Una cura draconiana per l'Italia: strascichi di una medicina al capolinea.

Mauro Sartorio



Lo diciamo spesso: le 5 Leggi Biologiche non sono solo una particolare visione della medicina.
Trasformano il modo di osservare il mondo e cambiano l'approccio alla vita.

STORIA DI UNA DIAGNOSI, COME TANTE ALTRE

Italia è una donna sui 50, bella, vivace, alla quale purtroppo recentemente è successo un brutto fatto.
Le hanno detto che ha contratto un virus, e che quel virus sta facendo un cancro.
Le hanno detto che non c'è tempo e niente altro da fare: procedere tempestivamente con la massima amputazione tollerabile.
E, per prevenzione, la massima dose di chemio possibile.
Italia ha visto morire molti amici e parenti in questo modo, ma non può fare altro che fidarsi, sperare e andare avanti.
Se la cura è così severa, può solo significare che la malattia sia molto più pericolosa!

NIENTE PER SCONTATO: IL SOVRA-TRATTAMENTO

Nessuno dovrebbe permettersi di dare le cose per scontate, soprattutto quando in gioco c'è la propria vita.
Molto, molto più di ogni altra scienza, la medicina cambia continuamente opinione e direzione, perchè molto poco conosce di ciò che combatte.
Poichè del male della signora Italia non si conosce né l'origine, né una terapia di efficacia accertata, le è stato detto di agire più forte e velocemente possibile.

Eppure non serve conoscere le 5 Leggi Biologiche per percepire il rischio di un tale approccio, infatti la medicina del "massimo intervento tollerabile" non esiste più
Si faceva 50 anni fa!
Lo sviluppo della Medicina Basata sulle Evidenze negli ultimi decenni ha messo un freno a questo approccio violento e irrazionale, portando al centro dell'attenzione i rischi di quella mentalità interventista del "più forte e velocemente possibile", che può portare more harm then good, più danni che benefici.

Per questo la signora Italia deve prendersi la responsabilità della propria salute e decidere per il proprio meglio, sempre in base ad una valutazione dei rischi e dei benefici.

Come in certi casi ci sono molte buone ragioni per interrompere una chemioterapia, così ci sarebbero molte buone ragioni per allentare un regime marziale che da una parte sta distruggendo il nostro tessuto sociale, dall'altra non rende i risultati promessi in termini di salute, anzi:
dopo un mese di cure pesantissime e intransigenti (soppressione di ogni attività sociale e delle libertà individuali), l'Italia è il paese con più decessi al mondo (circa 15.000) e il loro numero non accenna a decrescere, specialmente in Lombardia che conta la metà di tutti i decessi nazionali nonostante sia stata la prima regione ad imporre le misure draconiane.

Intanto la popolazione è sempre più preda della psicosi: le persone hanno paura ad uscire, non sanno più con quante mascherine coprirsi la faccia, deplorano il vicino che esce troppo, lavano i sacchetti della spesa, finiscono dal medico per intossicazione da disinfettanti.
Comportamenti che sono frutto di paura e di un senso di colpa collettivo per non essere abbastanza efficaci, non certo frutto di scienza e ragione.

Ora la signora Italia ha sopportato qualche ciclo di chemio, sta spesso molto male e si sente parecchio debilitata. Alcuni dottori insistono perchè pensano, quando non si ottengono i risultati sperati, bisogna aumentare la dose sempre di più.
Ma Italia può ancora scegliere cosa fare. Può scegliere in ogni momento.

Italia non è obbligata a fare nulla, può chiedere un secondo parerepuò dire "Ora basta, questo è troppo" (citando la Raza, la famosa oncologa americana).

UNA MEDICINA CHE USA VECCHI STRUMENTI DI UTILITÀ LIMITATA

Faccio questa metafora perchè è evidente che la maggioranza della popolazione sta dando per scontato che la massima amputazione sociale tollerabile, come un regime militare che azzerasse le libertà individuali, sia la migliore soluzione possibile all'influenza Covid19.
Abbiamo messo la cultura della guerra dappertutto, in ogni ambito: nella medicina, nell'economia, nell'educazione, nell'agricoltura... ne siamo assuefatti, non siamo capaci neanche di immaginare delle alternative, e ora ne stiamo pagando un prezzo salatissimo.
Invece va sempre posto un limite, oltre il quale qualsiasi intervento diventa controproducente e persino distruttivo.
Qualcuno ha valutato il limite del troppo per la signora Italia, sulla base di evidenze scientifiche?

