Quanto influisce la percezione personale sulla biologia e, quindi, sulle cosiddette malattie?
Quanto influisce la percezione psichica che si ha nei confronti di un trattamento terapeutico?
In questo sito non possiamo essere prudenti né fare sconti: 100%
Sappiamo quanto sia importante l'effetto placebo, ma ciò nonostante osserviamo quanto oggigiorno sia considerato solo un riferimento nei gruppi di controllo, il che significa che è equiparato ad un valore nullo.
Il placebo ha insomma un problema di dignità e reputazione, tanto che non è etico per un medico prescrivere un placebo, né è etico prescrivere alcun farmaco considerato alla pari di un placebo (vedi il furioso dibattito intorno all'omeopatia).
Fatto sta che quando qualcuno, invece di studiare un principio attivo nei confronti di un placebo, mette l'attenzione della ricerca sul placebo stesso nei confronti di nessun trattamento, si scoprono cose sbalorditive.
È il caso di questo studio che affronta il trattamento della "sindrome da intestino irritabile", dove i risultati dell'assunzione di un placebo sono molto buoni in confronto al non fare nulla.
E questo già sarebbe un risultato sorprendente, ma c'è qualcosa che lo è ancora di più: in questo studio il paziente sa perfettamente che non sta assumendo alcun principio attivo!
Il paziente che viene precedentemente informato di assumere una medicina "finta", dopo il trattamento sta comunque meglio!
Fonte: RCT su PlosONE
Dello stesso tenore questo altro studio sulla cosiddetta "sindrome da iperattività e deficit di attenzione". Fonte: PubMed
E quest'altra interessante ricerca sul dolore che abbiamo approfondito proprio su 5LB Magazine - È impossibile eppure funziona: lo studio sull'effetto placebo.
Ma giusto un mese fa è stata eseguita una più importante meta-analisi che raccoglie tutte queste ricerche (e ne servirebbero certamente altre) sugli effetti dei placebo esplicitati chiamati open-label, cioè ripetiamo: il medico prescrive una medicina dicendo al paziente che non c'è dentro niente.
Quanto influisce la percezione psichica che si ha nei confronti di un trattamento terapeutico?
In questo sito non possiamo essere prudenti né fare sconti: 100%
Sappiamo quanto sia importante l'effetto placebo, ma ciò nonostante osserviamo quanto oggigiorno sia considerato solo un riferimento nei gruppi di controllo, il che significa che è equiparato ad un valore nullo.
Il placebo ha insomma un problema di dignità e reputazione, tanto che non è etico per un medico prescrivere un placebo, né è etico prescrivere alcun farmaco considerato alla pari di un placebo (vedi il furioso dibattito intorno all'omeopatia).
Fatto sta che quando qualcuno, invece di studiare un principio attivo nei confronti di un placebo, mette l'attenzione della ricerca sul placebo stesso nei confronti di nessun trattamento, si scoprono cose sbalorditive.
È il caso di questo studio che affronta il trattamento della "sindrome da intestino irritabile", dove i risultati dell'assunzione di un placebo sono molto buoni in confronto al non fare nulla.
E questo già sarebbe un risultato sorprendente, ma c'è qualcosa che lo è ancora di più: in questo studio il paziente sa perfettamente che non sta assumendo alcun principio attivo!
Il paziente che viene precedentemente informato di assumere una medicina "finta", dopo il trattamento sta comunque meglio!
Fonte: RCT su PlosONE
Dello stesso tenore questo altro studio sulla cosiddetta "sindrome da iperattività e deficit di attenzione". Fonte: PubMed
E quest'altra interessante ricerca sul dolore che abbiamo approfondito proprio su 5LB Magazine - È impossibile eppure funziona: lo studio sull'effetto placebo.
Ma giusto un mese fa è stata eseguita una più importante meta-analisi che raccoglie tutte queste ricerche (e ne servirebbero certamente altre) sugli effetti dei placebo esplicitati chiamati open-label, cioè ripetiamo: il medico prescrive una medicina dicendo al paziente che non c'è dentro niente.
