La causa del calazio e come si risolve - testimonianza

Mauro Sartorio
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 Molti lettori di 5LB Magazine si sono accorti dai nostri video che, ad un certo punto intorno alla primavera 2021, il mio occhio destro ha iniziato a mostrare una evidente protuberanza, detta calazio.
A ben vedere, il nostro canale YouTube dimostra che tale sintomo iniziava a crearsi già dall'autunno 2020, prima non ce n'é traccia, ma solo da aprile 2021 è diventato improvvisamente molto evidente, con momenti di gonfiore estremi e leggermente debilitanti (faticavo ad aprire completamente la palpebra e a guardare verso l'alto) e in questa condizione, in periodi più o meno congestionati, ci è rimasto fino a oggi, 21 settembre 2024 (3 anni e mezzo).

Spoiler: ora non c'è più! 
Adesso ti spiego come ho fatto.

Ma prima di tutto: di cosa si tratta?
In termini di tessuto riguarda il dotto escretore di una ghiandola (o più) di Meibomio (in totale sono 50 nella palpebra) che si occupa di secernere lo strato lipidico del film lacrimale, con funzione di difesa della cornea e del suo corretto livello di idratazione.
Ebbene, in fase PCL-A il dotto si ostruisce impedendo l'uscita del secreto, il quale in un flusso di ritorno resta bloccato sotto l'epidermide della palpebra.

PERCEZIONE BIOLOGICA

Ti chiederai: qual è la percezione biologica che lo provoca?
Essendo un dotto di origine ectodermica al servizio di una ghiandola di origine mesodermica antica, ha a che fare con un impedimento rispetto ad un attacco alla vista, e più precisamente: "sono costretto a guardare qualcosa in un ambiente ostile".
Quindi una più o meno improvvisa otturazione del dotto si presenta in PCL-A, quando questa sensazione è in effetti sciolta.

Devo ammettere che il periodo Covid ha rappresentato per me una guerra di trincea, dal momento in cui ho iniziato ad espormi controcorrente attraverso 5LB Magazine, da subito a febbraio 2020, una corrente peraltro ideologica e massmediatica impetuosa, come mai nella storia, lo ricordiamo bene tutti...
Una guerra che si svolgeva sul campo virtuale della rete internet, dove sono stato costretto a proteggermi da aggressioni di ogni genere (è successo a tanti di noi, ognuno nel proprio ambito), anche da persone molto intime e, fino a poco tempo prima, amiche, in un ambiente intriso di violenza e ostilità
Ho in mente occasioni molto concrete, nelle quali non avrei mai voluto aprire i dispositivi digitali per andare a leggere gli insulti in quella macelleria disumana. Ma ero costretto, nel mio ruolo professionale.

L'escalation sulla superficie del mio occhio è stata progressiva ed evidente a tutti, perché le 5 Leggi Biologiche rendono trasparente e leggibile l'animo delle persone.
Solo in primavera 2021 però ho lasciato andare il grosso della tensione, e il dotto aveva evidentemente accumulato lipidi, residui calcifici e cicatrici sufficienti per restare tappato molto a lungo. In sostanza si tratta di una ferita di guerra.
Nei mesi successivi ho notato momenti di crescita e decrescita, apparentemente correlati a situazioni di aggressione che qua e là dovevo gestire in veste di moderatore di community.

LA SCELTA DELLA CONVIVENZA 

Al tempo vivevo persino al civico adiacente ad un ospedale oftalmico, dove avrei potuto chiedere un intervento per rimuovere il calazio, ma eravamo in pieno delirio greenpass e ho lasciato perdere, cogliendo l'occasione per vivere questo processo e comprenderlo a fondo.
"Ma perché lo fai? Ti vuoi tenere quel bubbone per sempre?" mi comunicavano gli sguardi che incrociavo nel frattempo.
Nella odierna concezione in cui è imperativo che le anomalie siano riparate, ci si immaginerebbe il dotto ghiandolare come un tubo idraulico che, una volta tappato, va irrimediabilmente sgorgato. 
Certo, non sapevo come sarebbe finita e, anzi, immaginavo che dopo anni ormai quel grumo di lipidi si fosse incistato, che quella pallina fosse asportabile solo chirurgicamente. 

Le uniche mie certezze: 
  • non ero in pericolo di vita; 
  • la biologia è dinamica, non statica, e il corpo non funziona come il lavandino della cucina; 
  • abbiamo alle dipendenze un esercito di microbi operosi; 
  • i tessuti lavorano senza sosta, si rigenerano, e con le giuste condizioni tendono alla normotonia.

SINTOMO SVANITO D'IMPROVVISO

Dopo 3 anni e mezzo, una bella mattina mi strofino gli occhi prima di alzarmi dal letto e "stoc!", sento qualcosa che si rompe, l'occhio tutto bagnato e non trovo più la bolla sotto le dita!
Dov'è finita??
Con mia grande meraviglia è sempre stata una bolla di liquido lacrimale, nessun incistamento!
E così da oggi quel gonfiore, quel "tumor", quella anomalia con cui ho convissuto per 3 anni su un'altalena di inevitabili recidive locali, è tornata alle condizioni di origine (al netto di recidive future!).

Ti ho raccontato una rara storia di calazio, dalla Fase Attiva fino alla normotonia. 
E dico rara non solo perché te l'ho raccontata da un punto di vista psichico (probabilmente nessuno lo aveva mai fatto prima), ma perché è un sintomo banale e molto comune che in genere si risolve da solo nel giro di qualche settimana, mentre il mio ha resistito per anni, vuoi per recidive, vuoi per complicanze locali. 
Al mio posto la maggioranza delle persone sarebbe ricorsa (giustamente) alla chirurgia in day hospital.
Invece oggi sappiamo rispondere alla domanda che mi sono sempre posto io, senza trovare risposta: "un calazio presente da diversi anni può ancora risolversi da solo?"

LA CONSAPEVOLEZZA CON LE 5 LEGGI BIOLOGICHE

Attenzione: ho potuto convivere con una anomalia e seguirne l'evoluzione, con la consapevolezza che la fisiologia speciale è sempre in movimento ed è un processo dinamico in corso.
Questo però non deve indurre a credere che si possa "lasciar fare" sempre e senza pericoli: sintomi gravi o che limitano la vita possono richiedere di essere messi in sicurezza con qualche intervento
Dopo la messa in sicurezza, la conoscenza delle 5 Leggi Biologiche è importante per:
  1. comprendere in che fase mi trovo; 
  2. sapere se sto recidivando e cosa fare per farlo di meno, grazie alla comprensione delle circostanze che ne sono causa;
  3. ristrutturare la paura della "malattia";
  4. sapere quando è utile una terapia sintomatica e quando una causale;
con lo scopo di aiutare l'organismo a completare il suo lavoro di ritorno alla fisiologia normale.
Perché a prescindere da tutto, di questo si tratta: accompagnare il processo naturale di ripristino.

APPROFONDIMENTI

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