Cosa sono le recidive e perchè ci cadiamo tutti con tanta facilità?
Ve lo spiego in una intervista che ho rilasciato al canale Satori.
- Fondamenti di 5 Leggi Biologiche del dott.Hamer
- La curva bifasica
- L'intervento sintomatico e causale
- La percezione biologica soggettiva
- Questioni lessicali e terminologie: il conflitto
- Le recidive
- La consapevolezza dei propri conflitti li risolve?
- Le recidive sono biologicamente sensate?
- Le "curve umane"
- I tempi della curva
- Perchè ripetiamo sempre gli stessi sintomi?
- Le allergie
- Psicologico o biologico?
Giulio: Ben ritrovati ancora una volta, oggi parliamo di 5 leggi biologiche e recidive. Qui con me ho il piacere di avere Paolo Sanna, ciao Paolo.
Paolo: Ciao Giulio ciao a tutti
Giulio: Allora per iniziare vorrei chiederti - se le persone che ti ascoltano non avessero ben capito le cinque leggi biologiche - una breve introduzione di che cosa siano.
FONDAMENTI DI 5 LEGGI BIOLOGICHE DEL DOTT.HAMER
Paolo: Sì allora diamo un po' di indicazioni essenziali.
Magari diamo un po' per scontato che, chi di voi stesse sentendo parlare per la prima volta di queste scoperte, delle 5 leggi biologiche, potrà magari andare a vedere altri video più approfonditi perché andremo a trattare anche altri aspetti oggi.
Comunque quello che è importante che tutti sappiano è che questo modello delle leggi biologiche, che è stato portato alla fine degli anni 70 /primi anni 80 da un medico tedesco che è stato criticato in tutti i modi possibili immaginabili, il Dottor Hamer... ecco queste scoperte sono fondamentalmente legate al funzionamento del nostro corpo rispetto alle reazioni del nostro sistema nervoso autonomo, in relazione a quello che è il vissuto emozionale dell'individuo.
Quindi questo è il primo elemento che dobbiamo sempre tenere in considerazione.
Perché questo modello mette in relazione quello che viviamo emotivamente con quello che il corpo fa (mediato ovviamente dalle attività del cervello) per rispondere sensatamente a quello che stiamo vivendo.
LA CURVA BIFASICA
Molti di coloro che ci stanno ascoltando sapranno che tutto inizia - rispetto a qualsiasi processo biologico che poi può essere etichettato come sintomo, come malattia, come sindrome, come psicopatologia - ha inizio con uno shock, quindi un evento inaspettato che coglie in contropiede le nostre modalità, la nostra aspettativa di ciò che sta avvenendo.
E questo elemento scioccante porta il nostro organismo, tutto il nostro sistema psicobiologico in tensione.
E quando c'è una tensione emotiva, per quel che riguarda il funzionamento del nostro sistema nervoso autonomo, si dice che siamo in simpaticotonia: quindi il sistema nervoso ortosimpatico è attivo.
Non è importante adesso andare a fondo su un tema così specifico ma penso che tutti capiscano che a seguito di uno shock il nostro sistema nervoso ci tiene in allerta.
Quindi abbiamo questa fase di tensione nella quale contemporaneamente a questa tensione emotiva e neurologica un'area cerebrale specifica entra in azione, e questa sovraintende al funzionamento di un tessuto del corpo.
Non un tessuto del corpo qualsiasi, ma correlato a ciò che sto vivendo.
Nelle introduzioni spesso mi sentite fare degli esempi: la reazione all'aspro del succo del limone, una reazione motoria alla possibilità che un'auto mi stia per investire, qualsiasi cosa che sia all'interno dello stimolo-reazione. Questo è l'inizio del processo di fisiologia speciale.
Normalmente in questa fase ci riteniamo sani, in salute, perché il corpo normalmente non manifesta sintomi, ma siamo all'interno di un disagio emotivo.
Se sei d'accordo lo faccio vedere anche con un'immagine, che normalmente utilizziamo nei corsi di formazione.
Lo presento Giulio: questa è la nostra mascotte, il dottor Vags, che ci aiuterà a capire il concetto perché la S del suo nome è la simpaticotonia, cioè questa fase di tensione che abbiamo anche durante le nostre giornate.
E poi c'è il suo contrappeso, cioè quello che avviene soprattutto dalla sera in poi quando al contrario siamo meno in tensione, molliamo, lasciamo questi aspetti di allerta neurovegetativa e siamo più nella necessità di recuperare le forze. Quella fase si chiama vagotonia. Quindi da qui la forma contratta del nome Vags: vagotonia e simpaticotonia.
Ho detto: faccio una mascotte che sia anche un promemoria della materia, per ricordare questi termini.
Normalmente le persone si spaventano un po' quando diciamo questi termini, pensano che la metteremo troppo sul tecnico: in realtà sono due aspetti delle nostre giornate che avvengono continuamente.
