Commenti e riflessioni sul caso del giornalista Andrea Purgatori

Mauro Sartorio
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 Prendo spunto dalla ricostruzione del quotidiano Domani pubblicata da Dagospia sulla vicenda del giornalista Andrea Purgatori per fare alcuni commenti di nostro interesse. Poiché si tratta di una ricostruzione, poco sappiamo di ciò che è accaduto realmente e quindi farò semplici riflessioni generali intorno all'odierno (disastroso) approccio al cancro.
L’ultimo mistero di Andrea Purgatori è quello della sua morte. Qualche ora dopo il decesso i suoi famigliari hanno parlato di «breve e fulminante malattia» che avrebbe colpito il celebre giornalista negli ultimi mesi. 
Ma dietro alla sua scomparsa improvvisa si cela un intrico medico-legale, su cui adesso sta indagando la procura di Roma che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, disponendo l’autopsia. 
Un giallo basato su esami, diagnosi e pareri discordanti firmati da luminari della medicina, culminati nel tentativo estremo di salvargli la vita, purtroppo senza fortuna. Un doloroso calvario che ha colpito Purgatori e i suoi congiunti per oltre due mesi. 
Tanto che il giorno stesso della sua morte, il 19 luglio scorso i famigliari hanno presentato un’articolata denuncia ai carabinieri del Nas per omicidio colposo. L’esposto è finito sul tavolo del pm di turno, Giorgio Orano, coordinato dall’aggiunto Sergio Colaiocco, a capo del dipartimento che si occupa di reati causati da responsabilità professionale.

 


Come altri osservatori hanno evidenziato, il fatto che i medici lavorino sotto costante e crescente minaccia legale è un problema che riguarda anche tutti i pazienti.
Infatti tale condizione spinge spesso un medico ad essere più preoccupato del tuo avvocato prima ancora che del tuo benessere, e quindi a prescriverti diagnosi e trattamenti in eccesso come forma di tutela.
Questo fenomeno è noto come "medicina difensiva" ed è pervasivo nella sanità dei paesi industrializzati.
Per questo in 5LB Magazine e con Salute Attiva Onlus invitiamo da sempre ad un atteggiamento attivo in medicina, affinché non si scarichi la responsabilità della propria salute sul medico ma si impari ad assumersela in toto ed esplicitamente, permettendo una collaborazione proficua.

Tutto ha inizio il 24 aprile scorso, quando Purgatori si ricovera nella clinica privata Villa Margherita. Nulla di grave, solo un vago senso di spossatezza che gli suggerisce di eseguire qualche controllo: il giornalista è molto attento alla salute e si sottopone ad approfonditi check-up periodici da cui è sempre risultato in perfetta salute. 

 

Qui devo mettere in evidenza un concetto che viene veicolato evidentemente con il fine di puntellare i confini giudiziari: "Purgatori è molto attento alla salute e si sottopone ad approfonditi checkup regolari da cui è sempre risultato in perfetta salute".
Il lettore però può non accorgersi di questa intenzione sottesa, e riceve invece un messaggio nocivo e pericoloso, del tipo: "è importante che ti sottoponi a checkup regolari come faceva il giornalista".
Ma questo, lo abbiamo ribadito molte volte, è un messaggio falso e tendenzioso: i checkup periodici di persone sane non portano alcun beneficio ma solo rischi di sovradiagnosi.

Questa volta però dagli esami emergono parametri fuori posto, riscontrati da una tac e una biopsia, e viene inviato per approfondimenti in una famosa clinica sull’Aurelia, la Casa di Cura Pio XI. 
Qui, secondo la denuncia, ai primi di maggio il professor Gianfranco Gualdi, responsabile della radiologia e riconosciuto esperto della materia, formula una pesante diagnosi di tumore al polmone con metastasi diffuse agli organi vicini e al cervello. 
Per il radiologo la situazione è molto grave ed è necessario dunque iniziare immediatamente la radioterapia. 
Purgatori viene così dirottato in una terza clinica dove sulla base della diagnosi decidono di iniziare immediatamente cicli di radioterapia ad altissimo dosaggio. 
Fino a quel momento […] Purgatori è in ottima salute e prosegue normalmente la vita e l’attività professionale, tanto che i medici si stupiscono delle sue condizioni in rapporto al quadro clinico emerso dagli esami. Che corrisponde a quello di un malato terminale con un’aspettativa di vita non superiore ai sei mesi. 

