Come si diventa bestie indemoniate discutendo di salute sui social network (e non solo)

Mauro Sartorio
12 minuti di lettura
Bullismo odio e violenza sui social network
immagine CC di MEME TN
Aggiornamento luglio 2021: attenzione, questo è un articolo del 2017, ma potresti riconoscerti facilmente oggi in era Covid.

Come ci si trasforma da genitori amabili e accudenti in mostri di violenza?
Come si trasformano persone rispettabili in bestie indemoniate senza rispetto per niente?

In questi anni di rapida evoluzione di internet e delle "reti sociali" si è potuto verificare che questi mezzi di comunicazione abbattono i filtri e i modi del dialogo tradizionale, che è verbale e corporeo, insinuando la percezione che ci si trovi in una relazione non con un altro essere umano, piuttosto con un avatar vuoto, virtuale, insomma con un fantoccio. 
Quando si chiacchiera su un social network si perde il feedback empatico sulle proprie azioni, e può apparire lecito ogni atto violento verso una semplice "foto profilo", che non sembra al di là corrispondere ad un essere umano
Quasi come se ognuno facesse, su di un palcoscenico di fronte allo specchio, "prove di rabbia" con tutte le facce e le smorfie. Tanto non fa male a nessuno e chi mi vede applaude.


IDENTITÀ SOTTO ATTACCO E COSTELLAZIONE AGGRESSIVA

Oltre alla distorsione percettiva di questo particolare medium, che agevola l'avvitamento della comunicazione in una spirale autistica di individui che si strillano addosso, c'è un motore biologico che alimenta l'aggressività e che, nel modello delle leggi biologiche, chiamiamo "costellazione aggressiva".
Ne abbiamo parlato nell'articolo dedicato Una visione 5LB sull’aggressività intorno all’argomento vaccini, ed è proprio grazie alla prospettiva 5LB che possiamo penetrare questi fenomeni con occhi diversi.
Allora cerco di esporre cosa vedo io con questi occhi, così che ognuno potrà eventualmente integrare il punto di vista nella propria percezione delle cose.

In sintesi, un individuo che si sente attaccato nella propria identità tende a reagire in modo aggressivo e compulsivo.
In un diverbio intorno all'obbligo vaccinale, sia che si abbia vaccinato sia che non si abbia vaccinato il proprio figlio, la posta in gioco non è un'astratta "correttezza dell'informazione" né tantomeno la salute pubblica, perchè per buona parte delle persone la questione della "protezione di gregge", benchè ostentata (se non vaccini metti in pericolo gli altri), è in realtà marginale.
La posta in gioco più alta è invece l'identità di buon genitore, che sente di avere fatto la migliore scelta per il proprio bambino: se qualcuno mette in discussione la mia scelta (di avere vaccinato / di non avere vaccinato) sta mettendo in discussione me in quanto genitore.

Presta attenzione a questo fatto: il diverbio non è alimentato dal contenuto della discussione (essenzialmente irrilevante), ma dalla sacralità di ciò che è sotto attacco, e che viene destabilizzato.
Verificheremo meglio questa affermazione dai toni categorici nel prossimo paragrafo. 

Lo stesso meccanismo psichico si attiva quando è sotto pressione un'identità professionale, cioè qualcosa in cui ci si identifica, spesso in modo assoluto. 
In questo contesto un medico che ha sempre vaccinato con grande fiducia nell'intenzione di fare il proprio meglio, può diventare estremamente violento se qualcuno (specialmente un collega) mette in discussione le fondamenta su cui ha basato il suo operato, il suo ruolo, la sua reputazione.
Quello che segue è un piccolo elenco di esternazioni reali e pubbliche, nel mondo online ma anche offline, che sono esempi di costellazioni aggressive.

- Un pediatra scrive alla porta del suo studio: chiunque segue santoni, sedicenti maghi, streghe, esorcisti (non medici né pediatri) o penda dalle labbra di colleghi privati e costosi, non può più e non può mai essere seguito qui.
Il pediatra si rispetta, lo si segue, non si mette in discussione.

- Un medico su facebook: Libertà di far morire i tuoi figli, lo spero vivamente.
Siete tornati nel medioevo. Spero i tuoi figli si ammalino e muoiano così li avrai sulla coscienza.

- Ad un genitore con bambino danneggiato: Siccome lei è un cretino, se ha un figlio danneggiato non è colpa dei vaccini ma del suo DNA marcio.

