(In)efficacia delle mascherine per prevenire il contagio: le evidenze scientifiche

Mauro Sartorio
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Ti sei mai chiesto se l'uso delle mascherine per prevenire il contagio da forme di influenza sia supportato da evidenze scientifiche?
O se sia piuttosto una consuetudine, sì consolidata, ma mai del tutto verificata?
Se segui 5LB Magazine immagino che te lo sia chiesto, perché sei consapevole che la quasi totalità (89%) delle prestazioni sanitarie di uso corrente nella nostra epoca è fondata principalmente su consuetudini e raramente su prove di efficacia certe e definitive.

Immagino che alcuni si saranno chiesti anche se esiste qualche revisione sistematica sull'argomento, perché sappiamo bene che non un singolo studio, bensì una revisione indipendente dell'intera letteratura disponibile è l'unica fonte da cui si può ottenere lo stato di fatto delle cosiddette "evidenze".

UNA REVISIONE SISTEMATICA SUI METODI DI CONTROLLO DEL CONTAGIO

Allora siamo fortunati, perché una nostra vecchia conoscenza in Cochrane, Tom Jefferson, insieme ad altri ricercatori ha appena compiuto un atto eroico, raccogliendo tutti gli studi randomizzati controllati disponibili (78) che riguardano gli interventi fisici per prevenire il contagio, quali gli screening all'ingresso dei luoghi pubblici, l'isolamento, la quarantena, il distanziamento fisico, la protezione personale, l'igiene delle mani, le mascherine, gli occhiali e i gargarismi.
Studi che sono stati eseguiti sia in periodi non-pandemici, sia nel 2009 durante la H1N1, sia durante altre stagioni influenzali fino al 2016, e anche durante il Covid19.
Fonte: Cochrane

Dodici gli RCT revisionati che in particolare hanno indagato l'efficacia delle mascherine chirurgiche.
In sostanza: prendi un vasto gruppo di persone che usa regolarmente la mascherina e confrontalo con un gruppo di controllo che non la usa: qual è la differenza nell'incidenza di affezioni respiratorie?

Ne è risultato che, con evidenza di moderata certezza, "indossare la mascherina chirurgica nella comunità fa una piccola differenza, o non fa alcuna differenza, rispetto ad esiti influenzali", sia che si tratti di sintomi simil-influenzali sia che si tratti di Covid19 confermato da esami di laboratorio.

CONFRONTO TRA DIVERSE MASCHERINE

Sono state anche confrontate le maschere FFP2 e N95 con quelle chirurgiche, in condizioni ospedaliere ma anche domestiche: apparentemente sono efficaci nel prevenire le sindromi simil-influenzali, tuttavia a causa di imprecisioni ed eterogeneità degli studi la qualità delle evidenze è molto bassa. 
Invece rispetto alla protezione per influenze confermate in laboratorio, l'efficacia delle mascherine FFP2 e N95 risulta probabilmente poca o nulla.
Tutti questi studi hanno scarsamente indagato danni ed effetti collaterali delle mascherine, citando più che altro la scomodità.

IGIENIZZAZIONE DELLE MANI

Diciannove studi sono stati inclusi nella revisione per verificare l'efficacia dell'igiene delle mani, eseguiti principalmente in scuole, centri per l'infanzia e case.
Comparando il gruppo che si lavava le mani con quello che non lo faceva, si è rilevata una riduzione relativa del 14% di sintomi respiratori generici, suggerendo un certo beneficio. 
In termini assoluti parliamo di 380 eventi contro 327 ogni 1000 persone.
Quando invece si restringe l'osservazione su sindromi simil-influenzali o influenze certificate in laboratorio, la sanificazione delle mani appare avere una efficacia piccola o nulla.
In ogni caso i risultati sono basati su evidenze di bassa qualità e certezza.

Non sono stati trovati studi su abiti speciali, guanti, schermi facciali né screening agli accessi nei luoghi pubblici.

