Come faccio a sapere se devo o non devo fare il vaccino quando l'informazione è manipolata alla base?

Mauro Sartorio
Nella diatriba sui vaccini, si ripropone lo scontro tra faide che nel campo della salute è tanto florido.
Da una parte chi rifiuta i vaccini puntando il dito sui danni alla salute e all'economia, dall'altra chi con buon intento rimprovera questi oppositori di ignoranza e di mettere in pericolo la società, dati scientifici alla mano.

Focalizzandomi oggi proprio sui dati scientifici che fondano le opinioni dominanti in medicina, non posso non portare al centro dell'attenzione la campagna AllTrials, che mette in luce come alcune certezze consolidate e inoppugnabili siano spesso basate su dati lacunosi e ricerche tutt'altro che scientifiche.
Purtroppo, in queste condizioni, anche gli addetti ai lavori si trovano a combattere una battaglia di informazione sacrosanta, ma con armi difettose e pericolose tanto quanto la disinformazione che si cerca di arginare.

Se i dati alla base della disputa non sono integri e onesti, su che cosa si sta discutendo, in effetti?

"Quando vengono a conoscenza di questo problema, pazienti e cittadini, ma anche medici e policy-makers, restano sotto shock davanti a ciò che abbiamo tollerato.
Per trent’anni non ci siamo preoccupati di risolvere il problema, ma adesso è giunto il momento di affrontarlo e risolverlo per sempre.
Al momento della diagnosi, dal medico avrei voluto sentire tutto, ma non la parola “cancro”.
Purtroppo non è andata così. Quando, dopo un paio di giorni il mio medico mi ha prospettato la possibilità di partecipare a una sperimentazione clinica non ci ho pensato due volte.
Indipendentemente dall’esito della mia malattia, volevo contribuire all’evoluzione delle conoscenze.
Scoprire che non tutti i trial clinici vengono pubblicati è semplicemente raccapricciante, un oltraggio per tutti quelli che, come me, si sono offerti volontari per partecipare a queste sperimentazioni.
Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a trial clinici che non sono mai stati pubblicati.
I medici sprecano involontariamente enormi quantità di risorse per trattamenti meno efficaci di quanto riteniamo o inutilmente più costosi, e i pazienti vengono esposti a rischi evitabili conseguenti a trattamenti meno efficaci di quelli in uso per il semplice fatto che i risultati dei trial clinici ci sono stati nascosti.
Le migliori evidenze attualmente disponibili dimostrano che in media solo il 50% dei trial conclusi viene pubblicato, e i trial con risultati positivi hanno il doppio delle probabilità di essere pubblicati rispetto a quelli con risultati negativi.
Sui farmaci che usiamo tutti i giorni disponiamo solo di informazioni parziali, perché la maggior parte di essi è stata immessa sul mercato oltre dieci anni fa, quando appunto la metà dei trial non veniva pubblicata.
Come è possibile condurre trial su volontari sani, o ancora peggio su persone malate, sapendo già che non si vogliono rendere disponibili i risultati?
È necessario garantire un accesso immediato a metodi e risultati completi di tutti i trial condotti su tutti gli usi di tutti i trattamenti attualmente prescritti a milioni di pazienti.
Centinaia di organizzazioni, tra cui enti finanziatori, aziende farmaceutiche e istituzioni accademiche, hanno aderito alla campagna e iniziato ad affrontare seriamente le possibili soluzioni per garantire maggiore trasparenza.
Parole come fiducia e trasparenza non sono mai state strettamente associate all’industria.
Come GSK ci siamo resi conto che possiamo fare molto per essere più aperti e trasparenti sulla ricerca che portiamo avanti.
E se i ricercatori indipendenti si vogliono fare avanti con una nuova prospettiva sulla ricerca che abbiamo condotto, sarà un bene per la scienza, sarà un bene per noi e, aspetto ancora più importante, migliorerà l’assistenza ai pazienti.
I trial clinici non vengono condotti solo sui farmaci, ma anche su trattamenti psichiatrici, dispositivi medici, tecniche chirurgiche e in ambito veterinario.
Chiunque finanzi e conduca trial clinici dovrebbe aderire a questa campagna.
Certo, è normale preoccuparsi di quanto può emergere: tutti hanno scheletri nell’armadio, ma oggi è arrivato il momento per le aziende e le istituzioni di prendere un impegno.
E’ certo che occultare i risultati dei trial clinici costa vite umane, spreca denaro e espone i pazienti a sofferenze e rischi evitabili.
Pertanto, credo che non sia più accettabile affermare: “Non lo sapevamo”.
Miglioriamo la medicina: diamo valore ai trial clinici.
Condividete questo video con amici e familiari e firmate la petizione a www.alltrials.net."




Lo studio di BMJ (maggio 2014) ha l'obiettivo specifico di valutare l'estensione del fenomeno della non-pubblicazione o del ritardo nella pubblicazione dei risultati dei trial sui vaccini:

- I risultati di 19 ricerche cliniche sui vaccini che hanno coinvolto 11527 persone non sono mai stati pubblicati.
- Su 384 trial su vaccini, per quelli che sono stati pubblicati si è rilevato un tempo medio di ritardo nella pubblicazione dopo la fine della ricerca di 26 mesi, sia per ricerche sponsorizzate dall'industria sia non sponsorizzate.
- Le ricerche non sponsorizzate hanno 4 volte più probabilità di riportare risultati negativi o misti rispetto a quelle sponsorizzate (il recente caso Tamiflu è un esempio eclatante di manipolazione di dati "scientifici" con fini finanziari).