Qui la risposta in una mia intervista con Giulio Storto del canale Satori.
Gli argomenti:
- Il significato soggettivo
- Terapia sintomatica e terapia causale
- Materia vivente e percezione sono una stessa cosa
- Il problema epistemologico dell'approccio molecolarista
- L'approccio ai sistemi complessi
- Semantica biologica, la scienza del non-misurabile
- I due errori alla base della odierna biologia
- La differenza tra materia viva e quella che non lo è
- Il riduzionismo perde l'analogicità del sistema vivente
- Occuparsi del percepito, occuparsi dell'essere umano
- La malattia vista con l'elettrodinamica quantistica
- Come mi ha cambiato la conoscenza delle 5 Leggi Biologiche
Segue il video e la sua trascrizione.
[Per chi volesse studiare in modo approfondito questi argomenti, sto preparando un corso online di circa 7 ore su 5LB DEX. A presto.]
Giulio: Per le 5 Leggi Biologiche il percepito è una cosa importantissima ed è alla base di questo sistema. Volevo chiederti, anche secondo la tua esperienza, che cosa è il percepito?
Paolo: bella domanda.
Paolo: bella domanda.
Il paradigma di lettura delle 5 Leggi Biologiche è una lettura del vivente che tiene conto del fatto che il vivente è un processo di relazione, sempre, con l'ambiente sia esterno sia interno.
Il corpo non è un oggetto: il corpo è un flusso percettivo, è configurazione che si evolve, come un fiume continuamente. Il corpo è mente che si svolge.
Allora è a questo livello che c'è un grossissimo buco, perché per la nostra scienza i significati non sono niente, non sono qualcosa che si misura, quindi in qualche modo non esistono.
E questo processo di relazione è non soltanto uno scambio di materia ed energia, quindi meramente termodinamico, ma è un processo di relazione anche di significati.
Un lupo in un branco vive una propria contestualizzazione che è data in qualche modo dal suo ruolo in quel sistema, e lui adegua sempre la propria fisiologia in base a tutto quello che significa intorno a lui, per se stesso, e c'è anche l'ambiente interno.
Quindi il processo di relazione - ecco qua che arriviamo - è sempre un processo di percezione.
Quindi parlando di percepito, non è tanto un percepito come noi possiamo [pensarlo] nella nostra condizione di esseri umani, che hanno una forte identificazione con la coscienza autobiografica, con la coscienza narrativa: non è identificabile con quello che io penso del sistema, del contesto, di quello che so, ma è proprio la percezione biologica, sono risposte automatiche date da come il corpo sente.
Ti faccio l'esempio: se tu ti alleni alla sbarra, ti fai i calli nei punti in cui la sbarra fa la sua pressione, dove quindi è richiesto un certo processo speciale. Se tu cammini scalzo idem, se tu fai dieci piani di scale con una certa intensità, il tuo corpo adegua la fisiologia per quello sforzo in qualche modo. Non è una cosa che comandi con la testa: questo è il percepito, cioè qualcosa di totalmente neurovegetativo, totalmente automatico, totalmente parte del sistema autonomo.
Quindi bisogna fare una distinzione secondo me, perché nella nostra condizione di esseri umani noi funzioniamo sempre con questo livello, cioè il livello del percepito biologico, perché siamo sistemi biologici.
IL SIGNIFICATO SOGGETTIVO
È chiaro che questa percezione è mediata anche dalla nostra weltanschauung, cioè dalla nostra visione del mondo, e quindi anche dalla cultura, dalla storia genealogica, dalla storia emotiva... cioè tutto quel contorno di credenze, istruzioni, ruoli, input comportamentali ecc., con cui in qualche modo costruiamo i modelli percettivi.
Ti faccio un esempio molto sciocco: se una donna cammina per strada e - fai finta - le cadono i vestiti da dosso e vanno finiti per terra e questa donna rimane nuda per strada... ok quello è il fatto, ma come lei vive questa cosa? È una bella differenza se questa donna è una donna afghana che va in giro col burqa, o se è una spogliarellista che la sera di solito è abituata a fare il suo show, capisci?
Per una questo evento ha un significato che ha una scala differente che per l'altra, perché c'è una cultura, un ruolo, una socialità diversa, un contesto culturale totalmente differente.
TERAPIA SINTOMATICA E TERAPIA CAUSALE
Il livello del percepito poi è: "ok, io ho vissuto questa cosa così, e attivo questo tipo di risposta, mia, soggettiva e personale in base a come ho percepito la cosa a livello biologico autonomo".
