È iniziato il Movember, cioè il mese dedicato alla comunicazione sulla salute per l'uomo, in particolare intorno al tumore della prostata e dei testicoli.
Come ogni anno, usciamo dalla festa in rosa ed entriamo dritti nel novembre con i baffi.
Così ogni anno è una corsa ad ostacoli per sopravvivere al mercato della salute.
Eppure c'è più di una differenza significativa tra la campagna Movember e l'Ottobre Rosa.
Entrambi "sensibilizzano" e raccolgono fondi.
Il Movember però è molto meno spregiudicato e pericoloso, perchè non abusa della folle dottrina degli screening per una diagnosi a tappeto sulla popolazione sana, bensì informa realmente sulle evidenze disponibili, sui rischi e sui benefici dei trattamenti.
Poichè il marcatore prostatico per eccellenza, il famoso PSA, è ormai del tutto fuori gioco per la sua inefficacia, la campagna si prodiga per la ricerca di nuovi marcatori e di nuovi strumenti di diagnosi.
Investe sullo studio di strategie di osservazione "wait and see", piuttosto che di intervento, nei confronti di un tumore a lenta crescita come quello prostatico.
Studia l'influenza dell'esercizio fisico sul tumore e sulla qualità della vita.
E, soprattutto, cerca di rompere il muro di omertà che gli uomini erigono più facilmente delle donne intorno alle questioni per la propria salute.
Ciò che preoccupa gli specialisti è anche la componente psicologica, il modo in cui gli uomini vivono il cancro, spesso in solitudine, per questo sono così importanti campagne di sensibilizzazione come quelle della Movember Foundation.
Fonte: FanPage
Il cancro alla prostata impone numerose scelte difficili.
Mi faccio trattare o monitoro attivamente la mia salute?
Quale trattamento è giusto per me?
Il mio tipo di tumore è letale o non procura alcun danno?
Posso io rallentarne o fermarne la progressione?
Quali sono gli effetti collaterali dei trattamenti? Sono permanenti o provvisori?
Nonostante un trattamento in molti casi sia efficace nel rallentare la crescita del tumore, spesso conduce a seri effetti avversi come incontinenza, disfunzioni sessuali e problemi intestinali.
Se un uomo dopo un trattamento realizza di avere fatto la scelta sbagliata o ha problemi con gli effetti collaterali, ciò può portare ad una precaria salute mentale.
Fonte: Movember investment strategy
Ecco, questo tipo di comunicazione ci sembra sobria, certamente un altro pianeta rispetto a quella disastrosa di Nastro Rosa e potremmo anche pensare di sottoscriverla.
Perchè lo slogan "prenditi cura della tua salute", per quanto possa essere veicolato con tutte le buone intenzioni, nella testa di chi è bombardato tutto l'anno dal mantra della "prevenzione" si traduce troppo facilmente in "per il mio bene devo sottopormi a controlli regolari".
Allora ci è necessario tenere l'attenzione molto alta, affinché possiamo scremare i messaggi più grossolani e puramente commerciali, quandanche cerchino di travestirsi da raccomandazione scientifica, separandoli dalle reali raccomandazioni che possono aiutarci a scegliere davvero in caso di necessità.
Troviamo infatti resistenze di vecchie raccomandazioni fallite e superate, che per opportunismo sono cavalcate e amplificate da certe campagne commerciali e certi organi di informazione, influenzando fortemente l'opinione popolare e anche molti medici.
Prendiamo ad esempio la campagna americana National Men’s Health Month, che con uno slogan esemplare esortava tutti gli uomini, generalmente riluttanti ai controlli, ad uno screening a tappeto portando la questione su di un piano sensibile per il pubblico maschile, quello dei motori:
"proprio come si porta la macchina a fare il cambio dell'olio o per il tagliando dei 30.000 km, gli uomini devono andare dal dottore per controllare che tutto funzioni correttamente" - David Gremillion, responsabile della campagna Men's Health.
Fonte: Evidently Cochrane
Questo facile equivoco che mette la prevenzione sul piano degli screening di massa, ancora oggi nel 2017 condiziona anche gli addetti ai lavori: dice il segretario generale della Società Italiana di Urologia, riguardo allo screening con PSA e ai controlli urologici:
«Ciò che di fatto ogni uomo dovrebbe fare una volta ogni sei mesi o comunque entro l’anno, da quando spegne le cinquanta candeline in avanti»
Da un approccio di attesa e osservazione dell'evoluzione (Cochrane e qui un recente studio qualitativo sull'efficacia della sorveglianza attiva), alla radioterapia (Cochrane), fino all'asportazione chirurgica.
