Origini psico-sociali della polmonite Covid19. Coronavirus e 5 Leggi Biologiche.

Mauro Sartorio
12 minuti di lettura
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Aggiornamento 9 marzo 2021: ad un anno in cui siamo ancora prede di questa follia chiamata Covid19, posso dire che la lettura che davo a marzo 2020 dei fatti, nonostante i fatti fossero confusi, è molto coerente e lucida rispetto a ciò che si è compreso solo successivamente.
Sfido altre realtà a poter riproporre le opinioni di quel periodo senza doverle ritrattare.
Due fattori ci consentono una tale lucidità "profetica": 
1) studiamo da tempo le criticità del sistema sanitario - che con Covid19 sono diventate delle piaghe abnormi - e non abbiamo interesse a nasconderle
2) sappiamo che i micro-organismi NON sono la causa delle malattie.

All'articolo che segue va fatta però una precisazione sostanziale: alcune settimane dopo (ad aprile 2020) si è iniziato a comprendere che i quadri clinici detti "polmoniti interstiziali" avevano a che fare con delle trombosi più che con delle polmoniti; e che, quindi, i protocolli di terapia intensiva erano stati spesso inappropriati, causando essi stessi complicazioni e decessi. 
Inoltre è divenuto sempre più evidente che le ordinanze che hanno di fatto impedito il funzionamento della medicina territoriale hanno favorito il collasso degli ospedali: Covid19: un'influenza stagionale drogata da alte dosi di panico.
Per non parlare delle comprensioni intorno all'abuso dei test tampone, che hanno tolto qualsiasi significato scientifico ai dati della pandemia.

Polmonite Covid 5 Leggi Biologiche
Se quindi è vero che la psicosi sociale ha certamente inciso con sintomi psicosomatici sulla popolazione, con il senno di poi dobbiamo dare un peso molto maggiore ai danni iatrogeni della gestione dell'emergenza.
Cioè possiamo dire senza mezzi termini che la catastrofe Covid19 è stata principalmente un atto di vandalismo globale sui sistemi sanitari e mediatici. 
Mantenere la lucidità all'interno di un esperimento socio-sanitario
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Articolo originale 9 marzo 2020:
Voglio provare a mettere ordine alla confusione che si è creata intorno all'influenza Covid19, che sta provocando una catastrofe sociale tale da far perdere anche la lucidità della ragione.
Chiaramente faccio le mie osservazioni a partire da una prospettiva speciale, quella delle 5 Leggi Biologiche.

Cominciamo a capire cos'è Covid19 che, come tutte le etichette nosografiche, varia in base a come viene diagnosticata.

COME È DIAGNOSTICATA

In una prima fase di diffusione epidemica, venivano considerati sospetti i casi che manifestavano sintomi e provenivano da aree interessate dall'epidemia.
Il virus veniva quindi rilevato con analisi di laboratorio sulla reazione a catena della polimerasi (RT-PCR), dopo aver prelevato il campione sanguigno oppure tramite tampone sulla faringe.
Ma chi dovesse fare i tamponi e quanti se ne dovessero fare non è stata una procedura omogenea: per esempio in Italia si sono fatti anche agli asintomatici che fossero venuti in contatto con i positivi (e si continua a fare tamponi a caso, come si vede nella corsa dei nostri politici a "tamponarsi"), mentre in altre nazioni sono sottoposti solo i casi più gravi.

Nel momento in cui le aree interessate si sono moltiplicate, la condizione di origine geografica del paziente sospetto è venuta meno, per cui a questo punto il paziente dovrebbe avere:
- febbre con sintomi respiratori
- segni radiologici di polmonite interstiziale virale
- valori ridotti di globuli bianchi o di linfociti
A quel punto si dovrebbe eseguire il test RT-PCR sul tampone.

Queste sono le condizioni che andrebbero tutte rispettate per diagnosticare oggi un Covid19.
Fonte: Società Italiana di Radiologia Medica


PERCHÈ IL CORONAVIRUS NON PUÒ ESSERE LA CAUSA DELLA POLMONITE

Il Covid19, cioè la sindrome che si considera causata dal virus SARS-CoV-2, ha quindi come caratteristica sintomatica principale la polmonite interstiziale.