Ma il come percepisco è tutto il grande universo che poi riguarda la terapia, in qualche modo.
Se io sono persona che vive situazioni in cui attivo sempre un certo tipo di risposta perché la mia percezione animale è quella, e questo tipo di risposta, ahimè, mi crea anche dei sintomi ovviamente, è chiaro che se non posso spostarmi da quella situazione devo lavorare sul mio modo di percepire.
E lì quindi si lavora su quelli che si chiamano i modelli.
Nella vera terapia causale - visto che tutte le risposte hanno un senso biologico, perché ha un senso biologico fare il callo sulla mano dove fai la sbarra, cosi com'è logico attivare una risposta di vomito se inghiotto una tossina - è inutile che io vado a curare il sintomo.
Posso prendermi cura del sintomo ma, se devo interrompere dei loop percettivi che mi compromettono, devo lavorare sui modelli.
E questo è tutto quell'universo di terapia in cui uno deve fare proprie scelte: c'è a chi funziona l'ipnosi, chi fa theta healing, chi fa dieci anni di psicoterapia, chi fa l'omeopatia, c'è chi fa rebirthing, c'è chi fa lo shatsu... e lì te la vedi te.
Questo anche per specificare che le 5 Leggi Biologiche non sono una tecnica di terapie.
Il buon Hamer ha semplicemente scoperto - come newton ha scoperto la legge di gravità che esisteva prima di lui - come funziona il vivente.
Poi quella è semplicemente una cosa che ti permette la diagnosi, di dare il nome corretto alle cose, e non "la cellula impazzita", il "corpo che non regola", "l'errore"... no, è una risposta dovuta alla percezione di una situazione che è biologicamente conflittuale, nel senso che richiede un'attivazione di fisiologia speciale.
E proprio contestualmente a quella sfumatura, quella funzione biologica che in quella situazione viene compromessa o che viene richiesta essere potenziata, tu attui una risposta precisa.
Questo è il livello delle 5 Leggi.
Poi se uno vuole fare la terapia, ci sono due livelli ed è tutta un'altra cosa: il livello dove ci si occupa del sintomo in base all'urgenza oggettiva o soggettiva. Se io ho uno shock anafilattico, mi devo occupare del sintomo e con una certa urgenza; se io ho la chiusura dei dotti del coledoco e rischio il coma bilirubinico, mi devo occupare di questo.
Ma è un'altra è un'altra gestualità capire che non vado contro al corpo, bensì aiuto la persona, anche con un intervento chirurgico che non è devastante ma va a bypassare un momento critico - tengo aperto un dotto, per dirti, apro una coronaria.
E poi in teoria lavoro sui modelli, quindi faccio una terapia causale, che ovviamente richiede il lavoro sulla persona, che è unico e irripetibile, così come è il suo sentire.
Giulio: se il percepito è come se raggruppasse un insieme di elementi che sono interconnessi con l'essere umano o con l'animale, quindi l'ambiente, le credenze, le sensazioni, i condizionamenti... se tutto questo è interconnesso, perché la medicina vede soltanto il lato biologico, quindi il sintomo?
Se tutto è connesso, perché vedo solo una minima parte di quel sistema?
MATERIA VIVENTE E PERCEZIONE SONO UNA STESSA COSA
Paolo: è corretta la tua domanda, ma ti correggo solo su una cosa: non chiamarlo "lato biologico", perché il percepito è proprio un lato biologico, è il vero lato biologico nel senso totale.Hai detto bene: loro vedono solo un lato materico, cioè un lato biochimico, chimico-fisico.
In realtà distinguere tra materia e informazione è una cosa che io aborro, perché non esiste questa distinzione.
Mente nel senso di psiche - detta con Platone - ma non ci sono due cose che puoi staccare "ah guarda, qui c'è la psiche e qui c'è il soma".
IL PROBLEMA EPISTEMOLOGICO DELL'APPROCCIO MOLECOLARISTA
Quindi in realtà anche questo per questo approccio meccanicista e materialista non sta vedendo il lato biologico: sta vedendo il lato meramente materiale nel senso deteriore del termine.
Perché? La risposta è questa: perché all'interno delle nostre scienze - e questa è una cosa di cui mi sono occupato molto molto a fondo - c'è una sorta di scala di generazione delle descrizioni del mondo e di spiegazione. Se io sono un medico o un neurologo, costruisco descrizione e mi occupo di sistemi che posso interpretare tramite leggi che sono state trovate a un livello successivo.