LA CONCLUSIONE DEI RICERCATORI

La certezza dell'evidenza da bassa a moderata significa che la nostra fiducia nelle stime è limitata e che l'effetto reale potrebbe essere diverso. 
I risultati aggregati degli RCT non hanno mostrato una chiara riduzione dell'infezione virale respiratoria con l'uso di mascherine medico/chirurgiche. 
Non ci sono state chiare differenze negli operatori sanitari tra l'uso di mascherine medico/chirurgiche rispetto alle N95/P2, quando sono utilizzate nelle cure di routine per ridurre le infezioni virali respiratorie. 
È probabile che l'igiene delle mani riduca moderatamente il carico di malattie respiratorie sebbene, quando l'ILI e l'influenza confermata in laboratorio sono state analizzate separatamente, non è stata trovata una differenza significativa per questi due risultati. 
I danni associati a questi interventi sono stati poco studiati.

Sono necessari RCT ampi e ben progettati che affrontino l'efficacia di molti di questi interventi in più contesti e popolazioni, nonché l'impatto dell'adesione sull'efficacia, specialmente in quelli più a rischio di ARI [infezioni respiratorie acute].

Questo è un esempio eclatante di che cosa significhi permettere alla comunità scientifica di accedere in modo indipendente ai dati grezzi e completi degli studi
Appare scontato che di norma sia così, ma nella realtà accade il contrario, specialmente quando si tratta di farmaci, i cui studi eseguiti dalle industrie sono troppo spesso occultati da accordi di segretezza.

LA RISONANZA DELLA REVISIONE SUI MEDIA

La pubblicazione della revisione sistematica ha ovviamente attirato molta attenzione dai media, che al contempo si sono guardati bene da farle troppa pubblicità.
A tal proposito ti racconto un aneddoto: uno dei coautori della revisione Cochrane ha ricevuto una email da un importante giornalista che lavora per un grande editore:

“Ti mando un'e-mail oggi perché ho letto il tuo eccellente articolo "Interventi fisici per interrompere o ridurre la diffusione dei virus respiratori" su Cochrane Library Systematic Review.
In questo articolo hai analizzato l'efficacia delle mascherine nella prevenzione delle infezioni e c'è un dibattito sociale sull'uso delle mascherine. Il documento trae anche conclusioni scettiche sull'efficacia delle maschere nella prevenzione delle infezioni.

Temo che un articolo del genere nella rivista Cochrane, una biblioteca molto prestigiosa, manderebbe il messaggio sbagliato al pubblico. Perché io credo che indossare una maschera abbia qualche effetto nella prevenzione delle infezioni respiratorie.
Quindi ho alcune domande per te, alle quali spero risponderai.
[...]”

Commenta Jefferson dal suo blog
"Come le altre richieste dei media, questa persona chiede informazioni a cui è possibile accedere facilmente nella revisione di oltre 300 pagine. 
Ma la parte importante è l'affermazione: "Perché io credo che indossare una maschera abbia qualche effetto nella prevenzione delle infezioni respiratorie".

Quindi questo famoso giornalista è un vero credente.
Ma se loro credono, perché chiedono informazioni e cercano di mettersi in contatto con uno degli autori? 
La nostra esperienza fino ad ora ci dice che è proprio così che queste persone possono distorcere le risposte o, per lo meno, guadagnare credibilità per le successive distorsioni.

Siamo commossi dal desiderio di non volere inviare il "messaggio sbagliato" all'umanità. 
Tuttavia una credenza è l'accettazione che qualcosa esiste, o qualcosa è vero, soprattutto senza prove; si riferisce anche alla fiducia in qualche persona o in qualche cosa. 
I credenti, quindi, non hanno bisogno di prove. 
Allora, a cosa si suppone che noi dobbiamo credere?

Nel frattempo, la morale non cambia: state alla larga dai media mainstream."


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