Si possono tenere sott'occhio le sintesi delle ultime evidenze di efficacia disponibili sul sito urologico di Cochrane, in modo da poter fare una scelta informata in base alle proprie preferenze, ai propri timori e alle proprie condizioni generali.
Come ogni anno, usciamo dalla festa in rosa ed entriamo dritti nel novembre con i baffi.
Così ogni anno è una corsa ad ostacoli per sopravvivere al mercato della salute.
Eppure c'è più di una differenza significativa tra la campagna Movember e l'Ottobre Rosa.
Entrambi "sensibilizzano" e raccolgono fondi.
Il Movember però è molto meno spregiudicato e pericoloso, perchè non abusa della folle dottrina degli screening per una diagnosi a tappeto sulla popolazione sana, bensì informa realmente sulle evidenze disponibili, sui rischi e sui benefici dei trattamenti.
COSA PROPONE LA CAMPAGNA MOVEMBER
Essenzialmente la fondazione australiana Movember si occupa di raccolta fondi per la ricerca sul tumore della prostata e dei testicoli.
1- biomarkers: sviluppare test più efficaci che distinguano fra forme aggressive e forme a basso rischio di cancro alla prostata, esaminando specifiche molecole (biomarcatori) nel sangue, nelle urine, nei tessuti.
2- sviluppare nuove sostanze traccianti e nuove tecniche di diagnostica per immagini per una diagnosi più precoce e precisa del tumore.
3- identificare metodologie sempre più accurate per il controllo regolare del tumore della prostata a lenta crescita, come alternativa alla terapia attiva.
4- studiare l'esercizio fisico come medicina, per capire meglio il suo ruolo nella progressione del tumore prostatico.
5- indagare i meccanismi di recidiva di questo tumore, che colpisce i giovani, per capire perché guarisce nel 95% dei casi, ma nel 5% si ripresenta.
Fonte: Libero e il sito ufficiale di Movember Foundation
Fonte: Libero e il sito ufficiale di Movember Foundation
Poichè il marcatore prostatico per eccellenza, il famoso PSA, è ormai del tutto fuori gioco per la sua inefficacia, la campagna si prodiga per la ricerca di nuovi marcatori e di nuovi strumenti di diagnosi.
Investe sullo studio di strategie di osservazione "wait and see", piuttosto che di intervento, nei confronti di un tumore a lenta crescita come quello prostatico.
Studia l'influenza dell'esercizio fisico sul tumore e sulla qualità della vita.
E, soprattutto, cerca di rompere il muro di omertà che gli uomini erigono più facilmente delle donne intorno alle questioni per la propria salute.
Ciò che preoccupa gli specialisti è anche la componente psicologica, il modo in cui gli uomini vivono il cancro, spesso in solitudine, per questo sono così importanti campagne di sensibilizzazione come quelle della Movember Foundation.
Fonte: FanPage
Il cancro alla prostata impone numerose scelte difficili.
Mi faccio trattare o monitoro attivamente la mia salute?
Quale trattamento è giusto per me?
Il mio tipo di tumore è letale o non procura alcun danno?
Posso io rallentarne o fermarne la progressione?
Quali sono gli effetti collaterali dei trattamenti? Sono permanenti o provvisori?
Nonostante un trattamento in molti casi sia efficace nel rallentare la crescita del tumore, spesso conduce a seri effetti avversi come incontinenza, disfunzioni sessuali e problemi intestinali.
Se un uomo dopo un trattamento realizza di avere fatto la scelta sbagliata o ha problemi con gli effetti collaterali, ciò può portare ad una precaria salute mentale.
Fonte: Movember investment strategy
Ecco, questo tipo di comunicazione ci sembra sobria, certamente un altro pianeta rispetto a quella disastrosa di Nastro Rosa e potremmo anche pensare di sottoscriverla.
UN MIX DI CREDENZE, CONSUETUDINI SUPERATE E CONFLITTI DI INTERESSE
Tuttavia è chiaro: gli organi di informazione passano messaggi spuri, distorti, credenze più o meno fondate, nuove acquisizioni miste a consuetudini superate, il tutto certamente influenzato dall'aggressività di campagne omologhe.Perchè lo slogan "prenditi cura della tua salute", per quanto possa essere veicolato con tutte le buone intenzioni, nella testa di chi è bombardato tutto l'anno dal mantra della "prevenzione" si traduce troppo facilmente in "per il mio bene devo sottopormi a controlli regolari".