Parlerò di dati statistici tra un attimo, ma ora l'unico dato che prendo in considerazione, giusto per appoggiarmi a qualcosa, è quello dell'OMS sull'intensità dei sintomi: tra i diagnosticati, il 14% ha sintomi importanti, il 5% è grave e spesso ha necessità di assistenza ventilatoria, l'80% ha sintomi leggeri.
Fonte: OMS
Gli asintomatici sono, per ovvi motivi, ignoti alle statistiche.

Si ritiene che a livello globale, al momento, il tasso di letalità sia intorno al 3,2%, ma è noto che le vittime non si possano definire "morti DI Coronavirus" semmai "morti CON il Coronavirus".
Lo ribadiva bene l'infettivologo Bassetti.
"lasciatemi dire che in Italia non c’è neanche un paziente morto per il coronavirus. 
Quando uno entra in ospedale per un infarto e muore col coronavirus non è morto per il coronavirus, è morto per l’infarto. Se uno viene trovato a casa morto, come è successo nel lodigiano, e gli viene fatto il tampone post mortem, come fai a dire che è morto per il coronavirus? 
Stiamo attenti a questo bollettino di guerra che sembra quasi giustificare un certo atteggiamento." Fonte: IVG
Molte morti che sono rientrate nelle statistiche è probabile che neanche potessero essere considerate Covid19.
(Il punto 3 del comunicato Ampas spiega meglio la questione delle morti dirette e indirette)

Invece all'interno di quel 5% che è grave a causa di complicazioni respiratorie per la polmonite interstiziale, c'è una percentuale che può avere esiti fatali nei casi clinici già compromessi.
Infatti l'età media dei deceduti CON Coronavirus in Italia in questo primo periodo è di 81 anni con più di tre patologie sovrapposte. Fonte: Corriere

Ma la polmonite interstiziale acuta non è un'affezione causata da questo virus.
La polmonite interstiziale (catalogata in 200 diverse infiammazioni polmonari!) si dice che può essere causata da numerosi virus ma, soprattutto, è "prodotta principalmente da agenti infettivi diversi dai virus".
Si trova infatti in presenza di Bordetella petussis, Mycoplasma pneumoniae, Chlamydia e Coxiella.
Si trova quindi soprattutto in presenza di micoplasmi, poi anche di virus.
Fonte: Enciclopedia Medica
E può essere anche causata da inalazione di sostanze chimiche.

Ora è possibile che in questo periodo ci sia una incidenza più alta di polmoniti interstiziali, con o senza virus SARS-CoV-2, ma l'eventuale motivo lo ipotizzerò tra un attimo, nei prossimi paragrafi.

LA MAGGIORANZA DI NOI HA IN CORPO IL "CORONAVIRUS"

Perchè poi c'è quella grandissima parte di persone positive a questo Coronavirus che non solo sono senza polmonite, ma anche senza alcun sintomo (si ipotizza il 70% della popolazione, fino al 75%) nonostante, si sa perfettamente, la stessa concentrazione virale si trova nei campioni di pazienti sintomatici e asintomatici.
Fonte: Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all'università di Padova, via AdnKronos
Le persone che hanno in corpo il virus ma sono asintomatiche non sono rilevate dalle statistiche.

Possiamo allora dire in tutta tranquillità non solo che non si muore DI ma CON il virus, ma nemmeno che ci si ammali DI questo virus: piuttosto ci si ammala CON questo virus, così come accade con qualsiasi degli altri diffusissimi Coronavirus.

Come non possiamo dire che chi muore di infarto, e per caso risulta positivo al tampone, sia un caso di Covid19, non possiamo a maggior ragione dire che una persona senza sintomi ma positiva al test sia malata di Covid19.
Quella sequenza di RNA si trova nei corpi umani, indipendentemente dai sintomi che una persona manifesta.

Avremo allora 5 categorie possibili:

1- Negativi al test con polmonite interstiziale
2- Negativi al test con altri sintomi
3- Positivi al test con polmonite interstiziale
4- Positivi al test con altri sintomi
5- Positivi al test senza sintomi (per lo più non rilevati dalle statistiche)

Come possiamo asserire che abbia provocato una infiammazione dei polmoni un virus, tra l'altro rilevato da un tampone nella gola, se lo cerchiamo solo nei soggetti che già hanno la polmonite, e per di più fingiamo che le numerose persone in salute, ma con la stessa carica virale, non esistano? O se ne parli come di un fenomeno a margine?
Come si può dire che il virus sia la CAUSA?
Come se io dicessi: la polmonite è causata dai calzini a strisce. Vado a vedere quelli con la polmonite e mi accorgo che sì, alcuni hanno i calzini a strisce.
Di quelli che sono in giro con i calzini a strisce ma non hanno la polmonite non mi curo.