E quindi anche quando vivo uno shock... ecco uno shock ha bisogno di una sensazione (cioè di un elemento che arriva dai cinque sensi ) e della mia percezione soggettiva di ciò che sta avvenendo; e da questo istante l'emozione, cioè quelle risposte biologiche del nostro corpo alla percezione si attivano.
Quindi in questo istante avviene lo shock ed è da questo momento che quella curva che abbiamo mostrato prima così regolare va a tirarsi su in una fase di tensione.
La fase di tensione [Fase Attiva] ha tante caratteristiche organiche e psichiche, quindi essere un po' ossessionati dal problema o comunque averlo di sottofondo costante dal punto di vista emotivo.
E organicamente - normalmente se questa fase non dura tanto - reggo meglio la fatica, la fame, il dolore... tutto il sistema è finalizzato a lottare o fuggire. Questo in natura è diffusissimo.
Quando avrà fine questa tensione nessuno può saperlo: dipende da quando un individuo scioglie questo stato di allerta, di emozione sempre presente.
Quindi io chiamo questo momento in cui sciogliamo proprio "scioglimento emozionale" [CL].
Penso che ognuno di noi abbia sperimentato un qualcosa che l'ha vessato emotivamente per giorni settimane o mesi, e poi c'è stato un momento in cui lascio andare, sento che qualcosa è cambiato, o all'esterno nell'esperienza esterna a me, oppure perché io ho cambiato punto di vista, percezione appunto, di ciò che sta avvenendo.
E sarà in questo momento che entriamo nella vagotonia, nella quale esiste una fase iniziale della fase vagotonica [PCL-A], dove ciò che si è alterato nel corpo deve essere ripristinato e questo può essere accompagnato da sintomi.
Per esempio come abbiamo scritto dolori, gonfiori, febbri o anche no... non è detto che tutti i tessuti durante questa fase abbiano delle sintomatologie evidenti.
E poi dopo questa fase importante che stiamo attraversando, dove c'è vasodilatazione, infiammazione, i tessuti fanno edema quindi versamenti di liquidi, il corpo svolta a un momento che chi conosce già le 5 leggi biologiche veniva chiamato da hamer "crisi epilettoide".
Per motivi didattici io la chiamo " simpaticotonia acuta", una fase acuta di nuovo di simpaticotonia in cui il corpo deve rientrare in tensione per eliminare lo stato edematoso, l'infiammazione, e asciugare il tessuto durante la fase vagotonica B, nella quale aumenta la diuresi, sudo un po' di più .
Le persone in questa fase dicono che stanno guarendo perché normalmente nella fase vagotonica A ci definiamo malati.
E quindi alla fine di questa fase vagotonica B [PCL-B] saremmo ritornati alla normalità, ad un andamento regolare del nostro sistema nervoso autonomo, magari con qualche cicatrice nei tessuti dove sono avvenuti i fenomeni.
Però tutto questo fa parte del gioco, perché la cicatrice è un elemento evidentemente importante della nostra biologia.
E quindi per riepilogare questo processo avete adesso davanti un'immagine che ci mostra tutti questi passaggi all'interno dei quali possiamo evidenziare qualsiasi sintomo, patologia, manifestazione organica o psichica conosciuta già dalla medicina.
L'INTERVENTO SINTOMATICO E CAUSALE
Il vantaggio di questo modello scientifico non è quello - vorrei sottolinearlo - di essere contro le conoscenze convenzionali, quanto invece di integrare una grande lacuna delle attuali conoscenze della medicina: la grande lacuna è "qual è l'origine, la causa iniziale del processo chiamato malattia ".
Quindi potendo indagare finalmente - faremo degli esempi poi - sull'inizio di tutto il processo che poi avrà portato a una cervicalgia recidivante - magari faremo un esempio di questo tipo - potendo indagare sulle cause non mi avvarrò solo di quei farmaci rimedi o trattamenti che inibiscono il sintomo - che ho il sacrosanto diritto di inibire se ho troppo disagio o se quel sintomo mette a repentaglio la mia sopravvivenza - ma finalmente mi potrò chiedere perché ce l'ho, avere una risposta congruente ai fatti della mia vita, e interagire con queste cause, possibilmente allo scopo di trovare delle strade differenti in cui il problema non si rimanifesti.
LA PERCEZIONE BIOLOGICA SOGGETTIVA
Giulio: una cosa interessante delle 5 Leggi Biologiche è che ogni persona ha una propria sensazione, un proprio percepito, che non sarà mai uguale per tutti gli altri.
Paolo: Esatto, questo direi che è un elemento essenziale per comprendere che non sono gli eventi che scatenano processi nel corpo, ma è il soggetto dentro il corpo che, percependo gli eventi soggettivamente, in maniera squisitamente individuale, dà una colorazione tale agli eventi che attiva dei processi dipendenti dal suo modo di percepire le cose.
