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In età omerica non esistevano "corpo e anima".
In realtà, in quell'epoca che fu l'alba del pensiero europeo, non esisteva nemmeno un "corpo": infatti sia la scrittura che le arti figurative descrivevano i corpi come agglomerati di parti, di membra, ognuna dedita alla propria funzione peculiare (Fonte: gli studi di Gerhard Krahmer).
Non era Achille ma il piede veloce di Achille, il braccio di Achille e così nelle raffigurazioni artistiche i soggetti sono i particolari e non l'insieme.
In età arcaica si rileva non solo la mancanza di termini per designare il corpo vivente nel suo complesso, ma persino certi organi sono descritti solo nelle parti in cui si articolano.
L'uomo diventava un corpo compatto (soma) quando era morto (si traduce cioè cadavere) mentre l'anima (psyche) era quella cosa che si componeva dopo la morte.
Solo a partire da Platone (che accoglie influenze orfiche) il corpo diventa un'entità intera in cui dimora un'anima, in un dualismo che ha condizionato e costruito la nostra civiltà negli ultimi 2500 anni.
Così la medicina occidentale si è strutturata su queste categorie duali di pensiero, in un eterno dilemma tra cura del corpo e cura dell'anima, il quale non è mai riuscito a risolversi nel dichiarato e tanto ambìto proposito olistico.
Anzi, in tempi di tecnocrazia come i nostri, la medicina ha imboccato una strada molto ripida di frammentazione, dove non solo si separa anima e corpo, ma si chiudono in compartimenti stagni le specializzazioni terapeutiche su ogni singolo organo: oggi chi cura l'occhio non sa cosa succede allo stomaco, chi cura lo stomaco non sa cosa succede al braccio, chi cura il braccio non sa cosa succede al dente...il corpo nel suo insieme non esiste, una visione che parrebbe richiamare alla memoria quella "molteplicità senza unità" della concezione di età omerica*.
Di più: quando si tratta di "malattie maligne" (tumori, virus...), ancora oggi torniamo con un corto circuito ad età primordiali pre-ippocratiche, dove magia e superstizione si occupano non del corpo, non dell'organo, ma si occupano dell'entità maligna "malattia" e l'essere umano esce completamente di scena.
Aspiriamo all'olismo, eppure sembra chiaro che non solo ne siamo molto lontani, ma in questa specifica epoca stiamo procedendo di gran carriera nella direzione opposta.
Nel frattempo, in questo percorso di sviluppo della nostra comprensione dei sistemi psico-fisici, sono comparse le 5 Leggi Biologiche.
Senza alcun dubbio una pietra miliare, un modello di rappresentazione dei sistemi viventi straordinariamente elegante che, all'alba del terzo millennio, offre una solidissima base per comporre insieme la concezione omerica delle parti e la concezione platonica di corpo/anima e anche, soprattutto, per afferrare l'imperscrutabile attività di quest'ultima.
IL DUALISMO NELL'EPOCA DELLA TECNOLOGIA
In questa stessa epoca a cavallo tra il secondo e il terzo millennio il principio duale si trasfigura in qualcosa di inaspettato: l'hardware e il software.
Le analogie con corpo e anima sono manifeste, perfino scontate: eppure se è vero che delle relazioni tra hardware e software conosciamo tutto, niente affatto scontate sono le relazioni che intercorrono tra anima (o psiche) e corpo.
È in questo preciso punto della storia che, forse non per caso, entrano in gioco le 5 Leggi Biologiche con tutte le carte in regola per completare un puzzle millenario.
Con tutta una serie di coincidenze e sovrapposizioni notevoli, che descrivo meglio nel pezzo e nel video dal titolo:
Questa è la New Age: 1981, il memorabile anno della rivoluzione del software.
*le strutture e le caratteristiche del pensiero di età omerica non sono certamente sovrapponibili a quelle odierne, ma non è questo lo spazio per approfondire la questione. Vedi l'opera di Giovanni Reale Per una nuova interpretazione di Platone; Corpo, Anima e Salute.
Basti pensare a come l'uomo si identificasse nelle sue membra ("io sono la mia mano", "io sono il mio occhio"...) mentre oggi le nostre parti sono percepite come "moduli" che si possono guastare e possono persino essere sostituiti (protesi e trapianti).