La meta-analisi ha studiato sintomi che vanno dall'intestino irritabile, alla lombalgia, alla depressione.
Le prescrizioni di placebo - anche se comunicati come tali - sono risultate trattamenti efficaci.
Effetti del placebo senza "cieco", comparati con nessun trattamento: una revisione sistematica e meta-analisi
Fonte: PubMed
Le prescrizioni di placebo - anche se comunicati come tali - sono risultate trattamenti efficaci.
Effetti del placebo senza "cieco", comparati con nessun trattamento: una revisione sistematica e meta-analisi
Fonte: PubMed
Per i ricercatori è arduo spiegare il fenomeno, che ricade naturalmente in prima istanza sul livello biochimico, tirando in causa il subconscio e la probabile maggiore produzione di endorfine e dopamina.
Una spiegazione plausibile ma parziale, che qui non può certo bastarci in termini eziologici.
Piuttosto ci domandiamo: quanto potrà ancora essere fruttuoso indagare il dettaglio chimico, dibattere sui principi attivi con quell'ossessione riduzionistica tipica di una ricerca strettamente tecnologica, ripiegata su se stessa, senza concedersi di aprire il campo a nuovi spazi teorici e a modelli che consentano di affrontare in modo scientifico gli aspetti psichici dell'essere umano?
Oggi e a queste limitate condizioni, tali fenomeni risultano poco e parzialmente spiegabili, e per questo restano relegati in un ambito marginale, spesso trattati come "stranezze eccezionali".
Tanto che in America sui prodotti omeopatici appongono l'etichetta "non funziona": eppure, anche senza discutere la validità dell'idea di informazione molecolare - propria dell'omeopatia - ma solo in considerazione di questi studi basati sul principio attivo, l'etichetta dovrebbe piuttosto riportare "funziona ma non sappiamo perchè". (E comunque anche se mi dici che non funziona è probabile che mi giovi lo stesso).
Tuttavia la comunità medica più integra, quella che persegue i propri valori etici fondanti, ha esperienza da sempre di questi meccanismi, e sa che c'è molto di utile anche senza doverseli spiegare: perchè una pillola non contiene solo principi attivi, ma trasferisce comunicazione, accudimento, fiducia e tutto quello che un rapporto umano porta con sè.
Intervista di approfondimento all'autore dello studio: A radical new hypothesis in medicine: give patients drugs they know don’t work
.
Una spiegazione plausibile ma parziale, che qui non può certo bastarci in termini eziologici.
Piuttosto ci domandiamo: quanto potrà ancora essere fruttuoso indagare il dettaglio chimico, dibattere sui principi attivi con quell'ossessione riduzionistica tipica di una ricerca strettamente tecnologica, ripiegata su se stessa, senza concedersi di aprire il campo a nuovi spazi teorici e a modelli che consentano di affrontare in modo scientifico gli aspetti psichici dell'essere umano?
Oggi e a queste limitate condizioni, tali fenomeni risultano poco e parzialmente spiegabili, e per questo restano relegati in un ambito marginale, spesso trattati come "stranezze eccezionali".
Tanto che in America sui prodotti omeopatici appongono l'etichetta "non funziona": eppure, anche senza discutere la validità dell'idea di informazione molecolare - propria dell'omeopatia - ma solo in considerazione di questi studi basati sul principio attivo, l'etichetta dovrebbe piuttosto riportare "funziona ma non sappiamo perchè". (E comunque anche se mi dici che non funziona è probabile che mi giovi lo stesso).
Tuttavia la comunità medica più integra, quella che persegue i propri valori etici fondanti, ha esperienza da sempre di questi meccanismi, e sa che c'è molto di utile anche senza doverseli spiegare: perchè una pillola non contiene solo principi attivi, ma trasferisce comunicazione, accudimento, fiducia e tutto quello che un rapporto umano porta con sè.
Intervista di approfondimento all'autore dello studio: A radical new hypothesis in medicine: give patients drugs they know don’t work
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