La causa degli acufeni e del calo di udito

Mauro Sartorio
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Nuova Medicina Hamer Paolo Sanna acufene
In una intervista di Libreria Esoterica Cavour, Paolo Sanna spiega il processo endodermico dell'udito arcaico e il processo ectodermico dell'udito recente.

Il primo provoca cali di udito, il secondo il tipico fischio dell'acufene.
Con un breve ripasso finale sulle 5 Leggi Biologiche.


Ti fischiano le orecchie? Scopri perché...

Per me i casi più interessanti sono quelli in cui, dialogando con una persona sui suoi sintomi, si percepisce di aver toccato un punto cruciale del suo vissuto. Il soggetto si scopre intrappolato in una dinamica emotiva e si apre alla possibilità di cambiare questo schema ripetitivo, spesso causa di sofferenza significativa.

Il caso della giovane donna e l'ipersensibilità uditiva

Prendiamo ad esempio la storia di una donna di 40 anni che si è rivolta a me per disturbi uditivi, nello specifico un'ipersensibilità e cali di udito. In questo caso, il disturbo era localizzato all'orecchio sinistro.
È importante sottolineare che, in questa situazione, la lateralità dell'udito non si riferisce a quanto detto in altre circostanze. Qui, il punto chiave è che l'orecchio sinistro è preposto a captare i segnali di pericolo.
Indagando sulla sua storia, è emerso che la paziente viveva una relazione con un partner che tendeva ad alzare il gomito. Non si trattava di episodi di violenza fisica, ma il suo comportamento rievocava un trauma infantile profondo. Suo padre, alcolista, aveva manifestato comportamenti violenti nei suoi confronti, di suo fratello e di sua madre. In quelle circostanze, la giovane era istintivamente portata a tendere l'orecchio sinistro, quello deputato a percepire l'arrivo di una minaccia.
Il suo "super udito" si era attivato come meccanismo di difesa, permettendole di anticipare il pericolo e mettersi al sicuro.
Oggi, la situazione con il partner attuale innesca quello che definiamo "binario emozionale": i sensi hanno registrato quelle informazioni nell'infanzia e, in età adulta, uno stimolo sensoriale simile riattiva il processo traumatico.

Il neurinoma acustico e la reiterazione dei processi riparativi

Non abbiamo ancora approfondito questo aspetto, ma ogni volta che un processo biologico attiva importanti riparazioni, anche nell'area cerebrale che controlla il tessuto interessato, si verifica una crescita di cellule gliali. Questo può portare alla formazione di un tumore cerebrale chiamato neurinoma acustico, che è di fatto l'esito cicatriziale di un processo reiterato nel tempo.
È fondamentale precisare che quanto sto affermando vuole essere uno spunto di riflessione per medici, farmacisti e professionisti del settore sanitario. Sono consapevole che queste considerazioni possono risultare sconcertanti rispetto alla visione classica delle neoplasie. Il mio intento non è creare sensazionalismo, ma condividere un'esperienza clinica osservata empiricamente e meticolosamente per oltre un decennio, seguendo le fasi della fisiologia speciale scoperta dal dottor Hamer e ulteriormente sviluppata da altri studiosi.

Comprendere l'origine dei disturbi è fondamentale.

Personalmente, indagare sull'origine dei miei sintomi è stato cruciale per diverse ragioni. In primo luogo, per l'aspetto pratico legato al disagio causato dai sintomi e alle paure che possono derivare da alcune diagnosi. Conoscere le cause di un processo patologico aumenta le possibilità di risolverlo.
Ma c'è un aspetto, a mio avviso, ancora più importante: le leggi biologiche fungono da ponte tra la realtà materiale e tangibile dei sintomi e la sfera impalpabile, ma non meno reale, del mondo emozionale. Questo apre interrogativi profondi sulla natura delle emozioni e sul legame tra ciò che proviamo e le risposte del nostro corpo.

Shock emotivi e adattamento biologico

Spesso mi viene chiesto se sia possibile evitare gli shock emotivi. La mia risposta è che è un'aspirazione utopistica, quasi irrealizzabile. Per definizione, uno shock è un evento inaspettato. Quindi, l'idea di prevenire l'imprevedibile è di per sé contraddittoria.
Il problema non è tanto vivere gli shock, quanto la durata della tensione che ne consegue. Se riusciamo ad adattarci rapidamente, i sintomi della fase di riparazione sono lievi o impercettibili. Al contrario, una tensione prolungata per mesi può portare a un vero e proprio crollo fisico nella fase di riparazione, caratterizzata da infiammazione e sintomi intensi. In alcuni casi, se è coinvolto un organo vitale, il processo può avere esiti fatali.
A volte ci troviamo intrappolati in una vita che non ci appartiene, convinti del contrario. Questo ci espone a stress e shock continui, portando allo sviluppo di sintomi.