Per esempio a livello della biologia molecolare, della genetica, della fisiologia... e queste a loro volta arrivano da dove? Dalla biochimica, dall'elettrochimica ecc. e se andiamo sotto vai alla fisica, e se andiamo sotto alla fine vai a quella che è l'epistemologia, cioè il bagaglio di categorie descrittive che tu adotti per guardare il mondo, costruire verità e discernere ciò che per te è vero da ciò che è falso.
Allora è a questo livello che c'è un grossissimo buco, perché per la nostra scienza i significati non sono niente, non sono qualcosa che si misura, quindi in qualche modo non esistono.
O meglio esistono semplicemente come un over-layer, uno strato aggiuntivo che puoi mettere ma che non è stato capito essere l'essenza nel sistema vivente.
Perché comunque noi siamo figli di un paradigma strutturalista, cioè la biologia molecolare che ti dice: le funzioni che io vedo in qualcosa, sono dovute alla struttura che ha.
Che è lo stesso paradigma applicabile alla materia condensata inanimata, solo che qui funziona abbastanza bene... io da ingegnere dei materiali come nasco, ho imparato a sapere che se io voglio un materiale con certe proprietà, devo progettarlo con una certa struttura, una certa struttura proprio a livello atomico-molecolare. Se voglio che ci sia un tipo di lega che abbia proprietà magnetiche in un certo range di temperature, una certa conducibilità termica, una certa conducibilità elettrica, so che devo montare insieme determinate cose, determinati elementi, fare certi trattamenti, magari anche incrudimento e quant'altro.
Questa è una cosa semplicistica se la applichiamo al sistema vivente.
Perchè nel sistema vivente la causalità è al contrario: la struttura non crea la funzione ma è la funzione che crea la struttura.
Questo lo vedi nell'adattamento: toh, i calli. Non è che ci sono stati i calli e quindi io vado a fare la sbarra: io faccio la sbarra e quindi si fanno i calli.
Questa cosa è di una banalità che la capirebbe un bambino di 4 anni, ma per il fatto che le nostre categorie epistemologiche sono quelle del verificabile, del falsificabile, del misurabile, del ripetibile e del riproducibile... siamo finiti.
Perché il significato non è né ripetibile - perché il tuo è totalmente diverso dal mio, e il tuo oggi non è lo stesso del tuo fra tre anni.
Non è quindi falsificabile perché non ho possibilità... uno ti dice "vedi, quel ragazzino ha questo comportamento perché ha avuto un padre assente e l'altro ragazzino ha avuto un padre assente [e un comportamento] completamente diverso, e quindi ho già falsificato, non va bene".
Ma perché non va bene? Perché qui si sta pretendendo di fare dei rapporti di causalità troppo elementari.
L'APPROCCIO AI SISTEMI COMPLESSI
Nella generazione di un soggetto - ecco adesso qui arriviamo ai sistemi complessi - nella generazione di un soggetto non puoi ricondurre la relazione tra causa ed effetto con un numero così limitato di variabili.
E qui allora entri in un regime (che affrontiamo tra un minuto) che è quello dell'apertura logica della complessità.
Io posso descrivere molto bene come si muovono le palline del biliardo all'interno di questo spazio rettangolare sapendo le condizioni iniziali, ma quando comincio ad aumentare tantissimo il numero di componenti e le variabili in gioco - quindi in questo caso il bambino potrebbe avere avuto la possibilità di identificarsi con altri modelli di uomo, potrebbe avere avuto una madre che ha sicuramente delle dinamiche diverse rispetto a questo tipo di situazione, rispetto a quella dell'altro bambino, una storia genealogica differente, una cultura diversa... ci sono miliardi di cose.
Quando le variabili diventano tante o anche semplicemente il numero dei componenti è così tanto, tu non hai più la possibilità di avere un rapporto deterministico, cioè predittivo tra le condizioni iniziali e l'esito finale.
E allora devi cominciare a lavorare su... - in scienza dei sistemi complessi si fa proprio questo, si fanno le simulazioni. Finché non esisteva il calcolatore non si potevano fare simulazioni, ti serve fare tantissimi calcoli per vedere step by step come il sistema potrebbe evolvere. E allora il calcolatore ti presenta degli scenari. Sto parlando solo di metodo: gli scenari che ti vengono fuori ti fanno capire che tu hai una divergenza immensa possibile, a partire da questo singolo stato iniziale puoi andare a finire da una parte che è completamente diversa dall'altra. Tanto più questa divergenza grande e tanta più apertura logica è richiesta nella descrizione del sistema.
Ora tu immaginati che questo è valido per esempio in sistemi che sono estremamente materiali, per esempio pensiamo a sei milioni di palline che tu devi descrivere come si muoveranno a partire da un input iniziale.