In realtà, in quell'epoca che fu l'alba del pensiero europeo, non esisteva nemmeno un "corpo": infatti sia la scrittura che le arti figurative descrivevano i corpi come agglomerati di parti, di membra, ognuna dedita alla propria funzione peculiare (Fonte: gli studi di Gerhard Krahmer).
Non era Achille ma il piede veloce di Achille, il braccio di Achille e così nelle raffigurazioni artistiche i soggetti sono i particolari e non l'insieme.
In età arcaica si rileva non solo la mancanza di termini per designare il corpo vivente nel suo complesso, ma persino certi organi sono descritti solo nelle parti in cui si articolano.
L'uomo diventava un corpo compatto (soma) quando era morto (si traduce cioè cadavere) mentre l'anima (psyche) era quella cosa che si componeva dopo la morte.
Solo a partire da Platone (che accoglie influenze orfiche) il corpo diventa un'entità intera in cui dimora un'anima, in un dualismo che ha condizionato e costruito la nostra civiltà negli ultimi 2500 anni.
Così la medicina occidentale si è strutturata su queste categorie duali di pensiero, in un eterno dilemma tra cura del corpo e cura dell'anima, il quale non è mai riuscito a risolversi nel dichiarato e tanto ambìto proposito olistico.
Anzi, in tempi di tecnocrazia come i nostri, la medicina ha imboccato una strada molto ripida di frammentazione, dove non solo si separa anima e corpo, ma si chiudono in compartimenti stagni le specializzazioni terapeutiche su ogni singolo organo: oggi chi cura l'occhio non sa cosa succede allo stomaco, chi cura lo stomaco non sa cosa succede al braccio, chi cura il braccio non sa cosa succede al dente...il corpo nel suo insieme non esiste, una visione che parrebbe richiamare alla memoria quella "molteplicità senza unità" della concezione di età omerica*.
Di più: quando si tratta di "malattie maligne" (tumori, virus...), ancora oggi torniamo con un corto circuito ad età primordiali pre-ippocratiche, dove magia e superstizione si occupano non del corpo, non dell'organo, ma si occupano dell'entità maligna "malattia" e l'essere umano esce completamente di scena.
Aspiriamo all'olismo, eppure sembra chiaro che non solo ne siamo molto lontani, ma in questa specifica epoca stiamo procedendo di gran carriera nella direzione opposta.
Nel frattempo, in questo percorso di sviluppo della nostra comprensione dei sistemi psico-fisici, sono comparse le 5 Leggi Biologiche.
Senza alcun dubbio una pietra miliare, un modello di rappresentazione dei sistemi viventi straordinariamente elegante che, all'alba del terzo millennio, offre una solidissima base per comporre insieme la concezione omerica delle parti e la concezione platonica di corpo/anima e anche, soprattutto, per afferrare l'imperscrutabile attività di quest'ultima.
IL DUALISMO NELL'EPOCA DELLA TECNOLOGIA
Cosa anima il tuo smartphone? |
Le analogie con corpo e anima sono manifeste, perfino scontate: eppure se è vero che delle relazioni tra hardware e software conosciamo tutto, niente affatto scontate sono le relazioni che intercorrono tra anima (o psiche) e corpo.
È in questo preciso punto della storia che, forse non per caso, entrano in gioco le 5 Leggi Biologiche con tutte le carte in regola per completare un puzzle millenario.
Con tutta una serie di coincidenze e sovrapposizioni notevoli, che descrivo meglio nel pezzo e nel video dal titolo:
Questa è la New Age: 1981, il memorabile anno della rivoluzione del software.
*le strutture e le caratteristiche del pensiero di età omerica non sono certamente sovrapponibili a quelle odierne, ma non è questo lo spazio per approfondire la questione. Vedi l'opera di Giovanni Reale Per una nuova interpretazione di Platone; Corpo, Anima e Salute.
Basti pensare a come l'uomo si identificasse nelle sue membra ("io sono la mia mano", "io sono il mio occhio"...) mentre oggi le nostre parti sono percepite come "moduli" che si possono guastare e possono persino essere sostituiti (protesi e trapianti).