L'acufene come esempio

Ricordo un periodo in cui soffrivo di un forte acufene all'orecchio destro, che si manifestava come un codice Morse. Istintivamente, lo collegavo a una relazione in cui percepivo una mancanza di chiarezza. La conferma è arrivata con il cambiamento di quella situazione, quando l'acufene è scomparso.
Questo mi offre due spunti di riflessione. Il primo è che spesso ciò che facciamo nella vita è lontano dalla nostra vera natura, che va scoperta e indagata. I condizionamenti ricevuti fin dall'infanzia possono allontanarci dalla nostra direzione naturale. Il corpo cerca di compensare questo disagio emotivo, e la reiterazione di questo processo può portare a vere e proprie alterazioni tissutali, anche degenerative.
Ma non si tratta di "degenerazione" fine a sé stessa. 
È come dare una testata al muro e sentirsi dire dal medico che il bernoccolo è una malattia. Chiunque capirebbe che è una risposta del corpo per riparare il danno. Questo è chiaro per i traumi meccanici, ma facciamo fatica a comprenderlo sul piano emotivo. Se dessimo mille testate al muro, la colpa non sarebbe del bernoccolo, ma della nostra abitudine a farci del male. Trasportando questo esempio banale sul piano emotivo, possiamo intuire come le emozioni reiterate e intense possano farci star male.
Nel mio caso, l'acufene si manifestava in modo particolare, con un ritmo e un suono che alternava picchi acuti a toni più gravi e ovattati. Questo indicava una fase di riparazione, conseguente a una tensione neurologica a carico dell'udito corticale, quello che ci permette di distinguere i suoni, come le voci o le note musicali.
La Fase Attiva, quella della tensione, è legata al "non voler sentire" qualcosa. I fischi acuti sono la spia di questa tensione. Quando la tensione si allenta, magari di notte, si può avere una "pseudo soluzione", uno sfiato che permette al tessuto di riparare. In questa fase, i suoni percepiti sono più gravi, e per questo non sempre se ne ha consapevolezza immediata. Il corpo ci informa che qualcosa si sta riparando. Questi "pseudo scioglimenti" non risolvono la situazione alla radice, ma rappresentano un momento di rilassamento.
L'acufene può manifestarsi in modi diversi: come un fischio continuo, un fischio acuto o un codice Morse. Il fischio acuto è tipico della fase simpaticotonica, la Fase Attiva, ed è prodotto neurologicamente per "coprire" ciò che non si vuole sentire. Quando la tensione si allenta, il suono cambia, diventando più basso e metallico. 
La fase di riparazione dura quanto la fase attiva. Se la tensione è presente durante il giorno e si allenta di notte, si creano recidive quotidiane. Se la fase attiva non è intensa, il fischio può essere impercettibile.
Se qualcuno ci dicesse qualcosa che non vogliamo sentire, avremmo un breve momento di fischio acuto nella fase di riparazione. Questo momento, definito Crisi Epilettoide da Hamer, è un ritorno alla tensione nella fase di riparazione, necessario per riassorbire l'edema e completare la cicatrizzazione del tessuto.
Esistono quindi acufeni fissi, legati a una tensione continua, e acufeni estemporanei, legati a qualcosa che non si è voluto sentire e a un successivo rilassamento.
Il detto popolare "mi fischiano le orecchie, qualcuno mi pensa" è quindi fuorviante. È più corretto dire "qualcuno mi fa fischiare le orecchie".

Le cinque leggi biologiche

In sintesi, le cinque leggi biologiche sono:

La prima legge biologica descrive lo shock emotivo e le sue ripercussioni a livello psichico, cerebrale e organico.

La seconda legge biologica descrive le due fasi di ogni programma biologico: una fase di tensione emotiva (simpaticotonia) e una fase di scioglimento (vagotonia), a sua volta suddivisa in una fase infiammatoria e una cicatriziale, separate dalla crisi epilettoide.

La terza legge biologica descrive il comportamento specifico dei tessuti in base al loro foglietto embrionale di origine: alcuni tessuti crescono in fase attiva, altri in fase di riparazione, alcuni necrotizzano in fase attiva, altri in fase di riparazione.

La quarta legge biologica riguarda il ruolo dei microrganismi (funghi, micobatteri, batteri, e forse anche virus e parassiti) nei processi biologici. Essi intervengono nella fase vagotonica, la fase di riparazione, non come causa del processo, ma come coadiuvanti, e possono accentuare i sintomi.

La quinta legge biologica, la "quintessenza", ci aiuta a comprendere che tutti i sintomi, i segni e i comportamenti di un individuo fanno parte di programmi biologici sensati, espressione dell'intelligenza della biologia.