Da un articolo sul New England Journal of Medicine:

Mentre Covid-19 si diffonde in tutto il mondo, i governi hanno imposto quarantene e divieti di viaggio su una scala senza precedenti. La Cina ha bloccato intere città e l'Italia ha imposto restrizioni draconiane in tutto il paese. 
Negli Stati Uniti, migliaia di persone sono state sottoposte a quarantena legalmente applicabile o sono in "auto-quarantena".
[...] Tuttavia, il numero di casi e morti continua ad aumentare.
Quarantene e divieti di viaggio sono spesso la prima risposta contro nuove malattie infettive. Tuttavia, questi vecchi strumenti sono di solito di utilità limitata per malattie altamente trasmissibili e, se imposti con una mano troppo pesante, o in modo troppo casuale, possono essere controproducenti. 
Con un virus come SARS-CoV-2, non possono fornire una risposta sufficiente.
[...]
Nonostante l'ampiezza e il fascino dei divieti di viaggio e della quarantena obbligatoria, una risposta efficace a Covid-19 richiede strumenti legali nuovi e più creativi. Con Covid-19 nelle nostre comunità, è giunto il momento di immaginare e attuare leggi per la salute pubblica che enfatizzino il supporto piuttosto che le restrizioni.

Vi riporto anche una metafora molto suggestiva di John Ioannidis, famosissimo epidemiologo, una star nel mondo della Evidence Based Medicine:
Bloccare il mondo con conseguenze sociali e finanziarie potenzialmente enormi può essere del tutto irrazionale. 
È come se un elefante fosse attaccato da un gatto domestico. Frustrato e cercando di evitare il gatto, l'elefante salta accidentalmente da una scogliera e muore.
Fonte: STAT

IL RISPETTO DELLE CREDENZE

Se è vero che alcuni di noi vedono le cose da questo punto di vista, è anche vero che là fuori, soprattutto in questo momento, le persone sono travolte da tutt'altra visione ipnotica dei fatti.
Lo diciamo: queste paure e ipnosi vanno rispettate.
Non siamo d'accordo su molte delle decisioni prese e lo diciamo fermamente, ma le regole della comunità vanno rispettate.
Inoltre i rappresentanti delle istituzioni, a causa dell'odierno livello di psicosi raggiunto, anche volendo fare in modo diverso non avrebbero alternative. Si tratta di decisioni talmente cariche di responsabilità, che nessun dirigente (o quasi) potrebbe permettersi, anche volendo, di tornare sui suoi passi. E se lo facesse, la popolazione terrorizzata tenterebbe il linciaggio.
Ne abbiamo avuto un esempio nel Regno Unito: nonostante il governo avesse programmato un approccio al Coronavirus tipico della medicina britannica (Less is more wait and see) il panico popolare lo ha costretto in poche ore a ribaltare la propria politica sanitaria e a "militarizzare" le città.

Inoltre un atteggiamento politico iper-interventista è tipico della medicina difensiva, come ben sintetizza un'altra eminenza della Evidence Based Medicine, Peter C. Gøtzsche:
Il nostro problema principale è che nessuno si metterà mai nei guai per misure troppo draconiane. Si metteranno nei guai solo se faranno troppo poco. 
Quindi, i nostri politici e coloro che lavorano con la salute pubblica fanno molto di più di quanto dovrebbero fare. 
[...] Se dovesse succedere che l'epidemia svanirà in breve tempo, ci sarà una fila di persone che vorranno prendersene il merito. E possiamo essere dannatamente sicuri che le misure draconiane saranno applicate di nuovo la prossima volta. 
Ma ricorda la storiella delle tigri: 
"Perché suoni il corno?" "Per tenere lontane le tigri." "Ma non ci sono tigri qui." "Hai visto, funziona!!"
Fonte: Corona: an epidemic of mass panic

Allora teniamo sott'occhio quelle comunità che apparentemente hanno saputo contenere gli eccessi della psicosi popolare e che non hanno attuato misure di distanziamento sociale, come al momento la Svezia, così da avere per il futuro un termine di paragone per scelte politiche così difficili.
E vedrete che, quando le acque si saranno calmate, saranno numerosi gli epidemiologi che vorranno mettere in discussione i motivi che ci hanno condotto nella catastrofe in cui ci troviamo.


Noi che siamo parte della signora Italia, ma che viviamo nell'impotenza di una visione diversa della salute e della medicina, una visione oggi minoritaria e incompresa dal cittadino medio, possiamo in questo momento perseguire a coltivare con ancora più forza un nuovo terreno interiore, e aiutare altri che siano disponibili a farlo, un terreno che farà germogliare una realtà che ancora nessuno può immaginare.


Come la psicosi collettiva, più che il virus, sta facendo collassare i nostri ospedali.