Allora ci è necessario tenere l'attenzione molto alta, affinché possiamo scremare i messaggi più grossolani e puramente commerciali, quandanche cerchino di travestirsi da raccomandazione scientifica, separandoli dalle reali raccomandazioni che possono aiutarci a scegliere davvero in caso di necessità.
Troviamo infatti resistenze di vecchie raccomandazioni fallite e superate, che per opportunismo sono cavalcate e amplificate da certe campagne commerciali e certi organi di informazione, influenzando fortemente l'opinione popolare e anche molti medici.
Prendiamo ad esempio la campagna americana National Men’s Health Month, che con uno slogan esemplare esortava tutti gli uomini, generalmente riluttanti ai controlli, ad uno screening a tappeto portando la questione su di un piano sensibile per il pubblico maschile, quello dei motori:
"proprio come si porta la macchina a fare il cambio dell'olio o per il tagliando dei 30.000 km, gli uomini devono andare dal dottore per controllare che tutto funzioni correttamente" - David Gremillion, responsabile della campagna Men's Health.
Fonte: Evidently Cochrane
Questo facile equivoco che mette la prevenzione sul piano degli screening di massa, ancora oggi nel 2017 condiziona anche gli addetti ai lavori: dice il segretario generale della Società Italiana di Urologia, riguardo allo screening con PSA e ai controlli urologici:
«Ciò che di fatto ogni uomo dovrebbe fare una volta ogni sei mesi o comunque entro l’anno, da quando spegne le cinquanta candeline in avanti»
Fonte: La Stampa
E ancora:
Tutti gli uomini dopo i 50 anni (anche prima per chi ha casi di tumore alla prostata in famiglia) dovrebbero recarsi dall'urologo per controlli e analisi specifiche, come l'esplorazione rettale e l'esame dell'Antigene Prostatico Specifico (PSA).
E ancora:
Tutti gli uomini dopo i 50 anni (anche prima per chi ha casi di tumore alla prostata in famiglia) dovrebbero recarsi dall'urologo per controlli e analisi specifiche, come l'esplorazione rettale e l'esame dell'Antigene Prostatico Specifico (PSA).
Ottavio De Cobelli, Direttore del Programma Urologia e Trattamento mininvasivo della Prostata all'Istituto Europeo di Oncologia (IEO)
Fonte: FanPage
Disgraziatamente una tale raccomandazione, diffusa e amplificata dai media in stile Nastro Rosa, non è fondata sulle evidenze scientifiche e, di fatto, le contraddice.
Come per la campagna Men's Health Month, si fanno appelli per il test del PSA (dall'età di 40 anni per gli uomini afroamericani e per gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata, dai 50 per tutti gli altri).
Consiglio che contraddice completamente la Task Force per i Servizi di Prevenzione degli Stati Uniti, la quale dà raccomandazioni contrarie agli screening basati sul PSA, perchè le migliori evidenze suggeriscono che tali screening portino una riduzione molto esigua di morti per cancro, nessuna differenza nella mortalità generale, ma danni sostanziali e persistenti.
Fonte: Evidently Cochrane
Persino l' AIRC è più moderato rispetto a certi annunci: La prevenzione secondaria consiste nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari.
Fonte: AIRC
I benefici degli screening con il test dell'antigene prostatico (PSA) sono superati dai danni nella maggioranza degli uomini. Quando il cancro alla prostata è rilevato da questo test, l'incidenza sull'aspettativa di vita non è mai significativa in una considerevole proporzione di uomini. Questi non ricevono alcun beneficio e sono soggetti a danni sostanziali dovuti al trattamento del tumore.
[...] L'American College of Physicians raccomanda che:
- i medici informino gli uomini tra i 50 e i 69 anni sui limitati benefici e sui danni sostanziali dei controlli alla prostata.
- i medici fondino le decisioni per dei controlli con il PSA in base al rischio di cancro, in seguito ad una discussione con il paziente sui benefici e sui rischi, in base alla salute e all'aspettativa di vita, in base alle preferenze del paziente stesso.
- i medici non sottopongano a controlli con il PSA pazienti che non manifestino espressamente una preferenza per questo controllo.
- i medici non sottopongano a controlli con PSA nessun uomo a rischio medio sotto i 50 anni e oltre i 69, o uomini con un'aspettativa di vita di meno di 10-15 anni.
Fonte: PubMed
Screening prostatico secondo Cochrane
Disgraziatamente una tale raccomandazione, diffusa e amplificata dai media in stile Nastro Rosa, non è fondata sulle evidenze scientifiche e, di fatto, le contraddice.
