Quanto è forte l'impatto dell'eccesso di diagnosi sulla popolazione?
Quanti rischi comportano i programmi nazionali di screening?
La sovradiagnosi non può mai essere osservata direttamente, ma può essere solo dedotta dai dati.
Uno studio dettagliato che cerca di estrapolare questi dati è quello pubblicato sul New England Journal Of Medicine, che analizza l'impatto di 30 anni di screening mammografici sulla mortalità da tumore al seno.
Questi studi sono particolarmente importanti perchè l'interpretazione dei dati statistici in campo oncologico (e non solo) è merce che viene venduta con poderosi investimenti nel marketing farmaceutico, ed è l'unico fondamento teorico che sostiene le politiche di intervento rispetto a malattie di cui l'eziologia è ignota.
In poche parole i tumori, come la maggioranza delle malattie, si trattano in un determinato modo sulla base e in conseguenza di questi dati statistici.
L'interpretazione (o la manipolazione) di tali dati è dunque di importanza vitale. (vedi la battaglia della campagna All Trials per la trasparenza degli studi clinici)
È possibile visionare lo studio completo alla pagina del NEJM, mentre pubblico per sintesi piccoli stralci e un'immagine eloquente:
"La nostra analisi suggerisce che, qualunque sia il beneficio rispetto alla mortalità, lo screening mammografico ha comportato un sostanziale danno per l'eccesso di individuazione di tumori allo stadio iniziale, che non ha trovato corrispondenza in una riduzione di tumori allo stadio avanzato.
Questo squilibrio indica una notevole quantità di sovradiagnosi che coinvolge più di 1 milione di donne negli ultimi tre decenni [negli USA] - e, nella migliore delle ipotesi, più di 70.000 donne nel 2008 (pari al 31% di tutti i tumori al seno diagnosticati in donne di 40 anni di età o più)."
Nell'immagine a destra "nel quadro A si mostra l'uso di screening mammografico negli anni esaminati, e l'incidenza del cancro al seno tra le donne di 40 anni di età o più.
Nel quadro B si mostra l'incidenza di cancro al seno tra le donne che in genere non hanno avuto l'esposizione allo screening mammografico - quelle di età inferiore a 40 anni."
"La diminuzione del tasso di morte per cancro al seno è stata del 28% tra le donne di 40 anni di età o più, e la diminuzione del tasso concorrente è stata del 42% tra le donne di età inferiore ai 40 anni di età.
In altre parole, c'è stata una più grande riduzione relativa per la mortalità tra le donne che non sono state esposte a screening mammografico, piuttosto che tra coloro che sono state esposte."
Inoltre si deduce come "più il trattamento della malattia migliora, più il beneficio dello screening diminuisce.
Ad esempio, dal momento che la polmonite può essere trattata con successo, nessuno suggerisce che si facciano screening per la polmonite."
In sintesi, che si faccia lo screening o che non si faccia, nei numeri non c'è alcuna evidenza di giovamento; anzi, secondo lo studio, pare che senza screening il tasso di mortalità sia inferiore.
I motivi per cui la sovradiagnosi può essere molto nociva li conosciamo bene, inquadrati nel modello delle 5 Leggi Biologiche. Infatti, oltre ai danni materiali dati dagli interventi invasivi non necessari, pesano molto l'ipnosi da diagnosi e la conseguente cascata psico-biologica.
Quanti rischi comportano i programmi nazionali di screening?
La sovradiagnosi non può mai essere osservata direttamente, ma può essere solo dedotta dai dati.
Uno studio dettagliato che cerca di estrapolare questi dati è quello pubblicato sul New England Journal Of Medicine, che analizza l'impatto di 30 anni di screening mammografici sulla mortalità da tumore al seno.
Questi studi sono particolarmente importanti perchè l'interpretazione dei dati statistici in campo oncologico (e non solo) è merce che viene venduta con poderosi investimenti nel marketing farmaceutico, ed è l'unico fondamento teorico che sostiene le politiche di intervento rispetto a malattie di cui l'eziologia è ignota.
In poche parole i tumori, come la maggioranza delle malattie, si trattano in un determinato modo sulla base e in conseguenza di questi dati statistici.
L'interpretazione (o la manipolazione) di tali dati è dunque di importanza vitale. (vedi la battaglia della campagna All Trials per la trasparenza degli studi clinici)
È possibile visionare lo studio completo alla pagina del NEJM, mentre pubblico per sintesi piccoli stralci e un'immagine eloquente:
"La nostra analisi suggerisce che, qualunque sia il beneficio rispetto alla mortalità, lo screening mammografico ha comportato un sostanziale danno per l'eccesso di individuazione di tumori allo stadio iniziale, che non ha trovato corrispondenza in una riduzione di tumori allo stadio avanzato.