Qui però stiamo sempre parlando di variabili fisiche che tutti considerano, che sanno osservare: la velocità, la traiettoria, la quantità di moto, la massa e quant'altro.
Il problema - e torno a chiudere il discorso - è che con il fatto che noi identifichiamo la verità con la misurabilità e con l'oggettività, noi ci seghiamo le gambe.
SEMANTICA BIOLOGICA, LA SCIENZA DEL NON-MISURABILE
Ripeto facendo questo esempio: se annusi una viola, tu fai un'esperienza.
Che differenza c'è tra fare esperienza e misurare?
Questa è una bella domanda a cui la scienza non sa dare una risposta, ma nella biologia è centrale.
Io posso anche costruire una lingua elettronica (l'hanno già fatto) che identifica tutte le molecoline che partecipano alla costruzione dell'aroma della viola, posso anche riuscire a simulare tutte le reazioni che avvengono tra la tua neurobiologia della lingua, dei tuoi recettori e questo tipo di molecole, di sistema... la viola che può anche essere invece il vino (pensando alla lingua, scusa sono passato di palo in frasca ma non cambia niente). Ma il definire tutto ciò che di un vino c'è, non equivale a fare l'esperienza del sapore. Questo è un punto decisivo, un punto che segna la transizione da una scienza delle quantità a una scienza delle qualità.
E la qualità non è mai una categoria riconducibile alla quantità, quasi mai. Solo in casi molto semplici: se uno ha tanti capelli ha i capelli; se uno ha pochi capelli è calvo.
Allora "ha i capelli" e "calvo" sono delle qualità che dipendono dalla quantità dei capelli che hai, ma questo è un caso molto elementare.
Perché ripeto: quantitare tutti gli elementi che costituiscono un sistema che si interfaccia attraverso (per esempio) il contatto con una superficie sensoriale come la lingua con un essere vivente, non significa riuscire a "grasp", ad acchiappare il processo del "fare esperienza di".
Questo processo di fare esperienza di rompe la simmetria totalmente, anche nel tempo.
Perché addirittura non solo il mio assaggiare questo bicchiere di Primitivo di Manduria non è uguale al tuo, anche se possiamo in qualche modo raccontarci che cosa stai sentendo tu e cosa io, ma è un racconto non è il fatto.
E in secondo luogo la terza volta che tu l'assaggi non è uguale alla prima, nel senso che tu hai già scritto qualcosa nella tua neurobiologia ed ecco perché ti dico che il corpo è un processo di percezione: perché tu sei continuamente plasmato da tutto quello di cui fa esperienza.
Questo diventa una storia e il corpo è questa storia cristallizzata come materia.
I DUE ERRORI ALLA BASE DELLA ODIERNA BIOLOGIA
Quindi il problema - per dare una risposta alla tua domanda - è che nella nostra medicina, nel nostro paradigma di biologia, ci sono due grandi errori:
1- che la struttura decide la funzione, invece è il contrario.
2- che manca l'attenzione e il dare dignità a certe variabili del sistema che non sono misurabili, come i significati.
Vado a parlare con un primario di oncologia e gli dico in relazione ad una vecchietta che sta avendo la leucemia: "guardi che questa signora è in una fase di riparazione di un tessuto che viene coinvolto in associazione a un profondo sentito di "non valgo niente", di svalutazione profondissima. In Fase Attiva provoca sostanzialmente una riduzione di funzione, anche un po di necrosi, del midollo osseo, e in soluzione c'è questo questo edema, uno sballamento di tutti valori ematici...".
Ma se io gli dico così, l'oncologo mi dice "Ma di che cosa stai parlando con il sentito di svalutazione?? Che cos'è il percepito?".
Come mi hai chiesto tu all'inizio: è qualcosa che non è entrato nel layout di osservazione della nostra scienza. E finché mi occupo di transistor al silicio chissenefrega, ma quando mi sto occupando di sistemi viventi... - e a questo punto tu mi potresti chiedere "ma quindi qual è la differenza tra un transistor al silicio e un sistema vivente?"... possiamo vederla dopo - quando mi occupo di sistemi viventi questa cosa fa una differenza colossale, e paghiamo il prezzo di questo rimosso epistemologico.
Giulio: Sembra che quando succede una dinamica in cui una persona poi sviluppa una malattia con dei sintomi - se non ho capito male - è come se quel percepito, quell'evento non rientrasse in una serie di valori che quella persona ha, è come se venisse sballata. È corretto?
