malattie" alla cui etichettatura è difficile sfuggire, scopri come in futuro, sulla base del modello delle leggi biologiche, la nosografia si trasformerà radicalmente, semplificandosi.