Come diceva il nostro amico e presidente di Salute Attiva Onlus, Giulio Cesare Senatore, "il virus ti fa ammalare tranne quando non ti fa ammalare".


Ma allora che cos'è un virus e a cosa serve all'organismo?

E di conseguenza, cosa sta provocando il disastro planetario che stiamo vivendo?


I DATI EPIDEMIOLOGICI

Ho cercato di fare una comparazione di dati relativi all'incidenza e alla mortalità di questa influenza Covid19.
Sì ho cercato, ma ve lo dico: i dati raccolti tra la Cina e gli altri paesi del mondo non saranno mai comparabili.
Né lo saranno con le altre epidemie del passato.
Per numerosi motivi, tra i quali il fatto che la definizione di Covid19 è cambiata nel tempo e continua ad essere disomogenea (per esempio in certi distretti cinesi gli basta una diagnosi di polmonite interstiziale senza test virale), per il fatto che i protocolli nell'applicazione dei test tampone sono cambiati nel tempo e che sono del tutto disomogenei tra nazioni e regioni.
Se il metodo di raccolta dati non è standardizzato, i dati non possono essere usati e sono privi di valore.

Inoltre aggiungo l'elemento che non sarà mai considerato altrove: la disomogeneità della psicosi costruita dagli organi di informazione, ma soprattutto la disomogeneità degli interventi delle autorità regionali e nazionali.
In questo momento il nord Italia è sotto leggi marziali, in particolare la regione Lombardia.
Non sono molte le aree sottoposte a tale regime, come lo è Wuhan, città considerata origine dell'epidemia.
Se i fattori psico-sociali sono ritenuti ininfluenti dal 99,99% di chi interpreta i dati, per noi che li leggiamo con il filtro delle 5 Leggi Biologiche questo è IL dato, il più importante.

Che questo dato non sia ininfluente lo si osserva anche dal tasso di letalità in Wuhan (zona fortissimamente "militarizzata", così tanto da essere a rischio di carestia) che si è attestato al 2,4%, mentre nelle altre regioni della Cina allo 0,7%. Fonte: AdnKronos

Lo stesso fenomeno sta accadendo in Italia, dove la Lombardia, sia per un eccesso di zelo nell'esecuzione dei test che ha necessariamente prodotto sovradiagnosi, sia per l'imposizione immediata di restrizioni sociali draconiane senza precedenti, ha registrato una impennata sproporzionata sia di ricoveri che di terapie intensive e, di conseguenza, di morti.
Fonte dell'immagine è la Protezione Civile.

Se osserviamo le cose attraverso il modello delle 5 Leggi Biologiche non possiamo non considerare la condizione psichica di un popolo che vive schiacciato sotto leggi marziali e un tessuto socio-economico che si sfalda giorno dopo giorno.


GLI EVENTI PSICO-SOCIALI INCIDONO SULLA FISIOLOGIA DEI POLMONI

LA TAC, meglio se ad alta risoluzione, è l'unico modo efficace per vedere cosa succede al tessuto dentro una polmonite interstiziale. Raramente sono anche fatte biopsie.

I reperti radiologici di più comune riscontro in HRCT, per quanto aspecifici, sono rappresentati da aree a “vetro smerigliato” multifocali bilaterali associate ad aree di consolidazione con distribuzione a chiazze, prevalentemente periferiche/subpleuriche e con maggior coinvolgimento delle regioni posteriori e dei lobi inferiori. 
Fonte: Società Italiana di Radiologia Medica

Questa è l'immagine appena descritta di una polmonite interstiziale, detta a "vetro smerigliato".



Questa è invece l'immagine di una polmonite "classica"


La differenza sta nel fatto che la polmonite "classica" è localizzata in un unico focolaio, mentre quella interstiziale è un processo diffuso, soprattutto nelle aree periferiche e subpleuriche.

Quando succede che l'organismo reagisca con un processo polmonare? E perchè?
Accade quando l'organismo si trova in una situazione in cui sente che gli manca l'aria per sopravvivere, cioè il boccone essenziale primario.
In risposta a questa "paura di morire", il cervello attiva la fisiologia speciale dell'organo che gli permette di acquisire più ossigeno: il polmone.
Secondo l'esperienza di chi, da Hamer in poi, negli ultimi 35 anni ha verificato le 5 Leggi Biologiche, si ritiene che:
- un solo focolaio nel polmone sia provocato dalla paura per la morte di un proprio caro 
- più focolai siano provocati dalla paura per la propria morte.

