DNA alieno e vaccini oncologici: il percorso pre-determinato verso la 'sconfitta del cancro'.

Eleonora Meloni
1) I PIANI FARMACEUTICI
Abbiamo parlato, due anni fa esatti (2014), di una direzione nella ricerca e di un piano industriale determinato e perseguito dal settore farmaceutico, che ha messo ingenti investimenti in quella che sarà l’era dei “vaccini per ogni tipo di malattia”.

Luca Pani (è stato il direttore generale dell'Agenzia italiana del farmaco Aifa) due anni fa diceva: “ci sono oggi delle grandi evoluzioni: i vaccini per l'immunoterapia del cancro, che dovrebbero arrivare nei prossimi tre anni, ed i vaccini contro l'Alzheimer e contro le sostanze di abuso come la cocaina, che dovrebbero invece essere pronti in 5-10 anni''. Dunque, ha sottolineato Pani, ''ci saranno vaccini per tutte le età della vita” [...] Allo studio sono dunque vaccini terapeutici e preventivi”.
Fonte: ANSA (2014)

Quindi lo sappiamo già da tempo: il cancro (e numerose altre "malattie") verrà curato con i vaccini.

“I prossimi tre anni” sono ormai giunti, ma il terreno “fertile” per questo tipo di mercato non è ancora pronto, sotto diversi punti di vista: sia nelle premesse scientifiche, sia nella disposizione della popolazione da educare nei riguardi di questi prodotti.

2) LA COMUNICAZIONE SUI MEDIA
Abbiamo rilevato, da quel periodo ad oggi, una attività mediatica molto intensa intorno al tema dei vaccini, con punte polemiche decisamente violente e frequenti aspetti di incongruenza.
Molti aspetti, tra i quali una generalizzazione poco scientifica intorno all’uso dei vaccini che è giunta da una parte alla demonizzazione del metodo vaccinale in sé, dall'altra a proclami intimidatori di leggi coercitive da parte di alcune istituzioni (divieto di accesso alla scuola per bambini non vaccinati, divieto all’asilo nido); notizie che hanno generato il panico anche intorno a “malattie” per le quali il vaccino non procura “immunità di gregge”, come la pertosse, e una guerra fratricida tra famiglie “immolate nella pubblica piazza” dei mezzi di informazione come “untori anti-vaccinisti irresponsabili” e famiglie “assassine” che vogliono avvelenare i bambini; una rincorsa ai dati sulle coperture vaccinali tra chi sostiene che siano in calo e chi no, e sulle quali si compie comunque una generalizzazione sia tra vaccini obbligatori e raccomandati, sia tra vaccini efficaci e molto poco efficaci (come quelli anti-influenzali) e una generalizzazione tra singoli prodotti farmaceutici.

In poche parole, i nostri lettori si saranno accorti che in questi mesi il vaccino è stato certamente un centro di gravità dell’attenzione mediatica e popolare, che ha generato un vortice di paura e violenza sociale.
Proprio in questo clima e su questo terreno, l’industria si prepara a sdoganare i “vaccini terapeutici e preventivi”, dall’influenza fino al cancro...

3) LA CACCIA AL MALIGNO: IMMUNOTERAPIA
Si riteneva già da tempo che alcuni tipi di cancro fossero “accompagnati” da virus (come il papilloma), e per questi sono già stati creati o sono in studio farmaci che educano il sistema immunitario al riconoscimento degli agenti "maligni".
I vaccini oncologici saranno quei farmaci cosiddetti "immunoterapici": anticorpi creati in laboratorio con l'obiettivo di ostacolare particolari proteine essenziali nel processo proliferativo delle cellule tumorali, o antigeni introdotti per indurre una risposta immunitaria contro le "cellule maligne".

3b) LA CACCIA AL MALIGNO: DALLA CELLULA "MALIGNA" AL CODICE GENETICO "MALIGNO". LA TERAPIA GENICA
Scendendo a livello sempre più microscopico, oltre l'immunoterapia si passa alla "terapia genica", che si configura come il tentativo di "correggere" porzioni di geni ritenuti "sbagliati" e causa del cancro.
Dal punto di vista 5LB stiamo ancora parlando di interventi sintomatici, perchè si tratta di manomettere un meccanismo di cui si ignora il senso e l'origine.

Settimana scorsa è avvenuto qualcosa nella ricerca, che pare coinvolgere entrambi questi due mondi (immunoterapico e genico): infatti i giornali hanno parlato con clamore di “origine batterica” del cancro.
Prima di entrare nel dettaglio, scremiamo le clamorose esagerazioni e le incongruenze che hanno gonfiato la cassa di risonanza mediatica.