- Sulla notizia della morte di un bambino: è bello vedere ogni giorno la notizia di qualche bambino appestato come i tuoi che crepa per malattie ridicole. 
Devono crepare come animali tutti quanti i vostri figli schifosi appestati.

- La libertà di pensiero è il più grande problema della democrazia. Ma non per la libertà di pensiero in sè, ma per gli ignoranti che ne usufruiscono!

- Antivax sterilizzatevi, almeno evitate di procreare altri deficienti come voi.


- Se non credete nei vaccini DOVETE MORIRE MALE!



IL CONTENUTO DEL DIVERBIO NON CONTA: È TUTTO "ATTACCO ALL'IDENTITÀ"

Conosciamo bene la torbida atmosfera in cui siamo immersi in questo periodo a causa del decreto Lorenzin sull'obbligo vaccinale, e molti lettori ne avranno esperienza diretta.
La situazione è davvero precaria perchè, in questo ambito, le evidenze scientifiche sono di bassa qualità, le pressioni politiche sono enormi e con la coercizione vengono toccati i diritti umani: perciò la comunità scientifica non è unanime ma produce opinioni fortemente divergenti.


Parto in casa vietato
Usciamo ora da questo particolare tema e proviamo ad osservare un altro ambito: quello della maternità e del parto.
Anche qui possiamo identificare due fronti: 
- quello delle mamme che preferiscono una medicalizzazione forte e interventista, perchè hanno paura che durante il parto qualcosa vada storto
- quello delle mamme che preferiscono un "parto naturale", cioè con il minore intervento possibile, perchè hanno paura dell'eccesso di medicalizzazione.
Quando si parla di parto in casa, lo scontro sembra avvenire nelle stesse modalità in cui avviene per i vaccini, tra due estremi: una "cieca fiducia" e una "cieca sfiducia" nella medicalizzazione (con le infinite sfumature intermedie).
Attenzione: qui nessuna donna che decide di partorire in casa espone ad alcun rischio una donna che sceglie di partorire in ospedale, né viceversa.
Insomma penso che sia chiaro: il parto in ospedale non fa "immunità di gregge".

Ciononostante, quanto può diventare brutale una mamma nei confronti di un'altra mamma proprio come lei, per il solo fatto di avere preso una decisione diversa?
Leggiamo i commenti su facebook riguardo a un'intervista ad una donna, la quale ha felicemente deciso di partorire in casa, dichiarando "non sono pazza".

- Finché va bene è tutto molto romantico, se c'è qualche problema poi piangete! Ridicoli! Invece di apprezzare il fatto di vivere in un era in cui c'è assistenza ospedaliera, fanno gli alternativi tornando ai tempi del medioevo

- Ringrazi Dio di non aver avuto complicanze; durante il parto siamo quasi morti sia io che mio figlio e se non fossimo stati in ospedale non sarei qui a scrivere.... scusate ma tutte queste notizie sul parto in casa mi fanno solo arrabbiare, sono delle incoscienti e basta far di loro delle "eroine da imitare"

- La mamma può essere incosciente se vogliamo, l'ostetrica è una idiota.

- Il parto è pericoloso e nn così naturale così si vuole credere! Come dice il mio dottore' nella fase di passaggio nel canale del parto fino al l'espulsione purtroppo i rischi sono alti e nulla è prevedibile come può essere un operazione preparata con largo anticipo' io ho scelto la sicurezza, la medicalizzazione e tutto ciò che potesse far star bene le mie bimbe in caso di complicanze

- Bene ritorniamo indietro di 60-70 ... Anzi facciamo anche che non si fanno più ecografie e nessun esame tanto ...

- Mamme egoiste!!! In questi casi deve pensare alla salute di tuo figlio,non a un tuo capriccio!!!

- ......che potrebbero andare a fare in culo come tutti gli esaltati e gli estremisti di questo mondo!!!! Ma chi se ne frega di sti sfigati!!

- Non è pazza (solo) lei, ma quell'incompetente di ostetrica !! Sicuro per lei ci sarà un bel tornaconto economico

- non sei pazza, solo un tantinello fuori di testa.

- Non sei solo pazza , ma anche un' irresponsabile

- Sono delle primitive

- Ma siamo nel medio evo ????queste mode non le capirò mai. ..