Paolo: diciamo che l'attuale paradigma medico per valutare guarda i valori, guarda delle misure: marker sanguigni, parametri fisiologici, reperti anatomo-istopatologici... e guarda, osserva.
Intanto guardare e osservare non significa capire il perché di quello che vedi.
Ma il secondo problema è che se io non considero il cosa vive la persona, cercherò le cause nel piccolo. Se io ti chiedo perché cammini, e tu mi rispondi: "perché c'è una contrazione del motoneurone di questa fibra muscolare, anzi di tutte quelle del quadricipite, fa così e cosà, parte da qui [il cervello]", tu non mi hai detto perchè cammini.
Mi hai soltanto descritto il camminare ad una scala più piccola, eccolo l'errore: la nostra biologia e medicina pensa di parlare dei perché e invece parla dei come.
I perché non sono lì dentro, i perché sono nella relazione, che però e semantica.
Come dire: sono venuto in contatto con un veleno, lo posso misurare questo veleno, lo comprendo e vedo la risposta. Ma è anche spesso una relazione che è solo semantica.
Se io sono lì seduto sul divano a guardare la TV, mi squilla il telefono e mi dicono che la mia ragazza è finita sotto la macchina, io attivo una fisiologia che dipende ha fatto che quella è la MIA ragazza.
Perché se il tizio che telefonava sbagliava numero e chiamava il tipo di sopra, il tipo di sopra poteva anche un po' agitarsi ma non aveva la reazione che ho io.
Perché per me quella ragazza significa. Quello che significa, e non significa per lui come è giusto che sia.
LA DIFFERENZA TRA MATERIA VIVA E QUELLA CHE NON LO È
Giulio: mi verrebbe da chiederti che tipo di relazione c'è tra il transistor al silicio e l'essere vivente....
Paolo: provo a dirtela molto semplice. La domanda è: che differenza c'è tra la materia che è viva e quella che non lo è?
Perché effettivamente, immaginati che io tra 3 secondi sono morto. Un secondo dopo che sono morto la mia composizione chimica sostanzialmente è ancora la stessa, che cosa è cambiato però?
Sono venuti a mancare alcuni gradi di correlazione, quindi una configurazione relazionale tra i miei componenti: questa sincronica relazione, cioè il fatto che tutti i componenti di un sistema vivente condividano degli stati e che quindi è una relazione sincronica, non diacronica cioè istantanea, che è quella che permette l'emergenza di un self - cioè il fatto che nonostante io continuo a scambiare materia con l'ambiente, organizzativamente io continuo a darmi un'identità, esiste la percezione di un Io, ho una memoria, ho una teleologia - ecco, questa cosa emerge grazie al fatto che c'è questa dinamica correlazione tra tutto.
Se mi faccio un taglietto sotto il piede, tutto il mio sistema, tutto il mio organismo "lo sa", perché ne condivide lo stato, ne partecipa. Ecco perché si mette in moto una risposta anche se io come mente, come coscienza autobiografica, non lo so.
Quante volte ci succede qualcosa, non ce ne siamo neanche accorti, e il corpo fa quello che deve fare.
Allora la differenza è che un sistema inanimato ha dei gradi di correlazione tra i componenti che possono pure partecipare a stati di coerenza, ma limitati, molto pochi, molto più semplici.
Il vivente ce l'ha su un livello immenso, olografico tra l'altro, cioè sono tutte scale di coerenza che sono incastonate l'una dentro l'altra e quindi tu non puoi toccare niente senza modificare tutto.
E questo permette quindi la compresenza di tutti i componenti a un unico macro stato multiplexed.
Cioè definito da come la "fase" nei sistemi di comunicazione ottica in qualche modo: cioè è un multi-complesso.
E questa cosa conferisce una proprietà incredibile: ci sono dei bellissimi lavori di fisica che fanno vedere che all'interno di uno spazio coerente in qualche modo il tempo non c'è.
Cioè le relazioni non vanno dal passato al futuro e basta: sono compresenti, è proprio questo che permette alla vita di declinarsi su uno spartiacque che è tra la legge di causa-effetto, dove le cause precedono gli effetti, e la legge della finalità.
Quello che io ti sto dicendo in questo momento, tutto quello che sto facendo, il mio cuore che batte... sono frutto di un qualcosa che si muove su una linea sottile tra il passato e il futuro, perché sono frutto di memorie - che non sono solo tutto quello che fino adesso ho studiato e mi permette di dare risposta alle tue domande, ma tutta la storia filogenetica che ha portato a quello che siamo e che poi in tutte le diramazioni ha portato a ciò che in questo momento vedi e si chiama Paolo Renati. Ma anche le finalità, cioè io sto potendo avere una finalità in quello che ti voglio dire.