Questo squilibrio indica una notevole quantità di sovradiagnosi che coinvolge più di 1 milione di donne negli ultimi tre decenni [negli USA] - e, nella migliore delle ipotesi, più di 70.000 donne nel 2008 (pari al 31% di tutti i tumori al seno diagnosticati in donne di 40 anni di età o più)."
Nell'immagine a destra "nel quadro A si mostra l'uso di screening mammografico negli anni esaminati, e l'incidenza del cancro al seno tra le donne di 40 anni di età o più.
Nel quadro B si mostra l'incidenza di cancro al seno tra le donne che in genere non hanno avuto l'esposizione allo screening mammografico - quelle di età inferiore a 40 anni."
"La diminuzione del tasso di morte per cancro al seno è stata del 28% tra le donne di 40 anni di età o più, e la diminuzione del tasso concorrente è stata del 42% tra le donne di età inferiore ai 40 anni di età.
In altre parole, c'è stata una più grande riduzione relativa per la mortalità tra le donne che non sono state esposte a screening mammografico, piuttosto che tra coloro che sono state esposte."
Inoltre si deduce come "più il trattamento della malattia migliora, più il beneficio dello screening diminuisce.
Ad esempio, dal momento che la polmonite può essere trattata con successo, nessuno suggerisce che si facciano screening per la polmonite."
In sintesi, che si faccia lo screening o che non si faccia, nei numeri non c'è alcuna evidenza di giovamento; anzi, secondo lo studio, pare che senza screening il tasso di mortalità sia inferiore.
I motivi per cui la sovradiagnosi può essere molto nociva li conosciamo bene, inquadrati nel modello delle 5 Leggi Biologiche. Infatti, oltre ai danni materiali dati dagli interventi invasivi non necessari, pesano molto l'ipnosi da diagnosi e la conseguente cascata psico-biologica.
Ma ormai, grazie a questi studi, ne è ben cosciente anche chi non fa riferimento ai nostri argomenti.
Dallo studio preso in esame si osserva come sia possibile misinterpretare i dati in modo da avere l'illusione che il cancro sia un'epidemia dilagante (caso eclatante è anche il tumore alla tiroide), perchè i casi di tumore sono sempre più numerosi ogni anno che passa (incidenza); e, dall'altra parte, si crea anche l'illusione che le tecniche di intervento siano sempre più efficaci.
Ma da questi dati non si può comprendere se le cure siano efficaci e stiano realmente migliorando nel tempo.
Il fenomeno è chiaro: più è elevato il numero di persone sane che fanno controlli preventivi, più si eleva il numero dei falsi positivi (cioè individui sani diagnosticati come "malati", o segnalazioni di micro-lesioni che non avrebbero mai avuto evoluzione); e più sono numerosi i falsi positivi, più il rapporto tra malati e guariti migliora.
IL MARKETING DELLA "MORTALITÀ PER TUMORE IN COSTANTE DIMINUZIONE"
Dagli anni 80 si nota come l'impennata di nuovi casi di tumore, costantemente in crescita, sia proporzionale proprio alla introduzione di nuove tecniche di screening e alle campagne sui controlli preventivi di massa.Dallo studio preso in esame si osserva come sia possibile misinterpretare i dati in modo da avere l'illusione che il cancro sia un'epidemia dilagante (caso eclatante è anche il tumore alla tiroide), perchè i casi di tumore sono sempre più numerosi ogni anno che passa (incidenza); e, dall'altra parte, si crea anche l'illusione che le tecniche di intervento siano sempre più efficaci.
Ma da questi dati non si può comprendere se le cure siano efficaci e stiano realmente migliorando nel tempo.
Il fenomeno è chiaro: più è elevato il numero di persone sane che fanno controlli preventivi, più si eleva il numero dei falsi positivi (cioè individui sani diagnosticati come "malati", o segnalazioni di micro-lesioni che non avrebbero mai avuto evoluzione); e più sono numerosi i falsi positivi, più il rapporto tra malati e guariti migliora.
Aggiornamento 2018: esemplare il caso del melanoma, i cui dati sarebbero interpretabili come un'epidemia di cancro fuori controllo: in soli dieci anni l'eccesso di diagnosi è decuplicato (10x)!