 

Qui entra l'esperienza personale di tutti noi con le 5 Leggi Biologiche, perché in tanti abbiamo ricevuto diagnosi tumorali o abbiamo assistito parenti e amici in tali condizioni.
E ne abbiamo viste innumerevoli di situazioni in cui la persona conviveva senza alcun problema con la propria massa... almeno finché non gli è stato dato l'annuncio, accompagnato con una più o meno velata sentenza di morte.
Nonostante qualsiasi oncologo veda nella sua carriera centinaia di masse tumorali, proliferate in mesi o persino anni (diagnosi per incidentaloma) mentre il paziente era del tutto sereno e asintomatico, troveremo sempre qualche espressione di stupore "come fa ad essere ancora vivo e non stare male?".
Pare impossibile uscire dalla mentalità del mostro maligno.
E pare impossibile esimersi dal dichiarare le persone "terminali" affibbiandogli una data di scadenza, quando nessuno potrebbe mai permettersi di scrivere nero su bianco un tale verdetto.

Purgatori cerca le migliori cure. Si rivolge a un centro altamente specializzato in radioterapia, […] dove confermano diagnosi e radioterapia proseguendo con gli alti dosaggi. Il giornalista sta ancora bene e il 17 maggio registra una puntata di “Atlantide”, il suo programma su La7. Ma dopo pochi giorni la situazione comincia a peggiorare. Purgatori è sempre più affaticato e confuso, provato dagli effetti collaterali dei potenti farmaci che è costretto ad assumere. Tuttavia nella clinica dove gli avevano diagnosticato il tumore il primario e la sua équipe confermano il buon esisto della terapia: le metastasi si sarebbero ridotte notevolmente. Le condizioni del giornalista, dice l’esposto, però precipitano. Fatica a svolgere le attività quotidiane, inizia a non bere e non mangiare. Esami e visite non riescono a risolvere il veloce aggravamento finché a giugno viene ricoverato nuovamente a Villa Margherita.

 

Anche questo è un film che molti, troppi di noi, hanno già visto: la persona stava bene, "incredibilmente" bene, finché non comincia la guerra radio-chemioterapica al cancro.
E come spesso succede, la corsa cieca con il paraocchi contro il mostro perde di vista la salute, fino al punto che si ha l'ardire di annunciare con soddisfazione il successo della terapia (il cancro si è fermato) mentre il paziente è stato ridotto in fin di vita. 
Quanti di noi possono testimoniare di avere assistito con incredulità a questo paradosso?

L’esito della nuova tac […] sconvolge tutte le certezze dolorosamente acquisite fino a quel momento: i medici riscontrano solo alcune ischemie cerebrali, ma non trovano traccia di alcuna metastasi al cervello. Per il medico questa diagnosi, clamorosamente diversa da quella che ha portato alla scelta della terapia, spiega pienamente il quadro clinico. Due giorni dopo anche una risonanza magnetica al cervello esaminata dal neuroradiologo Alessandro Bozzao, professore ordinario della Sapienza, esclude la presenza di metastasi. Il professore è così sorpreso da ripetere una seconda volta l’esame, incrociandolo con quello eseguito alla Pio XI, prima di emettere il suo verdetto: non solo le metastasi non ci sono, ma non ci sarebbero mai state
Dopo la tac, Andrea sta sempre peggio. Tra i luminari c’è chi conferma la diagnosi iniziale e insiste con le cure già avviate e chi la confuta radicalmente. I famigliari apprenderebbero pure di «una tremenda lite tra Gualdi e Bozzao», che però resta sulla sua posizione: tutti i radiogrammi effettuati fin dall’inizio confermano la sola diagnosi di ischemia cerebrale, una patologia forse curabile. 