E questa proprietà c'è perché sono un sistema super-coerente.
E il sistema super-corrente è un sistema all'interno del quale c'è un'olografia, cioè una sorta di compresenza, indivisibilità, anche a livello temporale.
È un po' complesso, però è questa la differenza tra materia inanimata e quella vivente.
IL RIDUZIONISMO PERDE L'ANALOGICITÀ DEL SISTEMA VIVENTE
Giulio: In quella animata è impossibile per me da comprendere come sia possibile che se io vado ad agire su un livello, anche tutti gli altri non ne risentano.
Paolo: è impossibile.
Paradossalmente se io perdo un dito, la mia struttura percettiva è comunque cambiata.
Certo sono sempre io in qualche modo ma, come dire, è un sempre io ma è come il fiume di Eraclito: non ti bagni mai nello stesso fiume due volte. È lo stesso fiume ma non è lo stesso fiume.
Vedi questa aporia, questa impossibilità di esaurire nel principio di non-contraddizione, cioè nella mera logica dell'aut-aut, la analogicità del vivente. È impossibile.
Quindi tutto questo casino che stiamo vivendo, cioè questa medicina che non ha ancora capito che questa conoscenza delle 5 Leggi sarebbe soltanto una risorsa, non qualcosa da combattere, ma una risorsa anche per sfruttare meglio le sue competenze fantastiche di farmacologia, di chirurgia di biochimica... Il casino è dovuto al non aver colto questa analogicità del vivente, perché figlia di una scienza che si muove soltanto sulle categorie della logica.
Non non ti sto parlando del non essere logico, ma di avere una logica che è molto più inclusiva, molto più potente, molto più vera, molto più corrispettiva del reale.
OCCUPARSI DEL PERCEPITO, OCCUPARSI DELL'ESSERE UMANO
Giulio: secondo te possiamo dire che applicando le 5 Leggi Biologiche e utilizzandole come risorse, io do valore anche alla persona che mi sta davanti e quindi entro in tutto il suo sistema senza escludere qualcosa, perché magari non è nel mio sistema di credenze?
Paolo: certo, perché se tu ti occupi del percepito in qualche modo, tu stai decidendo di fare i conti con quella unica irripetibile soggettività, che non è decidibile da te, e chiaro non dal terapeuta, neanche dalla soggettività stessa è decidibile (ci si può lavorare) e soprattutto non è giudicabile.
Io non posso giudicare, non posso dire: "guarda che tu percepisci male"! Come fai a dirlo, quella è la sua storia e ha portato quella persona ad avere quell' habitus percettivo.
Io è inutile che lo giudico: posso dire "guarda, in questo tipo di contesto forse ti è poco funzionale questo modo di percepire, proviamo a vedere se riusciamo... sei disposto a fare questo lavoro?".
Non è facile, ognuno di noi ha i propri casini, ognuno di noi ha i propri mostri, i propri limiti, le proprie incapacità di riuscire a mettersi in un'altra posizione in quelle situazioni là. Però alla fine la vita è questa, un cercare di partire da un punto e arrivare da un altra parte, che non sarà mai conclusiva però... diciamo che: sapere le 5 Leggi cosa ti permette?
Di passare da un atteggiamento di "che sfiga ho questo sintomo, ho questa malattia" a dire "questa malattia - che non è una malattia - questa risposta, questa attivazione, questo sintomo mi sta raccontando di come io percepisco". E quindi potrebbe essere un'occasione per crescere, per spostarmi.
LA MALATTIA VISTA CON L'ELETTRODINAMICA QUANTISTICA
Giulio: la malattia intesa come risposta è coerente con il suo sistema [dell'essere vivente]?
Paolo: sì, perchè se tu capisci che il sistema vivente è un sistema super-coerente all'interno del quale non può esistere un componente che si fa i cavoli propri, perché tutto è correlato; e se tu unisci a questo - questa cosa me la dice l'elettrodinamica quantistica, perché se tu studi la materia vivente attraverso la visione che ti da l'elettrodinamica quantistica applicata all'acqua, che costituisce una matrice del sistema biologico, ti viene fuori questo dato - se tu comprendi questo e lo unisci al fatto che se tu fai caso tutte le cosiddette malattie che puoi trovare sul libro di patologia medica hanno tutte sostanzialmente delle precise semiotiche, cioè hai esattamente quel tipo di configurazione tissutale, quel tipo di cellule, quel tipo di fisiologia, quel tipo di espressione recettoriale... cioè se la malattia fosse un caso, un errore, tu avresti un'infinità tale di varianti, di variazioni, che non potresti neanche più dare delle etichette.