Questo spiegherà il motivo per cui io e te, vivendo una stessa istanza qualsiasi essa sia, nello stesso momento, nello stesso luogo, istantaneamente attiveremo risposte biologiche - e quindi non parlo di risposte che daremo dopo che ci abbiamo pensato su, io parlo proprio dell'istante in cui io e te vedessimo entrare nella stanza - che so - un leone, avremmo uno shock, ma la risposta emotiva (quindi l'area cerebrale e anche il tessuto che si attiva) sarebbero individuali, soggettive e diverse.
E quindi questo ci permette di costruire un modo di approcciare la ricerca delle cause della malattia come un abito sartoriale perfettamente cucito su misura per chi abbiamo davanti
Giulio: Grazie Paolo, io adesso vorrei entrare con te nello specifico e quindi sul tema delle recidive. Perché una persona quando finisce di fare il processo bifasico e quindi ha finito tutto quanto, ritorna ad avere gli stessi sintomi protratti anche magari nel tempo?
QUESTIONI LESSICALI E TERMINOLOGIE: IL CONFLITTO
Paolo: Allora la tua domanda intanto mi permette di chiarire alcuni grandi equivoci o errori di comprensione o di divulgazione su questa materia.
Uno di questi è che questa curva che abbiamo descritto sia necessariamente monociclica, cioè che un individuo la faccia, la attivi, poi ci sia questo scioglimento emozionale - che Hamer chiamava "soluzione del conflitto", perché questa Fase Attiva che abbiamo descritto di tensione la chiamava "conflitto".
Normalmente io nella didattica non uso questa parola perché è riduttiva rispetto ai fenomeni descritti dalla curva. Io non so che parole usasse in tedesco ma in italiano sembrerebbe quasi che ci siano sempre due parti contrapposte, ma questo non è necessariamente vero: se pensi all'esempio che faccio in cui mi spremo il limone in bocca, anche la prima volta che un bimbo prova uno shock nel fare questo e produce molta saliva, faccio un po' fatica a chiamarlo "conflitto col limone"... insomma, possiamo ambire a qualcosa di più elevato per la parola "conflitto"... un limone con tutto il rispetto... è qualcosa per cui attivo una risposta biologica sensata.
Quindi io parlo di attivazione e di scioglimento emotivo.
Per questo mi scuso con coloro che sono abituati alle parole "conflitto", "dopo il conflitto", ma non descrivono al meglio il processo. Io tengo molto a essere preciso e descrittivo dei fatti.
LE RECIDIVE
E quindi questo scioglimento che avviene la prima volta può portare, se non intervengono altre condizioni, a non recidivare.
Ma la natura umana - forse sarebbe meglio dire le condizioni in cui viviamo, in cui siamo vincolati ad aspetti lavorativi, sociali e legislativi, anche dal punto di vista giudiziale pensiamo a quante costrizioni ci porta a rimandare le udienze in tribunale per anni; un contratto di lavoro; una relazione intesa anche come istituzione del matrimonio o altre condizioni di vita umana che portano a relegarsi in una scatola ripetitiva, abitudinaria per anni, anni e anni - rendono più facile che l'individuo, non cambiando abitudini e rivivendo più volte le stesse cose nella vita, se non c'è una crescita del suo mondo emozionale e percettivo, riattivi sempre le medesime risposte.
Vado ancora più terra-terra , perché più gli esempi sono semplici e banali e spesso sono più chiari: se io distrattamente sbatto la testa contro al muro, o un palo della luce perché sto sempre guardando il cellulare, il bernoccolo è la risposta biologica al trauma, in questo caso meccanico, che ha danneggiato parzialmente un osso.
Nessun medico se andassi da lui col mio bernoccolo potrebbe dirmi che è una malattia qualsiasi: qualsiasi medico mi direbbe "signor Sanna è normale, lei distrattamente ha avuto un'abitudine che l'ha portata ad avere questo trauma". Quindi mi potrebbe prescrivere qualcosa di sintomatico, ma la causa è evidente.
Adesso se io il giorno dopo ancora distrattamente, sempre spolliciando su Facebook, ricorressi in questa sventurata ipotesi , quindi seconda testata al palo, avrei un secondo bernoccolo. E così via la mia bernoccolite recidivante (e autoimmune direi, visto che dipende da me, lo dico per scherzo) si ripeterebbe più e più volte. Sarebbe assurdo imputare al palo della luce o allo smartphone o alla sfiga questo fenomeno, che comunque si ripete.
E sarebbe assurdo lamentarsi col corpo che dopo la milleunesima volta in cui ho rifatto questa cosa la testa si spacca e magari ci lascio anche le penne.
E chiamare questo processo degenerativo, difettoso o sbagliato.
Sarebbe assurdo perché il problema non è il bernoccolo o la testa che si spacca al milionesimo bernoccolo: il problema - se vogliamo parlare di problema - è l'attitudine con cui ricorro sempre nello stesso atteggiamento.
