Negli ultimi anni si è avviata una tendenza nella medicina, in particolare quella oncologica, che potrebbe essere sintetizzata nell'aforisma less is more: stiamo transitando da un interventismo farmacologico ultra-aggressivo del tipo "il massimo tollerabile" ad un approccio conservativo del tipo "il minimo necessario".
Dice lo stesso Umberto Veronesi:
"Va detto che in passato la chemioterapia è stata utilizzata in modo improprio e per molti anni è stata effettivamente prescritta a dosi altissime, senza alcuna considerazione per gli effetti che avrebbero avuto sul malato. Allora vigeva in oncologia il principio del massimo trattamento tollerabile: si applicava in chirurgia, in radioterapia e in chemioterapia la dose (o l'amputazione) maggiore che il paziente potesse tollerare. Inoltre la chemio veniva effettivamente effettuata anche per pazienti in stadio avanzato, che avevano pochissime o nessuna chance di beneficiarne.
Ma negli ultimi decenni è avvenuta una rivoluzione di pensiero per cui nella cura dei tumori si applica il principio del minimo trattamento efficace: si ricerca la dose più bassa o l'intervento più limitato in grado di assicurare l'efficacia oncologica. Così è sparita la chirurgia mutilante, la radioterapia ustionante e anche la chemioterapia che devasta inutilmente l'organismo."
Fonte: Repubblica
Questa è la direzione, ma è anche evidente che si tratta di una transizione che richiede tempi generazionali, non certo di una svolta dalla sera alla mattina. Dobbiamo essere coscienti che, ci piaccia o no, in questa transizione ricca di contraddizioni siamo immersi.
Come abbiamo già notato parlando di prevenzione quaternaria, un medico di famiglia "5LB", poiché è in grado di riconoscere la fase e il processo biologico in corso e poiché può valutare con più precisione il grado oggettivo di urgenza, è probabile che avrà la tendenza, forse più di altri, ad accompagnare le cose senza rincorrere interventi diagnostico/terapeutici. Sempre che i sintomi non siano debilitanti, che il paziente non sia agitato e che non vi sia un' "urgenza percettiva" soggettiva.
Non significa che non farebbe niente, ma avrebbe certamente più strumenti per darsi la fiducia per poter abbandonare molti test diagnostici e farmaci in accordo con i pazienti".
Al di là dei ben noti conflitti di interesse industriali e tecnologici che vi si oppongono, la macro-tendenza odierna è quella di ridurre al minimo l'intervento.
Se da una parte esiste il sovra-trattamento, un altro fenomeno strettamente connesso che lo alimenta è la sovra-diagnosi.
In accordo con la necessità di contenere entrambi, molti studi epidemiologici stanno riuscendo a mettere in risalto tali eccessi (non è scontato), spesso ribaltando le fondamenta dei protocolli clinici, per esempio:
In accordo con la necessità di contenere entrambi, molti studi epidemiologici stanno riuscendo a mettere in risalto tali eccessi (non è scontato), spesso ribaltando le fondamenta dei protocolli clinici, per esempio:
Tumore tiroide: fino a 90% di diagnosi 'inutili', a rischio la salute dei pazienti
Lo sostiene uno studio dello Iarc, l'agenzia dell'Oms per la ricerca sul cancro, e del Cro di Aviano secondo cui questa pratica porta a terapie inutili e con rischi per i pazienti.
"La maggior parte delle sovradiagnosi portano ad una tiroidectomia totale, e spesso anche ad altri trattamenti pericolosi, come radioterapia e dissezione del linfonodo del collo - spiega Silvia Franceschi, uno degli autori - senza benefici provati in termini di sopravvivenza".
Proprio sulla base di questi dati, conclude il rapporto, l'IARC sconsiglia screening a tappeto per questo tumore, e suggerisce una 'vigilanza attiva' su quelli a basso rischio, prima di iniziare trattamenti invasivi.
"Questo studio è importante perché verifica che molti malati vengono curati con terapie radicali per tumori che non si sarebbero mai sviluppati, non avrebbero mai avuto un'evoluzione clinica - spiega il professorLuigi Cognetti, direttore Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. E' uno studio epidemiologico che quantifica l'entità del fenomeno che si verifica anche nel caso del tumore della prostata.
"Questo studio è importante perché verifica che molti malati vengono curati con terapie radicali per tumori che non si sarebbero mai sviluppati, non avrebbero mai avuto un'evoluzione clinica - spiega il professorLuigi Cognetti, direttore Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma. E' uno studio epidemiologico che quantifica l'entità del fenomeno che si verifica anche nel caso del tumore della prostata.
Si tratta di situazioni nelle quali non sarebbe necessario intervenire chirurgicamente"
"Nel caso della tiroide il paziente si trova ad affrontare un intervento complesso con conseguenze sulla sua salute. Dovrà prendere la terapia sostitutiva a vita e comunque quel tipo di intervento non è privo di complicanze."
Fonte: Repubblica; studio originale sul BMJ
Nel documento dello IARC, il direttore dell'Istituto, Dr Christopher Wild. afferma: "Si stima che oltre mezzo milione di persone siano state sovra-diagnosticate di cancro alla tiroide nei 12 paesi presi in esame dallo studio [negli ultimi 20 anni NDR].
Il drastico aumento della sovradiagnosi e del sovratrattamento del cancro alla tiroide è già un serio problema per la salute pubblica in molti paesi ad alto reddito, con segnali preoccupanti della stessa tendenza nei paesi a basso reddito. È quindi fondamentale avere più ricerca ed evidenze al fine di valutare l'approccio migliore per evitare un'epidemia di cancro alla tiroide e danni non necessari ai pazienti".
Nel documento dello IARC, il direttore dell'Istituto, Dr Christopher Wild. afferma: "Si stima che oltre mezzo milione di persone siano state sovra-diagnosticate di cancro alla tiroide nei 12 paesi presi in esame dallo studio [negli ultimi 20 anni NDR].
Il drastico aumento della sovradiagnosi e del sovratrattamento del cancro alla tiroide è già un serio problema per la salute pubblica in molti paesi ad alto reddito, con segnali preoccupanti della stessa tendenza nei paesi a basso reddito. È quindi fondamentale avere più ricerca ed evidenze al fine di valutare l'approccio migliore per evitare un'epidemia di cancro alla tiroide e danni non necessari ai pazienti".
Se all'interno del modello 5LB ci appaiono normali e sensati sia il tumore, sia la convivenza con esso, sia l'intervento con un fine esclusivamente sintomatico, nel paradigma convenzionale fondato sul terrore del "maligno fuori controllo", molti potrebbero restare sconvolti nel sentirsi dire dal medico "è un tumore: non interveniamo, prendiamo tempo e vediamo l'evoluzione". "Ma come non interveniamo??"
Va allora saputo che qualsiasi controllo e qualsiasi intervento è esposto a rischi di sovra-diagnosi e sovra-trattamento, non raramente superiori ai benefici, che vanno quindi sempre valutati.
In coscienza di ciò, soprattutto in questo periodo di transizione verso il less is more e, più in là, verso un'integrazione totale dei principi delle 5 Leggi Biologiche, è doveroso non delegare passivamente la nostra salute, ma prendersi tutto il tempo per concordare attivamente con il medico cosa fare e cosa non fare.