Quale percezione psichica e biologica provoca invece quel processo diffuso in entrambi i polmoni?
Per quel che ne so io, non c'è letteratura per rispondere: vanno fatte delle ipotesi e poi indagate.

Dobbiamo considerare prima di tutto che una diagnosi di "interstiziale" non identifica necessariamente il tessuto interstiziale del polmone.
Questa è una definizione enciclopedica: il termine interstiziopatia polmonare viene utilizzato per descrivere queste patologie indipendentemente dal fatto che il processo morboso abbia origine dall'interstizio o da altre localizzazioni nell'ambito del parenchima polmonare.

Quindi la diagnosi non definisce in modo specifico il tessuto, né è possibile ricavare il dettaglio dell'origine embrionale.
Tuttavia, siccome il polmone ha una funzione molto precisa e arcaica, possiamo considerare genericamente tutto il parenchima nella sua funzione endodermica.

UN'IPOTESI PERSONALE

Allora faccio la mia ipotesi personale, che ha la sola finalità di dare un'indicazione sulla base dell'intuito, per agevolare chi potrà suffragarla con prove sul campo.

Ammesso (!) che in questo periodo i casi di polmonite interstiziale siano più numerosi della media, quale particolare paura della morte potrebbe interessare in modo così fine e diffuso entrambi i polmoni?
Potrebbe forse avere a che fare con una paura più sistemica, di branco e di specie, rispetto a quella individuale con singoli focolai più densi e concentrati?
Da un punto di vista biologico sarebbe una condizione peggiore della morte di un individuo, più vasta, perchè l'intera specie sarebbe in pericolo.

Va bene, questo è solo un ragionamento, forse qualche studioso avrà qualche elemento per suffragare o sconfessare questa ipotesi.

In ogni caso ci siamo capiti: un polmone reagisce al panico per la morte. 


LE DIFFICOLTÀ DELLA SANITÀ NEL GESTIRE L'EMERGENZA POLMONITI

Ora cerchiamo di capire cosa sta succedendo nelle strutture sanitarie, molte delle quali, nelle zone rosse, si sentono travolte e allo sbando.
Non nascondiamoci dietro un dito: sono anni che gli ospedali sono in crisi, depredati per decenni delle risorse essenziali e i lavoratori sottoposti a turni insostenibili e sottopagati.
Non solo gli operatori sanitari, ma chiunque abbia frequentato le strutture pubbliche ha sperimentato questo problema in periodi di completa normalità.
Non c'era alcun margine per gestire nemmeno i numeri normali, ora il sistema si trova improvvisamente in una emergenza.

Per di più, prima del virus una polmonite era una polmonite, batterica o virale che fosse.
Ora le difficoltà procedurali si sommano nel lavoro quotidiano di medici e infermieri, perchè una polmonite diventa un caso sospetto che va isolato; è impossibile tenere insieme due pazienti nella stessa stanza o c'è la necessità di distanziarli; i posti letto diventano ancora meno di quelli che sono; i periodi di attesa per gli esiti dei test impediscono al personale di prendere decisioni rapide; i sanitari sono limitati dal dover proteggere se stessi dal contagio.
È tutto molto diverso dal solito, ma non a causa del virus, ma per le nuove difficoltà procedurali. Si ingessa tutto.
(Il punto 6 del comunicato Ampas chiarisce il problema dell' eccesso di prudenza).

In questo clima di guerra, terroristico, con isolamenti, maschere, tute "spaziali", operatori terrorizzati... il paziente con problemi respiratori potrà mai sentirsi al sicuro?
Come può alleggerire la paura di morire e la ritenzione idrica (conflitto del profugo)?
Se là fuori c'è la guerra e pure il medico è terrorizzato, io come potrò mai sentirmi??
Non dovrei forse andare in crisi respiratoria??
Leggi come il panico può essere implicato nel tipico "allagamento dei polmoni".


Ora, sulla base dell'unico dato certo, cioè che disponiamo di limitati posti letto in terapia intensiva... invece di potenziare la capacità di accoglienza delle strutture sanitarie, l'Italia ha scelto la devastazione del tessuto sociale.
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