Scoperta italiana choc: "Dna 'alieno' in un malato di leucemia acuta su 2"
Fonte: AdnKronos

Scoperta "sequenza aliena" di Dna nei pazienti con leucemia
Uno studio dell'Università degli Studi di Milano e dell'Ospedale Niguarda individua materiale genetico non umano, probabilmente virale o batterico, in metà dei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta. E apre la strada a nuove possibili terapie
Fonte: Repubblica. Studio originale: Nature

Anche solo dal titolo dell’articolo giornalistico, possiamo renderci conto del livello di comunicazione adottato per creare sensazionalismo, al fine di raggiungere un elevato numero di lettori, a scapito di una informazione chiara, corretta ed essenziale per comprendere il fenomeno trattato, certamente molto complesso.


Vediamo insieme alcuni punti, tra il sensazionalismo e l'incertezza dei dati, che possono suscitare domande:

- DNA “alieno”??
Da biologa (ma non da appassionata degli infiniti mondi sparsi nel cosmo) mi sono stupita dell’aggettivo utilizzato e, leggendo fino in fondo la notizia, mi sono resa conto che si trattava di DNA estraneo alla specie, che in gergo biologico è chiamato DNA esogeno.
Sicuramente il termine “alieno” ha fatto sognare tanti sostenitori delle teorie sitchiniane di un essere umano generato dalla manipolazione genetica svolta da creatori extraplanetari, partendo dal DNA delle scimmie terrestri...ma nel giro di poche ore il sogno si è infranto per la rettifica che prontamente attenti lettori e addetti ai lavori hanno fatto per ovviare al malinteso giornalistico, probabilmente intenzionale...

- Un'altra questione che ha attirato la mia attenzione, e che rimane senza risposta, riguarda la percentuale dei casi risultanti essere portatori di DNA esogeno: solo nel 56% dei leucemici analizzati è stata riscontrata la presenza di questo DNA … e negli altri no… questa proporzione non risolve il problema dell'origine eziologica della leucemia, perchè potrebbe trattarsi di una concomitanza; ma apre a nuove indagini sul ruolo che i batteri possono avere nella carcinogenesi (formazione dei tumori).

- Nella notizia viene specificato che per lo studio è stato utilizzato un sequenziatore di DNA definito “vintage” che non era programmato per scartare DNA non-umano (a differenza di quelli moderni). Cosa possiamo dire di tutti gli esperimenti precedenti di sequenziamento genico umano in cui, utilizzando macchinari “recenti”, si sono escluse sequenze ritenute non umane? In questi altri studi sono stati esclusi automaticamente porzioni di DNA quando potevano invece fornirci informazioni preziose sull’integrazione di codice esogeno? La scienza ha fino ad ora deciso di escludere pezzi di DNA non-umano dal sequenziamento di DNA dell’uomo? In base a quale criterio?
Si pongono questioni imprescindibili sull'interpretazione tecnologica dei dati sperimentali.

AL DI LÀ DEGLI ALIENI, COSA C’È DI REALMENTE INTERESSANTE NELLO STUDIO

Memore dei miei studi sugli innesti di DNA, ho scartabellato un po’ di ricerche scientifiche per comprendere come siamo arrivati a queste ultimissime scoperte.
La scoperta della presenza di DNA batterico in DNA di cellule somatiche di animali superiori ed esseri umani risale già al 2013:
Bacteria-human somatic cell lateral gene transfer is enriched in cancer samples. (giugno 2013)
A review of bacteria-animal lateral gene transfer may inform our understanding of diseases like cancer.(ottobre 2013)
…studi che lasciano aperta la ricerca sulle modalità con cui questo DNA influisca nella trascrizione di quello umano.

Con l'ultimo lavoro di questi giorni (novembre 2016) riportato nella notizia, è stata trovata una sequenza esogena a livello del gene coinvolto nel processo leucemico e probabilmente nel tumore al seno.
Manca quindi di scoprire a quale batterio appartiene tale sequenza esogena, come questa si sia integrata e quando.
Perchè potrebbe essersi integrata nel corso dell'evoluzione attraverso un batterio che potrebbe anche essere ormai estinto.
Oppure potrebbe essersi integrata in un passato recente attraverso un batterio esistente, come anche potrebbe farlo occasionalmente in singoli individui.

4) IL PROSSIMO PASSO NELLA RICERCA
Se si scoprisse che la sequenza genica esogena è stata integrata nel corso dell'evoluzione (secoli, millenni), la ricerca si potrebbe concentrare su interventi genetici (terapia genica) per impedire la trascrizione di quella sequenza, un ingranaggio essenziale nella proliferazione cellulare della linea mieloide caratteristica del processo leucemico.
Se invece si sospettasse che l'integrazione avviene nell'individuo in circostanze specifiche, possiamo aspettarci che la ricerca identificherà quel batterio (che ora manca all’appello) e che si farà di tutto per debellarlo (terapia propriamente vaccinale).