IL CASO DELLE CAMPAGNE DI SCREENING DEL SENO
Anche questo ottobre è stato caratterizzato da una campagna a tappeto.Ti invito a confrontare con occhio disincantato il messaggio che viene prepotentemente diffuso, e come ci sia una schizofrenia di fondo sui dati diffusi, interpretati e promulgati in base a credenze, pregiudizi e intenzioni particolari.
Un treno senza freni che pare nessuno abbia il coraggio politico e la forza di provare a rallentare.
Trovi i numeri ufficiali dell' Ottobre Rosa su
http://www.nastrorosa.it/inumeri.php (sito dismesso nel 2015)
"- 45.000 i nuovi casi annui di cancro della mammella in Italia.
- L’aumento dell’incidenza del tumore al seno è stato pari circa al 14% negli ultimi sei anni.
- Aumento tra le giovani donne, in età compresa tra i 25 e i 45 anni, di circa il 30%.
- L’aumento dell’incidenza del tumore al seno è stato pari circa al 14% negli ultimi sei anni.
- Aumento tra le giovani donne, in età compresa tra i 25 e i 45 anni, di circa il 30%.
- La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori con la Campagna Nastro Rosa promuove la cultura della prevenzione come metodo di vita a partire dalle donne, affinché tutte si sottopongano a visite senologiche periodiche.
- Oggi la guaribilità dal cancro del seno si è attestata intorno all’85%. Ma si potrebbe già parlare di una guaribilità del 98% se tutte le donne eseguissero i relativi previsti esami per una diagnosi sempre più precoce."
Qui ti svelo anche un trucco semantico che viene abusato: il concetto di "diagnosi precoce" si riferisce ad un sistema sanitario rapido, capace di intervenire con una diagnosi tempestiva nel momento in cui si presentano i sintomi.
Invece i media ne distorcono il significato, trasformando la diagnosi precoce in una procedura per generare diagnosi di massa sulla popolazione sana.
Invece i media ne distorcono il significato, trasformando la diagnosi precoce in una procedura per generare diagnosi di massa sulla popolazione sana.
Il problema è che il marketing della salute mischia con opportunismo le carte della prevenzione nascondendo, oltre ai rischi, anche questi dettagli lessicali che confondono le persone.
Per approfondire ti lascio da leggere un opuscolo divulgativo di Cochrane sui benefici e i rischi degli screening mammografici
E un commento dell'autore dello studio sul NEMJ: "La questione è se gli screening fanno più danno che benefici.
Forse la situazione è descritta nel migliore dei modi da Joann G. Elmore, M.D., M.P.H. e Suzanne W. Fletcher, M.D., da University of Washington School of Medicine e Harvard Medical School, che lo scorso aprile hanno predetto che la sfida intorno alla sovradiagnosi del cancro al seno sarà sempre più difficile, specialmente negli Stati Uniti:
Invece di concentrarsi sull'estensione del fenomeno "sovradiagnosi", è tempo di concordare che qualsiasi livello di sovradiagnosi è grave e che si deve iniziare ad affrontare la questione ora.
In definitiva sono necessari strumenti migliori per identificare in modo affidabile quali tumori al seno saranno fatali senza trattamento e quali possono essere osservati nel tempo senza intervenire. Ma non possiamo attendere che questi strumenti siano sviluppati. I mammografisti, specialmente quelli americani, potrebbero aiutare considerando dei cambiamenti nelle soglie con le quali dichiarano un risultato "anormale".
È stato suggerito di valutare strategie per osservare i cambiamenti nel tempo di alcune lesioni anzichè raccomandare un'immediata biopsia.
L'approccio "osserva e attendi" può essere duro da accettare per donne ansiose, così come per i radiologi che non vogliono mancare ogni segno di malattia e temere cause legali per cattiva pratica.
Eppure, a meno che non siano stati compiuti seri sforzi per ridurre la frequenza della sovradiagnosi, il problema probabilmente crescerà con l'introduzione di nuove tecniche di imaging come la risonanza magnetica della mammella."
Approfondisci l'argomento generale SOVRADIAGNOSI
Altre fonti:
- Twenty five year follow-up for breast cancer incidence and mortality of the Canadian National Breast Screening Study: randomised screening trial. Fonte: BMJ
- Overdiagnosis in mammography screening: a 45 year journey from shadowy idea to acknowledged reality. Fonte: BMJ
- Mammography screening is harmful and should be abandoned. Fonte: PubMed