Quindi facciamo degli esempi adesso, ma le recidive avvengono perché siamo abitudinari, ricadiamo sempre nella stessa reazione che è automatica.
LA CONSAPEVOLEZZA DEI PROPRI CONFLITTI LI RISOLVE?
Giulio: se non ho capito male, è inconscia questa cosa o siamo consci di ripetere esattamente gli stessi meccanismi?
Paolo: Normalmente le recidive in cui una persona incorre sono totalmente inconsapevoli.
Sono dei processi automatici che il corpo ha imparato a ripetere proprio come un software, un software del nostro PC che si riattiva ogni volta che io pigio quel pulsante, quel tasto.
Quindi medesima percezione, medesima risposta dell'organismo.
Quindi il discorso che spesso si fa su questioni di consapevolezza e volontarietà in questo ambito sono molto delicati, perché è difficile incidere direttamente su questi processi . Si può incidere affinché non si ripresentino, ma in maniera indiretta.
Quindi l'individuo non va a cercare... per esempio se io sono arrabbiato con qualcuno , non posso direttamente dire "ok non sono più arrabbiato, adesso sono felice", perché anche se mi accorgessi che alcune recidive alle vie epatiche dipendono da quel senso di rancore, di ingiustizia, non posso forzatamente cambiare l'emozione.
O meglio: io non sono in grado di farlo né di indurlo in qualcuno, se qualcuno di voi ci riesce ce lo può far sapere, non escludo nulla.
Però allo stato attuale delle cose quello che osservo nella mia esperienza è che invece ci si può proporre delle esperienze pratiche, concrete, in cui faccio qualcosa di diverso rispetto alle condizioni in cui mi si ripresenta la reazione emotiva automatica e il sintomo che ne consegue .
E cambiando esperienze può succedere che inconsciamente o consciamente io apprenda qualcosa di diverso, la mia mappa, la mia percezione, la mia visione della realtà si adegua, si ristruttura e questa mia nuova maniera di percepire gli eventi non mi fa cadere nello stesso processo. E quindi negli stessi sintomi.
LE RECIDIVE SONO BIOLOGICAMENTE SENSATE?
Giulio: il fatto di ripetere quei programmi inconsci come un software, è un "errore di sistema " o sono delle risposte biologicamente sensate per salvaguardare l'individuo?
Paolo: la risposta è sì e no nello stesso tempo, nel senso: che io abbia un programma biologico nel quale la risposta al succo di limone - per esempio - è stata ipersalivare per inglobare questo alimento così aspro, così acido, al fine di poterlo ingoiare meglio, tamponato un po' nella sua acidità, oppure sputare meglio, questa è una risposta biologicamente sensata, questo è vero.
Così come il bernoccolo ha il suo senso biologico.
Quello che non ha senso biologico è ripetere continuamente il processo.
È vero, il software serve a ripetersi ogni volta che dovessi incorrere in quella situazione, ma ipoteticamente.
Madre natura non promuove questa cosa. Se un animale ha picchiato la testa contro uno spigolo, la sua tendenza a seguito dell'esperienza sarà di evitare di rifare lo stesso (chiamiamolo) errore.
Quindi in sé e per sé la risposta è sempre sensata, ma recidivare spesso in natura non è sensato.
Madre natura non promuove quella attitudine, anzi. Diciamo che negli ambienti non artificiali spesso questo viene immediatamente risolto con qualcuno che soccombe, se non fa qualcosa di funzionale alla vita.
La condizione dell'essere umano è estremamente diversa quindi non possiamo fare gli esempi pretendendo che la nostra vita sia uguale a quella degli animali, sarebbe probabilmente assurdo, utopistico... però c'è qualcosa da imparare che probabilmente ci sfugge ancora.
LE CURVE "UMANE"
Giulio: Quindi tendenzialmente un animale impara dai propri errori e non va più a sbattere la testa, mentre l'essere umano per tutta una serie di condizioni sbatte la testa e poi continua a sbattere la testa perché non ha imparato.
Paolo: questo accade spesso. Soprattutto il problema è che il bernoccolo che vien fuori non è correlato alla percezione, cioè non abbiamo il grado di conoscenza necessario nel mondo della medicina per capire che quel sintomo motorio o sensoriale o un dolore o qualsiasi altra cosa si stia manifestando è correlato a come vivo gli eventi.
Mentre si è messo l'obiettivo su delle cause esterne. Quindi imputando la causa iniziale a dei microrganismi (visto il periodo ), a delle cause genetiche, all'alimentazione, al clima... qualsiasi cosa - e noi italiani siamo bravi a dare la colpa a qualcuno, un po' in tutto il mondo diciamo è uno sport che si pratica moltissimo - quindi l'idea che le cause del mio sintomo della malattia siano esterne a me è molto diffusa e impedisce invece di cogliere il vero motivo per cui ricado nelle recidive.