"Questo è il lupus eritematoso, con queste caratteristiche": perché c'è tutta questa precisione?
È ovvio che è un processo ordinato in cui la coerenza che si esprime è più bassa di un soggetto che è il salute. Perché? Perché ha ricevuto un insulto!
Se io cado dal primo piano e mi fracasso due o tre ossa, il mio stato di coerenza è sceso. Ma finché questo stato di coerenza esiste in qualche stato, la risposta che viene attuata è una risposta, quindi è tale, cioè è un cercare di ripristinare la coerenza, di ripararsi... e non è gratis, chiaro.
E poi certe cose lasciano dei segni per sempre.
Però capisci cosa ti voglio dire: è certo che è coerente con il proprio sistema.
Sono sicuro che la tua domanda alludeva in qualche modo all'oncologia, cioè alla neoplasia come alien che si sviluppa e che quindi.... ma non esiste questa cosa qua, è totalmente inconcepibile (tra l'altro indimostrata).
Ma come credenza che vive all'interno della biologia della medicina, non ha nessun senso perché se io voglio cercare le cause della diversità di queste cellule nel piccolo, cioè andare a vedere "vedi che sono diverse perché sono mutate geneticamente" e perché sono date geneticamente?
Posso fartela ancora meglio: "questa cellula fa delle cose diverse perché esprime quella proteina lì in una maniera esagerata, perché c'è quell'enzima che sintetizza con un rate doppio rispetto a... perché questo gene è espresso [così], perchè si vede che c'è qualcosa nella espressione con i metili e quant'altro" e perché...e lì allarghi le braccia. Sempre.
Uno ti chiede: perché c'è questo tratto di genoma che fa questa cosa differente?
"E va beh, lì è l'errore, è una mutazione, è casuale... "
Come fa a essere casuale se la materia vivente è tutta ordinata?
E allora vedi che devi fare un percorso al contrario: io non devo cercare le cause di quella differenza istologica nel piccolo, le devo cercare nel grande, cioè nella relazione!
Cambio la domanda, che non è più "che errori ha all'interno di se stessa questa cellula, tale per cui è diversa?", ma diventa "che cosa deve fare di diverso questa cellula tale per cui si esprime diversamente?".
Cambia tutto! Cambia tutta la gestualità, tu ribalti tutto e dici "cazzarola, ho questo adenocarcinoma intestinale perché queste cellule hanno dovuto potenziare questa funzione assorbente, non era sufficiente la fisiologia normale, ho dovuto fare questa cosa".
Un po' prova a potenziare la funzionalità, ma se non basta potenzia addirittura anche il tessuto, e fa del tessuto in più con caratteristiche - fammi dire - "turbo".
Ma io capisco che c'è perché c'è questo percepito biologico in cui io ho qualche boccone (sto facendo questo esempio) che non riesco ad assorbire, nella mia condizione normale non riesco ad assorbire e allora potenzio. Serve per salvarmi la vita!
E quindi ecco che è sempre coerente con il proprio sistema.
In tanti modi: coerente nel senso che non è un alien impazzito, e coerente nel senso che è sempre contestualizzato in base al mio modo di sentire e percepire il mondo.
COME MI HA CAMBIATO LA CONOSCENZA DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE
Giulio: Paolo, quando tu hai studiato i sistemi complessi e sei venuto anche a conoscenza delle 5 Leggi Biologiche, cosa è cambiato per te nel tuo percepito - se vogliamo usare questo termine.
Paolo: è cambiato tantissimo il percepito del mio ambiente interno, quando ci sono i sintomi in primis.
Perché capisco che quello che succede nel mio corpo lo decodifico in tutt'altra maniera. E questo cambia tutto, perché in molti casi, anziché esser lì che non sai cosa succede e ti viene il panico e hai bisogno di qualcun, intanto capisci se veramente hai bisogno di qualcun altro perché sai cosa sta succedendo, se sia un'urgenza soggettiva o meno; e poi capisci che cos'è quella roba lì che sta succedendo, gli dai un nome reale.
E colleghi, e dici: "ecco, sono in questa fase di questo programma, che è speciale e sensato, è una fase di risposta". Cambia tutto, diventi responsabile, abile a rispondere.
E in secondo luogo cambia la visione della natura: è come passare da un'idea in cui la natura è darwinianamente stocastica, cioè casuale e conflittuale, a qualcosa che è in una armonia straordinaria.