- mi sembra demenziale la mamma e l'ostetrica la denuncerei

- Dovrebbero vietarlo a mio avviso... finché va tutto bene sono tutti felici ma se ci sono complicazioni urgenti e in cui bisogna intervenire velocemente? I bambini vanno tutelati, se manca il buonsenso (senza offesa ma io la vedo così) va imposto!
E poi si scandalizzano se una chiede il cesareo per scelta...

- No non condivido abbiamo impigato decenni x avere i migliori servizi ospedalieri e non mi.pice tornare indietro

- Partorite in casa e non vaccinate i bambini! Siamo troppi al mondo

- Sicuramente é in atto una sorta di "selezione naturale": chi partorisce in casa, chi non vaccina, chi rifiuta le cure tradizionali... É solo una riflessione personale la mia! Liberi tutti di fare le proprie scelte e pagarne le eventuali conseguenze, effettivamente al mondo siamo tantini.

- Partorire in ospedale è stata una conquista ma bisogna sempre fare gli alternativi...


Osserviamo come, anche qui, non si tratti di dialogare intorno ad un contenuto: il diverbio si sviluppa contro la scelta diversa, in un reciproco attacco all'identità di mamma che ha fatto il proprio meglio (e invece si sente accusare di avere sbagliato tutto!) spesso esasperato da dolori personali, come il non essere riuscita a vivere nel migliore dei modi una delle esperienze più importanti della propria vita.

Sembra non esserci alcuna differenza con la polemica vaccinale, sia nei toni sia nei contenuti, vero?
Stessa aggressività e argomenti spesso sovrapponibili.
Eppure una donna che partorisce in casa non può mettere in pericolo altre donne che vogliono partorire in ospedale o che non possono avere figli. 
La natura di questa violenza, come quella che si solleva nell'ambito dei vaccini, non mette dunque le radici nella difesa della comunità da un presunto rischio epidemico; mette invece radici nella difesa di una propria identificazione.



Ma c'è una cosa che ancora non ti ho detto: nella violenza dei diverbi si minacciano leggi coercitive per "costringere gli stolti" a fare le cose in sicurezza, come partorire al sicuro in ospedale invece di "fare gli alternativi", ma...
le linee guida internazionali indicano con solide evidenze che l'ospedale è l'ultima scelta in rapporto ai rischi/benefici, mentre il parto in casa è il più raccomandato.
Cioè: meno intervento è più sicuro, poi ogni donna è libera di scegliere (se non ci sono indicazioni particolari del proprio medico). Come dicono gli anglosassoni less is more.
Ora è ancora più chiaro: che la "scienza" dica una cosa o il suo opposto o che ci sia un reale pericolo di salute pubblica o meno è indifferente, cioè il contenuto del diverbio non è rilevante: osserva invece che il comune denominatore degli scontri violenti è la violazione della sacralità di ciò in cui ci si identifica. Nell'ambito della salute, certamente, ma anche in qualsiasi altro.
Una sacralità che diventa naturalmente intoccabile, persino impronunciabile quando dietro di essa si protegge un profondo dolore personale.

Nel mio intervento al convegno di Salute Attiva Onlus, qui sotto e proprio su questo argomento, dicevo: Le polemiche mediatiche si fondano su prese di posizione che, nella maggioranza dei casi, si instaurano a difesa di una propria identità. 
Se si comprende questo e lo si rispetta, la polemica può trasformarsi in integrazione di visioni e in collaborazione.







ALTRE CONSIDERAZIONI SE HAI ANCORA TEMPO PER LEGGERE


LASCIARSI PRIVARE DELLE LIBERTÀ INFONDE UNA PRESUNTA SICUREZZA

C'è un altro tema che va toccato, e ha certamente a che fare con il "terreno" in cui ciascuno è cresciuto: il rapporto con l'autorità.
Qualcuno che ci impone dei limiti comprime lo spazio di vita, ma ci solleva anche dal peso di dover scegliere assumendo una responsabilità. 
La cultura della "medicalizzazione preventiva totale" è sempre più diffusa e fa molta presa, soprattutto in Italia e nei paesi che hanno vissuto i fascismi, perchè appare rassicurante e auspicabile che la salute sia garantita dalle regole ferree di un ente di controllo superiore.
Tanto che una mamma ha sopra commentato esplicitamente "il parto in casa dovrebbe essere vietato", che significa: mi vorrei privare di una libertà in cambio di una presunta sicurezza.