Come per la campagna Men's Health Month, si fanno appelli per il test del PSA (dall'età di 40 anni per gli uomini afroamericani e per gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata, dai 50 per tutti gli altri).
Consiglio che contraddice completamente la Task Force per i Servizi di Prevenzione degli Stati Uniti, la quale dà raccomandazioni contrarie agli screening basati sul PSA, perchè le migliori evidenze suggeriscono che tali screening portino una riduzione molto esigua di morti per cancro, nessuna differenza nella mortalità generale, ma danni sostanziali e persistenti.
Fonte: Evidently Cochrane
Persino l' AIRC è più moderato rispetto a certi annunci: La prevenzione secondaria consiste nel rivolgersi al medico ed eventualmente nel sottoporsi ogni anno a una visita urologica, se si ha familiarità per la malattia o se sono presenti fastidi urinari.
Fonte: AIRC
COSA DICONO LE SINTESI DELLE PIÙ RECENTI EVIDENZE SUGLI SCREENING ALLA PROSTATA DI PERSONE SANE
Il cancro alla prostata è un problema importante per gli uomini. In rari casi è associato a morte prima dei 50 anni; la maggioranza dei decessi riguarda uomini oltre i 75 anni.I benefici degli screening con il test dell'antigene prostatico (PSA) sono superati dai danni nella maggioranza degli uomini. Quando il cancro alla prostata è rilevato da questo test, l'incidenza sull'aspettativa di vita non è mai significativa in una considerevole proporzione di uomini. Questi non ricevono alcun beneficio e sono soggetti a danni sostanziali dovuti al trattamento del tumore.
[...] L'American College of Physicians raccomanda che:
- i medici informino gli uomini tra i 50 e i 69 anni sui limitati benefici e sui danni sostanziali dei controlli alla prostata.
- i medici fondino le decisioni per dei controlli con il PSA in base al rischio di cancro, in seguito ad una discussione con il paziente sui benefici e sui rischi, in base alla salute e all'aspettativa di vita, in base alle preferenze del paziente stesso.
- i medici non sottopongano a controlli con il PSA pazienti che non manifestino espressamente una preferenza per questo controllo.
- i medici non sottopongano a controlli con PSA nessun uomo a rischio medio sotto i 50 anni e oltre i 69, o uomini con un'aspettativa di vita di meno di 10-15 anni.
Fonte: PubMed
Screening prostatico secondo Cochrane
BMJ 1, BMJ 2
Fonte dell'immagine: Evidence.it
Correlato - Screening oncologici: cosa fare quando media, protocolli e ricerca si contraddicono.
Fonte dell'immagine: Evidence.it
Correlato - Screening oncologici: cosa fare quando media, protocolli e ricerca si contraddicono.
Aggiornamento ottobre 2024: nuovo studio che interpreta i dati di incidenza del tumore alla prostata in 26 nazioni europee dal 1980 al 2017. Fonte: BMJ
Essenzialmente, proprio come è avvenuto per il seno e per il melanoma, la forte crescita di incidenza di cancro in quelle regioni che hanno spinto sugli screening, messa in relazione sia con la stabilità di altre regioni che non lo hanno fatto sia con la generale ininfluenza sulla mortalità, svela che tutti quegli uomini non avrebbero dovuto essere diagnosticati.
In una parola, si conferma che gli screening di popolazione con PSA conducono a sovradiagnosi certa, perché almeno un terzo degli uomini in età da screening potrebbe avere un tumore alla prostata che non darà mai sintomi né problemi.
Lo studio conclude che si dovrebbe mettere molta cautela nei programmi nazionali e l'approccio ai controlli per la prostata andrebbe cambiato (in parte si sta facendo, ma in Italia non se ne vedono i segni).
IN CASO DI DIAGNOSI: GLI INTERVENTI SINTOMATICI
Nel caso alcuni sintomi abbiano condotto alla diagnosi di tumore, ad oggi ci sono numerose possibilità di scelta di intervento, ovviamente di tipo esclusivamente sintomatico.Da un approccio di attesa e osservazione dell'evoluzione (Cochrane e qui un recente studio qualitativo sull'efficacia della sorveglianza attiva), alla radioterapia (Cochrane), fino all'asportazione chirurgica.
Si possono tenere sott'occhio le sintesi delle ultime evidenze di efficacia disponibili sul sito urologico di Cochrane, in modo da poter fare una scelta informata in base alle proprie preferenze, ai propri timori e alle proprie condizioni generali.