Se vuoi c'è un'immagine che posso mostrarvi.
Ecco questa che vedi qui è la curva classica: tutti quelli che leggono i libri di Hamer, che approcciano le leggi biologiche sono convinti che in noi esseri umani avvenga questa.
Invece questa curva in cui attivo / sciolgo / finisco la riparazione / ritorno alla normotonia è la più rara, proprio perché prevederebbe che io veramente avessi svoltato, che non ci ricado in quella modalità. Mentre molto più spesso o si rimane in tensione tanto tempo in un compromesso infinito in cui non mollo mai la tensione - questo provoca anche degli stati di esaurimento delle nostre risorse - ma per rispondere alla tua domanda, questa è una curva più realistica di come esprimiamo un sintomo facendo tante recidive, cioè in cui alterno la tensione asintomatica al rilascio emozionale in cui manifesto dei sintomi.
Se vuoi posso fare un esempio, magari chi ci sta ascoltando vuol dire "sì va bene, un sacco di teoria ma per esempio? Una recidiva di qualcosa?".
Magari un'emicrania che parte dalla cervicale, potrebbe essere un sintomo sufficientemente popolare e diffuso . Questo fenomeno è un processo legato alle prime vertebre cervicali e un individuo può avere un'infiammazione, un gonfiore di una vertebra e la contestuale compressione meccanica del decorso di un nervo, una volta.
Oppure potrebbe essere un soggetto che vive più volte questo sintomo: una volta al mese, una volta ogni tre giorni, gli può durare mezza giornata, gli può durare per giorni sempre lo stesso dolore. Allora se prendiamo la nostra curva, questa prima monociclica, le vertebre cervicali sono legate a uno shock emozionale del "non essere in grado, non essere all'altezza di gestire, tenere sotto controllo".
Se mi vedete nello schermo automaticamente mi è venuto da fare questo gesto con la testa, come se fossi un cane da pastore che sta controllando tutto il gregge.
Quindi un individuo che si sente inadeguato a gestire, tenere sotto controllo, essere all'altezza anche intellettualmente di alcune mansioni, di alcuni compiti, in questa fase vedremo che la risposta biologica del corpo è una graduale, progressiva decalcificazione ossea, demineralizzazione asintomatica, una lieve e graduale osteoporosi (che sarà evidente solo se rimango mesi o anni in questo stato, altrimenti non ho sintomi).
Ma quando dovessi mai trovarmi nello stato emotivo in cui sciolgo questo affanno a gestire, essere all'altezza, controllare le cose, la vertebra cervicale in questione ha un edema - lo abbiamo detto - in fase vagotonica infiammo il tessuto, si gonfia; se il gonfiore è sufficiente a comprimere il decorso di un nervo, allora avrò un'emicrania ascendente - erroneamente chiamate muscolo-tensive perché poi magari dopo quando ho dolore mi contraggo anche, ma quella è una conseguenza non è la causa, in realtà sono appunto emicranie date da questa compressione.
Oppure avrò dolore solo in quest'area, oppure siccome sto schiacciando un nervo potrei avere un effetto meccanico e sentire il dolore migrante non sempre nello stesso punto.
I TEMPI DELLA CURVA
Bene, quanto durerà questa emicrania?
Le leggi biologiche ci sostengono nella comprensione delle durate perché la fase di riparazione vagotonica dura quanto è durata la Fase Attiva.
Quindi se io ieri ho passato una giornata stressantissima in cui non riuscivo a gestire, mi sono affannato per fare, organizzare, disfare eccetera... la notte vado a dormire soddisfatto di essere riuscito, mollo e oggi avrò mezza giornata edematosa quindi con un'emicrania importante, e la seconda parte della giornata in cui il sintomo o è sparito o è quasi inesistente.
Questo però se questo fenomeno avviene una volta.
Invece l'immagine che vi ho già mostrato che vi rimostro ci fa vedere che se io ho vissuto questa sensazione, ieri notte l'ho sciolta perché le cose si sono un po' sistemate, ho la mia emicrania che è iniziata oggi, ma oggi stesso succede qualcosa o io rientro nell'affanno, nel senso di inadeguatezza nel controllare , nel gestire, rientro in tensione. E appena mollo nuovamente quella tensione , magari stasera, domani o tra una settimana, avrò di nuovo un'emicrania. E così via, e così via e così via.
Quindi le recidive, le cronicità, i cosiddetti processi degenerativi , sono semplicemente il ripetersi ottuso di un comportamento non funzionale alla duttilità che ci chiede la vita.
Giulio: quindi è come se fossimo chiamati ad adattarci continuamente alle situazioni senza cercare di essere schematici e ripetere quella cosa per sempre.
Un'altra cosa: c'è qualche tessuto che è più soggetto alle recidive piuttosto di altri?
