Quante donne subiscono danni dalle campagne Nastro Rosa?

Mauro Sartorio
6 minuti di lettura
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LA DIAGNOSI PRECOCE TI SALVA LA VITA?

In questi anni di attività in 5LB Magazine lo abbiamo ripetuto in tutti i modi: il messaggio "la diagnosi precoce ti salva la vita", per quanto logicamente irresistibile, è un'allucinazione alla mercé del marketing della salute.
Meglio e più onesta sarebbe la frase di Sir Muir Gray :
"Tutti i programmi di screening fanno male. Alcuni fanno anche bene".
Fonte: BMJ

Danni screening cancro al seno nastro rosa
Sono anni che la mammografia come strumento di screening è sotto osservazione per i rischi che può comportare, eppure le campagne Nastro Rosa continuano a fare un'informazione parziale che occulta i pericoli di ciò che promuovono.

In Italia:
"LILT ogni anno con la sua Campagna Nastro Rosa, nel mese di ottobre, ribadisce il ruolo della cultura della prevenzione come metodo di vita, affinché tutte le donne si controllino e si sottopongano a visite senologiche a partire dai 30 anni di etàriporta ai giornali il presidente della Lega Italiana per la Lotta ai Tumori.
Fonte: Repubblica

LE LINEE GUIDA INTERNAZIONALI IGNORATE

Come può essere permesso ancora oggi (2018, data della notizia) a campagne tanto imponenti di continuare a veicolare messaggi che possono essere pericolosi per la salute delle popolazioni?
Le linee guida internazionali raccomandano di sottoporre a controlli SOLO le donne oltre i 50 anni.
È già dal 2015 che la USPSTF (task force americana di esperti EBM) ha classificato la mammografia a "grado B", cioè uno strumento clinico raccomandato con certezza moderata, e solo nella fascia di età 50-74 anni, perchè l'evidenza sui benefici non è così forte.
Fonte: USPSTF
Tra i 40 e i 50 anni è invece declassata a grado C, perchè i rischi di sovratrattamento e sovradiagnosi sono crescenti in proporzione inversa rispetto all'età (più si è giovani e più è rischiosa).
Allora lo screening mammografico deve essere sempre comunicato con tutte le informazioni sui rischi della sovradiagnosi, cioè sulla possibilità di essere danneggiate o mutilate da trattamenti inutili.
Fonte: American Cancer Society
La fascia di età sotto i 40 anni non è nemmeno considerata.


Evidence 2015;7(12): e1000127 doi: 10.4470/E1000127


In sintesi: le linee guida internazionali raccomandano a donne sane (soggetti "a medio rischio"):
- (grado B) i controlli tra i 50 e i 74 anni (69 in Italia) con una frequenza non superiore ai 2 anni.
- tra i 40 e i 49 il medico deve discutere i benefici e i rischi della mammografia, e prescriverla solo se la donna, informata, la richiede esplicitamente.
- non è raccomandato nessun tipo di screening a donne di età inferiore a 40 anni né superiore a 74, né con un'aspettativa di vita minore di 10 anni.
nessuna donna a qualunque età va sottoposta a screening con risonanza magnetica o tomosintesi, né ad autopalpazione.

I dubbi sulla efficacia dei controlli a tappeto hanno spinto alcune nazioni a valutare il ritiro completo dei programmi di screening mammografico.

Aggiornamento 2022: le ultime linee guida europee hanno introdotto diverse novità, che però non alterano le conclusioni del discorso.
La fascia 50-69 resta quella raccomandata per controlli ogni 2 anni, mentre vengono introdotte le fasce 45-49 e 70-74 come "condizionate", che significa: siccome le evidenze disponibili per queste fasce sono "scarse e contraddittorie" e "l’aumento dei falsi positivi all’aumentare della frequenza di screening è l’unico dato su cui non abbiamo grandi incertezze", si lascia margine nel decidere le raccomandazioni in base alle condizioni locali, alle risorse disponibili, alle preferenze dell’individuo e al valore che attribuisce ai possibili effetti desiderati e indesiderati.
Per la fascia 45-49 è anche incerta la frequenza tra biennale e triennale, mentre per 70-74 è raccomandata triennale.
In ogni caso si raccomanda che le istituzioni estendano lo screening alle fasce condizionate solo a condizione che abbiano prima coperto tutta la popolazione 50-69. Articolo di approfondimento e fonti su 5LB Magazine.


