Farmaci che curano o farmaci che guariscono?

Mauro Sartorio
3 minuti di lettura
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È consuetudine diffusa assumere farmaci con l'idea che servano a "guarire un malanno": se traducessimo questa idea nel linguaggio delle 5 Leggi Biologiche, significherebbe che il farmaco sarebbe in grado di forzare la fisiologia speciale in normotonia.
Ma i processi fisiologici, così come il ciclo notte-giorno, seguono il loro corso, scritto e necessario, con una Fase Attiva, una PCL-A, una Crisi Epilettoide e una PCL-B, prima di tornare alla fisiologia normale.
Un farmaco non può interferire con il ritmo di questo ciclo naturale.
Invece può interferire, e anche in modo considerevole, con la sua intensità.

Un faro può illuminare artificialmente le tenebre, ma non può impedire che venga la notte.

Allo stesso modo qualsiasi farmaco può avere un effetto specifico sui sintomi.
Per esempio ci sono farmaci con effetto vagotonico come i sedativi o simpatico-inibente come la morfina; ci sono farmaci con effetto simpaticotonico come i farmaci steroidei o vago-inibente come i farmaci chemioterapici. 
Conoscendo la posizione dell'organismo nella curva bifasica e grazie alla capacità di queste sostanze di influenzarne direttamente l'intensità, è allora possibile accompagnare i processi fisiologici a compimento, limitando gli eventuali eccessi sintomatici. Proprio come, camminando nella notte, possiamo aiutarci con una torcia: la notte non sarà per questo più breve, ma avanzare sarà meno faticoso e pericoloso.

I cortisonici, per esempio, tendono a sostenere più in alto la curva durante la PCL, con un'efficacia notevole nel contenimento dei sintomi e quindi rendono il decorso più sopportabile, soprattutto in PCL-B e in modo meno incisivo in PCL-A.

Come sappiamo, il curare (cioè il prendersi cura) è in mano all'uomo, ma il guarire (cioè il portare a compimento il processo bifasico) è in mano alla natura.
Per questo motivo, i farmaci vanno considerati strumenti esclusivamente sintomatici (Differenza tra terapia causale e terapia sintomatica).
La notizia che segue ci rivela che tali considerazioni per noi scontate ma apparentemente eretiche, in realtà non sono del tutto disconosciute: i farmaci guariscono il raffreddore?

Processo ai farmaci contro il raffreddore
"Sono 260 i virus che portano mal di gola, occhi rossi, tosse. Per batterli basta il sistema immunitario
Ma abbondano i prodotti contro i sintomi. Dagli spray alle aspirine. Fino a cortisone e antistaminici. Una guida per capire quali servono."
Fonte: La Repubblica

Questa notizia fa eco ad una recente revisione di Cochrane sull'inefficacia degli antistaminici contro il raffreddore, i quali, infatti, alleggerirebbero marginalmente i sintomi per i primi 2 giorni (PCL-A) e niente più.
Sorvolando sulla inconsistente origine virale, la notizia mette in risalto un concetto che per l'occasione viene circoscritto al raffreddore, ma nel paradigma delle 5 Leggi Biologiche sappiamo essere di ben più ampia importanza: 
"...per questo tipo di infezioni, la maggior parte delle quali causate da rhinovirus, non c'è curaSi può solo cercare di rendere sopportabile il decorso naturale
Anche se gli esperti sottolineano che sarebbe bene non sopprimere i sintomi perché sono la reazione del sistema immunitario..."
In sintesi:
  1. quando i sintomi non sono pericolosi o eccessivamente debilitanti, non andrebbero soppressi ma assecondati in quanto reazione sensata dell'organismo.
  2. Con l'espressione "non c'è cura" gli autori intendono che "non ci sono farmaci che guariscono", ma solo farmaci che rendono sopportabile il decorso naturale.
In un approccio 5LB, questi principi non si applicano solo al raffreddore e a qualche altra "affezione virale", bensì sono veri sempre: l'uomo può curare i sintomi, ma è la Natura che guarisce.