Se una persona vive un conflitto per 4 mesi , la fase di riparazione sarà esattamente poi di 4 mesi o sarà comunque di un tempo inferiore?
Paolo: Parto da quest'ultima: la tempistica dal punto di del vista sistema nervoso, della congruenza tra la fase di tensione e la fase di rilascio è sempre rispettata. Quindi sì: se ho fatto 4 mesi di simpaticotonia, faccio 4 mesi totali di vagotonia.
Però la fase sintomatica ed evidente della vagotonia è quella in cui nel cervello e nel tessuto di riferimento si è formato edema e infiammazione.
E questa fase ha una durata massima (se non faccio recidive, lo sottolineo parecchio) ha una durata massima di 21 giorni.
Lo spiego meglio: mettiamo che io abbia avuto quella situazione di inadeguatezza per 10 giorni, avrò 5 giorni di emicrania più o meno intensa e 5 giorni in cui sono ancora in fase vagotonica B ma non me ne accorgo tanto, o ho un dolore lieve o non ce l'ho più .
Cosicché se faccio 30 giorni di Fase Attiva saranno 15 e 15, in tutto 30. Se faccio 42 giorni di Fase Attiva saranno 21 e 21.
Oltre questo limite, come 50 giorni di Fase Attiva, la prima fase quella sintomatica in cui starò male dura comunque 21 giorni.
E la seconda la parte rimanente, tuttavia i sintomi sono talmente sfumati o inesistenti che è difficile misurarla.
Quindi questo fatto che duri lo stesso numero di giorni comunque è una risposta che ti do un po' teorica, un po' didattica, ma di fatto la fase vagotonica B a un certo punto non la riscontreremo più.
Ma siccome in alcuni tessuti si può misurare, posso dire che questa tempistica viene rispettata e quindi sì: la durata è la stessa ma a noi interessa soprattutto clinicamente, dal punto di vista sintomatologico la fase vagotonica A, perché è lì che siamo " malati" (sapete che chi parla di leggi biologiche è costretto a fare le virgolette ogni volta che dice "malattia", anche questo è un processo automatico)
PERCHÈ RIPETIAMO SEMPRE GLI STESSI SINTOMI
Invece la prima domanda che mi hai fatto richiede ancora più attenzione perché mi chiedevi se un individuo può essere soggetto ad ammalarsi o avere sintomi più facilmente in un organo specifico o in alcuni organi specifici .
Allora io di solito parto dai fatti. Possiamo osservare che alcune persone manifestano sintomi molto frequentemente in un organo o in un tessuto, o in due o tre organi che nella vecchia psicosomatica è chiamato "organo bersaglio" (sempre con queste robe un po' militari: c'è il bersaglio quindi ho il fucile in mano. Evidentemente questa roba della guerra è entrata nel mondo della medicina sia convenzionale che olistica.)
Non è che l'organo è un bersaglio, perché non c'è nessun tiro al piattello, ma: cos'è che determina una attivazione biologica, quindi quello che hai definito conflitto?
È uno shock che ho vissuto e che è stato registrato dal mio sistema nervoso e a cui ho associato una serie di elementi percettivi, sensoriali che quando si ripresentano nella vita il mio sistema nervoso può associare, quindi ripetere la stessa risposta.
Questo fenomeno era chiamato "binario conflittuale" o "binario emozionale", cioè il fatto per cui se io nelle conferenze faccio immaginare al pubblico il succo di limone spremuto in bocca, le persone producono saliva pur in assenza del limone, proprio per associazione sensoriale.
Quindi questo è il binario.
Allora se io, soprattutto da bimbo, ho vissuto un'esperienza emotiva molto forte, molto impattante, che ha attivato un determinato tessuto, e io in quella esperienza sono arenato cioè non l'ho sciolta veramente, ci ricado facilmente... che so, pensiamo a un bimbo che ha subito violenze fisiche, vessazioni nell'educazione molto forti e quindi è stato profondamente condizionato da questi metodi coercitivi... io ho anche ieri stavo tenendo la lezione della scuola di formazione, e alcuni allievi quando faccio le domande - magari io ho una modalità un po' impattante, un carattere un po' esuberante - l'allievo a cui riaggancio il papà che alza la voce o il professore di matematica che era severo... magari ci sono uomini adulti e coetanei o più grandi di me che mi rispondono come un bimbo impaurito di fronte a un adulto che lo sta vessando.
Questo è un comportamento, ma anche per i sintomi è la stessa cosa: la tendenza a reincanalarsi sempre nello stesso sintomo è sugli organi e i tessuti che sono stati marcati più fortemente e per le quali emozioni non ho ancora svoltato.
Cioè faccio facilmente recidive perché è un'emozione in cui ricado facilmente, è una modalità che è diventata molto abitudinaria.
Quindi in realtà non c'è un motivo ovvio per cui devo ripetere un sintomo in quel tessuto: dipende da me, potenzialmente. Anche se involontario, ma dipende dalla maniera con cui riattivo sempre quel processo.
Poi scusami Giulio: se ci sia un motivo superiore alle leggi biologiche per cui un essere umano debba vivere più volte quel sintomo nel suo organo bersaglio cosiddetto, questo è un altro paio di maniche. Ma le leggi biologiche non ci permettono di spiegare questo: servono altri studi, altre conoscenze.
LE ALLERGIE
Giulio: può essere una forma di recidiva anche le allergie stagionali che rievocano un binario in quella persona?
Paolo: Sì diciamo che le allergie possono essere ben comprese e studiate con questo modello bifasico recidivante.
Intanto dobbiamo distinguere le allergie vere, cioè i fenomeni in cui realmente in presenza di una sostanza, di un alimento, di qualsiasi cosa, veramente rifaccio sempre lo stesso sintomo.
Poi ci sono tutte le allergie presunte in cui per esempio mi dicono che la mia rinite recidivante allergica è dovuta alla presenza degli acari. Ma qui facilmente si potrebbe confutare questa affermazione perché gli acari sono un qualcosa di diffusissimo, ma quel soggetto manifesta quel sintomo in determinati periodi o giorni o situazioni.
Quindi diciamo così: ammesso e non concesso che stiamo evidenziando un'allergia, cioè un processo che si attiva in presenza di qualcosa, andremo a vedere che effettivamente quella cosa avviene recidivante perché...
Per esempio una persona a me aveva detto di essere allergica alla birra .
Sapete che per un sardo essere allergici alla birra è una cosa molto grave, quindi mi son preso a cuore questo caso e siamo andati a vedere di che cosa si trattava, cosa intendeva questa persona per "allergia alla birra": una donna che al solo sentire l'odore della birra entrava in uno stato profondo di debolezza, di stanchezza quasi collassante. Indagando un po' ci siamo resi conto che erano delle crisi di ipoglicemia. Comunque lei la chiamava allergia alla birra .
Ok, e cosa siamo andati a vedere: sì le ripetizioni dall'evento erano perfettamente corrispondenti, ogni volta che lei solo sentiva l'odore della birra - o semmai le prime volte che le succedeva provava ad assaggiarla - entrava in questo stato di collassamento in ipoglicemia .
Facciamo una parentesi: cos'è che attiva un processo di ipoglicemia in una donna? È un cosiddetto conflitto o attivazione emozionale di schifo/ribrezzo.
Normalmente sono esperienze che ruotano intorno alla sfera sessuale, vissute con rifiuto, non volendole affrontare, con disgusto.
Quindi siamo andati a cercare a monte, e la mia prima domanda è stata: "Guarda che probabilmente qualcuno, quando eri più piccola, si è comportato con te in una maniera sgradita. La birra c'entra qualcosa, dimmi tu. Magari c'era qualcuno che aveva il vizietto di alzare troppo il gomito".
Siamo andati un po' a cercare ma è stato non troppo difficile rendersi conto che c'era un uomo che frequentava sua madre quando lei aveva nove o dieci anni, che aveva allungato troppo le mani nei suoi confronti. E questo uomo lo faceva quando la madre non c'era, lui beveva parecchia birra, puzzava a volte di birra e lei ha vissuto con estremo disagio questa invasività fisica.
E da lì si è creato il binario: l'allergia, cosiddetta.
Per fortuna lei dopo un po' di tempo è riuscita a dichiarare questa cosa...quindi quest'uomo (diciamo) è stato disintegrato dall'universo, non è andata avanti questa cosa che lei viveva con grande disagio, si vergognava a dirlo alla mamma... insomma c'erano tante cose che hanno segnato questa esperienza, ma il binario è rimasto .
Quindi se lei anche solo sentiva l'odore della birra, il suo sistema neurovegetativo - come giustamente sottolineato più volte - automaticamente, involontariamente, ripeteva l'abbassamento della glicemia che crea una condizione di pseudo morte... l'animale in ipoglicemia collassa al suolo, diventa anche un po' più freddo, immobile, e quindi in natura i predatori che si basano sul movimento e sul calore potrebbero, come un gatto che rinuncia al topolino che sta fermo, potrebbero preservarti, graziarti. Nella vita umana questo non succede, se svieni con il violentatore o il rapinatore anzi... quello è contento, però biologicamente ancora questo fenomeno succede . La nostra biologia non è aggiornata alle condizioni di vita umane.
E questo causava le recidive. Lei la chiamava allergia, ma per me è la stessa cosa: sono solo delle etichette , delle nomenclature che usiamo.
Quindi approfitto per dire: la comprensione di questo ha permesso che questa reazione del suo sistema cambiasse? La risposta è no. Non è sufficiente capire.
A volte capire può già iniziare a spostare un po' la percezione, ma il fatto che lei poi abbia fatto delle azioni congruenti a questo sospeso emozionale per ristrutturarlo, per dissociare anche "birra = quella esperienza", allora effettivamente sono iniziati dei cambiamenti che le hanno permesso di fare la pace con quella bevanda.