Allo stesso modo sarebbe molto ben accolta una legge che negasse qualsiasi libertà di scelta terapeutica e imponesse una medicalizzazione preventiva di massa con tutto lo spettro vaccinale disponibile (oggi 18 farmaci).
È in questo quadro che la violenza emerge e meglio si esprime quando cerca di chiudere, negare ed opprimere in modo autoritario qualcosa che, invece, cerca di aprire, liberare ed espandere verso diverse opportunità. In conseguenza a ciò, tra i due estremi, è più facile che si esprima con violenza oppressiva chi vorrebbe applicare restrizioni autoritarie, rispetto a chi si sente invece oppresso e vorrebbe liberarsene. È sperimentabile che quest'ultimo, più che la violenza, rischia atteggiamenti paranoici.
Questo argomento andrà sviluppato altrove.


I RIFERIMENTI DI BULLISMO PIÙ EMULATI

Nel "gioco" al rialzo a chi si mostra più bullo, alcuni attori hanno una maggiore visibilità e diventano modelli sociali da imitare.
Inoltre quando cresce la visibilità l'identità si rinforza, diventando reputazione: di conseguenza la persona in vista reagirà in modo sempre più energico in difesa di quella identità sempre più tronfia.

Famoso in ambito vaccinale è Roberto Burioni, medico e professore: 

- Noi dobbiamo proteggere i bambini dai genitori idioti.

- “Siete solo un branco di somari raglianti. Facebook vi ha illuso di contare qualche cosa con la vostra mente atrofizzata e con il vostro italiano claudicante. Invece non contate nulla, dovete solo essere messi in condizione di non nuocere" Approfondimento da un articolo de Il Fatto Quotidiano


Non solo in un ambito colloquiale: uno stralcio tratto dal suo libro
- [...] non è sufficiente il buon senso di una mamma – che vede l’epilessia manifestarsi dopo la vaccinazione e trae ovvie conclusioni – e neppure basta l’“esperienza personale” che i medici antivaccinisti in continuazione tirano fuori, perché in questo caso l’esperienza personale non serve proprio a nulla, se non a dire scemenze.
Ci vogliono anni di lavoro, esperimenti complicatissimi, studi in doppio cieco. Però alla fine di tutto, invece di vaghe e inutili falsità, come: “Nella mia esperienza l’epilessia è causata dalla vaccinazione”, oppure: “Il bambino era sano e la vaccinazione l’ha rovinato”, c’è una spiegazione, una verità scientifica, che illustra come i vaccini non causino in alcun modo l’epilessia. Insomma, è necessario un sacco di sudore, ma alla fine si ha un fatto e non un’opinione.
Dunque non fatevi ingannare dalle mamme, che magari in buona fede affermano che il loro bambino è stato rovinato dal vaccino.[...]

Bullismo Roberto Burioni- Insomma, i vaccini attualmente in uso sono efficaci e sicurissimi e non solo non hanno rovinato nessun bambino, ma ne hanno salvati molti milioni. Da facebook


È evidente che queste dichiarazioni, farcite di ingiurie, assolutismi e superlativi scientificamente inverosimili, non hanno niente a che fare con la deontologia medica e con un "processo decisionale condiviso": piuttosto si tratta di una forma di comunicazione violenta che incentiva ad emarginare, umiliare, denigrare persone che hanno dei dubbi, fomentando una polemica irrazionale che, come stiamo sperimentando, è ormai fuori controllo.


Bullismo Enrico Mentana
Un altro esponente di questa forma compulsiva di comunicazione social mi sembra Enrico Mentana, che lascia trasparire un nervo scoperto nell'attacco del web all'identità professionale del giornalismo: la rete ha sconvolto il mondo dell'informazione proiettandoci in un'era in cui la poliedrica verità (che qualcuno chiama con accezione negativa post-verità) è prodotta non più da un ristretto ambito di commentatori, ma si compone della somma di numerosissimi poli, più o meno affidabili ed accessibili senza alcuna barriera.
Così per Mentana spesso non ci sono persone dietro le foto-profilo, ma "webeti" (è suo il neologismo) degni solo di essere "blastati".

Coloro che fanno comunicazione hanno grossa responsabilità per la spirale di violenza in cui ci troviamo perchè, al di là dei moventi personali, diventano potenti riferimenti di emulazione.