5) IL RIMEDIO CONTRO IL COLPEVOLE
Sia nel caso del "cancro a origine batterica", sia nel caso della odierna immunoterapia, i vaccini oncologici saranno disponibili nei prossimi anni per contrastare o il batterio, ipotetica “causa” di alcuni tumori, o le cellule "maligne".
Questa è la direzione pre-determinata, oggi.


BATTERI, TUMORI E 5 LEGGI BIOLOGICHE

Si va sempre più in profondità e a ritroso nel micro-cosmo: prima si asportava la massa, poi si combattevano le cellule anomale, poi si voleva modificare il codice genetico anomalo, poi si identificava il microscopico creatore di quel codice...
È chiaro che quello che si osserva nei laboratori è proprio ciò che accade, né più né meno.
Ma è molto meno chiaro come e in quanti modi questi dati possono essere messi in relazione e interpretati.
I batteri e i virus sono certamente parte del processo.
Ma se il loro ruolo viene considerato nocivo nella produzione di una “malattia”, l’intenzione terapeutica e la direzione della ricerca saranno orientate a fermarli e debellarli, ed è la strada che la ricerca sta percorrendo fin dai tempi di Pasteur.
Se invece il loro ruolo è considerato evolutivo e parte integrante del processo fisiologico (come descritto nella seconda Legge Biologica), l’intenzione terapeutica e la direzione della ricerca saranno ben diversi, e dovranno necessariamente "riallargare lo zoom" e includere una visione più macro-cosmica.

Quest'ultima prospettiva non prenderebbe forza solo con le 5LB, ma è una prospettiva plausibile e considerata da molti.
Per esempio in questa revisione sistematica appena sotto, che spiega proprio il fenomeno del "trasferimento genetico orizzontale" di DNA dai batteri agli eucarioti (le nostre cellule), si teorizza questa possibilità di senso evolutivo.
Ne faccio una sintesi perchè è interessante per comprendere meglio questo soggetto così articolato.

Transfer of DNA from Bacteria to Eukaryotes (luglio 2016)
http://mbio.asm.org/content/7/4/e00863-16.full
Trasferimento di DNA batterico in cellule eucariotiche (anche umane)

Fino a pochi decenni fa si pensava che il trasferimento di geni batterici avvenisse in poche specie di cellule eucariote: lieviti, vegetali, alcuni animali invertebrati.
Ma già dai primi studi di sequenziamento del DNA umano, nel colossale progetto ”genoma umano”, gli scienziati avevano evidenziato porzioni di DNA non prettamente umano, ovvero avevano visto che il genoma contiene molte sequenze di geni provenienti da organismi procarioti (come i batteri), secondo un trasferimento genico orizzontale.
Questi dati furono rifiutati e accantonati e solo recentemente studi ulteriori hanno confermato la presenza di DNA filogeneticamente molto diverso, nella fattispecie appartenente a batteri.
Il fenomeno, che vede il passaggio di materiale genetico da organismi molto lontani da un punto di vista evolutivo, prende il nome di trasferimento genetico orizzontale HGT o laterale LGT e risulta essere abbastanza frequente in tutte le specie.
Non sono ancora conosciuti i meccanismi utilizzati per il trasferimento del materiale genetico da batteri alle diverse specie di cellule eucariote tra cui quelle umane (per ora si conoscono solo i meccanismi, da tanto studiati, di Agrobatterium ed Escherichia Coli su alcuni vegetali e lieviti, in figura).

Anche l’esatta identificazione delle specie procariote da cui proviene tale materiale genetico è difficile da determinare per via di una successiva evoluzione e modificazione subita dalla sequenza genica trasferita o perchè la specie donatore si è estinta nel tempo.

Questo fenomeno ha permesso di aprire la discussione sulla utilità evolutiva che materiale genetico diverso possa contribuire ad apportare ad una specie, qualora le condizioni ambientali ne richiedessero la sua espressione...una sorta di riserva genetica per momenti speciali.
Tale trasferimento genetico orizzontale sembra garantire un più veloce sistema di adattamento e di sopravvivenza ai cambiamenti ambientali rispetto a quello delle mutazioni genetiche.


Questa revisione di notizia, scritta a quattro mani con Mauro Sartorio, mi rendo conto essere molto complessa e di non facile comprensione.
Chi avesse precisazioni documentate per migliorare queste informazioni, può fornirle nei commenti.