QUANTO RIESCONO AD "IPNOTIZZARE" LE CAMPAGNE DI COMUNICAZIONE

Nonostante le cose siano piuttosto chiare (a dispetto di altre neoplasie), certe campagne pubblicitarie senza pudore invitano con grandi generalizzazioni TUTTE le donne.
Sfido infatti a trovare notizie e pubblicità in cui siano esplicite e inequivocabili sia le fasce di età raccomandate sia i rischi correlati allo screening.
Chi si sta assumendo la responsabilità per le migliaia di donne di 20, 30 e 40 anni che subiranno seri danni da questa comunicazione?

Al di là della generalizzazione di una campagna pubblicitaria, quante donne sono concretamente esposte a rischi dallo stesso sistema sanitario? 
Ad 1 donna su 5 di età compresa tra 30 e 39 anni viene raccomandata una mammografia e il 23-35% la esegue. 
La maggior parte delle donne che si sottopongono a mammografia la fa ogni anno (invece che ogni due). 
Un terzo dei medici di medicina generale prescrive screening con ecografia e RM, oltre alla mammografia, in donne senza un rischio aumentato di carcinoma della mammella. 
Tra le donne di età ≥80 anni lo screening per tumore cervicale e mammario viene effettuato rispettivamente nel 38% e nel 50% dei casi.
Fonte: Evidence.it


Insomma, se le intenzioni sono indirizzate a massimizzare il numero dei controlli, queste campagne sono molto efficaci.
Se invece le intenzioni fossero indirizzate a salvare vite, ci sarebbe da discuterne ampiamente.

Alle nostre lettrici chiediamo: in questi anni di "campagne promozionali" e "visite gratuite", cosa hai capito di dover fare rispetto alla mammografia? 
Cosa ti è stato proposto? 
Corrisponde con le raccomandazioni che abbiamo qui esposto?


Quali sono concretamente questi rischi di eccesso di diagnosi?

Generalmente le persone pensano alle radiazioni emesse dai macchinari o al dolore da schiacciamento del seno.
Non sono questi i rischi a cui prestare attenzione.

"Se 2.000 donne effettuano la mammografia regolarmente per 10 anni, una ne beneficerà perché eviterà di morire di tumore al seno."
E questa è una buona cosa. Tuttavia: 
"Nello stesso tempo, 10 donne sane saranno considerate malate di tumore a causa dell’esame, e verranno inutilmente sottoposte a trattamento. Queste donne potranno subire l’asportazione di una parte o tutta la mammella, spesso riceveranno una radioterapia e in taluni casi una chemioterapia. 
Inoltre, circa 200 donne sane incorreranno in un falso allarme. 
Gli effetti psicologici - nel periodo di attesa della diagnosi esatta, ma anche successivamente - possono essere gravi." 


In sostanza i rischi sono:
- indagini invasive per "lesioni" che non avrebbero comportato alcun problema; 
- trattamenti e mutilazioni inutili
- danni psicologici conseguenti.

Inoltre, siccome le cure a sintomo conclamato sono sempre più efficaci, tutto questo diventa un prezzo non sostenibile, rendendo sempre più controproducente la corsa alla prevenzione ad ogni costo.
Ad esempio, dal momento che la polmonite può essere trattata con successo, nessuno suggerisce che si facciano screening per la polmonite. Fonte

Le linee guida internazionali, che hanno valutato idonea agli screening la famosa fascia di età 50-74 anni, servono proprio per bilanciare questo rapporto rischi/benefici, per questo non dovrebbero essere violate al grido "meglio un controllo in più", "i piani nazionali non bastano".

Le linee guida siano tenute a riferimento, poi ogni donna faccia le proprie valutazioni in base a ciò che la fa sentire più forte: se fare (c'è già abbastanza informazione) o se non fare, che è comunque ragionevole per questi motivi: