Il vaccino e l'autismo: vederci chiaro con le 5 Leggi Biologiche

Mauro Sartorio
10 minuti di lettura

Procura apre inchiesta sul vaccino trivalente: "Sintomi autismo e diabete in due bimbi"

La magistratura di Trani ha avviato accertamenti dopo la denuncia di due famiglie. Ma per l'Oms e i pediatri non c'è correlazione


La comunità scientifica nega con fermezza la possibilità che il vaccino possa essere la causa di forme di autismo.
Ma, in fondo, lo fa ad armi pari con i "dissidenti", perchè è vero che non ci sono prove di correlazione, ma tantomeno esiste una qualsivoglia eziologia verificata di questo "disturbo del neurosviluppo": e se non se ne conosce la causa, di quale certezza possiamo parlare?
Se ci fossero prove concrete non ci sarebbe campo per la discussione.

Tuttavia c'è sempre un buon motivo per indagare da parte della magistratura, e c'è poco da indignarsi se si mettono in discussione dogmi farmaceutici, considerato il fatto che associazioni come All Trials si battono da anni contro la ordinaria omissione e manomissione dei dati clinici da parte dell'industria.
Se quindi un'inchiesta in più non fa mai male e tiene sull'attenti chi manipola la ricerca, d'altra parte la "contro-informazione" distribuisce panico a casaccio, alimentando lo iato tra buoni e cattivi che, nella nostra visione delle cose, danneggia ancora più profondamente del presunto pericolo tossicologico.

L'EPOCA DEL MOLECOLARISMO INGENUO

Che una certa sostanza o un inquinante non sia tollerabile, e in quali quantità, non possiamo saperlo se non da rigorosi studi tossicologici: questi effetti non possono essere esclusi e non può essere escluso che alcuni individui (in special modo i bambini) ne siano più sensibili di altri, tanto che è nata una branca specifica per lo studio della soggettività degli eventi avversi: l'avversomica.

Tuttavia conosciamo il vizio di questa epoca governata dal "molecolarismo ingenuo", cioè l'ossessione per la chimica fine a se stessa, ignara di qualunque aspetto relazionale e non misurabile della vita. 
Forse nella storia dell'autismo contribuisce a questa visione col paraocchi anche il fatto che, per prendere le distanze dalla teoria della mamma frigorifero che ha dominato il secolo scorso (cioè il bambino sarebbe autistico a causa di un rapporto freddo con la madre), oggi la comunità scientifica vive con il tabù della colpevolizzazione dei genitori, preferendo sottrarre l'eziologia al campo della psicologia per confinarlo al campo dei disturbi neurologici, più o meno congeniti.
In questo modo ì genitori del nostro tempo sono salvi e possono occuparsi della "malattia", della sindrome o meglio disturbo... insomma un male che càpita per disgrazia, che sia causato da problemi neurologici, genetici o per un evento avverso vaccinale. 

In realtà in questa sede noi possiamo non avere la minima conoscenza di tossicologia né della composizione chimica di un vaccino, perché ora dobbiamo ritornare sul centro di gravità che caratterizza questo sito.

RITORNO ALLA PSICOGENESI DELL'AUTISMO

Dunque si può dire che il vaccino in sè sia la causa dei sintomi dell'autismo o di qualsiasi altra manifestazione?
Secondo quale meccanismo una neurotossina che si deposita in un'area casuale del cervello produrrebbe un comportamento e non un sintomo fisico, e perché proprio un comportamento di chiusura, isolamento e non qualsiasi altro come un comportamento aggressivo? 
Possiamo onestamente e incontrovertibilmente dire che questo prodotto vaccinale produce specificamente quei sintomi del comportamento?

Qual è invece la variabile che fa sì che quelle persone si chiudano in se stesse dopo una vaccinazione, quelle altre abbiano reazioni motorie, mentre il resto nulla di simile?
Il fattore più importante: la persona nella sua unicità psico-fisica.
Lei è la variabile che sarebbe da studiare con tutto lo sforzo scientifico. Non è un caso se i ricercatori si sono storicamente rivolti, fin dal principio, allo studio del nucleo familiare e più recentemente alla genetica. Fonte: Crea
Solo la persona, con il suo unico passato e presente, è la variabile da prendere con delicatezza fra le mani (specie in questo caso in cui il più delle volte si tratta di bambini) per osservare la sensata e a volte indubitabile insorgenza di certe reazioni organiche e psicologiche.
Purtroppo, però, in questo campo gli strumenti di laboratorio e quelli delle misure statistiche hanno grosse difficoltà ad entrare.

Anche la magistratura, adoperando gli stessi strumenti e le stesse fonti di ricerca, non arriverà mai al bandolo della matassa.
E infatti, aggiornamento 2017: il finale era scontato, la procura di Trani archivia il caso perchè "non ci sono elementi su cui fondare alcuna ipotesi di reato". Fonte Repubblica

Svisceriamo ora le cause dell'autismo, osservandolo nel modello delle 5 Leggi Biologiche.

L'AUTISMO, ALLA LUCE DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE

Con il termine "autismo" si etichetta una serie di sintomi neuro-psichiatrici che si raccolgono nel quadro del ritiro interiore, della riduzione di comunicazione con l'ambiente esterno e di difficoltà nell'interazione socio-relazionale.
A livello organico l'autismo è una risposta strategica dell'organismo che si trovi ad affrontare contemporaneamente una situazione di "spavento improvviso" e una di "rancore nel territorio", cioè "dover sottostare a un'ingiustizia".
Lo spavento viene gestito dall'area della corteccia perinsulare sinistra che innerva la laringe, mentre il rancore attiva la corteccia perinsulare destra che innerva stomaco e vie biliari (al netto di eventuale mancinismo che ora non è importante approfondire).

Quando un organismo deve sostenere un carico conflittuale su entrambi gli emisferi cerebrali, risponde con dei "super-programmi" biologici per la sopravvivenza che si manifestano sul piano comportamentale.
Noi homini sapiens conosciamo questi programmi con il nome di "psicosi".
L'autismo è dunque uno dei tanti super-programmi che si attivano per gestire una situazione non altrimenti sostenibile.
Situazione che - attenzione - può capitare a qualunque età.

Per esempio un uomo che ha vissuto un improvviso spavento e una aggressione "al proprio territorio" quando ha ricevuto una inattesa azione giudiziaria: da quel momento ha "cambiato personalità", acquisendo una spontanea attitudine di chiusura in se stesso che si è protratta tra alti e bassi fino alla soluzione del caso;
una adolescente ha smesso di parlare e uscire di casa dal giorno in cui il cui fidanzatino, di punto in bianco, è sparito e non ha più voluto saperne di lei;
un bambino ha iniziato a chiudersi dal periodo in cui assisteva ai violenti diverbi tra i genitori e ha temuto per l'incolumità della madre.

Ora si comprenderà meglio quando dico che "la persona è l'unica variabile" a cui ci interessa prestare attenzione, con la sua personalissima storia... perché è evidente quanto sia infinitamente varia e articolata la possibilità di percepire rancore e spavento, al contempo come sia impossibile fare regole generali e quanto possano essere sterili gli studi di popolazione.

Nella fattispecie di uno "stato autistico" che emerge a poche ore da una vaccinazione, dobbiamo pensare che il bambino abbia vissuto uno spavento significativo.
Immagina questa situazione, che per la sua schematicità non è assimilabile a nessuna situazione reale, sempre meravigliosamente complessa:

- Un bambino deve fare il suo primo vaccino. 
La mamma, preoccupata del dolore della puntura e per convincerlo ad andare, gli dice "andiamo in un bel posto da un signore simpatico". 
Il bambino tutto felice è pronto per andare dal dottore e si prepara alla bella novità.
Quando arrivano in ambulatorio, la mamma viene allontanata e il bambino, sentendosi improvvisamente abbandonato tra sconosciuti, si dispera. 
Vuole andare con la mamma ma i medici lo braccano, lo tengono fermo, non lo lasciano muovere e inaspettatamente lo "pugnalano" con l'ago, provocandogli un dolore mai provato prima.
Dopo la puntura il bambino non piange neanche più, immerso com'è in una profonda atmosfera di tradimento da parte della mamma ("rancore nel territorio"), e di spavento per la ferita nel braccio. 
Questo stato interiore di chiusura lo chiameremmo "autismo".

"Allora tutti i bambini che si spaventano diventano autistici??" si domanda chi ancora non conosce le basi della materia: come effettivamente un bambino percepisca visceralmente una situazione, cosa si muova profondamente nelle sue emozioni e sensazioni, è un fatto ogni volta unico e irripetibile.
E quando si tratta di una creatura di pochi mesi di vita, è anche inconoscibile.