Prevede anche la morte questa armonia, per carità. Così come all'intento del tuo corpo ci sono migliaia e migliaia di apoptosi cellulari al minuto, ma questo è funzionale a tenere l'ecosistema Giulio, e tu anche frattalmente sei parte di un ecosistema più grande.
Prendere atto di questa roba cambia tutta la visione del mondo e cambierebbe tutta la gestualità del darsi dell'umano all'interno del mondo, del declinarsi dell'uomo, perché se noi sappiamo recuperare questa mentalità di essere parte di un ecosistema, di una dinamica ordinata, smetteremmo di fare un sacco di gestualità rozze e distruttive, non solo verso noi stessi ma verso tutto il nostro ambiente, che è qualcosa senza il quale non viviamo.
Una cellula nostra fuori dall'ambiente ha vita corta, è la stessa cosa.
Per fare una specie di citazione che ha a che fare con la cronaca di questi giorni, passi da una visione della natura darwiniana dove eventualmente la malattia è frutto di una mutazione casuale - così come quella che ha portato l'evoluzione a qualcosa, ma è una mutazione casuale sfigata, diciamo: c'è la mutazione casuale che man mano avrebbe portato al collo della giraffa che s'allunga, e c'è la mutazione casuale che ti porta ad avere una neoplasia.
A parte che se vogliamo applicare le mutazioni casuali all'evoluzione, è totalmente inapplicabile, perché di casuale qua dentro non c'è niente. E poi per far allungare una nuova specie di giraffa dovresti avere così tanti casi in cui il gene che esprime - sto dicendola male - la lunghezza del collo fosse cambiato esattamente in quel sito e in tutti questi individui, che dovrebbero poi aver avuto la possibilità di incontrarsi, accoppiarsi, fare prole...non te la caveresti più.
È l'ecosistema che cambia, si riconfigura e il collo della giraffa che si allunga è solo un epifenomeno, è una manifestazione.
Vedi a cambiare tutto, dalla visione del micro alla visione relazionale cambierebbe tutto.
Quindi avresti le mutazioni casuali che da un lato fanno l'evoluzione, dall'altro fanno la neoplasia.
Allora se tu esci da questa ipnosi, capisci anche che non è che la gente malata è la gente che ha i geni matti, i geni sbagliati e quindi entri in questa visione neo malthusiana dove devi impedire a certa gente di riprodursi, devi sterminare quella parte di popolazione che è feccia (come sai benissimo, stanno cercando di muoversi dietro le quinte, dietro gli scenari, in questa distopica situazione che stiamo vivendo); ma anzi fa il contrario: tu dici "quello che chiamo malattia è la risposta logica, biologica, sensata ad una configurazione ambientale", tra l'altro di cultura, di disparità eventualmente, di inequità, di difficoltà ad accedere a quello che serve per vivere, acqua pulita, cibo, la tranquillità del proprio territorio, sentire che sei al sicuro, che i tuoi figli... tutte cose che costituiscono uno stato biologico di un essere umano.
Se tu lavori sull'ambiente quindi riscrivi le categorie con cui la nostra società si declina, tu automaticamente fai sparire le malattie, perché queste dette malattie non sono altro che risposte sensate a un ambiente non biologico. "Non biologico" lo dico al contrario di come lo dice Claudio Trupiano, cioè non logico-bio, cioè che non è logico per la vita.
La conoscenza quindi di queste leggi ci permetterebbe di plasmare una società che è logica per la vita e non a cui la vita deve continuamente provare ad adeguarsi, adeguarsi a schemi che sono fuori dalle logiche della vita. E quindi con questo tentativo di adeguamento c'è un disadattamento, c'è malattia, c'è fisiologia speciale che viene richiesta.
Avremmo il contrario: avremmo una società fatta ad immagine e somiglianza delle leggi biologiche, di ciò che ci fa stare bene.
Come fai a timbrare un cartellino per trent'anni? Come fai se quello che ti serve è sempre ricattabile? Guarda che se poi non finisci ti togliamo questo, se non paghi quello... dico cose a caso, capisci?
Oppure le cristallizzazioni che poniamo "tu adesso hai firmato sto contratto, sei sposato con tizia e finisce, stop". Vediamo! La vita è plastica!
È tutto un irrigidimento e una comunicazione violenta che viene fatta in vari modi, che è sano che procuri in qualche modo l'attivazione. Ma se noi lo comprendiamo, anziché cercare di cambiare noi curiamo l'ambiente, cioè cambiamo la configurazione ambientale, in questo modo la biologia si esprime in maniera perfetta.