Ma la cosa interessante per il tema che stiamo trattando è vedere come automaticamente il corpo rifà la stessa cosa, perché la associa a quel pericolo, a quello shock.
PSICOLOGICO O BIOLOGICO?
Giulio: Volevo chiederti come ultima domanda e riagganciandomi a questo esempio che hai portato: può uno shock psicologico andare a riattivare quel determinato binario? C'è una differenza tra uno shock psicologico e non shock biologico?
Paolo: Intanto questa parola che si usa a volte, cioè che questi processi siano "psicologici", va ri trattata, va discussa subito perché se per "psicologia" intendiamo un discorso sulla psiche, uno studio della psiche, la materia è qua dentro.
Però siccome nel parlato comune quando si parla di psicologico chi ne sta parlando intende qualcosa di cognitivo su cui ragiono, su cui rifletto, un processo cosciente, questo non ha niente a che fare con ciò che avviene nell'istante dello shock.
Perché nel momento in cui io sto camminando per strada e un'auto sta per investirmi e faccio un movimento, un balzo, non c'è un processo psicologico . È un processo biologico perché c'è una reazione biologica che dipende dalla psiche, ma psiche intesa come ente dell'essere umano che attiva emozioni, ma è un processo istantaneo.
In quell'istante non è avvenuto un ragionamento: è avvenuta un'immediata risposta del sistema nervoso che "decide", attiva automaticamente ciò che può essere utile per la sopravvivenza.
Quindi possiamo chiamarlo processo biologico, psicobiologico, psiche inteso come fenomeno percettivo. Informazioni che arrivano dai sensi e immediatamente reagisco.
Quindi nel momento dello shock la psicologia non c'entra, poi subito dopo ci saranno dei processi cognitivi. Allora nella vita, successivamente a quello shock, ogni qualvolta ci ripenso, ne parliamo, se quell' aspetto psicologico ri-induce in me emozioni che fanno parte di quel binario, allora riattivo lo stesso processo .
Quindi la prima volta che il bullo da bambino ti ha picchiato e tu hai vissuto un senso di rancore che ha portato a una attivazione dello stomaco, delle gastriti per esempio, il fatto che poi anche seduti a tavolino io ti chiedo di raccontarmelo e tu ri parlandone o ragionandoci su rientri in quello stato d'animo e fai recidive, non è perché il processo è psicologico ma perché, passando per la psicologia riattivo quelle emozioni, quel sentito biologico .
Quindi la psicologia attiva questi processi solo quando sono già avvenuti almeno una volta nella vita, allora sì.
Giulio: Grazie mille Paolo, per me che sto studiando le 5 Leggi la differenza tra lo shock psicologico e lo shock biologico è ancora un po' difficile da comprendere , perché ci sono delle cose che ti shockano a livello psicologico che sono se vuoi meno impattanti rispetto a quello biologico.
Paolo: scusa ne approfitto, così magari diamo un chiarimento anche a chi ci segue: cosa intendi tu per shock psicologico ?
Giulio: se io parlo con una persona e a un certo punto discuto, per me è uno shock psicologico, non la vivo come un qualcosa di ...
Paolo: tu mi stai dicendo che il tuo comportamento passa da cordiale e a un certo punto ad arrabbiato ? Ok. Quell'istante in cui avviene il cambiamento, dobbiamo vedere lì cosa ha attivato un comportamento che fa parte sempre dei processi automatici , quella percezione in quell'istante.
Per esempio mettiamo che quella persona ti abbia detto una frase che ti diceva sempre quel bullo da bambino: quindi quell'istante in cui quel tono di voce, quella parola, tu lo percepisci e automaticamente il tuo comportamento, cambia non è un momento psicologico.
Il tuo sistema lo associa automaticamente.
Quindi lo shock o la ri-associazione è sempre biologica, non è che esiste lo shock biologico e quello psicologico.
Lo shock è un evento inaspettato per il quale è il sistema nervoso autonomo, dove non c'è psicologia, che attua la risposta .
Da lì la mia psicologia, il mio comportamento cambia, ma dopo, sarà un istante dopo. Ma l'evento è già avvenuto. È questo che dobbiamo distinguere.
Giulio: Ok Adesso è chiaro anche per me questa cosa.
Paolo io ti ringrazio veramente tanto per il tempo che mi hai dedicato.
Per le persone che volessero mettersi in contatto con te, seguire i tuoi corsi, dove ti possono trovare?
Paolo: Le persone mi possono trovare su Facebook, c'è la pagina Conferenze e corsi sulle 5 leggi biologiche, c'è il sito internet della scuola di formazione Psiche5LB.it e a breve animiamo anche il canale YouTube Psiche 5LB dove troverete anche conferenze complementari a questo intervento .