 

Ecco, questo è il colpo di scena sul quale probabilmente la denuncia penale si innesta: un presunto errore di diagnosi tumorale che avrebbe nascosto invece una ischemia, "curata" quindi in modo errato con cicli radioterapici "ad altissimo dosaggio".
Il fatto è che, per noi, entrambi i medici potrebbero averci visto giusto, ma nessuno ci crederebbe.
Infatti nel modello 5LB sarebbe del tutto normale che un focolaio cerebrale (detto cancro al cervello) come anche un nodulo polmonare (detto cancro al polmone) si riassorbissero nel giro di qualche settimana, lasciando segni cicatriziali.
Ma ciò è inaccettabile nell'attuale modello oncologico: ho appena scritto una blasfemia, tanto inconcepibile quanto sono "miracolosi", sussurrato a voce bassa dagli oncologi, tutti quei casi di remissione spontanea che, quotidianamente, accadono.
Anche qui: quanti di noi sono testimoni di diagnosi tumorali e persino "terminali" che, incomprensibilmente a cure mai cominciate o a poche ore prima di un intervento, vengono del tutto negate da indagini successive?
Siccome non è concepibile che il "cancro" regredisca senza "l'intervento della scienza", l'unica spiegazione è che la prima diagnosi fosse del tutto sbagliata.
E così infatti si pensa sia andata per Andrea Purgatori - comunque senza che noi possiamo qui escludere un errore, ovviamente.

Nel frattempo Purgatori è rientrato a casa, ma sta malissimo. La mattina dell’8 luglio il suo assistente personale chiama l’ambulanza che lo porta a sirene spiegate all’Umberto I. Le sue condizioni sono gravissime e i famigliari vengono accompagnati in una saletta dove i medici si preparano al delicato colloquio.
A sorpresa però non annunciano la sua morte ma fanno intervenire nella sala un radiologo, che in quei momenti concitati si preoccupa di confermare alla famiglia la presenza delle famose metastasi al cervello […] Il medico in questione, oltre a lavorare all’Umberto I, come sottolinea la famiglia nell’esposto, collaborava con Gualdi nella clinica Pio XI ed «era uno dei firmatari del referto del giorno 8 maggio da cui era partita la diagnosi». 
Il 19 luglio Purgatori muore all’Umberto I. I famigliari sono decisi ad approfondire eventuali responsabilità, senza fare sconti. Come avrebbe fatto Andrea.

 

Nell'epilogo vediamo la medicina difensiva del radiologo il quale, apparentemente fuori luogo, si preoccupa di ribadire la presenza delle devastanti metastasi, mentre i familiari già sospettano la volontà di coprire un errore medico.

Voglio sottolineare un paio di cose: 
1) prima di tutto che sul caso specifico le indagini sono in corso e qui abbiamo commentato una ricostruzione che potrebbe essere anche molto lontana dalla realtà dei fatti.
Il mio obiettivo è di portare all'attenzione, attraverso una storia di cronaca, le questioni che ci premono di più nell'odierno e, secondo il nostro punto di vista, disastroso approccio al "cancro" perché tocca tutti noi sempre più frequentemente. Risuoniamo tutti con queste storie.
2) in questa epoca e con le conoscenze estremamente primitive intorno ai tumori, è mio parere che sia praticamente impossibile fare un buon lavoro nei panni dell'oncologo: non disponi di strumenti per comprendere ciò che osservi, raramente hai strumenti davvero efficaci per intervenire e spesso al costo di una debilitazione esiziale per il paziente; in questa impotenza, mentre là fuori ti narrano come un eroe incoronato dalla scienza, puoi aspettarti che da un momento all'altro il tuo fallimento sarà punito con una accusa penale di omicidio.
Non c'è via di uscita se non un ribaltamento radicale del paradigma oncologico.

Aggiornamento aprile 2024: una perizia medico-legale accusa quattro medici di gravi errori nelle diagnosi e nei trattamenti.
Secondo la perizia Purgatori sarebbe morto di una infezione cardiaca che non fu rilevata, mentre all'autopsia non c'era alcuna traccia di metastasi.
"Edoardo, Ludovico e Victoria proprio non comprendono come «siano state scambiate delle ischemie per metastasi celebrali, e non c’è spiegazione sul perché esperti radiologi abbiano potuto incorrere in un simile errore». Il riferimento è al contenuto della consulenza consegnata al pubblico ministero. Il punto, fanno sapere, è che quell’ errore ha avuto «conseguenze gravissime, avendo condotto ad immediate ed importanti cure radioterapiche su tutto l’encefalo alla massima potenza e intensità, successivamente alle quali si è verificata una rapida decadenza fisica di nostro padre». Fonte: Il Corriere
Noi sappiamo che tutti potrebbero avere ragione, ma per dimostrarlo in tribunale dovrebbero anche mettere agli atti le 5 Leggi Biologiche.
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