L'AVVERSOMICA ALLA LUCE DELLE 5 LEGGI BIOLOGICHE

Invece il bambino che, nella stessa identica situazione, non avesse percepito nessun tradimento (anzi, "mamma dove sei??!") ma avesse vissuto la "paralisi" per l'immobilizzazione e l'impossibilità di scappare, dopo qualche ora avrebbe potuto manifestare la ben nota crisi epilettica, ovvero la crisi epilettoide (CE) di un processo a carico della corteccia motoria.
Anche la crisi epilettica, quando càpita in seguito ad una vaccinazione, nel modello riduzionistico bio-chimico andrebbe addebitata senza alternativa alla tossicità di qualche eccipiente, nonostante l'evento "fulminante" non sarebbe compatibile con i tempi di una intossicazione.

Un altro bambino che avesse vissuto l'abbandono, la separazione dal genitore, potrebbe reagire nelle ore successive con rossori alla pelle, e così via...
Di questi tempi non possiamo trascurare il grave clima di angoscia che si è creato intorno ai vaccini, nel quale alcune famiglie si muovono esasperando paure e percezioni biologiche.

Con i bambini più piccoli la questione è più complicata - soprattutto nel primo anno di vita, in cui si apprende la quasi totalità delle "strategie di sopravvivenza" - perché l'occupazione di entrambi gli emisferi cerebrali interrompe la crescita ormonale e il bimbo, non possedendo le risorse e la forza per spostarsi da una situazione che percepisce enormemente (questione di vita o di morte), può restare chiuso a lungo in uno stato autistico, molto più profondamente di quanto farebbe un adulto.

"E chi ci nasce?"
Un conflitto biologico si attiva a un livello di percezione viscerale, accomuna tutti gli esseri viventi, e non ha bisogno di alcuna coscienza o psicologia strutturata.
Allora la necessità di "chiudersi a bozzolo" può essere avvertita durante il parto, dopo il parto, come anche durante la gravidanza: è dunque pressoché impossibile (e inutile) sapere quando un neonato abbia vissuto lo spavento.
Per comprendere meglio come può addirittura un feto vivere conflitti biologici (come un qualsiasi altro essere vivente), puoi leggere sulla differenza tra psicologia e biologia.

In sostanza l'organismo che permane nello stato di isolamento si trova in uno schema percettivo che lo mantiene in Fase Attiva di entrambi gli emisferi.
Inoltre spesso al super-programma corticale si sovrappone anche quello del tronco cerebrale che si manifesta con "costernazione": la costernazione è ciò che rende l'autismo difficilmente penetrabile e conduce a diagnosi di livello "severo".

Ora fai attenzione: se l'autismo fosse causato da una intossicazione che provoca un danno neurologico permanente (o persino degenerativo), non ci sarebbe alcuna oscillazione nel comportamento.
Invece lo stato di chiusura e isolamento è continuamente variabile, e non in modo casuale o per insondabili processi biochimici nel cervello, bensì proprio a causa di cambiamenti che avvengono nell'ambiente, evidenti e persino controllabili.
Un individuo può chiudersi fortemente in sé soprattutto in presenza di una particolare persona; quando sente rumori molto intensi; quando assiste ad un litigio; viceversa può ridurre la chiusura quando è in compagnia di una particolare persona; quando si sente in un ambiente protetto...
Tali oscillazioni non sono compatibili con la teoria del danno neurologico, così come il cancro non è compatibile con la teoria del danno genetico.

Invece grazie alla conoscenza delle 5 Leggi Biologiche puoi prestare attenzione a questi fenomeni non solo su un tuo caro "portatore di diagnosi", ma anche su te stesso. 
Infatti tutti nella vita viviamo situazioni di rancore/spavento di grado più o meno intenso, è inevitabile, e infatti tutti diventiamo "autistici" continuamente e quotidianamente, con modalità più o meno notevoli. Poi certo, i cosiddetti "sani" sono tali perché ne escono in breve tempo come ci sono entrati.
Quante volte ci siamo sentiti dire "Ehi sto parlando con te!", le persone ci parlano a mezzo metro e non le sentiamo; o per qualche secondo ci sentiamo congelati e ammutoliti di fronte a qualcuno che alza la voce, senza la capacità di reagire; o ci ritroviamo a giocare compulsivamente con qualche oggetto fra le mani rimanendo scollegati dal mondo; ci sorprendiamo a seguire le righe del pavimento coi piedi, come isolati in una bolla insonorizzata.
Qualcuno lo chiamerebbe "raccoglimento meditativo", ma quegli stati di temporaneo isolamento introspettivo sono proprio piccole ricadute di una precisa percezione, la quale produce una reazione automatica, sensata e biologica, che per l'organismo è stata utile a difendersi da una condizione percepita come insostenibile.

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foto di Milan Jurek